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sapere per giudicare 2
by Fabio Mosca Tuesday, Feb. 25, 2003 at 11:05 AM mail:

continuo a disturbare i dogmi di una sinistra pigra

Continuo, malgrado gli insulti di professorini di grammatica ed esclamazioni da stadio varie, ad offrire a persone razionali materiale di riflessione sulla fine della Jugoslavia di Tito.
Al professorino spocchioso che mi accusa di essere "razzista antiserbo" chiedo gentilmente di citare una sola mia frase razzista. I duri giudizi sulla classe dirigente serba sono di intellettuali serbi, di socialisti e comunisti serbi, ma di altri tempi. Io posso solo tradurli in italiano (sgrammaticato e me ne scuso in anticipo col professorino), e farli miei dato che i FATTI hanno confermato i loro giudizi.
L'Eguaglianza fra i popoli non piace ai nazionalisti, che considerano il proprio popolo DESTINATO a comandare gli altri. Non parlo qui solo dei dirigenti attuali Serbi...
Finalmente l'ipocrisia di chiamare Jugoslavia quello che dall'89 era inteso solo come Grande Serbia , e che ha prodotto il grande disastro, è finita. Siamo tornati a Serbia-Montenegro, e fra breve sarà solo Sebia.
La Jugoslavia avrebbe potuto sopravvivere solo se fossero stati riconosciuti gli stessi diritti agli Albanesi del Kosovo, stragrande maggioranza , di avere una Repubblica , che , secondo la Costituzione jugoslava, sia quella di Jaice che quella del '74, ed anche alla Vojvodina plurietnica gli stessi diritti. Così non è stato.
Consiglio la lettura di un libro uscito nel '73, scritto da Ante Ciliga, un comunista jugoslavo che conobbe la Siberia dal '31 al '36, e Jasenovac nel '41- 42: "Crisi finale della Jugoslavia di Tito". Ciliga diceva a Tito di riconoscere come repubbliche alla pari Kosovo e Vojvodina, pena lo sfacelo della sua grande creazione.
Sento già che qualcuno dirà che Ciliga era ustascia, perché Croato. Anche Tito era croato, anzi, orrore!, semicroato e semisloveno! ( Gliene fanno una colpa a Belgrado, dalla sua scomparsa beninteso, all'Accademia dei piagnistei.)
Al professorino anonimo - a proposito si potrebbe anche presentare con nome e cognome come faccio io (magari rischiando una coltellata cetnica o fascista) - che mi dice incompetente ed ignorante, debbo riconoscere che ha ragione: ma me lo deve dimostrare punto per punto che mi invento tutto (o quasi). Che fantasia avrei!
Più modestamente leggo, traduco, e se scrivo qualche "libercolo", finora l'ho pagato di tasca mia! Ed a Berlusconi si rivolga lui! Liberi pensatori (nonmassoni beninteso) non trovano facilmente editori.
Ed ecco cosa ho tradotto :

""""
Come nacque l'idea della Grande Serbia

Nel 1843 la Serbia, tutta presa in lotte intestine, non aveva avuto una chiara politica estera. Su di essa avevano però messi gli occhi i servizi segreti di Adam Csartoryski.
Il Grande Oriente di Francia, fondato da Napoleone Bonaparte e risuscitato da Luigi Napoleone III° come supporto alla sua politica estera, aveva di già grande influenza alla corte piemontese ed aveva messo piede in Ungheria conquistando il movimento indipendentista magiaro. Ora, grazie al colpo di stato del massone Vucic che aveva detronizzato Miloš e portato al trono Alessandro iniziava ad installarsi in Serbia.
Csartoryski ricevette una lettera del suo agente Zwjerkovski-Leonar che lo avvertiva che "la Serbia poteva divenire la bandiera legittima per tutti gli Slavi del Sud ", indebolendo così l'Austria e impedendo contemporaneamente alla Russia l'espansione nei Balcani. A queste convinzioni lo portava l'atteggiamento antirusso e filoturco del governo serbo, e di Garašanin in particolare, (politica che invece era dettata unicamente dalla politica interna del momento).
Nel gennaio del '43 Csartoryski fece pervenire a Garašanin i suoi "Conseils sur la conduit a suivre par la Serbie", tradotti in serbo da Avram Petronijevic.
In questi consigli Csartoryski metteva in guardia i Serbi "dal cadere sotto l'influenza del governo dispotico russo", anche se il popolo russo andava considerato " fratello di sangue che, una volta rovesciato lo zarismo, sarebbe divenuto alleato dei popoli slavi."
E nei riguardi dell'Austria avvertiva la Serbia che:" al di là dei doni e delle adulazioni, essa (L'Austria) ambiva a dominare tutti gli Slavi dei Balcani e restava il principale nemico della Serbia."
E suggeriva che" l'espansione della Serbia andava condotta segretamente ai danni dell'Austria Ungheria e doveva bloccare l'espansionismo russo. Per far ciò (la Serbia) doveva creare una rete di agenti segreti." Quanto alla Porta: "conveniva mantenere buoni rapporti, aspettando pazientemente il suo inevitabile disfacimento ."
Nel frattempo, col consenso della Porta, sarebbe realizzabile "l'unione della Serbia col Montenegro col trasferimento dei Turchi del Sangiaccato, cosa che avrebbe assicurato alla Serbia uno sbocco al mare."
Una volta crollato l'Impero Ottomano, cosa considerata inevitabile," un nuovo grande stato serbo sarebbe potuto sorgere al suo posto, alleato alla Francia."
I consigli di Csartoryski in politica interna proponevano: "il consolidamento del sistema monarchico e dinastico, l'organizzazione dell'amministrazione dello stato, il rafforzamento dell'esercito, lo sviluppo dei commerci, l'affratellamento ed il progresso del popolo serbo attraverso lo sviluppo dell'istruzione e della cultura nazionali."

Questi suggerimenti di rimenere sotto protettorato turco e di ostacolare il Grande Fratello russo non piacquero a Garašanin che affidò al ceco Franjo Zah, egli pure massone ed agente di Csartoryski,, l'elaborazione di un "Piano di sviluppo della politica slava della Serbia", partendo dall'ipotesi dell'espansione della Serbia a spese della Porta.
Zah consegnò nell'inverno 1843-44 il suo Piano che ipotizzava lo sviluppo verso una piena indipendenza dalla Turchia da realizzare per via rivoluzionaria o militare, e la successiva annessione alla Serbia indipendente della Bosnia ed Erzegovina, del Montenegro e dell'Albania settentrionale, tutti pascialati turchi.

Il "Nacertanje" , ovvero il "Progetto" della
Grande Serbia (1844)

Garašanin accettò parzialmente i consigli di Csartoryski e parte del Piano di Zah e, nel 1844, redasse infine un suo piano segretissimo, il "Progetto per una Grande Serbia," passato alla storia come Nacertanje (Il Progetto) che propose ad Alessandro.1
Al contrario degli altri piani, Garašanin puntava sulla Russia, alleato naturale degli Slavi, nella lotta contro l'Austria e la Turchia, nei cui territori viveva la maggioranza dei Serbi irredenti.
Gli Ungheresi, in lotta all'epoca contro gli Asburgo, venivano considerati possibili alleati. L'espansione avrebbe dovuto cominciare alle spese dei soli Turchi, puntando al Sud.
Lo storico Vaso Cubrilovic scrive : "Nel suo piano Garašanin considerava la Serbia come il centro promotore per la creazione di un grande stato nei Balcani. Ma egli non considerava l'unificazione di popoli e terre come un'esecuzione delle libere volontà dei popoli ."
Nel Progetto non c'era infatti spazio né per la libertà religiosa né per la multinazionalità (neanche parlarne di libertà politica). L'espansione della Serbia sarebbe dovuta avvenire attraverso l'assimilazione culturale e religiosa delle popolazioni o l'espulsione.
Ili u Drinu ili preko Drine (o oltre la Drina o nella Drina) fu il motto di generazioni di sostenitori della Grande Serbia.
Era l'opposto del modello liberale basato sul concetto di "cittadinanza", per non parlare del federalismo. Con questo Progetto si gettavano le basi per i futuri contrasti coi non Serbi, i Croati, i mussulmani, i Macedoni, i Bulgari, gli Albanesi ecc., che tanto danno hanno portato ai popoli balcanici. 2
Garašanin introduceva il concetto di "serbità", partendo dai miti e dalla religione serbi. Nella ricostruzione della storia scolastica mitizzata asservita al nazionalismo, la cosidetta serbità si fondava sui canti epici serbi raccolti da Vuk Stefanovic Karagic, i quali, tradotti in francese, ebbero tanto successo in Francia. Ma partire dai canti per creare la nuova serbia sarebbe come se i Greci partissero da Omero per ricostruire la Grecia (cosa per altro tentata dal nazionalismo greco! Anche Mussolini però volle partire da Roma Imperiale per la sua nuova Italia!)
La Grande Serbia avrebbe dovuto risorgere "nei confini dell'impero medievale di Duscian" cominciando col riscattare " la sconfitta della battaglia del Kosovo", secondo lui combattuta dai soli Serbi abbandonati dal mondo cristiano mentre lo difendevano da soli contro i Turchi. Il Kosovo diveniva il paradigma nazionalistico per la rinascita dell'Impero di Duscian.
Questa mistificazione era in sintonia con l'ideologia romantica allora trionfante, fautrice di miti ed ostile alla ragione. Certo non ne fu vittima la sola Serbia. In questo senso venne organizzato tutto il sistema scolastico che iniziò valorizzando la Religione e le Tradizioni serbo ortodosse.
"... Le scuole vennero organizzate in modo tale da preparare funzionari e preti, due sorta di autorità sul popolo stesso.
Germinò in questo periodo quel modo di vedere poliziesco, per cui anche l'insubordinazione del cittadino all'arbitrio d'uno sbirro o di un alunno al maestro venne considerato "rivolta contro l'ordine costituito"."
Svetozar Markovic, Srbija na istok -1869

Furono promosse svariate associazioni patriottiche, alcune ufficiali ed altre segrete, come il Sokol (falco) e il Cetnik (banda di guerriglieri) , aventi come fine ultimo la realizzazione della cosiddetta Grande Serbia, cioè una Serbia allargata alla Bosnia Erzegovina, alla cosidetta Serbia meridionale, cioè la Macedonia, ed alla cosiddetta Vecchia Serbia, com'era chiamato il Kosovo, tutti territori allora ancora turchi , ove vivevano si i Serbi ma in un mosaico di altre nazionalità. Inoltre, sottraendole all'Austria, sarebbero state incorporate la Vojvodina, la Dalmazia e gran parte della Croazia considerate, a causa della lingua, anch'esse terre serbe di religione eretica (cioè cattolica) .
Non c'era alcuna considerazione sulla percentuale di cattolici - unico modo di distinguere i Croati dai Serbi - e di mussulmani (Quell'obbiettivo rimase una costante che guidò la politica serba praticamente sino ai nostri giorni.)
Il progetto segreto di Garašanin dettò la politica di tutti i governi serbi da allora in poi, e mosse la propaganda che Belgrado rovesciò sulle cancellerie, ispirò la stampa, suggestionò l'ambiente scientifico (storici, geografi, linguisti, scrittori, etnologi serbi ecc. ecc.). Generazioni di giovani serbi sono stati educati da allora a queste pacchiane falsità ed a queste smanie di grandezza che hanno gettato i Serbi di guerra in guerra e di disgrazia in disgrazia sino ai giorni nostri. E generazioni di scrittori romantici, esaltati da quell'idea, hanno giustificato sempre le guerre ed hanno sublimato le sofferenze del popolo sino ad esaltarne le disgrazie e fare anche di esse motivo di serbità.
Alessandro e Garašanin diedero quindi l'inizio ad una cultura auto referenziale che resiste tuttora. Esistono ancora oggi, anno 2003, una storiografia, un'etnologia ecc. esclusivamente serbe. (L'Accademia di Belgrado ne è tuttora la gelosa custode ed ad oggi non si avverte ancora l'esigenza di voltar pagina.)
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Con questo Progetto Csartoryski veniva spiazzato e con lui il ruolo della massoneria in Serbia. Il suo agente Zah fondò subito una "Società segreta panslavistica", i cui membri erano fiduciari di Ljudevit Gaj , slavofilo ma anche agente di Metternich 3. Venne fondato il "Kasino - club del pubblico di lettori di Belgrado", una sala pubblica per attrarre nuovi adepti, premessa per la fondazione della prima loggia belgradese, che venne fondata segretamente nel '47 e denominata "Ali-Koc ". I suoi membri erano fuoriusciti ungheresi, agenti segreti francesi e polacchi, turchi scontenti (soprattutto ex giannizzeri!) e ricchi mercanti serbi ed ebrei. Ali-Koc rimase inerte nella politica serba ed ebbe invece importanza per la preparazione della rivolta ungherese anti austriaca del '48, ma poi anche dell'appoggio della Serbia agli insorti serbo-croati contro i Magiari.

Il 1848

Nella primavera del 1848 scoppiò la rivoluzione a Parigi, che si propagò in breve a Milano, Vienna, Budapest, Praga e molti altri luogo. Metternich fuggì da Vienna e salì al trono Francesco Giuseppe che promise una nuova Costituzione. Il rifiuto dei rivoluzionari magiari, in prevalenza nobili, di considerare i Serbi ed i Croati dell'impero come partner paritari, e gli incoraggiamenti da Vienna riguardo alle loro rivendicazioni nazionali, impedirono che si saldasse un fronte comune dei movimenti indipendentisti e scavarono fra questi popoli un profondo fossato, soprattutto tra Croati e Magiari.
I Croati insorsero allora contro gli Ungheresi che da tempo pretendevano di magiarizzarli, ed il Sabor (assemblea croata) elesse bano (governatore) il generale Jelacic che deliberò sulla riforma agraria, sull'uso della lingua croata al posto del magiaro, e per l'apertura di un'Università croata a Zagabria.
Anche i Serbi della Vojvodina insorsero assieme ai Croati contro l'Ungheria per gli stessi motivi.
Questi rivolgimenti trovavano il principato di Serbia in pieno caos.
"...La lacerazione delle fazioni, l'odio fra i partiti alla fine ebbero il sopravvento nella vita quotidiana al punto che il popolo, nella sua sventura, avanzò all'Assemblea di San Pietro (1848) la richiesta che si abolissero i partiti"
(Markovic, op.cit.)
Ciononostante il governo dei costituzionalisti organizzò una spedizione di volontari in aiuto agli insorti serbi della Vojvodina, ma questi furono schiacciati dall'armata ungherese .
Francesco Giuseppe chiese aiuto a Jelacic per schiacciare la rivoluzione a Vienna ed a Budapest, e questi accettò, sperando nella riconoscenza dell'imperatore, ed il 28 ottobre 1848 inviò a Vienna truppe serbe e croate che salvarono gli Asburgo.
In base alla Santa Alleanza, chiamato in aiuto da Francesco Giuseppe, lo zar Nicola I° inviò le sue truppe che passarono i Carpazi e si unirono ai Croati di Jelacic, soffocando insieme la rivoluzione in Ungheria. Ad Arad vennero impiccati 13 generali ungheresi e nelle altre località vennero inflitte 114 condanne a morte. Kossuth ed altri rivoluzionari ungheresi fuggirono in Turchia.
Altre truppe, in prevalenza serbo-croate, guidate dal generale Radetzki, schiacciarono la rivoluzione a Milano e nelle altre località del Lombardo-Veneto.
In quelle battaglie in difesa degli Asburgo i Croati ed i Serbi dell'Impero sacrificarono ben 30.000 morti. Pacificato l'impero Francesco Giuseppe si dimenticò ben presto delle promesse di autonomia ai Croati.
Un distretto amministrativo staccato dall'Ungheria, la Voivodina serba ed il banato di Temes, che aveva come sede Temesvar (oggi Timisoara, appartenente alla Romania) fu tutta la ricompensa ai Serbi dell'impero. (Ma nel 1860, al momento dei primi sforzi di riconciliazione dell'Austria con l'Ungheria, quei territori vennero restituiti all'Ungheria.)

Note

1 - Il testo del Progetto venne pubblicato per la prima volta sul Delo nel 1906 da Milenko Vesnic, politico serbo di area radicale, allora Ministro della Giustizia nel governo Pašic. Il governo austroungarico ne era venuto a conoscenza nel 1883.
2 -Quella fu la politica perseguita dai circoli conservatori serbi sino al 1941, e sopravvissuta a Tito tanto da poter essere ripresa dal suo erede degenere Milosevic nel 1989.
3 -Ljudevit Gaj (1809-1872), scrittore e patriota croato, slavofilo, mistico, propugnatore dell'unione degli Slavi del Sud (Jugoslavismo) sotto l'influenza russa, ostile all'asservimento ai Magiari, si servì di Zah per indurre la Serbia ad allearsi ai Croati per combattere la magiarizzazione. Ottenne l'appoggio finanziario dal principe e contemporaneamente di Metternich. Mise sull'avviso il principe nei confronti di Zah, ma continuò a servirsi di questi. """

(continua)-a dispetto del professorino

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