cura di Maria Antonima Spadorcia
Ci sono due storie che si sono incontrate per un attimo. Uno solo. Si sono incontrate il 16 marzo scorso al hotel Parco di Pianoro. Perché ne parliamo oggi, a distanza di tempo? Per dovere di cronaca, per contribuire a far luce su un fatto di rilevanza nazionale. Nulla viene sbandierato a caso. Quello che ora racconteremo è la cronaca di un fatto che parla ancora di Cogne e dell'omicidio del piccolo Samuele. Ma prima è necessaria una premessa. Gianfranco Mandelli E I "REPERTI" SUL MOSTRO DI FIRENZE Gabriella Carlizzi è nota alle cronache. E' una di quelle donne che hanno una convinzione e la portano avanti fino in fondo. Tanto da mettere le mani e gli occhi su una setta satanica che poi venne ricondotta, tra le altre piste, a quella del Mostro di Firenze. Mesi di indagini, collaborazioni con le procure del centro Italia, registrazioni telefoniche e un incontro organizzato dall'avvocato Marcantonio Bezicheri e da un suo ex collega, Giovanni Roversi. Ex perché "per problemi con alcuni clienti", come ci ha detto Bezicheri, fu radiato dall'albo e ora svolge il ruolo del "ragazzo di studio". E da bravo "ragazzo" organizzò insieme al legale bolognese una sorta di meeting all'hotel Parco di Pianoro. L'interlocutore importante era Gianfranco Mandelli, uomo chiave nell'inchiesta sul mostro di Firenze. Il perché di quell'incontro è in un fax che proprio Roversi spedì alla Carlizzi: "Con la presente sono a chiarire che l'avvocato Bezicheri ebbe a rivolgersi a lei in quanto sollecitato dal Mandelli a reperire persona o ente che potesse coadiuvarlo nel reperimento e acqusizione di reperti che, a detta dello stesso, sarebbero di essenziale importanza in alcune inchieste, ma che lo stesso dovrebbe recuperare all'estero in luogo sicuro e da lui soltanto conosciuto". Dunque l'incontro tra i presenti intorno a un tavolo da pranzo imbandito c'era anche Checco Ruggeri, di professione panettiere, amico di Mandelli... e non solo di lui. Questo racconto sarà pieno di perché, ci scuserete, ma lo abbiamo costruito pezzo dopo pezzo cerchiamo di renderlo più chiaro possibile. La domanda è perchè la Carlizzi? Beh, nell'inchiesta del mosro di Fienze la traccia esoterica, le setta di cui vi parliamo nel pezzo in basso, è stata frutto dei suoi studi su codici segreti. Tutto questo avveniva il 16 marzo. Il delitto di Cogne si era consumato un mese e mezzo prima e il 14 la mamma di Sammy era stata arrestata. Stefano Lorenzi e Giorgio Franzoni a colloquio con Gabriella Carlizzi. Lo stesso giorno nello stesso posto, l'avvocato Bezicheri e Giovanni Roversi prepararono una "sorpresa" alla Carlizzi. Lei lo racconta così: Verso le ore 17 circa, poichè si era concluso l'incontro con le altre persone di cui ho già riferito all'autorità giudiziaria competente, l'avvocato Bezicheri e Roversi invitavano me e mio marito a trattenersi ancora in quanto io avrei dovuto incontrare altre persone. Con mio stupore venivano inrodotti nella saletta riservata il Signor Stefano Lorenzi e il Signor Giorgio Franzoni". Perchè? Era un momento difficile per la famiglia di Anna Maria: prima solo dubbi su di lei, poi uficialmente indagata. Non bastava il lavoro del difensore , bisognava seguire tutte le piste per arrivare alla verità. e una di quelle era quella satanica. Ad avvalorarla c'era un elemento raccontato proprio da Stefano; la sera prima dell'omicidio davanti alla villetta di Cogne lui e la moglie avevano notato delle gocce di sangue a forma di cerchio. Altro sangue era stato notato nel garage. Una follia? Un'altro fatto sconcertante era stato riferito dalla sessa Carlizzi una settimana prima del massacro di Sammy ad un magistrato:"Ho trovato un altro codice. Uccideranno un bambino, al di sotto dei cinque anni, con un nome biblico e vicino al Paradiso". E aveva aggiunto: "Lo scopo è quello di avere protezione dai guai giudiziari". In un lettura del fenomeno il nome Samuele non solo è biblico, ma è anche quello di uno dei giudici. Simbolismo a parte, Stefano e Giorgio avevano voluto avere dalla signora delle spiegazioni su questi fenomeni. E allora immaginandola quella porta che si apriva, usciva Mandelli, usciva Ruggeri e si fermava. "Giorgio che ci fai qui?" Pio un lungo abbraccio tra i due. Checco, il panettiere di Monzuno, amico anche del papà di Anna Maria? "Verissimo?", ci dice oggi al telefono dopo un attimo di smarrimento. Ed, eccolo Stefano, imbarazzato, un pò nervoso, così almeno lo descrive la Carlizzi. E poi Giorgio, l'uomo forte, "scettico", "ostile" (le impressioni le potrete leggere nella telefonata tra Gabriella Carlizzi e Giovanni Roversi del 20 marzo, riportata nella scheda). Una lunga spiegazione, la teoria dell'ipnosi a distanza e Stefano che continuava a tormentarsi le mani:"Signora, sulla base della sua tesi, potrebbe davvero essere stato chiunque, anche Anna Maria?". Il quesito e la risposta secca:"Si". Un attimo di smarrimento, altr domande, mentre continuava a prendere appunti su un blocchetto;"Senza però esserne consapevole e senza essere pazza?". Un'altra conferma. Si aprivano nuovi scenari. Stefano pensava e poi:"E può succedere che un giorno ricordi tutto? Ma proprio tutto?. Gabriella descrive così quel momento:"Si rispondevo io, mentre a Stefano cominciavano a tremare le mani, tanto che io ho notato, guardandole, che non portava la fede nuziale". Altra spiegazione la "materializzazione a distanza", il "ponte psichico di controllo" che avrebbe potuto portare all'omicidio. Ma questo ponte si riferiva ad un "asse Bologna Torino". Questa la spiegazione della Carlizzi e Stefano ci pensava su: "Di persone vicine a mia moglie di Torino c'è solo Ada, la psichiatra". Già, ma la Satragni che fine ha fatto? La telefonata con Grosso. Il 16 marzo era anche il giorno del primo interrogatorio di Anna Maria in carcere. E l'Avvocato Grosso chiamò Stefano. "Quaranta minuti di telefonata - racconta Gabriella - lui con le spalle al muro, quasi accasciato su se stesso che continuava a ripetere: "Che ne sò delle letture di mia moglie?". "Poi parlano anche di lettere da firmare". Il resto è cronaca. L'unico commento di Lorenzi dopo la telefonata fu: "Se l'è cavata benissimo, non ha avuto neanche una flessione di commozione". Ma Grosso sapeva di quell'incontro di Stefano con Bezigheri e la Carlizzi? Auspichiamo che giudici, periti e avvocati riescano a dare volto all'assasino di Sammy.
Questo articolo è stato aggiornato in data 2005-09-02 10:47:10
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