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Il fenomeno dei flussi migratori ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo esponenziale. Il crescente impoverimento delle popolazioni del Sud del mondo causato dallo sfruttamento economico delle loro risorse da parte delle grandi multinazionali occidentali e dall'assoggettamento alle politiche autoritarie e guerrafondaie delle grandi potenze, costringe milioni di donne e uomini a emigrare per sfuggire a condizioni di precarietà economica ed esistenziale intollerabili. L'Europa, terra privilegiata nella quale gli immigrati ripongono forti speranze di riscatto sociale, risponde a queste istanze di liberazione dal bisogno con gabbie e innalzamento delle frontiere. Il Trattato di Schengen è, in questo senso, lo strumento giuridico di cui l'Europa politica ed economica si è dotata per contrastare i flussi migratori e per fare del nostro continente una Fortezza impenetrabile. I Centri di Permanenza Temporanea (CPT) rappresentano l'estrinsecazione della logica di esclusione sociale e umana che nega il diritto alla libertà di movimento annientandolo in una vera e propria carcerazione preventiva. In Italia, la legge Bossi-Fini rappresenta un salto di qualità in termini di efficacia repressiva rispetto alla Turco-Napolitano che istituì gli stessi Centri di Permanenza Temporanea, poiché lega la possibilità di permanenza in Italia alla possibilità di stipulare un contratto di lavoro, generando condizioni di sfruttamento neoschiavista per poi segregare e deportare fasce di lavoratori migranti in esubero nel mercato del lavoro neoliberista. La lotta contro i CPT è dunque, prima di tutto, lotta per la libertà e i diritti di tutte e di tutti. Il nostro obiettivo è quello di chiudere tutti i CPT attraverso una mobilitazione diretta e permanente. Fin tanto che esisteranno i CPT non si potrà rinunciare a un intervento militante e dal basso finalizzato in primo luogo alla loro chiusura, ma anche per garantire un costante controllo e monitoraggio nei confronti di queste strutture e di quanto avviene al loro interno. Questo impegno non si traduce in una concessione di legittimità ai CPT (dei quali condanniamo funzioni e finalità) bensì nella consapevolezza che i migranti necessitano del massimo sostegno dentro e fuori i Centri di Permanenza. A partire dalle significative esperienze messe in atto in Sicilia e in Italia per contrastare politicamente e giuridicamente le normative razziste in materia di immigrazione, occorre rilanciare la lotta contro i CPT promuovendo forme di accoglienza vera, pubblica, laica, autogestita. Gli esperimenti di accoglienza dal basso in tutta la Sicilia costituiscono spunti interessantissimi per la creazione di una rete di solidarietà antirazzista da realizzarsi attraverso strutture flessibili di coordinamento. Questo tipo di coordinamento può comprendere ambiti specifici d'intervento come l'assistenza giuridica (avvocati e/o giuristi in contatto permanente), sanitaria (medici e personale sanitario), lavorativa (creazione di sportelli informativi gestiti da e con i migranti), la promozione di percorsi di cittadinanza dal basso e di tutela delle culture d'origine dei migranti. Strappare alle strutture religiose il monopolio esclusivo dell'accoglienza, pur riconoscendone la forte valenza sociale che esse esprimono, significherebbe restituire ai migranti il ruolo di protagonisti delle loro vite. La saldatura tra rivendicazioni dei migranti, dei disoccupati, dei lavorat ori e di tutti i soggetti oppressi e sfruttati dalla società è essenziale per la crescita di un'opposizione forte e incisiva alle politiche neoliberiste che schiacciano indifferentemente tutti, migranti e non. Una costante comunicazione tra le diverse realtà antirazziste siciliane può garantire una capacità di intervento maggiore in tempi più rapidi, laddove le periodiche emergenze degli sbarchi di massa costringono ad azioni immediate ed efficaci. Una forte e continua pressione dal basso esercitata attraverso le modalità e le forme più varie risulta un elemento centrale dell'azione antirazzista. Comunicazione all'esterno, sensibilizzazione, controinformazione e contrasto permanente alle campagne di criminalizzazione nei confronti degli stranieri che vengono promosse dai media di massa sono strumenti utilissimi per porre all'attenzione dell'opinione pubblica e della società civile il problema della repressione nei confronti dei migranti in Italia e in Europa. La pressione dal basso è elemento centrale dell'azione antirazzista, azione che non può non essere radicale, poiché radicali sono i contenuti di libertà e giustizia sociale che portiamo avanti insieme ai migranti. E' necessario promuovere efficacemente una campagna per il riconoscimento pubblico e legislativo del diritto d'asilo che in Italia è assente a causa del vuoto giuridico sulla tutela di un diritto peraltro già sancito dalla Costituzione Italiana (art.10): è inammissibile che chi fugge da persecuzioni e/o guerre nel proprio Paese d'origine resti in qualche modo ostaggio per un non breve periodo di tempo in quelli che vengono denominati, qui in Italia, "centri di identificazione". Qualsiasi trattenimento e qualsiasi restrizione indebita della libertà personale, per quanto meno cruenta rispetto alla detenzione in un CPT, rappresentano limitazioni intollerabili. Trapani non deve trasformarsi in un immenso carcere a cielo aperto. La Sicilia , porta dell'Europa da chi proviene dal sud del mondo, non deve trasformarsi in un'isola di repressione diffusa, in una sorta di portaerei militare USA-NATO funzionale al controllo e al contrasto degli sbarchi dei nuovi dannati della Terra. Vogliamo che la Sicilia sia un luogo di accoglienza e scambio solidale: una vera e propria crepa nel sistema monolitico della "Fortezza Europa". Vogliamo un Mediterraneo smilitarizzato, ponte di pace e cooperazione tra i popoli. Gli antirazzisti siciliani si impegnano dunque nella costruzione di una rete di solidarietà militante e antirazzista che si pone i seguenti momenti di intervento nell'immediato futuro: -l'adesione alla giornata europea per la chiusura dei CPT e per la regolarizzazione di tutti/e i/le migranti, prevista il 31 gennaio 2004, articolando a livello regionale e nazionale le opportune forme di iniziativa antirazzista. -Il rilancio della campagna "Per non dimenticare" relativa al naufragio causato dalla nave "Yoahn" (avvenuto nel Natale 1996 al largo delle coste di Porto Palo in seguito al quale 283 migranti persero la vita) e alla denuncia delle omissioni di soccorso della Capitaneria di Porto di Siracusa nei giorni successivi alla tragedia. E' necessario continuare a seguire il processo (prossima udienza il 29 gennaio a Siracusa) che scaturì dalla vicenda e rilanciare la sottoscrizione popolare (c.c.p. n. 13683909 intestato al CISS, via Noto 12, Palermo, specificando causale "pro vittime naufragio") per sostenere le spese per il recupero del relitto e il riconoscimento delle salme così come richiesto dai famigliari delle vittime.
Coordinamento per la Pace - Trapani, Forum Sociale di Alcamo, Attac Catania, CISS, Commissione regionale immigrazione del PRC, S.In.Cobas (CT)...
Info e adesioni (entro e non oltre le 22:00 di giorno 8 gennaio): valeria.africa@libero.it
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