Cronaca della giornata del 29 novembre e foto delle truppe di occupazione a Venaus
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Erano circa le tre nella notte tra il 28 e il 29 novembre quando decine e decine di blindati partiti da Torino si sono diretti alla volta della Val Cenischia, una valle laterale della Val Susa dove passa la statale 25 che porta al valico del Moncenisio. La strada diretta a Venaus si stacca dalla statale 25 e correndo quasi sotto i piloni dell’autostrada arriva al paesino. Qui mercoledì 30 la CMC, cooperativa rossa specializzatasi in devastazione ambientale nel Mugello, si accingeva a prendere possesso dei terreni per aprire il cantiere per la realizzazione della galleria di servizio di 10 Km, preliminare alla costruzione delle due canne del Tav da 54 Km. tra Venaus e S. Jean de Maurienne. Il 29 giugno e il 6 e 7 ottobre i blocchi popolari avevano impedito ai tecnici di CMC, scortati da polizia e carabinieri, di effettuare gli espropri. Il 30 novembre, ad un mese dalla battaglia Seghino, quando solo di notte e con l’inganno le truppe dello stato riuscirono ad occupare un sito destinato ai sondaggi Tav, e a 15 giorni dallo sciopero generale, la CMC ci ha riprovato, usando ogni mezzo a propria disposizione. Le forze del disordine statale agli ordini di Pisanu hanno giocato d’anticipo e come un autentico esercito invasore hanno occupato Venaus, bloccando tutte le strade di accesso. Per l’intera giornata del 29 novembre solo ai residenti è permesso passare. Ai check point che da un mese separano la frazione Urbiano di Mompantero dal resto del mondo se ne sono aggiunti altri che tengono in ostaggio l’intera Val Cenischia. Di fronte all’ennesima sfida della lobby delle grandi opere la gente della Valsusa ha dato una risposta immediata attuando blocchi ferroviari e stradali a sorpresa, e facendo scioperi spontanei di protesta sin dalla mattinata del 29: i lavoratori della Azimut di Avigliana, della Irem di Sant'Antonino, della Savio di Chiusa San Michele, della Roatta e della Cord3 di Bruzolo, hanno lasciato il posto di lavoro per raggiungere i manifestanti. Per una decina di minuti è stata bloccata anche l’autostrada del Frejus. In alcuni paesi i genitori hanno fatto uscire dalle scuole i bambini. Al bivio verso Venaus un presidio spontaneo formatosi sin dalla notizia dell’occupazione del sito di Venaus viene caricato – europarlamentari in visita compresi – ma resiste sino a sera, quando il blocco viene tolto. Durante la giornata di occupazione le truppe dello stato si sono attestate all’interno dell’ex cantiere dell’AEM pronte ad entrare nei terreni destinati all’esproprio. In serata migliaia e migliaia di persone raggiungono Venaus e rendono sempre più folto e partecipato il presidio di fronte all’area destinata ai lavori Tav. Nevica fitto fitto e fa un gran freddo: numerosi falò illuminano la valle e danno calore, mentre dall’area in cui sono asserragliati gli uomini in divisa i fari gettano una luce vivida e sinistra. Da Torino una lunga colonna di automezzi si muove in direzione della Val Susa intorno a mezzanotte e trenta. Mentre scriviamo si sta consumando una lunga notte intorno ai falò della Val Cenischia: tutti attendono l’alba sapendo che la polizia probabilmente tenterà un’azione di forza. Qualunque sia l’esito della giornata che ci attende Stato, UE e Regione sappiano che all’ombra del Rocciamelone c’è un mucchio di gente che non è disposta a mollare. Un mucchio di gente che ha imparato a decidere in prima persona sulla propria vita e che continuerà a lottare per continuare a farlo. La resistenza continua… Tutti a Venaus!
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