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Lettera aperta al movimento NO-TAV
by diversi compagn@ Wednesday, Nov. 09, 2005 at 6:53 PM mail:

A proposito di pacchi-bomba, "terrorismo" e altre fandonie...

09/11/2005 LETTERA APERTA AL MOVIMENTO NO-TAV, AI COMITATI, AI VALSUSINI IN LOTTA...

Sul ponte del Seghino, il 31 ottobre, una splendida nottata/giornata di lotta ha dimostrato nella pratica quel che può fare una popolazione determinata a difendere la propria terra e il proprio futuro. Tra i sentieri di Ganduia si è fatta strada una dimensione diversa, qualitativa, della forza e dei rapporti tra le persone, che meritava di dispiegarsi ed allargarsi, nel confronto reciproco e nel prosieguo della lotta.

Invece no. Pochi giorni di bombardamento mediatico e una buona dose di rincoglionimento, hanno ricacciato indietro quell’entusiasmo e quella forza, riaprendo le "nere pagine dei misteri della Valsusa!" ...Che palle!!!
Sono bastati un volantino (che peraltro pare scritto più da un mitomane che da uno pseudo lottarmatista rincutito) e un pacchetto con qualche grammo di esplosivo, senza innesco, abbandonato sul ciglio di una statale... a far esplodere il finimondo.

Non è successo sostanzialmente nulla, ma subito la rappresentazione mediatica e politica di quel nulla ha riversato con prepotenza sullo scenario valsusino l’"allarme terrorismo", quel mostro sempre buono a seminare confusione, paura e controllo.

Spiace vedere tanti compagni di lotta, pur nella legittima preoccupazione a non farsi strumentalizzare, avvallare così la sopravvalutazione mediatica di un fatto in sé pressoché insignificante (ci sono certo ben altre e più urgenti questioni su cui dibattere e, soprattutto, ben altro da fare, di questi tempi in Valsusa) e cadere nel giro di poche ore nell’isterismo da "prendiamo le distanze!", "subito la conferenza stampa!", "tutti devono prendere posizione!", "allarme, allarme!".

Saremo forse dei sempliciotti, poco inclini alle mediazioni e agli equilibrismi della politica, ma il fatto che ognuno prenda posizione ci pare abbastanza scontato... però le posizioni vere – quelle che contano – si vedono e si verificano più che altro sul campo, nel corso delle lotte condotte insieme, guardandosi negli occhi e conoscendosi con l’esperienza, piuttosto che con l’inchiostro su qualche scartoffia... come questa (che infatti avremmo volentieri evitato di scrivere). Ma tant’è... il clima d’isterismo ha inevitabilmente travolto anche noi, in quanto parte di questo movimento, e ci siamo sentiti quasi in dovere di metter per iscritto queste banalità.

E allora sia..., in questa foga da condanna, pronunciamo anche noi la nostra:

Se c’è qualcosa che merita di essere condannato, e senza dubbio lo è senza appello, è il tentativo di stornare la lotta no-tav dai suoi obiettivi, di creare spaccature, di frenare il suo slancio, la ricerca di mettere cappelli e di cavalcare la protesta, da qualunque parte tali tentativi arrivino. Da condannare, insomma, è chi sta cavalcando quel pacchetto per usarlo contro il movimento. Poco importa chi ce l’abbia messo, sia stato un valsusino incazzato, un mitomane, oppure gli stessi carabinieri. Del resto in una lotta popolare, per definizione lotta di tutti, può succedere di tutto, anche quel che si può non condividere o controllare; averne consapevolezza è premessa indispensabile per non farsi prendere dal panico e continuare sulla strada dell’autodeterminazione, senza passi indietro.

Per dirla tutta, poi, ci sembra evidente che il pericolo più concreto di strumentalizzazione della lotta in Valsusa arrivi non tanto da improbabili brigate lottarmatiste quanto, al contrario, proprio da quei settori istituzionali (e mediatici e giudiziari) che stanno approfittando di quest’allarme creato ad arte per costringere tutti a smettere di fare blocchi e boicottaggi, a fare un passo indietro per non alzare la tensione e a rientrare a capo chino nei ranghi della legalità (quella legalità, detto per inciso, che ha trasformato la valle in una sorta di West-Bank alpina, all’ombra dei check-point, dei blindati e delle mitragliette; quella legalità che inizia ora anche a dispensare denunce per chi ha compiuto il "crimine" di difendere la propria terra).

Giusto la sera precedente, in una riunione del coordinamento dei comitati, si sottolineava l’importanza di non cadere nelle prossime prevedibili trappole, nei tentativi di spaccare il movimento già preannunciati da media e magistratura. Neanche a dirlo, poche ore dopo, arriva la notizia-bomba. Neanche a dirlo, scoppia l’isteria collettiva e la corsa alla dissociazione e alla presa di posizione, si scatenano ipotesi, sospetti e interpretazioni, appelli alla vigilanza, alla difesa della sacra legalità e alla condanna del "terrorismo" (che non c’è). Tutto il resto sfuma in secondo piano, di fronte alla necessità di "schierarsi" per le prime pagine di giornali e TV, oggi così zeppe di Valsusa. Ma tutto quel resto, che passa in sordina, è esattamente quello che questo bombardamento mediatico-giudiziario vuole cancellare: la lotta popolare e autodeterminata contro il TAV, i sondaggi e l’occupazione militare della valle.

Evitiamo che proprio quella sacrosanta e imprescindibile attenzione a non farsi "sovradeterminare" da chicchessia, si ritorca su se stessa cascando nell’infido quanto banale trappolone. I segnali già ci sono: se la sera prima, al coordinamento dei comitati, l’intenzione condivisa era di costruire una iniziativa contro LTF, di caratterizzare la fiaccolata del giorno successivo contro l’occupazione militare, di costruire un presidio permanente a Urbiano, il giorno dopo tutto è cambiato: l’iniziativa contro LTF salta, alla fiaccolata il clima è cupo, non uno slogan, non lo striscione contro la militarizzazione, non il presidio, non il camper... Già, "non alziamo la tensione..." e poi "c’è stato altro a cui pensare...". Voilà, il gioco è fatto. I passi indietro pure. E a noi sono caduti i coglioni.

L’allarme mediatico è riuscito, in questo modo, a ottenere l’effetto sperato: farci sprecare energie a parlare del niente, energie tolte al vero allarme del momento: il blocco di sondaggi e trivelle, l’allontanamento dei check-point dalla valle. Queste sono e rimangono, a nostro avviso, le priorità. Su un pacchetto ritrovato su una statale, chiunque l’abbia messo, non ci interessa stare a menarci il torrone... Non sprecheremo più parole su questo nulla. Questa è la nostra "presa di posizione".

– NON UN PASSO INDIETRO –
– NO TAV – NO SONDAGGI – FUORI LE TRUPPE D’OCCUPAZIONE –

Diversi compagni e compagne
partecipi alla "battaglia del Seghino"
e solidali con la lotta contro il TAV

Scritto tra Susa e Torino, 6-7 novembre 2005
Fotocopiato in proprio – via S. Ottavio 20, Torino – 7/11/2005

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