Il 19 marzo, giornata antimilitarista internazionale e secondo anniversario della guerra in Iraq, la Federazione Anarchica Italiana si è data appuntamento a Rimini per dire no a tutte le guerre, no a tutti gli eserciti. --------
Per dire no agli assassini in divisa che dal nostro territorio partono per le loro “missioni” di morte.
La lotta antimilitarista, l’opposizione alla guerra, potrà essere vincente solo se saprà estirpare le radici del militarismo là dove sono saldamente piantate: tra le nostre case, nelle nostre città, coste, montagne. ----------- Alcune immagini della manifestazione (primo di tre post)
01_no_alla_guerra.jpg, image/jpeg, 454x314
Abbiamo scommesso sulle ragioni dell’internazionalismo e della solidarietà contro la retorica tricolore che, a destra come a sinistra, ammorba le strade e le coscienze. Una scommessa vinta. Una giornata antimilitarista in una città, come Rimini, dove il militarismo incide profondamente il territorio. A Rimini c’è, accanto a quello civile, il Fellini, un aeroporto militare in cui ha sede la Brigata Vega, gli elicotteristi di stanza a Nassirija, dove nella battaglia dei “ponti” i militari italiani si sono distinti per l’assassinio di uomini, donne e bambini inermi. Da Rimini per quella stessa “missione di pace” sono partiti i Mangusta diretti in Iraq, dove sono morte di guerra oltre centomila persone. Lì il governo italiano con i soldi sottratti alle scuole per i nostri bambini, agli ospedali per la nostra salute, agli investimenti per i trasporti dei lavoratori mantiene un corpo di occupazione. Gli iracheni vivono, in condizioni spesso miserabili, sotto il tallone delle truppe dei paesi della coalizione guidata dagli USA. I massacri di Falluja e Ramadi, il feroce accanimento contro la popolazione civile, sono il risultato della guerra. Di questa guerra, come di tutte le guerre. Di quelle di destra (Iraq), di quelle di sinistra (Kosovo), di quelle di destra e di sinistra (Afganistan). Il nostro pacifismo, quello degli anarchici, non si disgiunge mai dalla critica feroce di ogni forma di militarismo: la pace non può essere intesa come una tregua armata tra una guerra e l’altra, come un “civile” accordo tra assassini in divisa. La pace, quella vera, diviene prospettiva realistica solo in assenza di eserciti che possano far cessare la tregua, riprendendo i massacri. Il belletto di cui i guerrafondai ricoprono gli orrori della guerra, non possono cancellarne l’orrendo lezzo. La consapevolezza antimilitarista è quindi critica della gerarchia, dell’oppressione, dello stato che in nome della “libertà” ci opprime ogni giorno.
Siamo sfilati per le strade di Rimini, dove manifestammo già nel ’99 contro la guerra in Kosovo, perché sappiamo che la guerra umanitaria non è che un orrendo ossimoro, perché non ci sono poteri buoni, guerre giuste e guerre sbagliate.
Il giorno precedente uno striscione (VIA GLI ESERCITI DALL’IRAQ, DALL’ITALIA, DA RIMINI!) è stato affisso sulla recinzione dell’aeroporto militare, accanto all’ingresso chiuso da guardie armate e dal filo spinato. Si è in tal modo voluto sottolineare che la battaglia contro il transito dei marines da Rimini non può che essere che una tappa di una più vasta lotta per la smilitarizzazione totale della città: la guerra vede le truppe italiane in prima fila, la guerra va inceppata sui nostri territori.
Il corteo, partito intorno alle 16 dall’Arco di Augusto, si è snodato per le vie della città con slogan e musica con la modenese A-band. Secondo il ministero dell’Interno che certo non è sospettabile di generosità nei nostri confronti, eravamo un migliaio. Lungo il percorso sono stati affissi manifesti raffiguranti bombardieri e la scritta “Distribuiamo democrazia”. Sul ponte dei Mille è stato messo uno striscione con la scritta “Fuori gli eserciti da Rimini, dall’Italia, dalla Storia! Numerosi i compagni affluiti da tutta Italia. C’erano anarchici da quasi tutte le regioni italiane, dal Piemonte alla Calabria. Numerosissimi gli striscioni, le bandiere, i cartelli. I bancomat lungo il percorso sono stati “tappati” con cartelloni con la scritta “Fermiamo la guerra e chi la finanzia. No alle banche armate”. Numerose le scritte murali. La manifestazione si è conclusa nel piazzale antistante il ponte di Tiberio, che i compagni riminesi lo scorso anno intitolarono al compagno Pedrizzi, disertore della prima e della seconda guerra mondiale. Sull’albero del disertore, piantato in quell’occasione, è stata ripristinata la targa commemorativa, mentre all’ingresso del parco è stata piazzata una “stele” in ricordo dei disertori dei tutte le guerre. Buona l’accoglienza della città, dove, nonostante gli avvertimenti scritti e verbali contro la manifestazione anarchica, i negozi sono rimasti aperti e la gente si è affacciata curiosa sulla strada, da qualche bancone qualcuno ha salutato a pugno chiuso. In piazzale Pedrizzi è intervenuto un compagno del Gruppo Libertad, Settimio, che ha ricordato le ragioni della manifestazione e le lotte territoriali degli anarchici riminesi. È poi intervenuto Giordano della FAI di Jesi che in un lungo intervento ha ripercorso questi anni di lotte antimilitariste. Una dedica particolare è stata fatta al ministro dell’Interno Pisanu, che nelle ultime settimana ha più volte esternato il proprio livore antianarchico. La giornata si è conclusa con le canzoni del compagno Alessio Lega, che come sempre ci ha emozionati con storie e sensazioni (la guerra, il razzismo, la repressione, la solidarietà) che sono quelle di noi tutti.
Fermare la guerra è possibile, pratichiamo la diserzione quotidiana!
www.federazioneanarchica.org
|