Mediatattici per il Kurdistan
Giovedi
mattina di fronte l'ambasciata Americana di Roma si e' svolto un sit- in
della comunita' kurda per la salvaguardia dei diritti umani, nonche' la liberta' per il
Presidente del kadek (ex pkk) Ocalan.
Destano infatti continua e crescente preoccupazione le condizioni di salute di
Abdullah Ocalan, recluso ormai da quasi cinque anni nell'isola di Imrali, senza che gli sia consentito di incontrare i suoi avvocati e ne' di ricevere visite mediche da parte di sanitari indipendenti.
E' ormai chiaro che e' in atto una spietata strategia volta alla liquidazione fisica del leader kurdo, come del resto esplicitamente ammesso da un generale turco durante una riunione a Bruxelles, in una dichiarazione che è stata ripresa dalla stampa turca.
In un comunicato del 17 luglio scorso lo stesso Ocalan denunciava la nuova politica turca volta ad allargare la legge sul pentimento e il collaborazionismo ai detenuti politici kurdi in cambio della riduzione della pena.
La "democrazia turca" risulta essere solo una democrazia di facciata: l'influenza dell'esercito sul parlamento rimane ancora incontrastata. Esercito che lontano dai riflettori dei luoghi frequentati da turisti agisce ancora con metodi repressivi indescrivibili ed esercita il suo potere sulle aree rurali in maniera incontrastata.
Le carceri turche hanno ancora le sembianze degli anni '70 e il potere giudiziario risulta fortemente influenzato dalle politiche repressive del governo: un esempio per tutti è quello di Leyla
Zana, la parlamentare imprigionata da undici anni insieme a quattro suoi compagni di partito per aver parlato della causa kurda in lingua kurda in un parlamento turco.
Diffondere la cultura e la tradizione kurda rimane l'imperativo categorico per tutti gli attivisti kurdi che si impegnano per la causa del loro popolo. Le uniche armi nelle mani del popolo rimangono la cultura, le tradizioni e il diritto di autodeterminazione. Insabbiare gli ingranaggi di un meccanismo
ormai innestato che porterà la Turchia nell'Unione Europea si può solo informando l'opinione pubblica europea, infliggendo al governo turco l'unica punizione che non vorrebbe.
Lavorare per i richiedenti
asilo in Europa con le informazioni provenienti dalle associazioni per i diritti umani turche e kurde e lavorare per la diffusione della cultura e la tradizione di quel popolo può essere un altro importante ruolo degli attivisti europei.
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