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Presidium o le strane missioni dell'agenzia di "guardiaspalle"
by Anna Tarquini Friday, Apr. 23, 2004 at 12:10 AM mail:

Eppure la «Presidium» è stata accreditata a partecipare insieme alle altre società di sicurezza al meeting di Confindustria il 28 aprile prossimo dove saranno presenti gli otto tra i principali appaltatori della ricostruzione irachena. Eppure, dicono i colleghi di Stefio che stanno a Baghdad, anche l’ambasciatore Mario Osio, ex ministro per gli Affari culturali dell’amministrazione Usa in Iraq, aveva chiesto loro servizi di protezione.

Presidium o le stran...
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«Salvatore io lo conosco bene. È un amico. La sua era un’agenzia paramilitare, non faceva certo il body guard». Giorgio Mosca ha fatto l’istruttore all’Epts, la scuola di Livorno dove era stato addestrato Stefio. Non era il suo istruttore - ci tiene a precisarlo - ma solo un suo caro amico. Anche lui, come Stefio, ha messo su un’agenzie di sicurezza privata a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, la «Security group». Ma lui - anche questo tiene a precisare - fa solo vigilanza. «Stefano no - spiega - So che in Iraq doveva scortare convogli. E che non aveva il giusto addestramento».

Ma se non aveva l’addestramento come faceva a gestire un’agenzia di tipo paramilitare, cosa tra l’altro vietata in Italia? «Perché non va a leggere nel suo sito Internet?».

Problemi militari. Lo facciamo per l’ennesima volta in questi giorni. La home page parla di «consulenza rivolta ai governi che necessitano di una rapida risoluzione dei problemi di carattere militare». Allora come faceva? «Le grandi agenzie di sicurezza inglesi e americane che operano in Iraq non chiedono troppi requisiti agli agenti ingaggiati all’estero. E se muori.... nemmeno ti devono pagare. E poi sono due le motivazioni che spingono questi ragazzi a rischiare: la prima è professionale, la seconda il guadagno».

E perché la «Presidium» di Stefio non aveva sedi? «Appunto, l’ho detto. Era paramilitare e in Italia è vietato». Altri suoi colleghi non danno però la stessa interpretazione: «Stefio - dicono - si è, diciamo, “venduto” un’esperienza che non aveva. Diciamo che l’aveva detta un po’ grossa per accreditarsi al livello internazionale. Non a caso avevano scelto Hereford come riferimento, la sede del Sas il reparto di forze speciali inglesi più famoso del mondo».

Già, il livello internazionale. Il grande business che si è aperto con la ricostruzione dell’Iraq e che vede, in un ruolo di primo piano, anche le agenzie di sicurezza private chiamate per proteggere le aziende italiane. Sono centinaia in Italia, pochissime hanno la preparazione adeguata. Molte hanno fiutato l’affare e allora ecco gli ingaggiatori e le società fantasma, senza uffici, senza sedi legali.

La Presidium di Salvatore Stefio è una di queste o c’è di più? Al momento resta un mistero. E nemmeno l’unico nella vicenda dell’ex parà e dei suoi colleghi Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e di Fabrizio Quattrocchi trucidato dalle Falangi di Maometto.

Di certo si sa che gli indirizzi e i numeri di telefono forniti da Stefio nel suo sito Internet sono tutti falsi. Falsa è anche la sede legale alle Seychelles: avrebbero semplicemente chiesto l’appoggio di un numero di fax a conoscenti.

Falsa quella di Olbia dove al telefono indicato corrisponde il numero di un’antica e nota associazione di sommozzatori. L’unico numero vero è un cellulare che fa riferimento a un’utenza di Sammichele di Bari, guardacaso il paese di Umberto Cupertino e di un altro dipendente della Presidium oggi a Baghdad, Giampiero Spinelli.

Tanti collaboratori e in piedi non c’era nulla, né sedi, né soldi. Neppure, sembra, l’assicurazione per le missioni a rischio.

Eppure la «Presidium» è stata accreditata a partecipare insieme alle altre società di sicurezza al meeting di Confindustria il 28 aprile prossimo dove saranno presenti gli otto tra i principali appaltatori della ricostruzione irachena. Eppure, dicono i colleghi di Stefio che stanno a Baghdad, anche l’ambasciatore Mario Osio, ex ministro per gli Affari culturali dell’amministrazione Usa in Iraq, aveva chiesto loro servizi di protezione.

Dicono che la società era ben conosciuta dall’ambasciatore De Martino.
Balle? Non proprio. Se la Farnesina non conferma che la società di Stefio fosse tra quelle utilizzate dall’ambasciata, Confindustria invece sì. «C’è stato un colloquio e non abbiamo avuto ragione di dubitare della loro serietà. Sono accreditati da noi».

Venditori di fumo o paramilitari? Chi è Salvatore Stefio e cosa faceva in Iraq? Cosa facevano Quattrocchi, Agliana e Cupertino? Erano body guard o trasportavano armi? Hanno detto che lavoravano per conto di una società costituitasi in Nevada l’11 marzo scorso, ma anche la sede di questa società risulta inesistente. E poi c’è la questione dell’ingaggio misterioso, arrivato, si scopre ora, il 25 gennaio. Due mesi prima che la società stessa fosse costituita.

Ex sminatori e volontari. La vicenda della Ibsa, la società di Genova di cui era dipendente Fabrizio Quattrocchi sulla quale ora la Digos sta facendo accertamenti, è poi un capitolo a parte.

Come la figura di Paolo Simeone, l’ingaggiatore, ex sminatore, ex volontario con i missionari in Angola. Il giorno della scomparsa dei quattro il titolare della compagnia investigativa Gobbi aveva subito chiarito: è arrivata un’e-mail come lettera di ingaggio, l’ho passata a Fabrizio e ad altre due persone che ora sono in Iraq. Ma quell’e-mail l’ha tirata fuori solo sabato. Ed ha degli aspetti curiosi.

Nella lettera è indicato il tipo di lavoro (scorta al personale di una multinazionale americana), il compenso e un decalogo di cose da fare. Tra queste l’acquisto di armi, fondine, portacaricatori. Gli acquisti dovevano essere fatti in Italia da due persone di fiducia, l’armeria in San Luca a Genova e in una bancarella di «shangai». «Tu digli paro paro quello che ti abbiamo scritto», scrive Simeone nell’e-mail.

Da qualche giorno la Digos di Genova indaga. Vuole accertare le modalità di reclutamento delle body guard impiegate in Iraq agli ordini di alcune agenzie di sicurezza internazionali. Il sospetto è la città ligure sia il crocevia per l’ingaggio di guardie del corpo e mercenari provenienti da tutta Europa, destinazione Iraq.
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