autocostruzione

March 20, 2011
By admin

Dal punto di vista architettonico e edilizio l’autocostruzione si propone oggi come una pratica sperimentale che con difficoltà riesce a occupare una piccola percentuale dei processi edilizi. In realtà il mondo dell’autocostruzione ha diverse potenzialità, soprattutto in questo momento storico. Il dramma di chi si vede ridurre le ore di lavoro, o lo perde completamente, e la domanda di abitazioni (*) di qualità ma a basso costo per le classi sociali in difficoltà, sono contingenze che potrebbero trovare nella pratica di autocostruzione degli sbocchi propositivi. Vediamo in che modo.
L’autocostruzione costa meno. Se si pensa che in una normale abitazione la percentuale del costo di costruzione assorbita dalla manodopera è pari al 60%, si capisce come contribuendo alla realizzazione “da sè”, si riesca a incidere sul prezzo finale. Può essere inoltre un momento in cui sviluppare una socialità con i futuri vicini di casa.
Sappiamo tutti come, soprattutto nella “città metropolitana”, i contatti umani con chi è separato da noi soltanto da un muro, siano quasi inesistenti. Costruire la propria casa oltre a essere una pratica faticosa ma soddisfacente, può formare una sorta di gruppo, di comunità, unita dal lavoro per uno scopo comune, che sarà quella che poi materialmente andrà a abitare la costruzione. Ovviamente questo tipo di approccio chiama spontaneamente le pratiche abitative del social housing.
Ma come si costruisce una casa in autocostruzione? Al contrario di come si può pensare, l’autocostruzione non elimina la figura del progettista, anzi lo carica di responsabilità ancora maggiori. Un progetto per l’autocostruzione è un progetto che “funziona” e che fa della semplicità tecnica e tecnologica la sua qualità migliore. Nulla è lasciato al caso e ogni operazione in cantiere deve essere prevista e valutata. Il fatto che chi costruisce non sia del “campo” impone un ripensamento completo del progetto, che deve rispondere alle domande “cosa?” si costruisce, “come?” lo si fa ma anche “da chi?” viene fatto. Lo sposalizio fra sostenibilità nella scelta dei materiali e delle tecnologie costruttive e questo aspetto è spontaneo, in quanto la costruzione dovrà essere preferibilmente “a secco”, ossia senza l’utilizzo di acqua, generalmente usata nelle pratiche
edilizie odierne a base di cemento armato, tecnica improponibile a persone non qualificate. Nella pratica comune, nei progetti realizzati, le ditte specializzate del settore edilizio si occupano della realizzazione degli scavi e delle fondazioni (che purtroppo rimangono sempre il cemento armato anche nelle costruzioni votate alla sostenibilità ambientale), realizzando i sottosistemi tecnici (quali impianto termico, elettrico, idrico-sanitario, etc), e a volte la parte portante strutturale. Tutto il resto, dai tamponamenti alla finiture, viene lasciato ai futuri residenti, oggi autocostruttori.
La vera sfida quindi rimane quella di far uscire l’autocostruzione dal suo mondo sperimentale (**) che ha per natura, e farla entrare, almeno in parte, in una possibile pratica di costruzione di abitazioni e di parti di città. Il gruppo SdF si vuole inserire in questo panorama per dimostrare che l’autocostruzione è una pratica sostenibile, socialmente utile e soprattutto attuabile.
Un punto fondamentale, che vuole caricare questa pratica di forti valori ecologico-ambientali, è l’utilizzo di materiali provenienti da filiere non edilizie, e di scarto, per ribadire l’erroneità del concetto di “rifiuto”, inesistente in ambito naturale, e invece proporre il concetto di ciclo chiuso dei materiali e delle risorse anche nella pratica edilizia. Questo work-shop continuo ci permette di provare, sbagliare, ideare, sperimentare, realizzare. Da rifiuto a risorsa, da rifiuto a abitazione: costruire rifiutando, usando materiali non usuali nella pratica dell’autocostruzione.

(*) L’unico settore edilizio in cui è possibile proporre l’autocostruzione rimane quello residenziale.
(**) tra i vari esempi l’esperienza di W.Segal negli anni settanta, e l’ecovillaggio autocostruito EVA a Pescomaggiore (AQ), attivato dopo il terremoto da alcuni cittadini e professionisti aquilani.

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