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Come fronteggiare la crescita dei prezzi del greggio?
by Liberazione Monday, Sep. 29, 2003 at 7:59 PM mail:

Per quanto è dato di sapere dai resoconti dei mass media, sembra che l’unico modo per fronteggiare l’attuale fase di crescita dei prezzi del greggio sia un incremento dell’offerta. Alcuni, senza dirlo esplicitamente, hanno pensato ad un rilancio del nucleare (se non ora, quando?).

Altri riproponendo esplicitamente le energie rinnovabili. A questo coro si è ultimamente unita la voce possente del premio Nobel Carlo Rubbia, che ha proposto di puntare sul solare costruendo in Sicilia un enorme collettore fotovoltaico di 50 chilometri quadrati. A nessuno, per quanto è dato di sapere è venuto in mente che per ridurre i prezzi del greggio si può percorrere un’altra strada: la riduzione della domanda di energia. Forse perché si pensa che questo obbiettivo possa essere perseguito soltanto riducendo i consumi finali con una politica di austerity che comprometterebbe la ripresa economica in atto. Quale economista potrebbe concepire un’eresia di questo genere, che va a intaccare uno dei dogmi fondanti della sua “scienza”: la crescita del prodotto interno lordo? Quale politico potrebbe pensare seriamente alla sua carriera proponendo ai suoi elettori una riduzione del loro benessere?

Preoccupazioni sacrosante e rispettabilissime, che tuttavia non sussisterebbero se si pensasse che una riduzione della domanda di energia può avvenire, e in misura ben maggiore di quanto si possa ottenere comprimendo i consumi finali, promuovendo uno sviluppo tecnologico che accresca l’efficienza dei processi di trasformazione energetica, in modo da ottenere gli stessi servizi finali consumando meno energia alla fonte. Il 10 per cento del greggio importato dal nostro paese viene bruciato nelle raffinerie per produrre il calore necessario ai processi di cracking da cui si ottengono i combustibili. Se a ogni raffineria venisse abbinata una centrale termoelettrica che utilizzi per produrre energia elettrica il petrolio attualmente utilizzato per raffinare il petrolio, utilizzando per la raffinazione del petrolio il calore di scarto, i consumi globali di greggio si ridurrebbero circa del 10 per cento senza nessuna diminuzione del benessere delle famiglie. Risparmi molto significativi si possono ottenere anche nel riscaldamento degli ambienti, che assorbe circa un terzo dei consumi globali di energia. Una buona coibentazione può ridurre il fabbisogno di calore fino al 30 per cento senza diminuire il comfort termico. Riduzioni altrettanto importanti dei consumi alla fonte si possono ottenere con lampade ed elettrodomestici ad alta efficienza; trasformando in cogenerazione tutti gli impianti che producono calore tecnologico nelle industrie e negli ospedali, accrescendo l’efficienza delle centrali termoelettriche, incentivando le industrie automobilistiche a produrre automobili che consumino la metà, come ha dimostrato Greenpeace. Una voce a parte in questo elenco, che potrebbe continuare a lungo, è dato dalla cura e dalla gestione dei boschi perché, oltre a fornire una biomassa da utilizzare energeticamente, consentirebbe anche di ridurre il pericolo di veder trasformare ogni temporale un po’ più intenso o prolungato in una inondazione. Dal punto di vista economico la crescita dell’efficienza energetica offre due vantaggi in più rispetto alle fonti cosiddette alternative.

In primo luogo paga i suoi costi, perché riducendo i consumi a parità di benessere, riduce le spese di combustibile e consente di utilizzare i risparmi come quote di ammortamento dell’investimento nelle tecnologie che l’accrescono. Con opportuni contratti, già sperimentati e raccomandati vanamente dall’Unione Europea, l’utente finale può non spendere nulla, impegnandosi soltanto a versare all’installatore, per un numero di anni prefissato, i risparmi economici conseguenti ai risparmi energetici fino all’estinzione del debito (il così detto finanziamento tramite terzi). In termini macroeconomici l’operazione consiste nel trasferimento di una quota della spesa per la bolletta petrolifera in stipendi e salari nei settori che producono, installano e gestiscono le tecnologie che accrescono l’efficienza energetica. In secondo luogo il rendimento degli investimenti in termini di energia risparmiata è molto più interessante rispetto al rendimento degli investimenti nelle fonti alternative in termini di energia prodotta.

Analoghi sono i vantaggi dal punto di vista ambientale. Mentre ogni chilowattora risparmiato grazie ad una maggiore efficienza comporta una riduzione secca dell’inquinamento, ogni chilowattora prodotto con fonti alternative genera uno specifico impatto ambientale. Tra la costruzione di una nuova centrale idroelettrica per rispondere a un aumento della domanda di energia con un aumento dell’offerta, e la sostituzione delle lampade a incandescenza con lampade ad alta efficienza per diminuire la domanda, la prima soluzione costa di più e sconvolge l’ecosistema di un bacino fluviale, la seconda costa di meno e riduce l’impatto ambientale. L’ipotizzata centrale fotovoltaica di Rubbia se da una parte riduce le emissioni di C02, dall’altra, ricoprendo una superficie così vasta di materiale inorganico, riduce la fotosintesi clorofilliana effettuata dalla vegetazione che attualmente la ricopre, riducendo la capacità complessiva dell’ecosistema terrestre di assorbire la C02. Ammesso e non concesso che il rapporto tra l’investimento e il rendimento in chilowattora prodotti non sia inferiore a quello necessario a ottenere una pari riduzione di chilowattora attraverso una crescita dell’efficienza, il danno ambientale sarebbe comunque superiore.

L’aumento dei prezzi del petrolio è una iattura soltanto se si continua a pensare che l’unico modo di rispondere a una crescita della domanda di energia sia un aumento analogo dell’offerta. Può invece costituire una grande opportunità di crescita economica, produttiva e occupazionale, perché riducendo i tempi di rientro degli investimenti nelle tecnologie che accrescono l’efficienza energetica può rilanciare questo settore facendogli assumere il ruolo trainante di una nuova fase di sviluppo. Purché si esca da luoghi comuni, pigrizie mentali e schematismi ideologici su un problema che, per la sua drammaticità, richiede il massimo di concretezza e contemporaneamente di fantasia progettuale.

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