Uno spettro si aggira per la Valsusa: Silvano Pelissero.
Sembrava che i guai giudiziari di Silvano fossero finiti. Che finalmente dopo 4 anni di detenzione, dopo aver perso gli amici più cari (Sole e Baleno), egli potesse vivere senza il fiato dei mastini sul collo. E invece no. E’ bastato che lo vedessero una o due volte partecipare a qualche iniziativa pubblica perché il suo nome tornasse sui giornali. Il mostro, l’anarco-fascista-leghista, il lupo grigio, il pericolo pubblico numero uno. Alberto Custodero sembra siasi specializzato su di lui e non perda occasione per scrivere falsità su di lui. Su Repubblica di due giorni fa (6/11) l’infame scrive: “Se ne sta in Val Susa rintanato come un lupo. Come i suoi Lupi grigi che negli anni Novanta avevano firmato gli attentati più clamorosi in Val Susa. Si aggira anche lui, Silvano Pelissero, guardingo, diffidente, quasi invisibile, nel bel mezzo della valle della protesta No-TAV. Non è stato lui a mettere il pacco bomba trovato a Giaglione. Nessuno lo ha visto nei cortei durante gli scontri di Mompantero. Ha pagato il suo conto con la giustizia. Nonostante sia a tutti gli effetti un cittadino libero sa di essere braccato come un lupo dagli investigatori che, come cacciatori, lo cercano per sapere cosa stia tramando. E lo spiano per conoscere con anticipo quali azioni eversive stia progettando. Tutti gli danno la caccia: Digos, Ros, Sismi, Sisde, carabinieri, polizia. Ma Pelissero sa come muoversi. Ha vissuto per anni come un animale braccato nella foresta di larici. Cerca microspie dappertutto. Si guarda di continuo alle spalle. Dopo l’irruzione del 5 settembre al festival de L’Unità e le minacce al PM che lo fece condannare Maurizio Laudi, Pelissero non si è più visto. Ma è in Val Susa. La sua presenza è stata avvertita da alcuni segnali inequivocabili. Ma nessuno lo ha mai avvistato. La sua presenza misteriosa, sotto la Sacra di San Michele, aleggia come un fantasma e fa paura perché è l’unico che ha testa, esperienza, coraggio, astuzia, e – diciamolo pure – una buona dose di follia e fanatismo anarchico da farne un uomo da temere. Da tenere sotto controllo. Perché se è vero che gli investigatori lo stanno cercando, è altrettanto vero che la Val Susa è il terreno di caccia di Silvano Pelissero”. Terrificante. Sebbene leggendo con attenzione si capisce che l’articolo è un insieme di panzane, qual è lo scopo? Solo quello di far vendere qualche copia in più del suo giornale di merda? O c'è sotto qualcosa? Chi è l’ispiratore? Il Boia Laudi? E, se è così, quale altra devastante montatura stanno assemblando lui e Petronzi (capo della Digos torinese) sulla pelle di Silvano? Come fa Custodero a dire che Silvano è in Val Susa se “nessuno lo ha visto”? E nemmeno “nessuno lo ha mai avvistato”? E, se così fosse, come mai non lo trovano, se “tutti gli danno la caccia: Digos, Ros, Sismi, Sisde, carabinieri, polizia”? E, se “ha pagato il suo conto con la giustizia” e se è “a tutti gli effetti un cittadino libero”, perché é “braccato come un lupo dagli investigatori che, come cacciatori, lo cercano per sapere cosa stia tramando”? E quali sono i “segnali inequivocabili” con cui “la sua presenza è stata avvertita”? E come fanno a spiarlo “per conoscere con anticipo quali azioni eversive stia progettando”, se non sanno dove si nasconde? E se è “alla macchia come un animale braccato”, dov’è che “cerca microspie dappertutto”? “Nella foresta di larici”? Poi l’infame scribacchino prosegue con le menzogne d’archivio, tutte false e smentite, dell’epoca dell’arresto dei tre squatter. Il pollaio del padre, la bomba mai esistita che gli ferisce la mano (un incidente sul lavoro, per cui prende una pensione dall’INAIL), l’affissione con Ghiglia (MSI), le frequentazioni leghiste, il mitragliamento degli sciatori. E poi conclude: “Ecco perché Pelissero fa e deve far paura: perché su questo punto (l’insurrezione dei valsusini), dopo aver visto gli scontri con la polizia e le scene di guerriglia di Mompantero, non s’era poi sbagliato di molto”. Qui lo scribacchino scivola involontariamente su un briciolo di verità perché “Pelissero deve far paura”, anche se “nessuno lo ha visto”, anche se non è più in Valle e nemmeno a Torino, anche se non ha nulla a che fare con quanto sta succedendo. Per non essere da meno, anche La Stampa tira fuori un po’ di merda su Silvano; e lo fa per mano di Massimo Numa, l’informatore dei naziskin, un altro leccaculo della procura, che scrive (7/11): “E torna alla memoria la figura di un anarchico valsusino, Silvano Pelissero, che - arrestato dalla Digos di Torino per alcuni attentati avvenuti proprio in quegli anni - è tornato da qualche tempo in libertà. La prima apparizione pubblica fu a settembre, quando comparve all’improvviso nello stand del Festival de l’Unità dove era in corso un dibattito sulla giustizia. Pelissero, assieme a un gruppo di contestatori, minacciò il procuratore aggiunto Maurizio Laudi, fingendo di impugnare una P38. Puntata sul magistrato. Quasi un classico. Pelissero ritornò in valle, di cui conosce ogni anfratto, e ha fatto perdere le sue tracce. Non ha una residenza ufficiale, ma tutti sanno che è lì, con la sua antica e provata passione per gli esplosivi, per le frasi ad effetto contro la borghesia capitalista”. Non può essere la solita invenzione giornalistica. Qui c’è sotto ben altro. Sono le mani di Laudi e Petronzi che muovono burattini come Numa e Custodero. Cosa bolle in pentola? Quali montature stanno architettando? Cupe previsioni si addensano quando gli assassini sono protetti dalla ragion di Stato. Quando governo e opposizione hanno concesso licenza di uccidere. La lotta popolare al TAV, sta creando seri problemi al potere. I politicanti di destra e di sinistra fanno finta di non capire perché la gente si ribella e lotta in prima persona contro quello che loro hanno deciso essere lo sviluppo e il progresso. La Valle deve scendere a compromessi, con le buone o con le cattive. Nonostante l’azione repressiva e la militarizzazione totale del territorio, la gente non si è lasciata intimidire. La protesta cresce e sempre più persone scendono in piazza. E sempre più incazzati. Non si può andare avanti così. Le trivelle devono partire. Non si può fermare il progresso. Occorre una svolta. Qualcosa che crei spaccature e criminalizzi una parte del movimento. Ed ecco apparire come per magia un volantino farneticante, immediatamente seguito da una bomba ridicola. E subito Laudi si sbraccia di gioia e grida a squarciagola che è tutto opera degli squatter. Ma, attenzione, nulla a che vedere con il pacco a Cofferati (potrebbero levargli l’inchiesta e allora addio riflettori). Questa è una cosa locale. Lasciateci prendere Silvano che ci pensiamo noi. Costruiremo delle belle “prove granitiche”. Accendi le luci sulla ribalta. Finalmente si va in scena. Prendi il vecchio copione che lo riattualizziamo. Nulla di nuovo sotto il sole. Se il terrorismo non esiste bisogna inventarlo. E Laudi è un vero specialista in questo campo. E, poi, gli squatter sono il suo piatto preferito. Ed ecco ancora una volta, come nel ‘98, tutti a temere gli squatter o a prendere le distanze. E’ di questi giorni la nuova occupazione SOAP, dove per gli occupanti si premurano di dichiarare che non sono squatter. E anche in Valle qualcuno, disorientato, ci tiene a precisare di non essere squatter. Gia nel 1998 Sole e Baleno sono stati sacrificati sull’altare del TAV. Silvano è sopravvissuto, fino a quando? Quante persone Laudi e Petronzi dovranno ancora ammazzare per fermare la lotta contro il TAV? Sta al movimento non accettare la provocazione di Stato e smascherare questi assassini per quello che sono. Hanno bisogno di spezzare questa imponente unità nella lotta che permette al movimento di non far passare la costruzione del treno veloce. Non lasciamoci fregare. Sole e Baleno vivono nella lotta contro il TAV! Sbirri, magistrati, giornalisti, oggi come ieri, ASSASSINI! ZioBerto Portinero (le cordonnier)
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