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elettroshock in toscana
by Antonucci Wednesday, Aug. 14, 2002 at 6:05 PM mail:

legge sull'elettroshock di settembre

video: MPEG at 188.4 kibibytes

ELETTROSHOCK: A SETTEMBRE LA LEGGE REGIONALE

Ormai è pressoché certo: a settembre la commissione sanità della regione Toscana dovrebbe licenziare il testo della normativa che delimita in maniera ferrea le possibilità di utilizzare l’elettroshock., una pratica che, contrariamente a quanto vine ritenuto dai più, è ancora utilizzata in strutture della nostra regione.
E’ di qualche giorno fa il pronunciamento del professor Barni, presidente del consiglio regionale di bioetica, che si dice assolutamente convinto della necessità di limitare il più possibile la pratica dell’elettroshock.
‘A nostro parere elettroshok dovrebbe essere bandito in maniera definitiva perchè la sua validità terapeutica è incerta, è dannoso per la vita della persone che vi vine sottoposta, e perché al momento esistono terapie sostitutive molto valide che non sono cos’ pericolose’dice il prof. Antonucci del comitato cittadino per i diritti dell’uomo.
‘Ci hanno detto- prosegue Antonucci- che esistono impedimenti di ordine tecnico-giuridico, in quanto solo il governo a livello nazionale può deliberare la soppressione di una terapia, e dunque ben venga una normativa che pone dei limiti molto precisi e stretti per il ricorso all’elettroshock: ad esempio la richiesta di un consenso scritto e motivato da parte del paziente, e poi la responsabilità giuridica da parte del dottore che decide di utilizzare comunque l’elettroshock’.
‘Del resto –conclude Antonucci- lo stessoUgo Cerletti , che durante gli anni ’30 a Roma inventò e sperimentò per primo l’elettroshock , si rese subito conto di quanto quella terapia fosse dannose, dichiarandolo apertamente e non facendovi più ricorso, dunque… La professione medica deve essere libera ovviamente, ma libera di curare, di fare del bene. Altrimenti non ha senso parlare di libertà’

il prof. Antonucci del comitato per la difesa dei diritti dell'uomo

CONTRORADIO

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a giorgio
by raffaele Wednesday, Aug. 14, 2002 at 8:25 PM mail:

Ciao Giorgio,ti ho sempre ammirato per la tua coscienza e imparzialita',ma(sei tu o qualcuno che si firma x te)cosa centrano "i comitati difesa diritti dell' uomo"CDDU,STIAMO LONTANO DA CERTI INDIVIDUI....

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ect
by Squalo Wednesday, Aug. 14, 2002 at 10:16 PM mail:




L'ECT non consiste in una scarica di voltaggio da 180 a 460volts ma
di 110-150volts .
Il termine più appropriato sarebbe "elettrostimolazione". Visto che
viene eseguito in anestesia generale non vi è contrazione tonico-
clinica anche perché viene iniettato nel paziente un miorilassante
intramuscolare. E, soprattutto non vi è questo "shock elettrico".
Questo trattamento è indicato per i seguenti pazienti: depressi gravi
tendenti al suicidio; depressi che non possono assumere psicofarmaci;
depressi che non rispondono ai farmaci; forme gravi di catatonie
(forme di schizofrenie). E' quindi una terapia estrema per una una
specifica tipologia di pazienti. L'85-90% delle persone che danno
l'autorizzazione per sottoporsi all'elettroshock ne traggono
beneficio già dalla prima applicazione. Bisogna poi ricordare che
viene completamente eliminato il problema degli effetti collaterali
degli psicofarmaci, ovviamente.
Recenti ricerche di RMN e TAC non hanno mai evidenziato danni
cerebrali permanenti.

Gli effetti collaterali consistono in una perdita di memoria e un
senso di confusione subito dopo l'applicazione dell'ECT . Circa lo
0,5% dei pazienti ha invece problemi mnemonici per alcuni mesi, ma
comunque sempre temporanei.
La mortalità di questa terapia è paragonabile a quella dell'anestesia
generale che viene fatta in un qualsiasi intervento chirurgico.
E' stato documentato che le controindicazioni di natura strettamente
medica sono alquanto limitate e i danni alla memoria sono moderati e
trascurabili.
In definitiva, solo per quei casi indicati sopra la terapia
elettroconvulsivante è un trattamento di provata efficacia la cui
rinuncia aumenterebbe il rischio di peggioramento psichico del
paziente e la morte dello stesso. In ogni caso il rapporto
danno/beneficio è assolutamente a favore dell'ECT in quanto la
depressione non è "un opinione" ma una malattia. La temporanea
perdita di memoria in ogno caso non cancella i "i motivi per cui il
depresso era triste"anche perché questi motivi non esistono
soprattutto poi per una persona che appunto si sottopone
all'elettroshock.

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Teastimonianze
by Squalo Wednesday, Aug. 14, 2002 at 11:43 PM mail:

Gentile professore,
sento il bisogno di esprimere che, se non ci fosse stato l’elettroshock io probabilmente non sarei piu’qui. 14 anni fa ho avuto una depressione reattiva che durava da un anno e mezzo. Psicofarmaci, cura del sonno, psicoanalisti non mi aiutavano per niente. I medici, ormai disperati, provarono con l’elettroshock. Questa terapia mi ha ridato la vita.
Oggi ho 53 anni, so chi sono, quello che voglio, sono serena, equilibrata e amo la vita. Non mi sono mai sentita bene come adesso.
Spesso ripenso a quel periodo crudele, di dolore inimmaginabile, e mi rendo conto che proprio quella sofferenza mi ha fatto diventare la persona che sono adesso, mi ha fatto vedere quanto può essere bella la vita quando si trova la felicità in se stessi.
Vorrei tanto che questa mia testimonianza aiutasse gli altri pazienti a perdere la paura per questa terapia ancora oggi oggetto di troppi pregiudizi.

Lettera firmata di una signora a G.B.Cassano tratta dal libro “E liberaci dal male oscuro”.

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giovanbattistaelettricista
by leonka22 Thursday, Aug. 15, 2002 at 6:52 AM mail:

giovanbattistaelettricista"disoccupato in toscana",speriamo che anche le altre regioni seguano l'esempio illuminato e limitano completamente le azioni criminali nei confronti di persone non consenzienti nei confronti della pratica disumana dell' elettroshock
LOTTA DURA CONTRO LA TORTURA

COMITATO DI BASE ANTIPSICHIATRICO-MILANO ZONA NORDOVEST

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ECT
by Squalo Thursday, Aug. 15, 2002 at 8:03 AM mail:

"ho una lunga storia di depressione. Nel 91 stavo meglio e mi
iscrissi all'università ma nel 94 ebbi un crollo depressivo tremendo
e il mio primo ricovero. Nel 95 ne ebbi un altro, non ero più in
grado di far da mangiare, volevo stare solo a letto.
Fecero tante prove con i farmaci ma io non rispondevo allora mi
proposero l'elettroshock ed io dissi subito di si e firmai. Ebbene ne
ho fatti 7 e l'ottavo lo feci ambulatorialmente. La cosa brutta è
l'anestesia, sparisci nel nulla. Tutte le volte che mi risvegliavo
insieme ad un'altra degente, quando uscivo dall'ospedale guardavo le
vetrine e mi accorgevo che esistevo di nuovo, era bello.
Con questo non voglio dire che l'elettroshock mi ha guarito, ma ha
sbloccato la situazione, i farmaci hanno preso a funzionare e a
luglio sono riuscita a dare un esame: 30 e lode. Un mese dopo un
altro: "solo 30".
Poi ho sbagliato, mi sentivo così bene che non sono più andata ai
controlli medici e ho avuto una ricaduta ma ho imparato la lezione.
Violenza l'elettroshock? Non si va violenza quando uno è già morta. E
io ero morta. L'ECT mi ha resuscitata".
(Storie di ordinaria resurrezione Serena Zoli Rizzoli)

























Gentile professore,
sento il bisogno di esprimere che, se non ci fosse stato l’elettroshock io probabilmente non sarei piu’qui. 14 anni fa ho avuto una depressione reattiva che durava da un anno e mezzo. Psicofarmaci, cura del sonno, psicoanalisti non mi aiutavano per niente. I medici, ormai disperati, provarono con l’elettroshock. Questa terapia mi ha ridato la vita.
Oggi ho 53 anni, so chi sono, quello che voglio, sono serena, equilibrata e amo la vita. Non mi sono mai sentita bene come adesso.
Spesso ripenso a quel periodo crudele, di dolore inimmaginabile, e mi rendo conto che proprio quella sofferenza mi ha fatto diventare la persona che sono adesso, mi ha fatto vedere quanto può essere bella la vita quando si trova la felicità in se stessi.
Vorrei tanto che questa mia testimonianza aiutasse gli altri pazienti a perdere la paura per questa terapia ancora oggi oggetto di troppi pregiudizi.

Lettera firmata di una signora a G.B.Cassano tratta dal libro “E liberaci dal male oscuro”.

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by ............................................. Thursday, Aug. 15, 2002 at 8:38 AM mail:

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XXX
by SQUALO Thursday, Aug. 15, 2002 at 1:48 PM mail:





Tutti ma proprio tutti i rappresentanti delle teorie antipsichiatriche devono farsi compatire dall’umanità intera. Anche medici, psichiatri, che dovrebbero dare l’esempio, come Giorgio Antonucci.. Mi rifaccio a quello che lui dice, a quello che lui scrive. Questa lettera vuole essere anche una risposta a quell’altra signora, Maria Rosaria D’Auronzo. L’eroe Antonucci non nego che abbia ridato la libertà a gente che effettivamente non era da segregare in manicomio nel reparto psichiatrico dove lavorava a Imola. Dovrebbe però spiegare ai genitori dei malati tutte quelle volte che altri malati sono stati ricacciati a casa dai manicomi a causa di una legge, la 180, voluta anche dallo stesso Antonucci, preso dalla “febbre da cancello” , malati che poi sono stati ben curati da famigliari esperti e che hanno trovato “una valida alternativa ai manicomi.”. Lo stesso Antonucci dovrebbe spiegare ai familiari come farebbe a tranquillizzare uno schizofrenico violento con in mano un coltello perché si sente circondato e minacciato e, purtroppo, lo stesso Antonucci è propenso per non fargli assumere farmaci e neanche ricoverarlo col TSO. Ma è proprio sicuro che tutti quelli che Antonucci ha rifiutato di ricoverare in TSO se ne siano poi tornati a casa tranquilli e beati? Che non sia per caso che Antonucci abbia sempre avuto a che fare con persone, si disturbate, ma non particolarmente agitate? E’ lo stesso Antonucci ad affermare che la schizofrenia è una malattia inesistente. Bene, fingo e gli do ragione. La schizofrenia non esiste. I pazienti liberati da lui però non erano finti schizofrenici. In questo senso lui ha fatto una grande opera. Non mi si venga a dire però che coi suoi metodi si risolvano più problemi di quanti non se ne risolvano con i medicinali… La prima paranoica falsità che sento dire dallo scritto di Antonucci è il fatto che uno psichiatra interviene solo per il fatto che una persona si comporti in modo strano o pensi di essere un’altra persona. Cioè, anche se praticamente non ha fatto niente di grave vi è come un processo all’intenzione e la persona diventa automaticamente paziente psichiatrico e da tenere controllato a vita. Solo in malafede si può pensare a certe idiozie. Dallo psichiatra ci va chi non sta bene, chi soffre e vuole farsi curare, proprio con le pastiglie. Se voleva parole andava dallo psicologo…no comment. Siamo nel 2002, la gente con la testa, quelli che non sono rimasti indietro, vanno dallo psichiatra e da lui vogliono proprio quello che persone come Antonucci crede che non sarebbe opportuno dare. E poi si ricomincia a parlare dei veri motivi per cui uno ha dei problemi, perché soffre, perchè la società è malata, perché non siamo liberi ma oppressi……..sempre la stessa storia…….oooooooooohhhhhhhh……questa gente non è malata! Chi sta male per queste cose non è malato! Non c’entra niente con la Depressione. la Poi arriva lady Maria Rosaria D’auronzo, che, tanto per cambiare non risparmia le solite novità riguardo le penose condizioni dei malati psichici in cui versavano e forse versano ancora, non lo nego. Pero’ anche lei chiaramente non accenna al fatto che il movimento a cui appartiene (antipsichiatria) ha avuto grosse responsabilità nel negare la malattia mentale e di conseguenza colpevolizzare la famiglia del malessere del sofferente tornato a casa dopo lo svuotamento dei manicomi, azione voluta giustamente da tutti, ma sufficientemente commentata così: “adesso li rimandiamo alle famiglie, poi vediamo cosa succede”. E si è visto bene cosa è successo vero? Bene, la signora vuole ricordarcelo? Questa ovvietà non la ricordiamo. La signora vuole ricordarci il fatto che la famiglia era diventata il nuovo manicomio ed è lentamente andata a pezzi, confortata anche da quegli antipsichiatri che lei stima tanto ma che si sono resi responsabili di tragedie enormi. Confortata dalla negazione della malattia mentale che la costrinse (la famiglia) a fare tutto da sola, in quanto gli stessi antipsichiatri riorganizzarono la psichiatria in modo vergognoso. Le famiglie protestavano e non venivano prese in considerazione. Loro erano responsabili del “malessere” del sofferente e questi se ne lavarono le mani. E molti malati furono sbattuti per strada ,abbandonati a se stessi. Quando la signora tira in ballo le terapie psichiatriche ci pensa a queste responsabilità ben più gravi di un effetto collaterale di un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina?
Quando Maria Rosaria parla degli orrori psichiatrici come di cose che non appartengono al passato dovrebbe anche ricordare cose che appartengono al presente ossia le centinaia di migliaia di testimonianze di pazienti sofferenti di gravi malattie come Schizofrenia, disturbo ossessivo compulsivo, depressione maggiore, gente letteralmente risorta dall’inferno grazie a quelle terapie che voi aborrite perché non ne capite un xxxxx, che ancora oggi vi ostinate a considerarle cure per “disagi” dovuti a una società malata o ad un malessere interiore e solo perche’ certe cose evidentemente non le avete passate in prima persona. E questi metodi sono: gli psicofarmaci e la terapia elettroconvulsivante. Voi dovreste sapere, per esempio, che fino a qualche anno fa il DOC. era considerarato una malattia dalla prognosi infausta tendente alla cronicizzazione. Mentre Antonucci liberava l’ennesimo “pazzo farsa” scienziati e psichiatri scoprivano l’imipramina, sostanza in grado di curare il D.O.C. Per questo la vita di tanti è potuta cambiare in meglio. Mentre Szsaz cagava sopra la psichiatria veniva individuato il gene responsabile della malattia schizofrenia dimostrando, come che ce ne fosse ancora bisogno le cause multifattoriali di tale malattia con la possibilità in un futuro molto prossimo di individuare la malattia in età estremamente precoce. Mentre nel 1982 R.D. Laing ammetteva alla stampa: “fui visto come una persona che poteva fornire delle risposte ma io non mai ho mai avute” altri psichiatri con la testa sulle spalle dichiaravano la guerra alla depressione. E nonostante gente come Corrado Penna , l’antipsichiatra illuso sappia solo scrivere enormi falsità, ergendosi a saputello psichiatrico, a colui che di psichiatria non conosce la differenza tra un ansiolitico e un antipsicotico ma che tuttavia voglia insegnare a me che gli psicofarmaci che prendo sono droghe legali come l’eroina.. Bene, e ora parliamo di psicofarmaci e facciamo un po’ di chiarezza . Alla faccia di xxx, tre personaggi che non hanno come Penna un buon rapporto, ma che se avessero dei problemi, problemi di salute veri, forse parlerebbero meno…Psicofarmaci. Mi sembra che il credo principale del buon antipsichiatra sia “la psichiatria non ha mai curato nessuno”. Scusate ma ho qualche dubbio…A parte me, come mai il 90% dei depressi con una cura a base di psicofarmaci torna in forma. E si badi bene, in forma non significa fatti di coca, ma semplicemente stare bene. Chi mi risponde a questa banale domanda ? Siete completamente nel torto, non potete dare nessuna risposta, nessuna giustificazione perché questa è la realtà. Al giorno d’oggi il 90% dei depressi risponde ai farmaci e torna a star bene. Ah, sono droghe? Danno dipendenza? Non chiedetelo a me,potrei essere di parte, io lo so voi non potete parlare, non le prendete queste “droghe”. Ebbene, non danno dipendenza.. L’unico argomento contestabile gli psicofarmaci su cui si aggrappa l’antipsichiatria è quello degli effetti collaterali. Escludendo la discinesia tardiva, questi effetti collaterali spariscono o non sono più un problema quando la cura farmacologica comincia a fare effetti.” La psichiatria non ha mai curato nessuno”. Chi mi sa dire il numero dei pazienti ambulatoriali che sono tornati ad avere una vita normale con affetti e lavoro grazie alla paroxetina? Forza, invito a rispondere. E il litio? Non cura il litio? Ma io credevo che curava gli eccessi del paziente bipolare, voi lo sapevate? Il dottor Antonucci lo sa cosa è un paziente bipolare? Voi parlate di crimini contro l’umanità. Bene,abbiate il coraggio di accusare il tal psichiatra che ha fatto l’elettroshock al tal paziente. Ma con quale coraggio dite queste cose?. Nome: Roberto. Cognome: Cestari. Scusate un attimo, ma se io stessi male, se una persona depressa stesse sull’orlo del suicidio ma gli propongono in estremis la terapia elettroconvulsivante per quale motivo dovrebbe credere a quello che dice questo Roberto Cestari piuttosto a cosa viene riferito dal ministero della sanità. Ma secondo voi, per quanto la nostra società sia malata, per quanto la nostra sanità sia in mano alle industrie farmaceutiche, se veramente questo fottuto elettroshock arrecasse gli stessi identici danni che voi propagandate potrebbe essere una terapia legale. Qua non si tratta di liberalizzare le droghe leggere o la chiusura delle discoteche alle 4 invece delle 5, qua si tratta di danni irreversibili al cervello. Bene. Cestari afferma: L’elettroshock provoca danni irreversibili al cervello. Falso. Recenti ricerche con tecniche di RMN e TAC non hanno fornito nessuna prova di danni irreversibili. Si segnala invece che il 75% dei pazienti trattati presentano deficit della memoria transitori. E’ documentato un caso di un uomo deceduto 80enne sul cui cervello e stato fatto l’esame istologico che non ha rivelato alcun segno di lesione a livello microscopico. Quest’uomo aveva ricevuto 1500 trattamenti di ECT. Assurde le considerazioni del Cestari come del resto di tutta l’antipsichiatria riguardo all’interpretazione che danno del motivo per cui il paziente sta apparentemente meglio dopo l’applicazione dell’ ECT. Afferma che “e’ chiaro che il paziente sta meglio, ha perso la memoria quindi non si ricorda per cosa stava male Poi non c’è nessuno shock, infatti il termine più appropriato sarebbe “elettrostimolazione”. Poi non viene danneggiato un bel niente. E non c’è alcuna contrazione tonico-clinica. In più il Cestari parla di decessi. Questa non capisco da dove la tira fuori. La letalità dell’elettroshock è di 2-3 per 100.000 applicazioni (che sarebbe più o meno la probabilità di morte data dall’anestesia di un qualsiasi intervento). A chi è indicato l’ ECT? Ai soggetti gravemente depressi e a quelli a cui i farmaci non fanno effetto. Oltre a salvare la vita a tutti questi potenziali suicidi l’ECT traggono immediato beneficio gia dai primi trattamenti. Tuttavia per voi sono “crimini contro l’umanità” e intanto consigliate alle ragazze che hanno trovato la serenità grazie al prozac di smettere perché alla lunga potrebbe far male…che è come dire…torna a star male, anzi suicidati…!, Eccole qua le buffonate dell’antipsichiatria. Ecco come dobbiamo prendere seriamente questo movimento ideologico capace solo di fermare la ricerca, intromettersi nelle cure, arrecare danni al paziente. Cara Rosaria perché dice che gli psichiatri si inventano malattie? No, ce ne sono anche troppe e lei è fortunata, ha la fortuna di non dover essere costretta ad assumere psicofarmaci. Ma non sono così dannosi come dice lei. E certamente lei non se li meriterebbe. Lei non se li meriterebbe perché lei disprezza gli psichiatri. Tanta gente soffre, chiusa in casa, abbruttita da sensi di colpa per cui non riesce a reagire in quella che crede sia una situazione senza via d’uscite. Ragazzi introspettivi che si scavano dentro, cercano risposte , si tormentano e stanno sempre peggio. Alla fine, stremati, sono tuttavia abbastanza lucidi per ascoltare il vostro messaggio. E non cedono allo psicofarmaco, non diranno mai che hanno un disturbo mentale. E alla perché gente come la signora sotto esame, e come lei tanti altri tenteranno il suicidio, solo perché la signora e come lei tanti altri non hanno voluto riconoscere l’evidenza, ossia il fatto che la disperazione di questi ragazzi poteva avere un’unica soluzione: un intervento psichiatrico. E sarebbero stati bene. E soprattutto avrebbero capito l’enorme verità per cui cadono nella trappola in tanti e cioe’: I DISTURBI MENTALI SONO CARATTERIZZATI DA UN’ALTERAZIONE DEL SISTEMA BIOCHIMICO DEL CERVELLO. Non sono un caso. Siamo milioni di casi. Allora perché vi permettete di scrivere boiate contro la psichiatria e avete la pretesa che non ci incazziamo? Poi c’è quell’altro yankee, il teorico della schizofrenia, lo psichiatra Szasz , l’ideologo che formula la teoria della malattia della non schizofrenia. In altre parole la schizofrenia per lui è una invenzione, affermazione questa accolta a braccia aperte dai famigliari dei malati. Fortunato solo perché l’epoca in cui può dire ciò è quella giusta, quindi si fa il suo studio di pratica psicoanalisi per persone che hanno problemi di vita reali. Non esiste nei suoi scritti alcuna testimonianza di rapporti con schizofrenici… La superficialità della signora Maria (e di Antonucci) e’ sconcertante. La sua presunzione non ha limiti. Parla di disagio ossia di sofferenza e lo descrive come una caratteristica che tutti noi abbiamo e manifestiamo, come la gioia. Poi afferma che gli psichiatri invece sono deboli e non riescono a vivere questo disagio e si sentono autorizzati a diagnosticarlo agli altri con metodi che sono al di fuori della vita concreta della persona. Quindi praticamente il disagio sarebbe la depressione che tutti noi abbiamo e che nessun psichiatra ha il diritto di toglierci perché fa parte del nostro essere. Antonucci offende me come la signora. Chi la pensa così , di psichiatria non ne sa più di me. Il malessere è malessere finchè non diventa chimica. E quando diventa chimica i dottori come l’Antonucci, come Szaisz, vanno a sbattere contro questo muro della chimica. E fanno del male a me e ai milioni che hanno disturbi mentali simili ai miei. Certo che si può vivere senza medicine ma ti si può sparare anche alla schiena cara signora, tante sono le possibilità dell’evolversi di una malattia mentale non curata . Esistono i pazienti violenti e i sofferenti tranquilli. Poi esistono le teste di cazzo che imputano le violenze a chi assume il prozac senza considerare magari che questo paziente forse di prozac non ne aveva tanto bisogno ma piuttosto forse aveva bisogno di una cella un cesso e un’ora d’aria. Tutti i negatori della malattia mentale, da Sazsz al telefono viola, da no pazzia a Corrado Penna, da Antonucci a Bucalo, insomma tutto il movimento ideologico dell’Antipsichiatria non considera l’aspetto medico della salute mentale. Vero? Correggetemi se sbaglio. Ossia, a parte malattie neurobiologiche come morbo do parkinson e simili, disturbi come Schizofrenia , DOC, fobia sociale, depressione maggiore, disturbo bipolare, ansia generalizzata, distimia non sono malattia mentali intese come malattie fisiche. Niente psicofarmaci quindi.
Questa è una responsabilità che neanche Gesù Cristo potrebbe portarsi.



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by ............................................. Thursday, Aug. 15, 2002 at 4:05 PM mail:

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RASP RASP
by à SQUALO Thursday, Aug. 15, 2002 at 5:51 PM mail:

A SQUALO, MA QUANTI RASPONI TE STA TIRANDO...ORA CHE FINALEMNTE QUALCUNO PARLA DI ELETTROSCIOC IN MANIERA COSI APERTA, EH???

RASP RASP...TI SENTO MENTRE BATTI UNA LETTERA SUL PC, LA ALTERNI A UN RASP RASP...E POI POSTIIL TUTTO: SCEMNEZE GROSSOLANE E PRECIPITATI DI TUOI RASPONI.

AO', A' SQUALLIDONE....

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solo un pensiero...
by J Friday, Sep. 06, 2002 at 6:28 PM mail:

se volevano stripparti il cervello, vedo che ci sono riusciti in pieno! Che strano, io son guarita solo con una violentissima scarica di sani rapporti umani!
Maledetta stupidità, stiamo ancora al cervello patologicamente malato! al rimedio "tolemaico" del dormiente-sensiente!

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ect
by Squalo Saturday, Feb. 01, 2003 at 10:27 PM mail:

Carlo Alberto Defanti
La condanna etica è frutto di un equivoco
Credo che poche questioni in bioetica siano così cariche di implicazioni storiche e ideologiche come quella della liceità morale dell'elettroshock (o terapia elettroconvulsivante, Tec). Alla base di tutto sta naturalmente il movimento per la riforma psichiatrica degli anni settanta, che si colorò, specie in Italia, di toni fortemente politici. In quel contesto, la terapia elettroconvulsivante fu vista come paradigma della psichiatria repressiva e non rispettosa della personalità del malato e fu praticamente bandita dalle strutture ospedaliere pubbliche. Era considerata non come una cura, ma come un mezzo per prevaricare e mettere a tacere il malato. Senza riandare ai motivi che diedero origine a quel movimento di opinione, va riconosciuto che esso nasceva in risposta a un modo certamente scorretto di affrontare il difficile problema della malattia mentale; più in particolare, esso denunciava un abuso della pratica della Tec che era in effetti avvenuto e giungeva poi a negare la validità e la liceità del suo impiego. A distanza di due decenni si può guardare alla questione a mente fredda e riconoscere che esiste un'ampia letteratura scientifica, nonché un corpus di autorevoli raccomandazioni di società scientifiche, che riconoscono alla Tec un'efficacia indiscutibile, un rapporto tra oneri e benefici sostanzialmente favorevole e una serie di indicazioni abbastanza limitate, ma nette. Penso alle gravi depressioni primarie con elevato rischio suicidale e a certi stati stuporosi catatonici che mettono in pericolo la vita stessa del paziente. In questi casi chiunque abbia avuto la ventura di osservare pazienti sottoposti a Tec può testimoniare grandi miglioramenti del quadro clinico. Nella mia limitata esperienza di psichiatra, c'è ancor oggi il rammarico di aver perduto per suicidio almeno un paziente con una depressione psicotica, in cui a lungo esitai a proporre quella terapia: quando presi la decisione, fui preceduto dal gesto finale del malato. La questione della Tec e del suo ruolo nell'ambito delle cure psichiatriche oggi non evoca più lo scontro fra l'establishment psichiatrico e il movimento riformatore (con le sue punte estreme antipsichiatriche), ma tocca un altro conflitto che attraversa da decenni la psichiatria, quello fra la concezione organicista e la concezione psicosociale della malattia mentale. I critici dell'elettroshock, che si annoverano soprattutto fra gli aderenti alla seconda prospettiva, mettono in risalto la brutalità della terapia e il fatto che essa non è suscettibile di alcuna elaborazione psicologica (la Tec non può essere integrata nel vissuto del paziente, se non come timore). Non è qui il caso di prendere posizione nell'annosa querelle fra organicisti e non. Quel che mi sembra importante sottolineare è che, comunque si interpreti la malattia mentale, è certo che essa può comportare, nei casi gravi, una sofferenza non meno profonda di quella dei malati organici terminali, oltre che un rischio di morte (per suicidio o attraverso il lasciarsi morire). Se questo è vero, ogni terapia in grado di alleviare tale sofferenza, purché dotata di un favorevole rapporto tra beneficio e oneri, è moralmente lecita. La questione bioetica perciò non è tanto, a mio parere, se la Tec sia moralmente lecita, ma quella più generale del consenso informato in psichiatria. Sappiamo oggi che, anche qualora il paziente sia in preda a un'alterazione mentale, tuttavia esso è spesso in grado di comprendere le proposte terapeutiche e di decidere. Il consenso informato all'elettroshock va pertanto sistematicamente richiesto, e solo quando è impossibile ottenerlo è lecito ricorrere al consenso dei decisori sostitutivi.

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