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Processo 22/10/03 - La farsa e' finita
by Imputat-B Thursday, Nov. 25, 2004 at 12:37 PM mail:

Cagliari, Processo per i fatti del 22 Ottobre 2003: La farsa e' finita

La farsa e' finita

Finalmente e' finita la farsa del processo per i fatti avvenuti il 22 Ottobre 2003, ovviamente gli imputati sono stati tutti condannati secondo le richieste dell'accusa, ma potevamo aspettarci qualcosa di diverso ?

Da giorni il giudice sonnecchiava e aspettava impaziente di tirar fuori la sentenza gia' scritta. Figuratevi, di Sabato all'una, con la moglie (se sono sposati, senno' ci siamo capiti lo stesso) che e' venuta apposta in aula a sollecitarlo per buttare la pasta... .
Quanta voglia poteva avere di ritirarsi in camera di consiglio a fare finta di pensarci ?

Infatti, quando gli avvocati hanno finito con le loro brillanti arringhe, molto apprezzate dal pubblico, ma per nulla ascoltate da lui, il giudice si e' fatto passare il modulo ed ha compilato il verbale (e' un ex vigile urbano) che poi ha letto rapidamente e sottovoce.

Se il PM avesse chiesto anni di carcerazione questa specie di calimero (cosi' a cagliari ci si rivolge ai vigiliurbani) li avrebbe assegnati senza batter ciglio. Per fortuna il PM si deve essere un po vergonato dell'incongruenza e della pochezza delle carte che aveva in mano e si e' tenuto basso con le richieste.

Sicuramente il calimero in questione, comportandosi in questo modo, voleva proprio farci capire che non aveva nessun bisogno di pensarci, perche' la sentenza di un processo che oppone un anarchico e un poliziotto e' comunque gia' scritta, ed il resto e' solo una farsa. Una sentenza degna di un tribunale speciale per la difesa dello stato.

Ma vediamo, giusto per farci due risate, le ragioni della condanna e alcune delle argomentazioni con cui i difensori ci hanno piacevolmente intrattenuto per qualche ora.
Perche' la polizia e' intervenuta quella sera con forze sproporzionate (un battaglione di 40 celerini-antisommossa piu' digos, caramba e altra sbirraglia variamente agghindata)? Per identificare gli autori sconosciuti di una serie di presunti danneggiamenti. Peccato che, a posteriori, si sia appurato che tali danneggiamenti si riducano a un paio di scritte fotografate a posteriori e una sottoveste imbrattata all'interno di un negozio Benetton da un tizio, non riconosciuto dalla proprietaria, che pare abbia agito in coincidenza temporale con il passaggio dei manifestanti. In pratica, da un punto di vista processuale, tali imbrattamenti, o danneggiamenti, o come diavolo li vogliamo chiamare, non esistono; ed infatti il presunto imbrattamento e' l'unico reato per il quale gli imputati sono stati assolti.
Dunque i danneggiamenti non esistevano, vi erano pero' degli sconosciuti da identificare? Forse si, peccato pero' che, dal racconto dei poliziotti, si evince che questi sconosciuti (ammesso e non concesso che ve ne fossero) gli hanno bellamente ignorati buttandosi invece in massa all'inseguimento di quelle persone che conoscono bene e con le quali, evidentemente, hanno qualche conto in sospeso. Gli imputati in particolare, a dire del vice Gargiulo, erano conosciutissimi ('noti anarchici' gli definisce lo sbirrodigos Varsi) e non vi era alcun bisogno di identificarli. Dunque, secondo il teorema dell'accusa, pienamente accolto dal giudice, i condannati avrebbero resistito a un tentativo di identificazione assolutamente non necessario e non rivolto a loro, motivato da un reato che non avevano commesso perche' non esisteva. Logica ferrea, non c'e' che dire.
In particolare il vice-panzone-Gargiulo riferisce (circostanza non confermata da nessun altro e cio' nonostante divenuta perno dell'accusa) che era tutto tranquillo sino a che lui non ha ordinato di fermarsi per l'identificazione. A quel punto coraddu gli avrebbe detto 'coglione da te non mi faccio identificare' (strano, perche' un'attimo prima Gargiulo aveva spiegato che lui coraddu lo conosce benissimo). In coincidenza con questo 'coglione', rivolto a lui, sarebbe scoppiato un casino e i manifestanti avrebbero attaccato la polizia (obbedendo evidentemente ad un piano preordinato che doveva scattare in corrispondenza a quel segnale in codice). In realta' qualche malalingua sostiene di aver visto il vice-panzone visibilmente agitato e offeso per il grido "corri grassone" rivoltogli da un manifestante in fuga (ahi ahi, sbirro permaloso ...). Comunque qui' di scheletri negli armadi deve essere pieno perche' nessuno se la sente di mettere in dubbio la parola del vice-panzone che, dall'alto della sua stazza, le spara davvero grosse. Evidentemente puo' dire quello che vuole, in barba alla logica ed alla verosimiglianza, tanto si trova in una posizione tale che nessuno al palazzaccio se la sente di mettere in dubbio il suo verbo, e gli imputati si beccano una condanna per resistenza.
Che dire infine delle condanne per violenza e lesioni?
Lo sbirrodigos varsi sostiene di aver visto Matteo mettere le mani addosso al vice Gargiulo, il vice panzone invece riferisce letteralmente "non mi ha nemmeno toccato". Si sarebbe avvicinato, matteo, per colpirlo, ma lui, avvedutosi della circostanza, con un'agile rotazione felina si sarebbe portato in posizione di difesa e avrebbe messo in fuga matteo con il suo sguardo di fuoco. Peccato che nell'agile rotazione felina l'oscillazione del panzone l'abbia sbilanciato e si sia provocato una distorsione al ginocchio. Dunque Matteo sarebbe stato condannato per violenza e lesioni per aver provocato l'oscillazione della panza col suo 'tentativo' di aggressione.
Luisa invece, con la sua violenza, avrebbe provocato lesioni al capodigos Arangino nel tentativo, come dice Arangino stesso, di soccorrere Saddi, che in quel momento si trovava a terra, circondato da poliziotti che lo stavano ammazzando a colpi. Nessun'altro conferma questa circostanza, anzi, gli altri pulotti presenti smentiscono e dicono di non aver nemmeno visto Luisa. Basta uno sguardo per confrontare i due e capire che la circostanza e' assolutamente inverosimile. Tra l'altro il capodigos Arangino, in quel momento, per sua stessa ammissione, si trovava in borghese, senza segni distintivi, ne' si e' identificato come pulotto. Cio' nonostante, in omaggio alla logica e ala verosimiglianza, Luisa e' stata condannata per la violenza e le lesioni ad Arangino, a cui dovrebbe versare pure 1500 euros come anticipo per i danni morali subiti dal capodigos.
Lo sbirrodigos Vargiu sostiene di aver visto Massimo picchiare a sangue Arangino e di essere intervenuto, sostiene che questo efferato episodio si sarebbe svolto in una localita' isolata ben lontana (30 metri) dall'altra sbirraglia e che il suo capodigos Arangino era ben riconoscibile grazie al distintivo che portava (ahi ahi a voler essere piu' realisti del re ...). Tutte queste circostanze sono pero' smentite dagli altri pulotti presenti che riferiscono tutti (compreso il capodigos) di essersi trovati a pochi metri di distanza gli uni dagli altri. Inoltre, se hanno pestato a sangue il capodigos, dov'era il sangue? Il giorno dopo, all'udienza di convalida, l'attuale capodigos (allora capocelere) non aveva nemmeno un segno visibile sul corpo (a parte un vistoso e coreografico collare di garza), cosa assai strana per chi afferma di aver subito ad una violenta scazzottata. Disse il capodigos che coraddu gli aveva rotto gli occhiali con un pugno (circostanza smentita dagli altri pulotti presenti) e che di conseguenza gli era venuta una congiuntivite (e le emorroidi no?). Ma tante', il PM nella sua requisitoria aveva affermato che le testimonianze quanto piu' sono coerenti e tanto meno sono credibili (e con questa motivazione aveva annullato tutte le testimonianze a difesa). Evidentemente vale anche il contrario, piu' si accumulano contraddizioni, inverosimiglianze e panzane e tanto piu' si viene creduti; a patto pero' di far parte del coro stonato del capodigos Arangino e del vice-panzone Gargiulo. Il cerchio (o il circo) si chiude quindi con la condanna anche di Massimo per la violenza e le lesioni ad Arangino.

Molte risate e un po' di delusione tra il pubblico.
Tutto sommato, visto che la condanna era scontata, e' meglio che l'abbiano chiusa cosi'.
Se il giudice avesse fatto finta di ritirarsi in camera di consiglio a pensarci un po', se avessero aperto un fascicolo contro gli ignoti feritori dei manifestanti (destinati peraltro a rimanere tali), magari qualche democratico ci sarebbe cascato. Si sarebbe illuso che ancora si possa insistere per avere giustizia attraverso le vie legali, gli avvocati avrebbero detto che le sentenze si rispettano e casomai, dopo, si impugnano, etc. etc. .
Il comportamento di quesi pagliacci ha reso invece consapevole, anche il democratico piu' convinto, della natura farsesca e vuota dello spettacolo a cui aveva assistito.
"C'e' piu' trama in un film porno" commentava qualcuno con ragione.

Ora che il circo ha chiuso (almeno momentaneamente) viene da chiedersi se abbiamo fatto bene ad alimentarlo. Gia', perche' lo spettacolo si e' avvalso anche del nostro contributo (ancorche' coatto). Abbiamo contribuito ad alimentarlo in vari modi: organizzando una difesa legale puntuale ed aggressiva, seguendo assiduamente le udienze e, buon ultimo, anche gli imputati hanno dato il loro contributo rilasciando dichiarazioni.
A conti fatti penso comunque che siano state scelte giuste.
Lo scopo infatti non era quello di ottenere una impossibile sentenza di assoluzione, ma casomai quella di rendere piu' difficile e faticoso il percorso che portava alla condanna. I poliziotti si sono dovuti sedere sul banco degli accusati, anche se formalmente erano solo dei testimoni, e rispondere, pubblicamente, del loro operato. Non mi sembra che gli abbia fatto piacere. Sudati e imbarazzati hanno dovuto rispondere alle domande dei difensori e, sostanzialmente, spiegare come e perche' hanno congegnato e realizzato questa aggressione premeditata a danno di alcuni 'noti anarchici', come li descrivono loro in poliziese. Un po' di chiarezza e' stata fatta e la partecipazione di un folto pubblico ha evitato che la cosa passasse inosservata e sotto silenzio o, peggio ancora, che passasse solo la versione data dalla stampa. Certo, dopo che si era evitato il peggio, e cioe' una condanna pesante il giorno dopo i fatti in un processo per direttissima senza l'assistenza di un difensore di fiducia (ricordiamoci che questo era il piano che la polizia ha cercato in tutti i modi di realizzare), tutto il resto, per quanto riguarda la sentenza, e' stato praticamente ininfluente.
Cio' nonostante non vedo perche' avremmo dovuto rendergli le cose piu' facili? Vogliono La farsa della giustizia e della democrazia? Ne paghino lo scotto sino in fondo. Sono contraddizioni loro, non nostre. E poi con le loro deposizioni ci hanno dato materiale sufficiente a ridere per anni e a realizzare piu' d'una piece teatrale di genere tragicomico. La semplice lettura della deposizione di Gargiulo provoca le convulsioni ...

C'e' un'altro aspetto importante in questa vicenda. Ogni volta che un fatto repressivo di questa gravita' accade c'e' il rischio che si inneschi il panico e la corsa a prendere le distanze dagli elementi "violenti", dai "provocatori" e insomma dai cattivi di turno. D'altra parte la divisione del campo degli oppositori in buoni e cattivi e' uno degli scopi che il potere si prefigge con operazioni come queste. C'e' il rischio di illudersi che l'appartenenza al campo dei "buoni", la presa di distanza dai "cattivi" (sostanzialmente il corrispondente moderno dell'abiura), possa darci qualche garanzia di sicurezza in piu'. Ma e' solo un'illusione. Il confine tra "buoni" e "cattivi" e' mobile, si sposta continuamente e rischia di intrappolarci. Questo regime di democrazia autoritaria, sotto il quale ci troviamo a vivere, non solo non da' nessuna garanzia per la nostra liberta', ma neanche per la nostra incolumita' fisica.
Questa vicenda di Cagliari, nel suo piccolo, lo conferma: si puo' rischiare la pelle per niente, per essere scesi in strada a distribuire dei volantini in solidarieta' con un amico, per essere sospettati di aver fatto una scritta, per essere conosciuti come "noti anarchici". Un branco di semianalfabeti arruolati in celere a 1000 euro al mese, agli ordini dei soliti noti della questura, potrebbero provare a fracassarvi la testa (e guai a chi interviene in soccorso). Il giorno dopo la citta' si svegliera' scandalizzata per le vetrine infrante (che nella fattispecie non esistono, ma se fossero esistite sarebbe forse cambiato qualcosa?).
La verita' e' che la nostra pelle e' nelle loro mani, e la chiamano sicurezza ...

Purtroppo anche questa volta, anche a proposito di fatti come questi, c'e' stata la tentazione di dividersi e di prendere le distanze dai cattivi e dai metodi violenti (riferendosi ai manifestanti e non ai poliziotti), senza neanche conoscere bene i fatti (vero studenti a sinistra? vero rifondaroli?). Per fortuna poi, almeno in questo caso, lo 'strappo' e' stato ricucito, un po' perche le persone coinvolte erano troppo note e appartenevano ad aree politiche molto diverse (risultava quindi difficile prendere le distanze sino in fondo), e un po' grazie anche al paziente lavoro di discussione, confronto, controinformazione svolto durante tutto quest'ultimo anno, anche in margine al processo.

Io spero che questa vicenda sia almeno servita a rendere tutti consapevoli della natura criminale del regime di democrazia di mercato senza liberta' sotto il quale viviamo. Coloro che condividono questa visione minima (organizzati politicamente o meno) dovrebbero essere perlomeno solidali tra loro e riconoscersi reciprocamente il diritto alla resistenza e all'autodifesa.

La sottomissione preventiva non garantisce nulla, non ci si puo' difendere stando alle regole dettate dal nemico.

Non ci si puo' far dividere con troppa facilita' in buoni e cattivi , violenti e non violenti. E poi, cosa vuole dire "non violento"? Secondo il codice adottato dal potere sarebbe uno che si fa portare al macello supinamente, rassegnato, senza reagire. Possiamo certo ragionare sull'opportunita' di reagire alla forza con la forza (soprattutto quando di forza se ne ha poca), ma senza per questo mettere in discussione il diritto di ciascuno di difendersi e di reagire all'oppressione quotidiana. In ogni caso dobbiamo sapere che ogni tentativo di resistere e opporci, nel momento in cui raggiunge una qualche efficacia, sara' catalogato come violento, illegale e criminale.

Bisogna chiamare le cose con il loro nome, e non con il nome che gli attribuisce il potere. Il danneggiamento di una vetrina e' il danneggiamento di una vetrina e non una "bomba". Il sabotaggio di un distributore e' il sabotaggio di un distributore e non "terrorismo", ne' tantomeno "lotta armata". La rassegnazione e l'impotenza sono rassegnazione ed impotenza e non "non violenza", ne' tantomeno vanno confuse con le tecniche di lotta basate sulla disobbedienza, sul sabotaggio, sulla resistenza civile.

In Sardegna in questo momento e' in atto una campagna repressiva molto ampia, sono stati istruiti un numero altissimo di processi politici (quanti non se ne erano mai visti in tutti ultimi 20 anni messi assieme) istruiti su fatti che, se non sono pretestuosi o inesistenti, vengono comunque ingigantiti molto al di la' della loro vera consistenza. Si processano i militanti di IRS per la manifestazione al poligono di Quirra e davanti alla sede degli strozzini del banco di Sardegna, si svolgono processi per l'occupazione di spazi sociali, per vari episodi di piazza, per il danneggiamento della vetrina di quella merda di Pittalis e per i danneggiamenti ai danni della Esso e al comune di Elmas e chissa' cosa tutto mi sto' dimenticando e cos'altro ci aspetta nei prossimi tempi. Tutto cio' viene poi cucinato dalla stampa e utilizzato per montare un "allarme terrorismo", e giustificare cosi' ulteriori spese per inasprire la repressione, il controllo e la paura.

Di fronte a tutto questo mi sembra che tutto sommato ci sia la tendenza di ciascuno a seguirsi le sue pendenze senza troppo preoccuparsi di quelle degli altri. Penso al linciaggio mediatico prima, e la chiusura poi, del circolo "Fraria", accusato di tutti i mali del mondo, senza che, tutto sommato, la piazza di Cagliari ha tollerato, si levassero molte voci a denunciare questa assurda montatura. Quasi come avere un "coperchio buono per tutte le pentole" (come diceva Mesina) alla fine faccia comodo a tutti.

In conclusione (ho scritto davvero troppo) vorrei dire che il pericolo che minaccia gli oppositori di questo regime e' grande, e grande deve essere la solidarieta'. Cerchiamo di avere fiducia nelle nostre (poche) forze, di sostenerci a vicenda, di non berci tutte le fesserie che ci propinano e di non illuderci che "tanto siamo a Cagliari e quindi, alla fine, non succedera' niente".

Viva l'Anarchia - ... gratis e per tutti
Imputat-B

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Ci sono 10 commenti visibili (su 42) a questo articolo
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Titolo Autore Data
'ta peccau endrich Saturday, May. 14, 2005 at 4:37 PM
Nel frattempo a Genova ... Imputat-B Friday, Dec. 10, 2004 at 2:09 AM
Nel frattempo a Genova ... Imputat-B Thursday, Dec. 09, 2004 at 9:34 PM
Ancora X Individu* ex bambino prodigio Wednesday, Dec. 01, 2004 at 1:17 PM
... Individu* Wednesday, Dec. 01, 2004 at 9:35 AM
Agostino, ascolta tu!! una Monday, Nov. 29, 2004 at 9:40 PM
listening all the people agostino Monday, Nov. 29, 2004 at 6:06 PM
x falanca e gino ranx Monday, Nov. 29, 2004 at 3:31 PM
x gino spranga durden Monday, Nov. 29, 2004 at 2:19 PM
appartenenza di classe e il borghese durden gino spranga Monday, Nov. 29, 2004 at 12:11 PM
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