Raccolta di comunicati e articoli di questi giorni di "Anarchists against the wall"
(dal più recente in giù)
Durante una manifestazione indetta dal movimento contro l'occupazione (tra cui gli Anarchici Contro il Muro) a Budrus il 28 settembre 2004, sono stati arrestati 16 israeliani e due cittadini stranieri. Un palestinese è stato bastonato. Alle 14,30 gli arrestati erano ancora detenuti in un oliveto vicino al cantiere del Muro. Era previsto il loro trasferimento al commissariato di Givat Ze'ev nei pressi di Gerusalemme ma pare che siano stati portati invece al commissariato di Beit Ariyeh.
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La riunione è stata pubblicizzata con volantini alla festa giovedì scorso per i 5 refusnik appena rilasciati. Presenti molte persone, giovani e non, che hanno ascoltato una breve presentazione dell'iniziativa e consigli per i nuovi attivisti sulla partecipazione alle azioni dirette nella lotta congiunta tra israeliani e palestinesi contro il Muro dell'Apartheid. Dopo un dibattito sul coordinamento delle prossime azioni, abbiamo visto dei filmati delle azioni a Beit Awwa e Budrus negli ultimi giorni. Seguono due resoconti di queste azioni.
LE RUSPE FERMATE A BEIT AWWA: 27 settembre 2004 Un corteo piccolo ma unito è riuscito a fare quello che una protesta grande non ha potuto: fermare i lavori sul Muro. Siamo partiti da Tel Aviv presto e appena arrivati a Beit Awwa, ci siamo uniti agli abitanti che si stavano preparando per la manifestazione. L'inizio del corteo è stato rimandato per un po' quando abbiamo sentito che l'esercito era in giro, intenzionato ad arrestare israeliani e stranieri. Infatti, c'erano moltissimi militari e poliziotti in giro, specialmente lungo il percorso ai campi dove c'erano le ruspe e si pensava che sarebbe stato troppo pericoloso camminare direttamente in quella direzione.
Verso le 9,30 un gruppo di 50-100 persone ha cominciato la marcia dal centro di Beit Awwa verso un campo dove gli ulivi erano stati abbattuti e dove non c'erano militari. Vedendo il corteo, due furgoni della polizia seguiti da alcune jeep militari si sono diretti verso di noi. Quando siamo arrivati all'ex-uliveto, ci siamo girati e abbiamo fatto ritorno a Beit Awwa.
I manefistanti si sono raggruppati al centro del villaggio, ormai in più di 200 e abbiamo camminato nella direzione del cimitero dove c'erano in corso dei lavori preliminari per la costruzione del Muro, ma i militari erano dapperttutto. O ci seguivano da dentro il villaggio o dirigendosi verso la nostra meta. Comunque, nonostante una riluttanza iniziale di avvicinarci ai militari, ci siamo messi in marcia verso le ruspe. Era come se tutt* pensassero "ormai i militari ci sono comunque... che ci costa cercare di fermare le ruspe?". Giovedì scorso eravamo in 1.000 e non siamo riusciti a passare una ventina di soldati che ci tiravano addosso i lacrimogeni e proiettili ricoperti di gomma ed eccoci quà... nemmeno 200 persone con davanti un centinaio di militari e poliziotti armati!
I militari si aspettavano che il solito sciabàb (gruppi di ragazzini) avrebbe cominciato a lanciare sassi e infatti hanno fatto del loro meglio per provocarlo, passando in mezzo alla folla con le loro jeep, ma lo sciabàb ha resistito alla tentazione. Camminavamo tutt* a braccetto per i campi dove giovedì scorso ci hanno intossicato con i lacrimogeni e siamo saliti sulla collina. Non aspettandosi un corteo così disciplinato e unito, i militari correvano in giro franticamente gridando e ordinandoci di fermare e più tardi alcuni fotografi ci hanno raccontato che i militari hanno addirittura cominciato a litigare tra di loro per averci consentito di arrivare fin lì!
Siamo arrivati in cima alla collina ad una distanza di circa 100 metri dalle ruspe. Il nostro arrivo ha fermato i lavori e ci siamo piantati davanti ai raghi crescenti della polizia di frontiera e dell'esercito. A questo punto, in un atto simbolico, un giovane di Beit Awwa ha piantato un ulivo dove hanno sradicato gli alberi l'altro giorno.
Durante la faccia a faccia con i militari, un gruppo di donne ha avanzato ancora di più e quando alcuni poliziotti di frontiera e delle guardie private hanno cominciato a spintonarle, la situazione era sull'orlo di degenerarsi.
Abbiamo mantenuto la nostra posizione per circa 35 minuti fino all'arrivo delle malfamate "unità di controllo pubblico" della polizia di frontiera, quando abbiamo deciso di tornare al villaggio per evitare eventuali feriti. Si pensava infatti che era meglio continuare a tenere il controllo della situazione e che era meglio che noi stessi decidessimo quando andarcene. Questo ci avrebbe messo in una posizione forte per continuare la lotta. Infatti, siamo riusciti a fare ritorno al villaggio senza feriti e con il lancio di pochissimi sassi.
Dopo, mentre ci godevamo del tè palestinesi dolcissimo, tutt* si mostravano soddisfatti con il comportamento dei manifestanti come gruppo.
Foto della manifestazione a: https://israel.indymedia.org/feature/display/778/index.php
Kobi Snitz
LE RUSPE FERMATE A BUDRUS: domenica 26 settembre 2004
QUella di domenica 26 settembre è stata la 44a manifestazione della lotta contro il Muro a Budrus. E siamo riusciti di nuovo a fermare le ruspe per un po'. Dopo una settimana di coprifuochi, violenze e minacce contro gli abitanti di Budrus da parte dell'esercito, della polizia di frontiera e delle autorità dell'occupazione, 40 attivisti israeliani e stranieri sono arrivati per esprimere la loro solidarietà e per unirsi alla manifestazione, ormai quotidiano. Alle 10,30, gli abitanti e gli attivisti hanno fatto uscire i ragazzi dalla scuola in modo che non potessero rimanervi intrappolati dalle forze israeliane che ultimamente ha preso l'abitudine di "conquistare" il villaggio durante la dispersione di una manifestazione, il più delle volte costringendo i ragazzi a rimanere dentro la scuola fino a notte.
Alle 11,00 il corteo ha lasciato il villaggio e si è diretto verso il cantiere del Muro. C'erano circa 100 partecipanti, donne e uomini del villaggio insieme agli attivisti israeliani e stranieri. Un gruppo numeroso di giornalisti di tutto il mondo era presente e la loro presenza ha fato sì che i militari non si sono lasciati andare con le solite violenze contro i manifestanti.
I manifestanti sono riusciti ad arrivare fino alle ruspe, fermandole per un quarto d'ora. Nonostante i gas lacrimogeni e granate ad urto, abbiamo mantenuto la nostra posizione per tutto il tempo, ma all'arrivo di un grande gruppo di poliziotti di frontiera, gli abitanti del villaggio hanno deciso di terminare la protesta per ora, per non cadere vittime della violenza. I militari sembravano delusi dalla possibilità che non ci sarebbe stata violenza e, mentre i manifestanti facevano ritorno al villaggio, hanno inseguito il corteo (come ormai usano fare sempre) per "dare una lezione" alla gente e "incoraggiarla" a smettere con le proteste "con qualsiasi mezzo" (le parole sono di un rappresentante delle autorità di occupazione, parlando con gli abitanti stessi la settimana scorsa). Infatti, sono entrati nel villaggio e hanno "conquistato" la scuola con ampio uso di gas lacrimogeni, granate ad urto e proiettili ricoperti di gomma. L'unico problema per loro era scoprire che la scuola era vuota, senza alunni in attesa "della lezione"!
Martedì 28 settembre ci sarà una grande manifestazione nel villaggio a mezzogiorno.
S.
Traduzione a cura dell'Ufficio Relazioni Internazionali FdCA Per ulteriori informazioni: http://www.fdca.it/wall
Circa quattro anni fa, all'inizio della Seconda Intifada, un gruppo composto di giovani anarchici ed altri liceali ha dato vita ad una nuova iniziativa: il rifiuto totale di prestare servizio militare. In Israele, il servizio militare è obbligatorio e dura tre anni. L'iniziativa faceva parte del quadro generale dei refusnik israeliani che, fino a quel momento, era composto principalmente da persone che cercavano di evitare il servizio da riservisti o da quelli che cercavano di evitare il periodo obbligatorio di 3 anni, fingendosi malati fisicamente o mentalmente. Quelli che si rifiutavano di prestare servizio militare per motivi politici erano principalmente riservisti che si limitavano al rifiuto di servire nei territori occupati, ma la Seconda Intifada che è iniziata 4 anni fa era il momento per una nuova ondata di refusnik di questo tipo e un nuovo tipo di refusnik, i liceali.
Inizialmente, c'erano pochi di questi giovani refusnik ed erano soprattutto anarchici. L'esercito generalmente li liberava dopo che avevano passato 3 settimane in carcere. Ma con l'inizio del terzo anno dell'Intifada, sempre più persone si univano agli obiettori totali anche delle persone con posizioni politiche meno estreme e l'esercito ha cambiato la sua tattica. I refusnik passavano fino a cento giorni in carcere, dopodiché l'esercito non li liberava.
Con la loro protesta, 5 refusnik politici e un pacifista si sono trovati al centro dell'attenzione malgrado la critica della loro protesta da parte del movimento dei refusnik meno estremi, un movimento che rappresenta l'ala radicale del sionismo.
Così, giovedì sera, due giorni dopo il rilascio dei 5 refusnik, si è svolto un ricevimento a Tel Aviv con circa 700 partecipanti, chiamato dall'intera sinistra radicale insieme agli Anarchici Contro il Muro, che hanno distribuito un volantino durante l'evento. Segue il testo del volantino.
DOBBIAMO ABBATTERE IL MURO
Comprereste un tostapane usato da Dani Nave [ministro israeliano della salute] ? Comprereste una macchina usata da Zahi Hanegbi [ministro per la polizia, sospeso dal servizio] ? E allora, come mai comprate dei progetti disastrosi che avranno un'influenza negativa sulle nostre vite per anni da loro e dai loro amici Arik, Bibi, Ehud, e Limor [i nomi di vari ministri] e da tutti gli altri interessati da tutte le parti fino ad includere il comitato centrale del Likud [partito di governo] ?
VI FIDATE DI LORO QUANDO DICONO CHE LA SOLUZIONE AI NOSTRI PROBLEMI CONSISTE IN RECINTI, MURI, APARTHEID?
Alla fine del 2002, il governo israeliano ha cominciato a costruire un recinto di separazione. Il percorso deciso doveva passare nella maggior parte dei casi ben all'interno della zona palestinese, distruggendo migliaia di ettari di terreno agricolo, separando i bambini dalle loro scuole, separando i malati dagli ospedali, separando le persone dai loro parenti. Il percorso torto crea dei ghetti, zone chiuse che interrompono i normali collegamenti tra i villaggi e il mondo intorno a loro. Migliaia di alberi da frutta e ulivi vengono sradicati per lasciare spazio per il Muro, alberi che sono il principale fonte di reddito per queste persone (a cui, peraltro, è vietato lavorare in Israele).
Per il governo si tratta solo di una misura di sicurezza, ma la Corte Suprema israeliana e la Corte Internazionale hanno dichiarato che il suo percorso è illegale e che danneggia seriamente le vite degli abitanti della zona. Sorge la domanda: hanno preso questo trattamento crudele in considerazione per quanto riguarda la sicurezza? Una persona diventa meno pericoloso quando le sue risorse sono stati rubate, i suoi alberi sradicati, il suo onore pestato?
Quindi, se non è una questione di sicurezza, che cosa è nascosta dietro la decisione di costruire un tale recinto? La risposta vera ma triste è una: RIMOZIONE. Non quel tipo di rimozione forzata, dove la gente viene caricata sui treni e portata via, ma una rimozione silenziosa dove si rende la vita talmente insopportabile per i soggetti in questione che rimangono con due sole opzioni: andarsene o scoppiare.
Nel gennaio del 2004 [*], gli abitanti hanno scelto una terza opzione: la lotta non violenta contro il recinto, ispirata da figure come Nelson Mandela e Martin Luther King. Uomini, donne, bambini e anziani hanno lasciato i loro villaggi per cercare di bloccare le ruspe con i propri corpi in un tentativo di impedire la distruzione e il furto. Sono affiancati da attivisti israeliani e stranieri che stanno con loro in solidarietà e cha cercano di far abbassare i livelli della violenza usata dall'esercito. Non sono sempre riusciti; l'esercito spesso ha ricorso a metodi di estrema violenza con l'uso di manganelli, granate ad urto, gas lacrimogeni, proiettili ricoperti di gomma e anche colpi carichi. Durante tutto l'anno, decine di manifestazioni sono stati repressi in modo crudele: 6 manifestanti hanno perso la vita e ci sono stati centinaia di feriti. I mass media hanno scelto generalmente di non parlare di quello che succedeva e l'unica frena, peraltro momentanea, è stata una decisione della Corte Suprema di bloccare la fuga precipitosa delle ruspe per poco tempo.
In questi giorni i lavori di costruzione del recinto nelle zone palestinesi hanno ricominciato alla massima velocità, con chiaro disprezzo per le sentenze della Corte Suprema. Ormai non è più possibile guardare dall'altra parte e dire "non ne sapevamo niente".
E' L'ORA DI AGIRE! FERMIAMO LA PAZZIA! FERMIAMO IL RECINTO!
ANARCHICI CONTRO IL MURO
[* ndr - dopo 8 mesi di lotta congiunta in piccole azioni tra gli abitanti palestinesi, i volontari stranieri e componenti dell'iniziativa degli Anarchici Contro il Muro]
www.ainfos.ca/it
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