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Val di Susa resiste ai pestaggi ...
by prc Thursday, Dec. 08, 2005 at 6:17 PM mail:

Val di Susa resiste ai pestaggi Attaccato nella notte il presidio dei manifestanti a Venaus. Decine di feriti. Poi la risposta della Valle con scioperi spontanei, blocchi stradali e ferroviari. Pesanti accuse al governo



Valle di Susa [nostro inviato] - Una piccola Genova in Val di Susa, alla fine, è arrivata. Calci in faccia, botte in testa, venti feriti, tra cui anziani e signore, sindaci e ragazzi. Non si è guardato in faccia nessuno l’altra notte a Venaus.
"Hanno iniziato svegliando con calci, pugni e manganellate chi dormiva nelle tende, poi hanno lanciato le ruspe contro le barricate di legna sulla strada e contro quelli che vi stazionavano, hanno pestato con violenza", racconta una ragazza dei comitati.
"E’ stata un’azione infame da parte della polizia, come se ne sono viste solo a Genova - racconta Alberto Perino, cinquantenne, ex direttore di banca e coordinatore di uno dei comitati della valle - hanno aggredito chiunque si trovasse davanti. Nessuno di noi ha reagito. Ma la valle saprà rispondere a questa provocazione: noi abbiamo fatto la Resistenza, di qui non passeranno. Non faranno nessun gioco olimpico".
Dopo una settimana di stasi - i manifestanti si sono organizzati in un villaggio nei boschi per impedire l’esproprio dei terreni per l’avvio dei lavori della Torino-Lione e la polizia nei cantieri - il governo ha scelto la mano pesante, con tanto di rivendicazione: "Mi auguro che si mettano il cuore in pace perché tanto l’opera si fa", ha commentato il ministro delle grandi opere, Pietro Lunardi. Uno che non deve sapere proprio nulla di questa valle e della sua gente. Uno che non ha capito.
Ma l’aggressione a freddo di ieri notte è qualcosa di più. Oltre ai 30 feriti medicati nell’ospedale di Susa (e quattro fermi tra i manifestanti), si sono viste scene raccapriccianti: un vicequestore urlare da una ruspa: "Uccidetelo, uccidetelo!" nei confronti di un manifestante su una barricata, fotografi presi a botte con preciso intento, la fascia di un sindaco strappata, ambulanze ferme ai posti di blocco (alle cinque del mattino una telefonata disperata ci chiedeva aiuto per un ferito da più di un’ora a terra).
Per non lasciare organizzare il consueto fronteggiamento con le mani alzate dei cittadini della Valsusa, le forze dell’ordine hanno colpito di notte, a freddo, senza preavviso. Chiedetelo a Silvano Borgis, ex alpino sessantenne, che era sotto una delle tende del presidio quando è stato colpito allo stomaco da un manganello della polizia.
Ora è all’ospedale di Torino, è cardiopatico, il suo cuore non ha retto. Oppure a quell’anziano possidente di uno dei terreni che volevano espropriare (e che non sembra siano ancora stati requisiti) menato come gli altri sulla sua proprietà. La responsabilità di tutto ciò ricade sugli Interni e Beppe Pisanu. È lui ad aver parlato di rischio estremismo ed esplosione conflitto sociale, per poi mandare ruspe e manganelli e complimentarsi alla fine del lavoro.
La risposta della valle è stata immediata, scioperi spontanei nelle scuole e nelle fabbriche convocati dalle Rsu, gente riversata in strada da Avigliana (dove una auto del Comune con l’altoparlante ha invitato la gente a mobilitarsi) a Oulx, una rapida assemblea in piazza del mercato a Bussoleno e blocchi ovunque.


Vengono paralizzate l’autostrada A32 (a San Giorio alle 14.00 c’erano duemila persone sulle corsie, davanti a una fila chilometrica di tir), le statali 24 e 25 con barricate in mezzo ai paesi, alberi tagliati, persino le forze dell’ordine non riescono più a passare (rimane aperto il colle del Sestrière dalla Val Chisone), i binari e le stazioni ferroviarie.
Prima i blocchi erano circoscritti a qualche centinaio di metri di terreni e a un cantiere a Venaus, ora tutta la valle è inchiodata. Nella notte della mattanza a Venaus, cinquecento persone sono riuscite a filtrare per sentieri e stradine, evitando i blocchi in tutta la Val Cenischia, e raggiungere il presidio circondato dai caschi blu.
Intanto, arrivano le notizie dei feriti, qualcuno torna in paese e racconta di teste e denti rotti, si fanno i nomi. Vogliono passare, la polizia non permette. Qui si arriva a un altro scontro con lancio di oggetti e una carica dura (un anziano colpito alla testa ha la peggio). A Venaus tre ragazzi del posto provano a bloccare l’autostrada, vengono fermati, malmenati e rilasciati. A Bussoleno in mattinata altra carica della polizia per disperdere i blocchi stradali (con qualche contuso). Ma non ci riusciranno. La protesta è totale, generale. Cosa farà ora il governo, manderà l’esercito?
Se così sarà li troverà ancora lì, cittadini, studenti, lavoratori, preti e sindaci. Gente come Barbara De Bernardi, insegnante di religione e sindaca di Condove che con i due parroci del paese si è messa davanti ai blocchi per scongiurare la carica minacciata dalla polizia per liberare la statale: "La valle è ferma, l’indignazione è tale che non abbiamo bisogno di riunirci sono i blocchi e le piazze i nostri momenti di confronto".
Siamo alla rivolta, fatta da gente mite e ragionevole. Anche il bar di Susa davanti alla caserma dei carabinieri è chiuso per solidarietà con le vittime. In serata, un esposto alla magistratura per le cariche contro inermi cittadini è stato presentato dal presidente della comunità montana Antonio Ferrentino. È pieno scontro istituzionale.
Chiunque sia stato almeno 24 ore in Val di Susa è in grado di capire di chi sia questa lotta e quanto sia determinata. In tutti questi giorni di provocazioni del governo, faccia a faccia più volte al giorno con agenti in tenuta antisommossa, turni di notte e buon senso valligiano, non c’è stato un solo episodio di scontro vero. E non ci sarebbe stato. Allora chi è che turba l’ordine pubblico, ministro? Chi è che ha fatto esplodere con la violenza la situazione? Voi.

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