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Pintus e Volpe, massoni internazionali
by Enrico Fierro Wednesday, Feb. 25, 2004 at 12:19 PM mail:

C’è sempre un filo che lega la Corte dei miracoli che per mesi ha inquinato la Commissione Telekom-Serbia con dossier, carte e rivelazioni esplosive. E’ il filo della grande massoneria internazionale a tenere uniti, ad esempio, Antonio Volpe e Curio Pintus. Entrambi - come vedremo più avanti - in buoni rapporti con i servizi segreti italiani.

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Di Volpe, si è detto e scritto, personaggio che da sempre coltiva rapporti con il mondo politico (negli anni Novanta è stato strettissimo collaboratore dell’onorevole Dc Gaetano Vairo), entra nella Commissione Telekom-Serbia grazie a ben tre incontri con Alfredo Vito, tangentista pentito e parlamentare di Forza Italia. Il nome di Pintus, invece, viene fatto per la prima volta in Commissione il 14 gennaio scorso, durante l’interrogatorio dell’avvocato romano Fabrizio Paoletti. E’ il parlamentare-avvocato Carlo Taormina a chiedere a Paoletti se conosceva Pintus. Otto mesi dopo, Pintus viene ascoltato dalla Commissione nella sua cella del carcere di La Spezia. Il faccendiere di origini sarde è la chiave per incastrare Donatella Dini. I due, infatti, hanno avuto affari in comune e insieme sono stati rinviati a giudizio dal gip di Lucca per corruzione.

Strano personagio il Pintus, che in una telefonata minaccia la Dini: «Li porto (il riferimento è a dei documenti, ndr), io non ho problemi, li porto da Berlusconi i documenti che me li hanno chiesti, evidentemente hanno delle intenzioni verso il marito e vediamo un pochettino». Anche un pentito della mafia pugliese nel 2000 parla di un tale Gaetano Albanese, collaboratorre di giustizia pure lui, che gli chiese di «accusare il ministro Dini e la moglie per non meglio precisate attività di riciclaggio a cui tale Pinto (Pintus, ndr) sarebbe interessato». Ricatti, scartoffie maleodoranti già allora. Proprio come nell’affaire Telekom-Serbia.

Ma veniamo al legame Pintus-Volpe. A tenere insieme i due è una strana associazione dagli scopi apparentemente benefici, «Il Parlamento mondiale per la pace e la sicurezza dei popoli». Volpe aveva due passaporti diplomatici del «Parlamento», uno (Numero 096) rilasciato nel novembre 1996 e valido fino a novembre 2001, l’altro (numero 40) rilasciato nel ‘97 e valido fino al 2002. Sia il Parlamento mondiale che le organizzazioni ad esso collegate - la Unione dei corrispondenti diplomatici - spuntano in diverse inchieste su associazioni segrete e massoneria da Palermo ad Aosta, il sospetto è che l’organizzazione sia usata dalla mafia e da altre organizzazioni criminali per il riciclaggio del denaro sporco. La specialità di Curio Pintus, che non a caso gli investigatori definiscono «principe» del crimine finanziario.

I magistrati della Direzione antimafia di Reggio Calabria che indagano sulla cosca del boss di Africo Leo Talia, individuano in Pintus la mente finanziaria del gruppo. E scrivono che «Pintus deriva il proprio potere soprattutto dalla sua appartenenza ai servizi segreti e dalla conoscenza intima con peresonaggi politici di primaria rilevanza nazionale (è andato a pranzo con l’onorevole Andreotti ed ha con lo stesso parlato di cose non accessibili a tutti)».

Ma è lo stesso faccendiere sardo, in un interrogatorio del 20 giugno ‘96 a parlare delle sue attività. Dice di essere stato «collegato ad un gruppo italo-americano interessato all’acquisto della società Roma calcio, che aveva messo a disposizione cento milioni di dollari. Poi c’è stata una intromissione indiretta di una persona che, secondo quanto mi è stato detto, era stata mandata da Andreotti. Ho saputo che la società era destinata a Ciarrapico e che avremmo dovuto ritirare l’offerta.

Cosa che abbiamo fatto». Interrogato il 30 maggio dello stesso anno, Pintus riferisce dei rapporti di una sua collaboratrice, Angela Malvicini, con Paolo Berlusconi. In una intercettazione telefonica, la Malvicini dice che «questa sera sono a cena con Paolo Berlusconi e il suo braccio destro...alle otto e mezza, nove». Secondo il racconto di Pintus, nel ‘93 il fratello del premier era interessato «all’emissione di garanzie presso una banca russa» a suo favore, la Malvicini voleva consigli su come impostare le «negoziazioni».

Ma il cuore dell’impero finaziario dell’audace faccendiere sardo è la «Soliman finance sa», grazie alla quale entra in rapporti con un altro personaggio evocato dai commissari della Commissione Telekom-Serbia, l’avvocato Vittore Pascucci , l’uomo che nel ‘96 tenta di screditare Stefania Ariosto, teste omega nei processi Previti-Berlusconi, con l’accusa di avergli consegnato titoli falsi. Pascucci, insieme a Pintus è socio, con i pregiudicati Michele Amandini e Nino Leonardo Sanna, della «Eurotrust Bank», con sede ad Anguilla, nelle Antille olandesi, una «instant bank» capace di compiere le più incredibili azioni di lavaggio del denaro. Nel ‘94 Pintus ha avuto un rapporto con tal Ciocca, ex collaboratore di Licio Gelli, e sempre per attività finanziarie di riciclaggio. In quanto al suo legame con il «Parlamento mondiale», Pintus (interrogatorio del 7 giugno 1996) non ha problemi a definire l’organizzazione una «associazione massonica internazionale, attraverso la quale è possibile stringere legami e fare affari».

Il sistema, è sempre Pintus a parlare, «è più che ottimo, grazie ai rapporti tra gli affiliati, per spostare i soldi nel mondo». Anche tangenti, se necesario. Nel ‘96, il faccendiere parla di un gruppo che voleva negoziare titoli del credito sportivo per un valore di 40 miliardi di lire, i titoli erano stati ceduti da un gruppo di politici in cambio di danaro liquido. Poi parla del riciclaggio di dinari libici e del Kuwait frutto del traffico di armi. Un personaggio, insomma, che ha sempre avuto legami stretti con la massoneria. Il 1 luglio ‘97, il pentito Francesco Elmo lo indica come affiliato alla loggia segreta «P7». Un’altra loggia, altre associazioni segrete. Fili che legano i personaggi del trappolone costruito attorno all’affaire Telekom.-Serbia.

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