COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI,
DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E
DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
COMITATO PARITETICO
INDAGINE CONOSCITIVA
Seduta di mercoledì 5 settembre 2001
Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice
G8 tenutosi a Genova.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,10.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Questa mattina abbiamo inviato ai tre ispettori del Ministero dell'interno delle lettere di richiesta di
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chiarimenti. Comunico che il dottor Micalizio ci ha subito risposto con la seguente lettera:
«In relazione alla richiesta n. 1611/Comm./I, qui pervenuta in data odierna, le comunico che:
nella
mattinata del 27 luglio ultimo scorso ho ricevuto dal Capo della
Polizia - Direttore generale della Pubblica Sicurezza l'incarico di
svolgere accertamenti su un episodio particolare avvenuto in occasione
del vertice G8 in Genova.
L'episodio in questione è quello relativo alla perquisizione effettuata presso la scuola Diaz-Pertini.
Nella
stessa giornata mi sono recato a Genova, unitamente ai colleghi
Salvatore Montanaro e Lorenzo Cernetig, anch'essi incaricati di
accertamenti per altri episodi avvenuti durante il vertice.
Nel
pomeriggio del 31 luglio ho consegnato al Capo della Polizia -
Direttore generale della Pubblica Sicurezza la relazione concernente
gli accertamenti richiesti.
Per quanto a mia conoscenza tale relazione è stata trasmessa dal Dipartimento della P.S. a codesta Commissione.
Rimango,
comunque, a Sua disposizione per chiarire eventuali ulteriori punti di
interesse specifico per la Commissione da Lei presieduta.
Colgo l'occasione per inviarle i migliori saluti.
«Firmato: Il Direttore Pippo Micalizio».
Per quanto riguarda i tre ispettori, invito chi abbia interesse a
formulare precise richieste di chiarimento, così da poter fornire loro
gli argomenti su cui eventualmente intrattenersi, perché questa
risposta lascia intendere che oltre a quella relazione gli ispettori
non sono in condizioni di fornire altre spiegazioni che possano essere
utili, salvo eventuali quesiti che ritenessimo opportuno porre.
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Invito pertanto tutti coloro che avessero interesse a rivolgere
ai tre ispettori delle richieste specifiche a comunicarmele, perché
gradirei dare una risposta ed un seguito a questa lettera.
MARCO BOATO. Se ho ascoltato bene, e da ciò che capisco, questa
lettera è il risultato delle notizie giornalistiche; poichĂ© le nostre
audizioni vengono trasmesse da Gr Parlamento, da Radio Radicale
e così via, sono emerse, da parte di alcuni dei soggetti «indagati»
(dal punto di vista amministrativo), delle contestazioni nei confronti
dell'operato degli ispettori ministeriali, in particolare
dell'ispettore Micalizio. Mi pare sia una forma ovvia e comprensibile
di autotutela e di piena disponibilità nei nostri confronti; tuttavia
la relazione c'è, fa testo e quello che c'è scritto lo conosciamo.
PRESIDENTE. Certo, ma poiché, come era stato richiesto da qualcuno
di noi, vi era l'intenzione di audire l'ispettore Micalizio per avere
dei chiarimenti, sempre sulla base di quella relazione, vi invito a
richiederli in questa sede.
MARCO BOATO. Non è che io mi opponessi alla sua proposta.
PRESIDENTE. Invito i componenti il Comitato a mettere per iscritto
eventuali domande o richieste di chiarimenti da rivolgere ai tre
ispettori, in modo tale da poter dare seguito alla comunicazione.
FILIPPO MANCUSO. Mi rifiuto, signor presidente, di cedere a questo umiliante escamotage
individuato da persone che, disponibili a collaborare, ne dettano le
condizioni e, in sostanza, avvalendosi dell'atto di compiacenza che ha
avuto questo Comitato, dispensandole da una audizione diretta e
personale.
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Mi rifiuto di collaborare a questa richiesta.
PRESIDENTE. Mi pare di capire, presidente Mancuso, che lei non è d'accordo nel chiedere ai tre ispettori chiarimenti.
Credo
di aver chiarito che, questa mattina, l'ufficio di presidenza, composto
da tutti i rappresentanti dei gruppi politici, ha ritenuto di non
ascoltare i tre ispettori. Ritengo che questa decisione debba essere
rispettata perchĂ© non è stata assunta soltanto dal presidente o da una
parte dei componenti il Comitato. L'ufficio di presidenza ha ritenuto
che le relazioni presentate potessero essere sufficienti; in aggiunta è
stato deciso di inviare una lettera per capire se gli stessi ispettori
potessero disporre di altri elementi da comunicare al Comitato. Le
lettere sono state inviate questa mattina e nella risposta il dottor
Micalizio dichiara la sua disponibilità e, allo stesso tempo, ci invita
a chiarire su quali punti vorremmo interloquire.
FRANCO BASSANINI. Il punto su cui credo dovremmo riflettere è che,
come a tutti è parso evidente, sono emerse una serie di contraddizioni
nella ricostruzione dei fatti.
Non so se possiamo accontentarci
del fatto che alcuni hanno parlato prima e altri hanno parlato dopo e
che quelli che vengono dopo smentiscono quelli che vengono prima. In
alcuni casi forse queste contraddizioni possono essere spiegate e
sciolte, in altri non so. Sarebbe però utile un meccanismo che ci
consenta, per quanto possibile, di arrivare ad una qualche certezza
nella ricostruzione dei fatti. Un meccanismo può essere quello, altre
volte applicato nelle indagini conoscitive, di audire le persone
insieme e di rivolgere la stessa domanda a tutte; altro meccanismo può
essere quello di scrivere loro e spiegare che alcuni hanno dichiarato
delle cose e altri ne hanno dichiarate altre, chiedendo loro di
chiarire
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come mai vi sono queste versioni differenti che riguardano fatti,
non opinioni. Ciò è imbarazzante per noi, perchĂ© finchĂ© si tratta di
opinioni ciascuno ha la propria e ne prendiamo atto (ci può essere chi
riteneva di dover seguire una certa tattica di contrasto nei confronti
delle organizzazioni violente, chi un'altra) ma quando si parla di
ricostruzione dei fatti è tutt'altra cosa! Dunque potremmo sentirli
insieme, oppure mandare loro delle precise richieste di chiarimento,
oppure - altra soluzione semplicissima - inviare loro i resoconti
stenografici, dicendo: cari signori, come vedete dagli stenografici,
emergono ricostruzioni diverse e vorremmo, pertanto, conoscere le
vostre valutazioni e le vostre ulteriori precisazioni. Qualcuno
peraltro lo ha già fatto. Qualcuno - cosa imbarazzante per lui, non per
noi - ha dichiarato di essersi sbagliato nel riferire al Comitato. Il
dottor Canterini, addirittura nella stessa giornata di ieri, ha
dichiarato di essersi sbagliato nel fare alcune dichiarazioni. Ciò è
imbarazzante per lui e non per noi che proseguiamo nella nostra ricerca
della verità.
SAURO TURRONI. In relazione a quanto lei ha appena dichiarato,
considerate anche talune contraddizioni e discrepanze che sono emerse e
alcuni problemi che inizialmente non conoscevamo, può darsi che
nell'ufficio di presidenza convocato per la giornata di venerdì alle
8,30 saremo indotti, da ragioni che potremo valutare insieme, ad
individuare qualche altro soggetto da audire.
Credo che la
questione che abbiamo valutato adesso possa essere nuovamente
affrontata venerdì mattina, riservando la giornata di lunedì ad
un'eventuale altra audizione.
Mi permetto di sottolineare un'altra
questione. Avendo diligentemente cercato di esaminare i materiali che
ci sono stati trasmessi, ho potuto prendere visione di quello inviatoci
dalla RAI, di difficile utilizzo a causa dell'impiego dei CD, che
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consentono una visione in formato assai ridotto di fatti che hanno
riguardato territori molto vasti; pertanto non è facile individuare
piccoli particolari. Faccio un esempio: l'altro giorno ho visto un
filmato nel quale si notava che l'assalto ai manifestanti in via
Tolemaide era guidato, seppure in posizione retrostante, da un
funzionario di pubblica sicurezza: dal televisore piccolo si vedevano
invece solamente i carabinieri. I telegiornali RAI delle tre giornate
(20), (21), (22 luglio), nei quali si è operata una selezione dei
materiali - che peraltro abbiamo già visto - non ci consentano di
capire assolutamente nulla: si tratta di piccolissimi spezzoni.
Bisognerebbe richiedere alla RAI il filmato, in particolare, di quel
programma della durata di un'ora che la RAI ha deciso di non
trasmettere perché sembra contenesse scene particolarmente violente.
La
seconda questione riguarda la possibilità che una televisione privata
di Genova (Primo canale) abbia ricevuto una consistente somma da parte
dello Stato, diciamo così, per organizzare postazioni fisse e
trasmettere continuativamente le immagini; purtroppo, però, queste
immagini, che sarebbero stati utili non ci sono state inviate. Quindi
chiedo che la RAI ci mandi il filmato e non la trasmissione dei
telegiornali (di cui non sappiamo cosa fare, possono servirci solo per
memoria) e che il Primo canale di Genova ci faccia pervenire il suo
materiale.
PRESIDENTE. Abbiamo già inviato una lettera di richiesta a tutte le
reti (compresa Primo canale), in data 9 agosto e non ci è pervenuto
nulla. Nella stessa data abbiamo spedito una lettera alla RAI, al
dottor Zaccaria, in cui comunichiamo leggo testualmente che «il
Comitato intende acquisire ogni documentazione utile ai fini
dell'indagine stessa. Le chiedo pertanto di valutare la possibilità di
inviare al Comitato medesimo tutto il materiale audio e video in vostro
possesso che ritiene
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pertinente rispetto all'oggetto dell'indagine. L'invio di detto
materiale potrà essere effettuato alla segreteria della I Commissione».
A seguito della richiesta avanzata dal presidente Violante, in data 30
agosto abbiamo richiesto le trascrizioni dei giornali radio trasmessi
dalla RAI in merito ai fatti oggetto dell'indagine: ho letto questa
mattina la risposta della RAI che dichiarava la propria
indisponibilità, da subito, ad adempiere a tale istanza. Senza
attendere l'ufficio di presidenza di venerdì mattina, reitero la
richiesta alla RAI, con riferimento al complesso del materiale e non
solo a quello dei telegiornali. Credo che possiamo essere tutti
d'accordo.
Per quanto riguarda le reti di Genova, trasmetterò
un'ulteriore sollecitazione. Tuttavia, onorevole Turroni, in data 9
agosto abbiamo avanzato la richiesta alle televisioni: Tele Genova è
l'unica che dopo quattro o cinque giorni ci ha inviato il materiale che
aveva registrato.
Proporrei che tutte le richieste avanzate,
comprese quelle del senatore Bassanini, siano affrontate dall'ufficio
di presidenza di venerdì prossimo. Al riguardo, vi invito a formulare
richieste di carattere definitivo perché se intendiamo dedicare
un'altra giornata ad ulteriori audizioni, dobbiamo valutare
compiutamente quali soggetti ascoltare. Credo che il calendario di
questa settimana non lo consenta, però in sede di ufficio di presidenza
di venerdì sarà possibile discutere ed eventualmente rivedere le
decisioni già assunte.
Audizione del generale Giampaolo Ganzer, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine
conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a
Genova, l'audizione del generale Giampaolo Ganzer, Vicecomandante del
ROS dell'Arma dei carabinieri.
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Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che
l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria. La
pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme
consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera,
che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La
pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di
componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto
audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo
svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio,
anche a nome del Comitato, il generale Ganzer per aver accettato il
nostro invito ed aver fornito la sua disponibilità ad horas. Il generale Ganzer ha predisposto una relazione, della quale lo prego di dare lettura.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Signor presidente, onorevoli membri del Comitato, il Raggruppamento
operativo speciale di cui sono Vicecomandante, nel rispetto delle
proprie competenze istituzionali in materia di contrasto dell'eversione
ed in aderenza alle direttive del comando generale dell'Arma, ha
profuso uno specifico impegno operativo in occasione del vertice G8 di
Genova. Tale impegno, avviato per tempo, in buona parte scaturiva
dall'ampia attività informativa originata da organi istituzionali,
secondo cui formazioni eversive o terroristiche, di matrice interna ed
internazionale, avrebbero potuto sfruttare la scadenza per azioni
clandestine, allo scopo di ricercare la massima visibilità. Il comando
del ROS disponeva quindi l'invio in Genova di 45 militari, prescelti
tra gli appartenenti al reparto antieversione centrale e tra le sezioni
anticrimine maggiormente interessate alla problematica, allo scopo di
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potenziare l'attività investigativa già condotta in loco dalla sezione anticrimine di Genova ed assicurare, a ragion veduta, l'avvio di eventuali ulteriori indagini.
L'impegno
in parola si traduceva, ovviamente, in attività tipiche di polizia
giudiziaria, dirette dalla procura della Repubblica di Genova,
informata anche del citato potenziamento. Nel contempo, numerose altre
sezioni anticrimine del Raggruppamento conducevano distinte attività in
tale settore, riferendone alle autorità giudiziarie rispettivamente
competenti, dalle quali venivano di volta in volta autorizzate a
fornire al comando del Raggruppamento ed alla sezione anticrimine di
Genova gli elementi utili per la specifica esigenza.
Proprio allo
scopo di assicurare un tempestivo e completo accordo tra i diversi
reparti del ROS, mi portavo a Genova il giorno 19 luglio, trattenendomi
fino al 22 successivo. Avevo altresì partecipato il 24 aprile ultimo
scorso ad un seminario per i comandanti dei reparti mobili dell'Arma e
della Polizia di Stato, indetto dall'ufficio coordinamento del
dipartimento della pubblica sicurezza, allo scopo di analizzare la
minaccia rappresentata dai gruppi antagonisti.
Dalle complessive
risultanze delle attività condotte a ridosso del vertice, non
emergevano tuttavia elementi idonei ad avvalorare la minaccia
terroristica, mentre veniva registrato un diffuso fermento nell'ambito
di ampie frange di matrice autonoma ed anarchica, indicativo di una
forte carica antagonista e della propensione alla violenza di queste
componenti. Ne costituiva riscontro l'attentato nei confronti di
militari della stazione dei carabinieri di San Fruttuoso,
immediatamente ascritto alla matrice anarco-insurrezionalista, come gli
analoghi plichi incendiari pervenuti a Ponzano Veneto (Treviso), a
Milano ed al prefetto di Genova. Venivano altresì registrati
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contatti con gruppi stranieri, in particolare tedeschi, che, posso
aggiungere senza entrare nel merito delle attività investigative
tuttora in corso, avrebbero poi effettivamente ed attivamente
partecipato alle devastazioni nel capoluogo ligure.
Preciso anche
che, sempre con l'assenso dell'autorità giudiziaria, i comandanti delle
sezioni anticrimine hanno costantemente tenuto al corrente i comandanti
provinciali di Genova e delle altre province sugli spunti di interesse
desunti dalle indagini in corso, facendone altresì oggetto di analisi
congiunta con gli organi operativi degli stessi comandi provinciali.
La
sezione anticrimine di Genova, potenziata, come ho già detto,
sviluppava una serie di investigazioni per ipotesi di reati eversivi
senza rilevare, peraltro, una diretta partecipazione degli indagati ai
disordini di piazza, né uno specifico interesse all'organizzazione
delle manifestazioni.
Il giorno 20 luglio, a seguito di
perquisizione domiciliare disposta dalla procura della Repubblica di
Genova, veniva tratto in arresto Cozzi Marco, trentenne aderente al
locale centro sociale Inmensa, trovato in possesso di un ordigno
esplosivo del tipo «Pipe bomb» e di sostanze chimiche la cui
combinazione avrebbe potuto provocare temibili effetti dirompenti.
I
servizi di osservazione e di pedinamento venivano intensificati al
termine delle manifestazioni, anche allo scopo di individuare elementi
e gruppi antagonisti, con particolare riferimento a quelli di
ispirazione anarchica denominati black bloc, resisi
responsabili delle ripetute azioni di devastazione e saccheggio contro
i beni mobili e immobili. Da uno di questi servizi di pedinamento
scaturiva il fermo di polizia giudiziaria di 25 stranieri, per lo più
austriaci, controllati nel pomeriggio del 22 luglio in Recco e trovati
in possesso di diversificati materiali atti ad offendere: caschi
protettivi, maschere antigas,
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ricetrasmittenti, capi di abbigliamento di colore nero usati ed
altro materiale attestante una loro riconducibilità alla citata area
estremista. Otto di costoro presentavano, altresì, lesioni ed
escoriazioni, le quali in sede di visita medica venivano fatte risalire
ai giorni immediatamente precedenti ed indicavano, quindi, una loro
partecipazione ai disordini.
Il fermo di polizia giudiziaria
veniva convalidato dal pubblico ministero e dal giudice per le indagini
preliminari di Genova, il quale emetteva provvedimento di custodia
cautelare per partecipazione ad associazione finalizzata alla
devastazione e al saccheggio. Il 14 agosto il tribunale del riesame
scarcerava gli indagati per carenza di gravi indizi di colpevolezza.
Gli stessi venivano immediatamente espulsi dal territorio nazionale.
Il
Raggruppamento, su delega della procura della Repubblica di Genova,
prosegue le indagini sulla specifica componente, per verificare
l'esistenza e l'operatività di una struttura sufficientemente stabile e
di un programma di azioni di violenza contro le cose e contro le
persone, preciso e preordinato, tale da configurare la sussistenza
dell'ipotesi associativa. Lo sforzo investigativo punta, pertanto, ad
approfondire tutti gli aspetti utili per una compiuta ricostruzione dei
fatti specifici ed, altresì, a chiarificare, anche attraverso la
cooperazione con gli altri paesi, il fenomeno aggregativo
internazionale.
PRESIDENTE. Ringrazio il generale Ganzer per la sua relazione.
Passiamo agli interventi dei colleghi che hanno chiesto di parlare.
FILIPPO ASCIERTO. Intervengo brevemente, in modo da lasciare anche a gli altri colleghi la possibilità di farlo.
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Esprimo innanzitutto, signor generale, il mio ringraziamento e quello di tanti altri cittadini italiani per il lavoro di intelligence preventivo, ed anche repressivo, come nel caso dei 25 black bloc fermati.
Le chiedo, in primo luogo quali siano gli strumenti sequestrati sul furgone ai black bloc. Ciò che ci meraviglia è la carenza di gravi indizi sentenziata dall'autorità giudiziaria nel rimetterli in libertà.
Inoltre,
vorrei sapere, se vi siano state intercettazioni telefoniche operate,
in via preventiva, dal ROS e se tra le tante intercettazioni
telefoniche effettuate, di cui ci ha parlato La Barbera, e quindi
suppongo effettuate anche da parte del ROS, ne sia qualcuna che non fa
parte di contestazioni dell'autorità giudiziaria su fatti-reato e se
lei possa farla avere al Comitato, attraverso una richiesta che
articoleremo con il presidente.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto riguarda il materiale sequestrato, l'ho già elencato
sommariamente: ci sono bastoni, coltelli, maschere antigas, caschi,
materiale per la copertura e per la protezione di articolazioni,
numerosi capi di abbigliamento di colore nero, visibilmente utilizzati
perchè ancora impregnati di sudore ed, infine, della documentazione
fotografica, la quale secondo le nostre valutazioni attestava la
predisposizione da parte di costoro di attrezzature ed anche di
striscioni sicuramente riconducibili alla matrice black bloc,
ma che nella valutazione del tribunale del riesame non sono risultati
sicuramente attribuibili a singoli indagati. Ad ogni modo, non posso
entrare nel merito delle valutazioni del tribunale del riesame, con
riferimento alle quali, peraltro, la procura della Repubblica di Genova
ha già avanzato ricorso per Cassazione. Posso solo aggiungere che la
carenza di gravi indizi di responsabilità ovviamente non significa che
le indagini siano
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cessate e che gli elementi investigativi a carico di costoro siano
venuti meno. Si tratta di una pronuncia intermedia di un'indagine
preliminare ancora in corso, anzi direi appena iniziata.
Per
quanto concerne le intercettazioni telefoniche, non ne abbiamo
effettuata alcuna preventiva. Le nostre intercettazioni sono
esclusivamente di tipo giudiziario.
Peraltro, in materia di
eversione, non è ammesso al momento lo strumento dell'intercettazione
preventiva, almeno secondo l'interpretazione di quasi tutte le autorità
giudiziarie. Si tratta, quindi, di atti, di trascrizioni che sono
ricompresi in indagini preliminari in corso e pertanto non sono
attualmente ostensibili.
LUCIANO VIOLANTE. Lei, generale, era l'ufficiale dei carabinieri più alto in grado a Genova?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri. Sicuramente no. A Genova c'è un comandante di regione, il generale Desideri, se non altro molto più anziano di me.
LUCIANO VIOLANTE. Il generale Desideri era operativo in Genova durante il G8?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri. Era presente.
LUCIANO VIOLANTE. Può precisare, per cortesia, qual è stato
l'impiego dei ROS ed, altresì, quali sono state le funzioni da lei
concretamente rivestite nei giorni del vertice?
Vorrei, inoltre,
chiederle se presero contatto con lei, o con altri ufficiali dell'Arma,
gli esponenti di Alleanza nazionale che
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si trattennero nella sala operativa dell'Arma dei carabinieri. Può
fornirci dei particolari su questa visita, in termini di durata, scopo
della stessa e così via?
Infine, lei ha giustamente focalizzato i
risultati delle indagini svolte preventivamente, individuando la
propensione alla violenza di componenti del movimento. Vorrei sapere,
sulla base delle vostre informazioni, in che rapporto fossero queste
componenti con il complesso del movimento. Erano, cioè, componenti
minoritarie o erano, invece, componenti particolarmente significative?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Come ho già anticipato, l'impiego del Raggruppamento, quindi del
personale del ROS, anche nei giorni del vertice è stato esclusivamente
un impiego di polizia giudiziaria, limitato alle attività di indagine
nei confronti dei soggetti che già erano sottoposti a indagini
preliminari disposte dalla procura della Repubblica di Genova, così
come in altre sedi sono continuate le indagini disposte da altre
procure della Repubblica: il personale del ROS non è mai stato
impiegato in attività di ordine pubblico. Posso aggiungere che
addirittura tale personale era comandato in missione a Genova per
indagini di polizia giudiziaria, espressamente indicate anche negli
atti amministrativi che ne disponevano l'impiego nel capoluogo ligure.
Per quanto concerne i contatti con esponenti e parlamentari di Alleanza
nazionale a Genova...
LUCIANO VIOLANTE. Le chiedevo informazioni non solo circa le
funzioni del ROS ma anche sulle sue funzioni specifiche in quel
contesto.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri. Le mie funzioni sono rimaste esclusivamente
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quelle che ho indicato, cioè di raccordo tra la componente del ROS
operante a Genova ed eventuali attivazioni, di natura investigativa sul
fronte dell'eversione, provenienti da altre nostre articolazioni
operanti sull'intero territorio nazionale. Non è arrivata alcuna
attivazione in tema di eversione nei giorni del vertice.
Per
quanto concerne i parlamentari di Alleanza nazionale, posso solo dire
di aver incontrato e salutato occasionalmente, nella sede del comando
provinciale, il giorno 20 luglio, l'onorevole Ascierto e, il giorno 21,
anche il Vicepresidente del Consiglio, onorevole Fini, ma, al di là del
saluto, non vi è stato alcun tipo di rapporto, in quanto la loro
presenza e la doverosa relazione nei loro confronti era assicurata dal
comandante provinciale.
Per quanto concerne, invece, i rapporti
tra componenti estremiste, maggiormente facinorose, rispetto ad altre
componenti che pure hanno partecipato alle manifestazioni, tenendo
presente, anche in tal caso, che è in corso l'opera di identificazione
dei singoli soggetti e della loro matrice, ritengo che si tratti di
alcuni gruppi, di alcuni centri sociali e nel contempo vi sia stata
l'assoluta estraneità rispetto ai disordini della componente
maggioritaria.
MARCO BOATO. Riguardo all'informazione che ci ha dato e per la quale
la ringrazio - ho preso appunti molto in fretta in quanto lei ha letto
un po' rapidamente, perciò le chiedo scusa se ho scritto in modo
imperfetto - mi pare che lei abbia detto che dell'attività
investigativo-informativa che stavate doverosamente e istituzionalmente
svolgendo davate notizia ai comandi provinciali di Genova e ad altri
per gli spunti di particolare interesse. Vorrei chiederle se vi è
stato, eventualmente in forma biunivoca, anche un rapporto di
informazione o di scambio di notizie da parte vostra con i Servizi di
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informazione, cioè SISMI, SISDE e CESIS, inerente a tale attività di
carattere informativo e investigativo. Mi pare che lei abbia risposto
poc'anzi anche al presidente Violante, ma anche a tale proposito vorrei
chiederle maggiore precisione.
Mi sembra che lei abbia detto che
avete tenuto sotto controllo, nel periodo precedente il G8, persone
indagate per fatti eversivi, ma che non vi risulta che tali soggetti,
che istituzionalmente controllavate, abbiano avuto alcun rapporto con
le manifestazioni di piazza. Può confermarmi questa informazione? Mi
pare che corrisponda, in qualche modo, a ciò che ha detto poc'anzi il
presidente Violante.
Lei ha accennato, alla fine della sua
relazione, alla cooperazione con altri paesi. Da parte di altri
esponenti delle forze dell'ordine (in questo caso le forze di polizia
in particolare, il prefetto La Barbera, responsabile all'epoca della
polizia di prevenzione) si è parlato di cooperazione positiva con
alcuni paesi e difficoltà con altri, e di una cooperazione importante
giorni del G8 ma molto più difficile nella fase precedente. Vorrei
chiederle se può approfondire tale spunto che ha citato - se non
sbaglio - nella parte conclusiva della sua relazione.
Per quanto
riguarda l'episodio specifico sul quale lei ha incentrato la sua
relazione, ho sentito in precedenza un collega esprimere giudizi
pesanti sul tribunale del riesame di Genova, ma come lei sa - mi
rivolgo al presidente - non è nostro compito esprimere giudizi
sull'autorità giudiziaria, che - come lei ha correttamente detto -
svolge le proprie indagini e delibera i propri giudizi nei vari gradi.
L'episodio in questione è noto anche dai rapporti del SISMI non vorrei
sbagliarmi. Siamo di fronte alla vicenda riguardante la Volx ttheater karawane (in tedesco è femminile: die Volx theater karawane). Si tratta di un gruppo - risulta anche dai rapporti del SISDE
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- che svolge il cosiddetto teatro di piazza in tutta Europa, che è
ampiamente conosciuto dai Servizi di informazione italiani ma anche
austriaci e tedeschi, che ha svolto attività teatrale in varie località
con gli strumenti che lei ha ricordato (striscioni, maschere antigas,
eccetera), e che da voi è stato fermato. Non critico tale attività di
polizia giudiziaria, di cui prendo soltanto nota. Il gruppo è stato
fermato a Recco il 22 luglio scorso, e quindi, per queste persone, non
vi è stato, in flagranza di reato, un fermo di polizia giudiziaria o un
arresto. Il giudice per le indagini preliminari ha confermato il fermo
trasformandolo in custodia cautelare e il tribunale del riesame il 14
agosto ha deciso diversamente. Io non le chiedo giudizi in quanto non è
giusto farlo. Le domando, però, se si tratta di tale gruppo, cioè se i
soggetti, che lei mi pare abbia attribuito in qualche modo al gruppo black bloc anarchico-insurrezionalista, in realtà erano o siano a posteriori risultati appartenenti al gruppo teatrale Volx theater karawane, già noto ai servizi di informazione italiani ed europei.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne i rapporti con i Servizi di informazione,
innanzitutto il referente istituzionale per l'Arma dei carabinieri è il
comando generale, che ha trasmesso al raggruppamento operativo speciale
e a tutti i comandi territoriali interessati le attivazioni informative
che di volta in volta giungevano, sia in relazione alla minaccia
eversiva e terroristica, sia in relazione alle indicazioni rilevanti
per l'ordine e la sicurezza pubblica. Oltre a ciò vi sono state alcune
riunioni indette presso il CESIS, alle quali hanno partecipato
rappresentanti di tutte le forze di polizia e, ovviamente, dei servizi
di informazione: anche in tale caso il referente, il rappresentante
istituzionale è stato il comando generale. L'ufficiale del comando
generale in due circostanze è stato anche accompagnato
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