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disoccupati a napoli
by da il Mattino Thursday, Jul. 24, 2003 at 9:32 AM mail:

articoli del 23.07.03

DISOCCUPATI, POOL CONTRO LA GUERRIGLIA
La protesta di piazza non sarà fronteggiata con «iniziative repressive». Ma chi spera di condizionare la gestione dei fondi per il lavoro facendo salire la tensione sociale oltre i limiti di guardia non si illuda, «perché non ci saranno corsie prefenziali».
Per oltre tre ore, al secondo piano di una prefettura letteralmente assediata da centinaia di disoccupati, il comitato «tecnico» voluto dal prefetto Renato Profili ha tracciato le linee d’intervento sul fronte dell’emergenza occupazione, tornata caldissima negli ultimi giorni e destinata a riproporsi sin da questa mattina, con altri cortei già programmati. L’appuntamento ha fornito l’occasione per un articolato confronto tra polizia, carabinieri, Finanza e magistratura. Venerdì il tavolo sarà allargato alla presenza dei politici.
All’incontro hanno partecipato fra gli altri, assieme al questore Franco Malvano e al colonnello dei carabinieri Vincenzo Giuliani, anche due esponenti di vertice della procura, il vicario Roberto D’Aiello e il procuratore aggiunto Paolo Mancuso. Un pool di pm, conferma Mancuso, «si occupa dei disoccupati organizzati». E i magistrati «continueranno a partecipare alle riunioni del comitato quando all’ordine del giorno ci sarà l’argomento disoccupati». I sostituti dell’ufficio inquirente impegnati inchieste che riguardano diversi aspetti della questione sono almeno otto, tra i più esperti dell’ufficio.
Ma il vero filo conduttore riguarda l’imminente arrivo di nove milioni di euro di fondi comunitari, ai quali dovranno aggiungersi altre somme erogate dalla Regione, che dovrebbero consentire una importante boccata d’ossigeno sul fronte lavoro. Ma sui tempi si mantiene prudente il Comune, che tramite l’assessore Nicola Oddati, ancora ieri pomeriggio, ricordava che, «al contrario di quanto dichiarano la prefettura da un lato e alcune liste di disoccupati dall’altro, nessun decreto di trasferimento delle risorse è stato fin qui firmato dal governo». A riunione appena conclusa, il prefetto ha però ribadito che i fondi «ci sono e sono stati già assegnati. Entro fine settimana saranno disponibili». La gestione di queste risorse costituisce adesso il secondo punto da approfondire. Le ipotesi al vaglio sono diverse, come ad esempio quella di una cabina di regia che permetta di collegare tutte le istituzioni interessate. E anche per chiarire questo aspetto venerdì prossimo in prefettura la riunione riprenderà su temi di ordine squisitamente politici. Di sicuro, sottolinea il prefetto, i progetti saranno portati avanti «nella massima trasparenza», e su questa strada saranno effettuate anche le inevitabili selezioni dei partecipanti. Arrivano i soldi, dunque. Ma che sarà dell’ordine pubblico cittadino, già messo duramente alla prova dalle manifestazioni degli ultimi giorni? Il questore Malvano appare tranquillo: non vuol sentir parlare di «repressione» ma neppure di «linea morbida». Più semplicemente, assicura, «andiamo avanti con tranquillità, viviamo alla giornata. I cortei in uno Stato democratico sono consentiti. Naturalmente, se saranno commessi reati, interverremo come abbiamo sempre fatto».

IL PREFETTO
«Prima del mio arrivo istituzioni scoordinate»
Quella prefettura circondata dai manifestanti non gli è piaciuta. «Vi sembra giusto tutto questo»? si chiede il prefetto Renato Profili a fine serata, dopo la lunga riunione di comitato accompagnata, in strada, dagli slogan dei disoccupati. Quindi dice: «Non c’è cattiveria né voglia di reprimere nessuno, ma solo l’intenzione di accompagnare i progetti per l’occupazione nella massima trasparenza. Entro fine settimana saranno a Napoli le risorse. Diciamo dunque a tutti di stare a casa e di aspettare. Poi ci sarà una selezione, ma questo è inevitabile. Non si può certo pensare che andranno a lavorare tutti quelli che sono oggi in piazza».
A quali progetti si riferisce?
«A quello per i disoccupati di lunga innanzitutto. E poi c’è il progetto Inla, inserimento lavoro. Sono iniziative di grande respiro».
I finanziamenti a quanto ammontano?
«Sono nove milioni di euro, dunque diciotto miliardi delle vecchie lire. Mi sembrano fatti concreti, questi, non parole. I fondi ci sono e sono stati assegnati, non c’è motivo per tenere sotto scacco la città. Insomma, è vero o non è vero che prima del mio arrivo le istituzioni andavano ognuna per conto proprio? Sono qui dal 19 maggio, in cinquanta giorni si è trovato un accordo e abbiamo trovato una soluzione che garantisce trasparenza».
Chi gestirà queste somme?
«I fondi sono stati assegnati. Come e a chi, è un altro problema che non posso affrontare in questa sede».
Prefetto, la piazza a Napoli è caldissima. Ci saranno corsie prefenziali per questi progetti?
«Questo lo escludo nel modo più assoluto e categorico. Assoluto e categorico, ripeto».
d.d.p.

I MANIFESTANTI
«Chiediamo solo lavoro ma siamo stati beffati»
«Se chiedere lavoro è un reato non darlo è un crimine». «Giù le mani dai movimenti». «Fuoco alla magistratura». «Ladri». «Assassini». «Assessori poliziotti». Striscioni e slogan velenosi che non risparmiano nessuno. Peppe Sollazzo, portavoce di Forza lavoro disponibile: «Ci hanno presi in giro tutti, sia il governo che gli enti locali».
In che modo?
«Adesso dicono che manderanno i fondi, nove milioni di euro alla Provincia. Ma noi sappiamo bene che questo tecnicamente non è possibile, perché il ministero può erogare finanziamenti soltanto alla Regione o all’agenzia Italia Lavoro».
Prende la parola Aminto Cesarini, leader degli Eurodisoccupati napoletani:
«Siamo stanchi, non ce la facciamo più, vogliamo risposte chiare».
Avete chiesto un incontro?
«Abbiamo chiesto di partecipare al comitato ordine pubblico, ma ci hanno risposto che non era possibile, perché si trattava di una riunione ristretta delle forze dell’ordine».
In alternativa?
«In alternativa ci sarebbero gli enti locali. Ma, a quanto pare, qui si usano due pesi e due misure. L’assessore provinciale ha ricevuto i rappresentanti di alcune sigle ma non ha voluto incontrare noi. E questo non è un buon segno. Sono andato anche in questura per fare presenti le mie ragioni».
C’è tempo anche per uno scontro tra i due sessi. Una disoccupata raggiunge il suo portavoce e gli chiede di passarle il megafono: «Faccio io».
Perché, signora? Non si sente giustamente rappresentata?
«Gli uomini vanno avanti e indietro ma non riescono a combinare nulla di buono, non riescono a farsi sentire da quei signori che stanno chiusi dentro il palazzo».
Voci femminili sostituiscono quelle maschili, la rabbia è sempre quella: non vogliamo essere criminalizzati, vogliamo lavoro, basta lanciare accuse infamanti attraverso la stampa.

LA CITTÀ SOTTO SCACCO
Sulla fronte una fascia in cartoncino bianco: «Arrestateci». Mentre in prefettura si riunisce il comitato ordine pubblico per mettere a punto le nuove misure anticaos, i disoccupati - e questa volta sono proprio tutti: all’appello non manca neppure una sigla, ogni leader a capo del suo movimento - chiudono a tenaglia le sedi istituzionali e i punti cruciali del traffico. Una strategia che vede in campo almeno duemila persone, cortei che si lasciano il passo per non lasciare scoperto nemmeno un obiettivo, blocchi stradali cadenzati per provocare la paralisi.
E in serata si muovono anche gli occupanti del Duomo, che liberano la Cattedrale. Nel pomeriggio avevano minacciato lo sciopero della fame, uno si era sentito male per il caldo e portato via con l’ambulanza, altri due si sono arrampicati sul tetto della cattedrale e c’è stato bisogno dell’intervento dei vigili del fuoco per farli scendere. Di fronte a una vicenda che è parsa trascinarsi troppo a lungo, guadagnando una censura da parte del vescovo ausiliare monsignor VIncenzo Pelvi, è intervenuto anche il consiglio direttivo dell’Unione giuristi. Una nota in cui si denuncia «l’inerzia delle autorità, che hanno il dovere di tutelare con attenta prevenzione e efficace opera di mediazione il luogo principale di culto della Diocesi».
Il summit tra forze dell’ordine e magistrati è fissato per le 17. Alle 16 sono già in piazza Plebiscito «Coordinamento di lotta per il lavoro» e «Movimento Acerra»; poi si aggiungono al gruppo gli esponenti di «Edn», «Forza lavoro disponibile», «Lista storica», «Lista flegrea». Tra cori, slogan e striscioni la distanza fisica tra i manifestanti e il cordone di polizia che presidia l’ingresso del palazzo di governo si riduce sempre di più. Chi batte i pugni sulle grate delle finestre al piano terra, chi le usa per agganciarsi con le manette ai polsi. Momenti di tensione quando alcuni disoccupati tentano la scalata alle colonne e vengono tirati giù di peso dagli agenti, insulti e spintoni, volano bottiglie di plastica, qualche senzalavoro mette il casco (molti sono arrivati in piazza con la moto). Mezz’ora di tregua, poi il tentativo di affiggere manifesti sulle pareti della prefettura. Interviene la Digos, i disoccupati insorgono, per fortuna lo scontro si consuma soltanto a parole. Le autorità che partecipano al vertice, per ovvi motivi, varcano la soglia del palazzo usando l’ingresso posteriore. Unica eccezione il questore Franco Malvano: arriva a piedi e raggiunge il portone attraversando una muraglia umano che sollecita il suo aiuto, la sua mediazione, il suo intervento.
Da piazza Dante e piazza Cavour, intanto, sono partiti in successione due cortei, prima il «Sindacato Azzurro» e i «Disoccupati uniti per il lavoro», poi il «Movimento disoccupati per il lavoro». Seguono percorsi diversi ma per tutti il punto d’arrivo è la Prefettura. Il primo gruppo sbarca in piazza Plebiscito alle 18, riesce a guadagnare una postazione sulle colonne e stende uno striscione che arriva quasi a coprire il portone del palazzo di governo. Cinque minuti dopo i disoccupati del «Coordinamento di lotta per il lavoro» e del «Movimento Acerra» lasciano la piazza, diretti verso piazza Municipio. La polizia è già schierata in forze all’ingresso del Maschio Angioino, ma l’obiettivo dei manifestanti non è quello di assalire il castello: procedono a passo lento, lunghe soste, traffico paralizzato. Nello stesso momento attraversa la parte superiore della piazza il secondo corteo, quello partito da piazza Cavour. La manifestazione si conclude alle 20, ultima tappa la Provincia, ma l’appuntamento è già fissato per stamattina: in programma nuove iniziative di lotta.
BOCCHINO (AN)
«Troppo buonismo nei confronti dei disoccupati, io l’ho sempre sostenuto - ricorda Italo Bocchino, vicecapogruppo An alla Camera - ora c’è bisogno di un segnale chiaro, netto, fermo. È giusto manifestare per il diritto al lavoro, non è legittimo violare le norme di ordine pubblico».
Perché siamo arrivati a questo punto?
«Perché Napoli è una città difficile, sul filo di un equilibrio molto delicato. In questo contesto le istituzioni e i partiti politici hanno commesso una serie di errori. Non faccio differenza tra destra e sinistra, la questione è assolutamente trasversale: si è pensato di strumentalizzare i senzalavoro e, alla fine, il controllo è sfuggito di mano».
In che senso strumentalizzare?
«L’operazione aveva un duplice scopo: il primo, guadagnare consenso in sede elettorale; il secondo, indirizzare le manifestazioni a favore o contro determinati obiettivi. E il risultato è stato quello di legittimare certe forme di protesta e di subìre un certo tipo di ricatto».
C’è ancora la possibilità di tornare indietro?
«Difficile, non impossibile. Si tratta di fissare delle regole precise, spiegare ai disoccupati quali sono i limiti da non superare. Sbaglia chi mette sotto accusa il prefetto e il questore, anche su questo fronte la responsabilità è tutta dei politici».
Come devono comportarsi il governo e gli enti locali?
«Devono fornire ai loro interlocutori indicazioni chiare sulle iniziative in programma e sull’entità dei fondi stanziati per sostenerle. Questo è quanto possiamo offrire, bisogna dire ai disoccupati: prendere o lasciare. Partendo da una base di trasparenza sui progetti, le forze dell’ordine potranno indirizzare al meglio il loro atteggiamento e utilizzare, se è il caso, metodi più incisivi. A questo proposito, tengo a precisare che io sono sempre stato per la tolleranza zero. Anzi, meno uno».
Impostazione che oggi pare condivisa da molti.
«A parole sono tutti d’accordo. Nei fatti, staremo a vedere. Il problema, comunque, non riguarda soltanto i disoccupati. Non c’è differenza tra manifestanti, scippatori, baby gang, motociclisti che non portano il casco: sono tutte espressioni di una diffusa desuetudine alla legalità, alimentata da scelte sbagliate in materia urbanistica».
Quale l’errore di fondo?
«Creare, in periferia, quartieri-dormitorio senza servizi e senza possibilità di aggregazione. Il disagio sociale si riflette anche sui progetti infrastrutturali, che nascono per unire ma rischiano di dividere. La metropolitana, per esempio, si è trasformata da risorsa a problema».
Nè si può pensare di chiuderla.
«Certo che no. Però si può cominciare a delocalizzare certe attività in periferia per migliorare lo stile di vita di quello che adesso è un Bronx. Penso a Città della Scienza: assurdo che resti in una delle zone più belle di Napoli. Oppure alla Prefettura, che potrebbe essere sostituita da un albergo di lusso».
p.p.

ODDATI (ds)
«Il ricatto è ricatto, l’estorsione è estorsione. Reati gravi, per i quali la magistratura deve agire tempestivamente: oggi le inchieste richiedono tempi troppo lunghi». Nicola Oddati, assessore comunale allo sviluppo, è stato fra i primi a dichiarare chiusa la stagione del dialogo.
Meglio le maniere forti?
«Intendiamoci, io ho sempre privilegiato il percorso della mediazione, né mi sembra opportuno criminalizzare il movimento dei disoccupati nel suo insieme. Ma ci sono due, tre o quattro capibastone che bisogna mettere assolutamente fuori gioco. È gente che lavora, che prende soldi dalla pubblica amministrazione, che ha il posto fisso e poi tenta di arricchirsi sulla pelle della povera gente. Inutile continuare a girarci intorno, a lanciare accuse generiche. Facciamo nomi e cognomi. E io non ho paura: ne vuole un paio?».
A chi si riferisce?
«Il signor Aminto Cesarini, leader degli ”Eurodisoccupati napoletani” che hanno invaso il Duomo, è dipendente del servizio fognature di Soccavo e prende lo stipendio dal Comune. Il signor Giuseppe Sollazzo, leader di ”Forza lavoro disponibile”, fa parte di una cooperativa di lsu impiegata presso gli enti locali e prende lo stipendio direttamente dal ministero. Altri sono impiegati nel servizio rimozione rifiuti, per il Consorzio di bacino Napoli 5. Insomma, lo Stato li mantiene e loro fanno i professionisti della piazza».
E come giustificherebbero l’assenza dal lavoro quando sono in presidio o in corteo?
«Questo è un aspetto molto importante del problema, ed è tutto da chiarire. La domanda va posta a chi è responsabile del controllo delle presenze».
Condivide il sospetto su un nuovo giro di tangenti per l’iscrizione dei disoccupati nelle liste?
«È possibile, ma credo si debbano formulare accuse molto circostanziate. Inutile parlare di duemila o cinquemila euro finché non vengono formalizzate denunce ben precise».
Buone notizie dal governo: imminente il varo del decreto per il trasferimento di fondi agli enti locali, da utilizzare per il potenziamento dei centri per l’impiego.
«Mi auguro che il testo del decreto corrisponda alle linee guida fissate nella convenzione con il ministero. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta».
È d’accordo con Amato Lamberti, presidente della Provincia, quando invita a mettere definitivamente da parte l’assistenzialismo?
«Soltanto se ci riferiamo all’assistenzialismo becero, a iniziative che non corrispondono a una reale politica di rilancio occupazionale sul territorio. Ma resto dell’idea che lo Stato debba sempre sostenere le famiglie bisognose, altrimenti avremmo un sviluppo a due velocità».
p.p.

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