gruppi di estrema destra aventi
l'obiettivo di infiltrarsi nel corteo per creare disordini. Tali
infiltrazioni sono state confermati, sui giornali, da importanti
esponenti dell'estrema destra, che hanno dichiarato: «È vero siamo
stati a Genova, eravamo in 300. Ci siamo stati il 20 e il 21». Le
chiedo se rispetto a queste ipotetiche infiltrazioni siano state
adottate misure preventive e quali.
Vorrei farle ancora una
domanda con riferimento al materiale da lei fornito, cui ho dato uno
sguardo veloce. Vi sono una serie di rapporti della DIGOS del 20 del 21
luglio. Le chiedo intanto se siano le uniche relazioni giornaliere o se
ve ne siano delle altre, perché se ce ne fossero altre, anche senza
nomi, credo che sarebbero utili a ricostruire, effettivamente, ciò che
è avvenuto nel corso di quella giornata. Vorrei poi capire che tipo di
utilizzo si fa di tale documentazione, poiché qui vengono segnalati dei
fatti precisi: a quell'ora, in quel giorno, quell'esponente della DIGOS
è stato in quel determinato posto ed ha rilevato ciò che qui viene
scritto. Io credo che da questo tipo di documento si possano
ricostruire una serie di elementi mancanti e vorrei capire cosa
succedeva una volta che il funzionario della DIGOS scriveva una
relazione di tal genere o, comunque, segnalava questo genere di
elementi ai responsabili. Che uso si faceva di queste informazioni e
che tipo di intervento ne seguiva?
Da ultimo, anche se lei ha già
risposto su quale fosse il suo ruolo nella vicenda alla scuola Diaz, le
chiedo se avesse notizie di infiltrati. Stamattina è sembrato che nella
scuola Diaz ci fosse un infiltrato o comunque un informatore, qualcuno.
È stato già chiesto al questore. Pongo a lei la stessa domanda.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Nei giorni del vertice, come ho già detto, ero qui a Roma e seguivo
attentamente l'evolversi della situazione; ho avuto certamente rapporti
con
Pag. 159
il capo della Polizia, ma non più di
tanto, in quanto i fatti che accadevano a Genova venivano portati sulla
piazza di Roma attraverso il sistema televisivo.
Quanto al
contributo avuto per le relazioni nazionali da parte internazionale ho
già detto che la cooperazione, nella fase preventiva, non era
certamente il massimo. Successivamente, invece, man mano che venivano
arrestati o fermati degli stranieri, c'è stata un'ottima
collaborazione.
Eravamo collegati con la sala situazione di Genova
in tempo reale e, al di là di tutto, la struttura centrale
immagazzinava i dati che comunque venivano forniti alle frontiere per
l'inserimento nel famoso sistema informatico di cui poc'anzi facevo
cenno.
Per quanto riguarda il bilancio negativo con riferimento
alla possibilità di manifestare, ripeto ancora una volta che io vengo
qui a rispondere della prevenzione e non dell'ordine pubblico, quindi,
eventualmente, questa domanda va rivolta al questore che è il
responsabile dell'ordine pubblico di Genova.
Quanto alle
infiltrazioni di gruppi di estrema destra, a noi non risultano: una
cosa è un articolo di giornale, altra cosa un rapporto giudiziario. Se
si dovesse correre dietro ai giornali! È molto più facile scrivere un
articolo di giornale che non un rapporto all'autorità giudiziaria o
avere un dato certo e significativo su cui impiantare qualcosa di
serio. Le relazioni di servizio sono le uniche che noi abbiamo e, per
quanto mi riguarda, fermo restando che si tratta di un argomento
estremamente delicato, la Polizia di Stato non aveva infiltrati né
durante le manifestazioni, né, tantomeno, all'interno della scuola
Diaz.
GRAZIELLA MASCIA. Chiedo di parlare.
Pag. 160
PRESIDENTE. No, onorevole, mi dispiace,
ma ha terminato i sei minuti a sua disposizione. Mi scusi onorevole
Mascia; abbiamo contingentato i tempi e lei ha utilizzato tutto il
tempo a sua disposizione. Avrebbe potuto ridurre la durata dei suoi
interventi.
GRAZIELLA MASCIA. Il prefetto La Barbera non ha risposto ad una delle mie domande.
PRESIDENTE. Qual è la domanda? Non ne formuli una nuova perché non la ammetterò. Mi dica qual è la domanda.
MARCO BOATO. Non si arrabbi così!
GRAZIELLA MASCIA. Ho chiesto se sia
stata svolta un'informativa con riferimento alle minacce di rapimento
di esponenti delle forze di Polizia.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Questa era un'informazione fornita dai Servizi, ma mi sembra che,
grazie a Dio, siamo tornati tutti a casa, chi prima, chi poi.
MICHELE SAPONARA. Prefetto La Barbera,
lei ha fissato con precisione la differenza fra l'attività di
prevenzione e quella di gestione dell'ordine pubblico: la prima è
strumentale mentre la seconda è affidata all'autorità provinciale di
pubblica sicurezza. Lei si limita ad acquisire informazioni da fornire
poi all'autorità alla quale è demandata la gestione della pubblica
sicurezza. Fra l'altro ella parla dell'invio in missione in occasione
dei recenti summit di Nizza e Göteborg di funzionari in qualità
di osservatori, al fine di acquisire la percezione diretta
dell'intensità degli scontri e delle modalità di attacco utilizzate dai
dimostranti.
Pag. 161
Il 16 maggio 2001, nell'ambito del
comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica e a proposito
delle informazioni acquisite sul blocco nero si è detto: «Si tratta di
gruppi anarchici appartenenti all'area marxista-leninista che hanno
manifestato l'intenzione di attuare iniziative antiglobalizzazione
diverse da quelle dei circuiti provinciali del controvertice e più
incisive di esse. È nelle loro intenzioni l'attuazione di iniziative
clamorose, diverse da quelle programmate sia dal blocco giallo sia dal
blocco blu e rivolte contro i simboli della globalizzazione. Da fonti
di settore si è appreso che nell'ambito del blocco nero si starebbe
realizzando una frattura fra gli anarchici vicini alla FAI e quelli
legati alle posizioni insurrezionaliste che avrebbero optato per una
strategia di assalto indistinto con azioni violente contro vari
obiettivi e confondendosi tra la folla dei manifestanti».
Si parla
poi di tutte le altre informazioni acquisite ed in conclusione viene
detto: «Per altro verso devo ulteriormente ribadire come la prevenzione
termini laddove inizia l'ordine pubblico; l'ufficio che ho diretto
aveva segnalato in tempo utile sia le modalità di attacco utilizzate
dal blocco nero e le potenzialità infiltrative in seno ai gruppi
moderati sia infine la pericolosità».
Orbene, a chi erano state
segnalate queste circostanze, questa situazione? Chi doveva provvedere
- atteso che la situazione era di una certa gravità - ad organizzare, a
predisporre i mezzi atti a contrastare questa evenienza, questi
attacchi indistinti, questa guerriglia? In fondo in fondo voi avete
dato informazioni circa il pericolo di una guerriglia.
Non le sembra contraddittorio quello che lei ha detto prima e cioè che la sua funzione, la funzione del suo ufficio si
Pag. 162
limitava alle informative ed alla sua
presenza in un momento in cui, bene o male, lei gestiva assieme ad
altri l'ordine pubblico?
Un'altra domanda in riferimento ad un
documento della DIGOS del 20 luglio: chi erano i noti esponenti
politici che si trovavano alla testa del corteo?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Riguardo all'ultima domanda mi riservo di rispondere. La prevenzione
fornisce tutti gli elementi informativi al responsabile dell'ordine
pubblico che a Genova era il questore, autorità provinciale di pubblica
sicurezza. Tecnicamente l'uso dei reparti e la disposizione dei servizi
di piazza rientra nelle sue competenze che sono previste dalla legge.
Peraltro chi le parla ha fatto il questore a Palermo, a Napoli e Roma.
Quando ricoprivo tale ruolo mi prendevo la croce. Tenga presente che,
non tanto Palermo, quanto Napoli - che lei certamente conoscerà - è una
città abbastanza effervescente dove vi sono due manifestazioni la
mattina e se va bene solamente due il pomeriggio. Per quanto riguarda
Roma mi permetto di ricordare la sfilata del gay pride, il
giubileo e le giornate della gioventù. Si tratta di altre utenze, altre
cifre; parlare di due milioni di individui è una cosa, vederli è
terrificante. Fortunatamente l'utenza non era rappresentata certamente
da black bloc, altrimenti ci sarebbero voluti i carri armati non la polizia.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, dottor La
Barbera, devo farle una domanda che riguarda lo scarto tra la buona
preparazione del vertice e la criticabile gestione visto che, anche
sulla base di quello che lei ha scritto e detto nella relazione, era
prevedibile che ci sarebbero state azioni di guerriglia.
Pag. 163
Il non essere stati in grado di
contrastare queste azioni di guerriglia è dipeso da un indirizzo
politico che riguardava soltanto l'ordine pubblico e basta - perché
bisognava solo difendere la zona rossa e non c'erano altri problemi -
oppure da altro: da impreparazione, dalla novità del fatto, dalle
vicende e così via. Infatti, mettendo insieme Seattle, Nizza, Göteborg
e Napoli - come giustamente rilevava prima l'onorevole Cicchitto -
risultava chiaro che sarebbe avvenuto più o meno lo stesso.
Quindi
la prima questione che desidero porre alla sua attenzione è
rappresentata dallo scarto tra preparazione e gestione. Vorrei sapere
se lei è in grado di darci una valutazione che ci aiuti a capire anche
come in futuro, da domani in poi, andranno gestite tali questioni.
Vorrei
anche sapere chi era il collega responsabile del reparto mobile che -
se non ho capito male - consigliato da lei decise nella sua autonomia
di procedere ugualmente, per ragioni tecnico-operative, all'intervento
all'interno della scuola Diaz.
Lei ha partecipato a processi
decisionali, a decisioni? Come si svolgeva il processo decisionale a
Genova, almeno per la parte che l'ha riguardata direttamente?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Onorevole Violante, come ho già accennato l'unico episodio decisionale
al quale ho partecipato è stato quello relativo all'intervento presso
la scuola Diaz. Ho chiaramente espresso il mio pensiero
sull'opportunità di tale intervento. Al riguardo non vi sono state voci
di dissenso, né da parte di miei sottoposti né da parte di miei
superiori. È stata una decisione concorde, unanime, tant'è che è stata
presa.
FILIPPO MANCUSO. Il suo dissenso a che cosa si riferiva?
Pag. 164
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Nel momento strettamente operativo non ho mai diretto reparti mobili,
ho sempre svolto attività di polizia criminale. Avevo però notato che
c'era una tensione che andava un po' oltre il dovuto ed ho fatto
presente al collega - e con questo rispondo al presidente - del reparto
mobile, dottor Canterini queste mie percezioni. Sono percezioni che un
uomo avvezzo a gestire personale è certamente disponibile a recepire;
in questi casi giova anche l'esperienza. Ho fatto presente che forse
era il caso di soprassedere, anche perché - con questo mi auguro di non
dover ritornare sull'argomento relativo alla scuola Diaz - c'era una
situazione di fatto leggermente diversa da ciò che era stato
rappresentato in sede di riunione.
LUCIANO VIOLANTE. In che senso era diversa la situazione?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Il benedetto cancello della scuola...
LUCIANO VIOLANTE. Era chiuso!
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Era chiuso. Era stato detto invece che il cancello era aperto.
Probabilmente era stato chiuso nel lasso di tempo che è intercorso tra
l'informazione e l'attuazione dell'operazione. Il cancello che,
onestamente, resisteva a 70-80 uomini, quindi un cancello di una certa
solidità. Questa sosta necessitata mi aveva anche permesso di rilevare
la situazione.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, quando lei parla di tensione del reparto mobile, se non capisco male...
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Del personale in genere.
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LUCIANO VIOLANTE. Del personale... in che senso ha sconsigliato?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Sono riuscito a raggiungere il collega...
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, ho capito
cosa ha fatto, io vorrei arrivare ad un'altra questione. Avendo visto
questo stato di tensione, ha temuto che ci potesse essere un eccesso di
uso della forza?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. No
guardi, non ho temuto nulla. Avendo recepito questa sensazione sono
riuscito a raggiungere il collega e a dirgli «guarda, passiamo mano -
queste sono le testuali parole - perché non è cosa.» Ovviamente, come
ho fatto presente nella relazione, il mio era un consiglio, non un
ordine, e per chi mi conosce un po', se avessi avuto la titolarità
certamente...
LUCIANO VIOLANTE. «Passiamo mano» che cosa voleva dire?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Andiamo via! Andate via!
LUCIANO VIOLANTE. Cioè, non effettuiamo la perquisizione.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Sì.
LUCIANO VIOLANTE. Ho capito.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Il collega mi ha risposto in una certa maniera, il mio consiglio è stato disatteso e me ne sono andato via.
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LUCIANO VIOLANTE. Ho capito. Quindi la tensione non riguardava soltanto il reparto, ma riguardava la situazione complessiva.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. La situazione complessiva, certamente.
LUCIANO VIOLANTE. Ho capito. È chiaro.
Vorrei tornare alla prima domanda che le ho fatto, quella sullo scarto
tra la buona preparazione e la discutibile esecuzione.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Certamente noi abbiamo dato tutte le informazioni che avevamo,
informazioni poi riscontrate rispondenti al vero, sulla piazza,
certamente i reparti si sono trovati a fronteggiare una situazione
eccezionale: fronteggiare la guerriglia è cosa diversa dal fronteggiare
il corteo o una massa più o meno ordinata. L'ordine pubblico in quanto
tale è una bruttissima bestia, perché quando non succede niente non
succede niente, appena succede qualcosa...
LUIGI BOBBIO. Signor prefetto,
innanzitutto grazie per la sua relazione completa, tecnica, esauriente,
che, a mio avviso (ma credo non solo a mio avviso) denota l'alta
professionalità del lavoro da lei svolto. Avrei alcune domande da
rivolgerle molto rapidamente, più che altro per comprendere meglio, la
dinamica dei fatti svoltisi a Genova. Le premetto che questo
alternarsi, questo intrecciarsi da parte di alcuni - e non mi riferisco
a lei perché la conosco bene, se mi permette, quindi conosco la sua
trasparenza, la sua sincerità e la sua linearità - di consigli,
«sconsigli», raccomandazioni, mi lascia perplesso perché, conoscendo un
po' come vanno le cose dell'amministrazione, so che nella prassi
esistono consigli e raccomandazioni date da soggetti che, pur non
avendo il
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potere di impartire ordini, hanno una
loro forza cogente per una serie di altre ragioni interne
all'amministrazione della Polizia di Stato.
Allora, per capire
bene, vorrei sapere da lei, se è in grado di dirmelo, innanzitutto: il
capo della Polizia, il dottor De Gennaro, è stato presente a Genova
durante il vertice? In caso affermativo, con che tipo di permanenza? In
quali occasioni? Ancora, che attività le risulta, visto che si tratta
del massimo vertice del dipartimento della pubblica sicurezza e quindi
della Polizia di Stato, abbia svolto in concreto, seppure a livello di
raccomandazioni, segnalazioni e consigli, il dottor De Gennaro, in
quanto capo della Polizia? Diversamente il suo ruolo, a mio avviso,
resterebbe del tutto privo di contenuto e di significato, e ciò non è
possibile. Ancora, le vorrei chiedere - sostanzialmente mi ha già
risposto, ma glielo chiedo nuovamente per vedere se ha qualcosa da
aggiungere - quale sia stato invece il suo ruolo, fermo restando che
lei ci ha chiarito di essere giunto a Genova con un incarico ben
specifico del tutto attinente alla sua funzione e al suo ruolo. Ha
avuto altri ruoli oltre a quello legato alla sala di collegamento
internazionale a Genova nei giorni di sabato e domenica? Avendoci
parlato della vicenda della scuola Diaz, sulla quale mi permetto di
ritornare (proprio perché sono un pignolo, non per altro, non per
deficit nella sua esposizione) vorrei chiederle: le è capitato in altre
occasioni, in quei due giorni, che il capo della Polizia le abbia
chiesto di essere portatore di raccomandazioni o consigli, come è stato
nel caso della fase decisionale dell'intervento alla scuola Diaz? Le
vorrei chiedere se, in particolare, vista la sua notevolissima
esperienza, il capo della Polizia non abbia avuto alcun ruolo pratico e
operativo concreto, come da più parti si vorrebbe sostenere. Se il
questore era, invece, come più di un intervistato ha dichiarato essere,
il responsabile
Pag. 168
unico e apicale della gestione
dell'ordine pubblico sul territorio metropolitano di Genova, per quale
ragione si determinò, come ci ha detto lui stesso, a chiedere al capo
della Polizia un'autorizzazione sostanzialmente inutile, vale a dire
utilizzare i carabinieri per effettuare l'intervento alla scuola Diaz?
Infatti, in quanto apice della struttura dell'ordine pubblico, titolare
unico del potere di intervento, di decisione di intervento, poteva
tranquillamente valutare e disporre l'utilizzo dei carabinieri malgrado
quella remora legata all'episodio Giuliani accaduto il giorno prima.
Ancora, ci può dire (perché sembra di capire che le cose si siano
svolte in questi termini) alla riunione presso la questura, nella quale
si decise all'intervento presso la scuola Diaz, chi era presente in
particolare? Ci può dare i nominativi? Chi partecipò a questa
concordanza di visione sulla necessità dell'intervento? Vorrei inoltre
sapere se fra i soggetti presenti vi fosse un ufficiale di polizia
giudiziaria, visto che l'articolo 41 concerne attività di polizia
giudiziaria. Ancora, ci può dire se la comunicazione al capo della
Polizia De Gennaro fu fatta solo per avere questa autorizzazione
all'utilizzo dei carabinieri o anche per altre ragioni? Se ve ne
fossero altre, la pregherei di dirle. Sulla sua presenza sul posto, lei
ci ha risposto con grande chiarezza e con grande linearità. Quanto
tempo prima dell'intervento lei arrivò alla scuola Diaz? Oltre alla sua
decisione personale vi fu un input in questo senso anche da
parte del capo della Polizia che la sollecitò eventualmente ad essere
presente sul posto? Inoltre, vorrei sapere perché l'addetto stampa del
capo della Polizia, dottor Sgalla, andò sul posto! Chi lo mandò e,
sostanzialmente, con quali compiti? Le risulta che lo stesso dottor
Sgalla abbia avuto un contatto preventivo con la stampa in ordine al blitz presso la scuola Diaz? Ancora, e questa è una domanda particolarmente legata alla sua posizione - glielo dico con la
Pag. 169
sincerità che lei penso riconosca - ,
vista l'indiscutibile qualità del suo lavoro, informativo,
investigativo e preventivo, che non è contestabile sotto nessun
profilo, per quali ragioni lei è stato destinato allora ad altro
incarico, visto che comunque - e glielo dico con la stima che le porto
- lei non ha avuto parte nella gestione di quei fatti sotto
contestazione, vale a dire la gestione concreta dell'ordine pubblico?
Ancora,
se così stanno le cose - se lei lo sa, perché lei stesso potrebbe non
essersene fatta una ragione - a quale pretesa inadempienza o
inefficienza sarebbe stato dovuto il suo avvicendamento?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Senatore, lei mi ha rivolto una lunga lista di domande; cercherò di
essere più conciso. Il ministro ha deciso la rimozione dal mio incarico
non per incapacità, ma ritengo l'abbia fatto per opportunità e in
ossequio, anche, a considerazioni di trasparenza. Da questa situazione
mi auguro di uscire quanto prima. Tale decisione non mi ha certamente
messo di buon umore, ma un ordine del ministro non si discute; mi
piaccia o meno, sono abituato ad obbedire e quindi ho preso atto della
decisione. Ritengo di potermi riabilitare in futuro.
Per quanto mi
risulta (ritengo di poterlo sostenere con certezza), il capo della
Polizia, nei giorni in cui si svolgeva il vertice, non è stato a
Genova. Dovreste chiedere più a lui che a me quale attività risulta
aver svolto il capo della Polizia.
LUIGI BOBBIO. Lo abbiamo chiesto.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Se non ha risposto Gianni De Gennaro, non posso farlo io, Arnaldo La Barbera.
Sul mio ruolo a Genova, vi sono giunto per le motivazioni prima elencate; non ho avuto altri ruoli. Ho svolto un ruolo
Pag. 170
decisionale, insieme ad altri colleghi,
nella risoluzione di procedere alla perquisizione della scuola Diaz,
dove erano presenti come ufficiali di polizia giudiziaria, il capo
della mobile, il capo della DIGOS, un paio di funzionari dello SCO (dei
quali, in questo momento, non ricordo il nome): quindi, ufficiali di
polizia giudiziaria presenti ve ne erano, forse, anche troppi.
Per
quanto riguarda la comunicazione al capo della Polizia, il questore,
nella telefonata fatta a De Gennaro, dà per scontata, in quanto
susseguente, la decisione presa di svolgere la perquisizione presso la
scuola. Non consulto il capo della Polizia sull'opportunità o meno di
svolgere una perquisizione. Ho trent'anni di servizio nella polizia ed
il prefetto Andreassi anche qualcuno in più: per fare la perquisizione
non è necessario chiamare il Presidente della Repubblica. Fra l'altro
si trattava di una decisione pienamente condivisa, unanimemente,
nonostante nei giornali vi siano articoli su un eventuale dissenso tra
me ed Andreassi. Inoltre, se vi fosse stato dissenso, il vicecapo
vicario avrebbe avuto un peso specifico maggiore del mio (data
l'organizzazione gerarchica della nostra struttura). Comunque, so che
il prefetto Andreassi sarà ascoltato dal Comitato immediatamente dopo
di me e potrete ottenere da lui una conferma: vi è stata una piena
consapevolezza della legittimità e dell'opportunità di compiere un atto
dovuto.
Sono arrivato contestualmente o quasi (parliamo di un
minuto o due, non di più) al personale. Per quanto riguarda chi ha
inviato il dottor Sgalla, va chiesto a lui, non a me. Certo, non l'ho
chiamato io; peraltro, i miei rapporti con la stampa - con tutto
rispetto per questa - sono noti. Non ho bisogno di curare la mia
immagine, forse perché -«scusate la modestia»- ritengo di averne avuta
troppa in trent'anni, avendo prestato servizio a Napoli e Palermo, dove
spesso si assurge
Pag. 171
agli onori della cronaca: non avevo certo bisogno di farmi pubblicità a Genova. Appena vedo arrivare i giornalisti, vado via.
PRESIDENTE. Se vi sarà una richiesta da parte del senatore Bobbio, allungheremo la lista di coloro che dovranno essere auditi.
ANTONIO SODA. Riprendo un tema,
affrontato dal presidente Violante ed anche dall'onorevole Saponara.
Risulta dalla sua relazione, signor prefetto, che il centro di
prevenzione informò e presentò della documentazione visiva sulle
modalità di attacco, la cosiddetta guerriglia urbana. Risulta
dall'ordinanza del questore del 12 luglio che si ha piena
consapevolezza di tali modalità di attacco e delle tecniche di
guerriglia, tanto da prevedere, per lunghe pagine, i cosiddetti reparti
mobili di intervento, proprio per fronteggiare queste situazioni di
emergenza. Risulta, inoltre (si tratta di una mia valutazione, ma le
chiedo una conferma), che l'azione di contrasto di questo tipo di
guerriglia urbana (sulla quale lei ha informato ed il questore ha
provveduto) non sia stata efficace. Il dato su cui si fonda questa
valutazione è l'analisi dettagliata - da me fatta - dei verbali di
arresto e di fermo: non vi sono arresti in flagranza di atti di
devastazione e di saccheggio. Vi sono arresti per violenza, per
resistenza, per oltraggio, per qualche danneggiamento (ripeto qualche
danneggiamento), ma non in flagranza. D'altra parte, le scarcerazioni
(che si possono discutere o meno, come è accaduto questa mattina quando
si è fatto dell'ironia sulle ordinanze) segnalano l'assenza della prova
dei fatti riconducibili a coloro che sono stati scarcerati. Condivide
quindi questa prima valutazione, cioè che vi è stata
Pag. 172
un'informativa, una conoscenza notevole
delle tecniche di guerriglia, una predisposizione di un'azione di
contrasto con risultati pressoché nulli?
Il prefetto a questa
domanda non ha risposto. Il capo della Polizia ha detto che le tecniche
di guerriglia non possono essere fronteggiate con i reparti
ordinariamente impiegati; probabilmente bisognerà, come negli anni
settanta, svolgere un lungo lavoro di investigazione. Il questore,
questa mattina, ha fatto intendere che i reparti mobili non hanno
funzionato, perché, in corso d'opera, sono stati modificati nella loro
struttura, in relazione ad una segnalazione di pericolo di sequestro.
Quindi, i reparti mobili piccoli, veloci, non sono stati dislocati sul
territorio, sostituiti da reparti pesanti che non potevano muoversi,
per timore di rapimenti. Questa notizia verrebbe dai servizi, o da
quelli di informazione o da quelli di prevenzione...
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Proviene dai servizi di informazione. È veicolata dalla prevenzione, ma scaturita dai servizi di sicurezza.
ANTONIO SODA. Comunque, non ha
precisato in che modo sono stati scomposti e ricomposti, numericamente,
questi reparti. Le chiedo: poiché l'ordinanza, su questo punto
specifico, è il frutto dell'operazione di coordinamento tra la sua
attività e quella del questore, le disposizioni del questore relative a
tali modifiche, che hanno resi inoperativi quei reparti, sono state
valutate congiuntamente al suo servizio? Infatti, dalle sue indicazioni
le tecniche di guerriglia risultavano siffatte, richiedendo, quindi, la
necessità di essere contrastate in tale modo e, quando scompare la
forma di contrasto, i risultati sono negativi come quelli che abbiamo
visto.
Pag. 173
Le chiedo anche che valutazione dà,
signor prefetto, di questa organizzazione complessiva, di questi piani
operativi, atteso che il questore ha sempre detto che tutte le sue
decisioni sono state affiancate, sostenute, supportate e condivise da
tutto il dipartimento centrale, compresa quindi l'area da lei diretta.
Chiedo alla presidenza che il Comitato acquisisca tutte le relazioni di
servizio dei dirigenti di questi reparti mobili, per capire quanti sono
i reparti mobili stessi (qui ne saranno indicati oltre 60 o 70): quanti
di essi, preposti a quel tipo di contrasto della guerriglia, sono
tornati indietro con un resoconto riguardante l'operazione svolta?
Rivolgo questa domanda alla presidenza.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Premetto che ho poc'anzi ribadito che la prevenzione è attività
distinta da quella di ordine pubblico. L'ordinanza è firmata dal
questore, che è titolare dell'uso e dell'impiego della dislocazione dei
reparti stessi. Certamente, il questore non è tenuto ad informare la
polizia di prevenzione della dislocazione dei reparti o di cambi nella
destinazione dei reparti.
ANTONIO SODA. Il questore ha detto: tutto quello che ho fatto, l'ho fatto insieme a loro. Questo è pacifico!
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Allora rispondo che la domanda che mi è stata rivolta riguarda l'ordine
pubblico, su cui non ho competenza. Il problema è che io debbo dare al
questore, il questore non deve dare a me, come in realtà non ha fatto,
non ha chiesto a me il permesso di impiegare il personale in un modo o
in un altro (Commenti del deputato Soda).
Onorevole Soda, sto cercando di spiegarlo forse in una forma un poco più prolissa; il questore non ha condiviso con
Pag. 174
me l'ordinanza poiché non è tenuto a
farlo, né modifiche dell'ordinanza, perché non è parimenti tenuto a
farlo: ognuno ha i propri onori ed i propri oneri. L'autorità
provinciale di pubblica sicurezza risponde dei servizi sulla piazza di
Genova, piaccia o non piaccia: si tratta, purtroppo del rischio
connesso a questa professione.
PRESIDENTE. Ci sono ancora dieci
colleghi che devono intervenire. Mi sembra che, se si cerca di
allargare il discorso, il prefetto abbia con chiarezza affermato che
per quanto riguarda la vicenda della Diaz, egli si richiama alla
relazione: è inutile tenere dei piccoli comizi. Lo dico veramente
nell'interesse di tutti, anche perché è arrivato il dottor Andreassi.
Se ci sono domande che il Comitato ritiene possano approfondire alcune
problematiche, relativamente al ruolo che ha svolto il dottor La
Barbera, vi invito a formularle: cerchiamo di non ripetere una
discussione sulla questione della Diaz, che mi pare già chiusa, ferme
restando alcune specificazioni. Rivolgiamo domande riguardo al tema
della prevenzione, motivo per il quale abbiamo invitato il prefetto. Mi
auguro che i colleghi intendano avanzare domande in questo senso e che
qualcuno possa rinunziare, se ha già trovato soddisfazione nelle
risposte che sono state fin qui fornite, comprendendo che lo spazio
delle risposte è molto più limitato di quello tracciato dalle
precedenti audizioni.
MARCO BOATO. Cercherò di non ripetere
argomentazioni già svolte: il prefetto ha accolto il nostro invito
nella consapevolezza che stiamo cercando di capire quanto è avvenuto e
quindi dovrà scusare anche la nostra insistenza su alcune questioni. Il
prefetto gode di ampia stima, al di là della recente disavventura: gli
rivolgo i miei migliori auguri per il futuro.
Pag. 175
Avanzo solo un'osservazione
linguistica sul testo che ci è stato letto, che non riguarda la materia
di cui stiamo discutendo ma solo il linguaggio: sono però attento alle
questioni costituzionali. Non userei l'espressione grandi
manifestazioni di ordine pubblico: si tratta di grandi manifestazioni
che possano comportare problemi di ordine pubblico, ma non esistono
grandi manifestazione di ordine pubblico dal punto di vista
costituzionale....
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Ad una grande manifestazione possono essere connessi problemi di ordine pubblico...
MARCO BOATO. Ho capito cosa voleva
dire, ma è una questione di stile. Citerò tre questioni molto puntuali
ed una osservazione più generale. Quando si parla (mi pare corrisponda
al vero) di fonti di settore riguardo la questione della frattura tra
FAI ed i cosiddetti anarco-insurrezionalisti, non so a cosa ci si
riferisca con l'espressione fonti di settore: si tratta di un fatto
pubblico, ci sono state interviste televisive ai responsabili della FAI
che hanno preso le distanze dai cosiddetti anarco-insurrezionalisti
che, per loro stessa struttura, sono difficilmente identificabili.
Confermo, per quanto posso dire politicamente, quello che il signor
prefetto scrive, però trovo strano questo riferimento alle fonti di
settore, quasi che fosse un'informazione riservata o di carattere
investigativo: si tratta di una posizione pubblica, dichiarata nelle
interviste riportate dai giornali. La FAI ha preso le distanze dai
cosiddetti anarco-insurrezionalisti ed in nota, giustamente, si dice
che questa organizzazione ha posizioni radicali sul piano politico ma
sempre, in genere, di carattere non violento.
Chiedo un chiarimento sulla questione della Grecia, perché anche da materiale «riservato» (ma che riporta esattamente
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le stesse informazioni) del Ministero
degli affari esteri emerge ciò che è contenuto nella relazione. Le
chiedo, signor prefetto, di capirne il motivo: mi pare che fra tutti
gli Stati con cui lei ha avuto rapporti, in quanto capo della Polizia
di prevenzione (ma per il Ministero degli affari esteri è stato lo
stesso), ci siano state enormi difficoltà di collaborazione solo con lo
Stato greco. Poiché il prefetto è andato ad Atene ed ha parlato con
loro, ci potrebbe spiegare quali sono stati i termini di tali
difficoltà?
Vorrei citare un'altra questione di cui, mi pare, non
si sia parlato se non indirettamente: nella sua relazione c'è una parte
sui Servizi di informazione che mi pare molto plausibile, molto
critica, dove sostanzialmente si dice che tutte le informazioni, salvo
rare eccezioni, nei momenti rilevanti sono state complessivamente assai
rare, non dettagliate, indistinte tra una moltitudine di informazioni
risultate nella maggior parte dei casi prive di qualunque riscontro e
quindi non utilizzabili in campo informatico, tema che il prefetto ha
citato. Nel dettaglio, mi pare di capire che il giudizio sia fondato:
le chiedo dunque, signor prefetto, non di confermarla (visto che ci ha
appena letto la relazione), ma di spiegare meglio tale questione.
Infatti, ci siamo trovati di fronte ad un questore che parla di ottima
collaborazione con i servizi di informazione e il Comitato che (se
sbaglio il presidente mi smentisca) ha chiesto ai servizi di
informazione di acquisire materiale, anche in forma riservata: mi pare
che non sia arrivato nulla, forse perché dovrebbe arrivare
documentazione che contiene informazioni che si sono rivelate delle «
bufale », che forse hanno anche fatto perdere una quantità enorme di
tempo per riscontrarle o falsificarle, come si dice nel linguaggio
epistemologico. Non è così? È arrivata documentazione, perché fino a
ieri nell'elenco non l'ho trovata...
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PRESIDENTE. Posso aggiornare il
Comitato: in base a una nota dell'ex ministro Mattarella, tutti i
documenti vengono mandati al CESIS, il quale ha chiesto
l'autorizzazione al ministro Frattini, che ha già firmato questa
mattina. È un fatto di ordine amministrativo.
MARCO BOATO. Fino a ieri sera non
risultava essere arrivato, dopo 20 giorni dalla nostra richiesta,
materiale dai Servizi di informazione: comunque nella relazione
troviamo un'analisi abbastanza puntuale di una serie di informative.
Vorrei un chiarimento; forse lei non risponderà, signor prefetto, ma lo
chiedo per un atto di stima, perché conosco il suo percorso, il lavoro
che lei ha svolto, al di là di questo incidente di percorso.
Nella
sua relazione si legge: «Abbiamo, a livello internazionale, confrontato
le varie strategie e calibrate le diverse tipologie di intervento».
Quindi, un riferimento c'è.
Anche se è vero che nella fase
operativa l'ordine pubblico non è di sua competenza, come prefetto,
come dirigente della polizia, come uomo che ha avuto a che fare per
decenni con la polizia, credo che lui ci possa aiutare a capire - visto
che il nostro è un Comitato di indagine conoscitiva che non deve
emettere sentenze né attribuire responsabilità, ma deve capire, anche
per il futuro -, perché, avendo voi fatto questo lavoro preventivo di
analisi e di informazione, anche comparativa, tutto ciò ha avuto invece
un risultato operativo, così problematico (per utilizzare un
eufemismo).
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Per quanto riguarda la posizione della FAI e la distinzione con gli
anarchici insurrezionalisti, si tratta di notizie che, al di là delle
prese di posizione pubbliche, esternazioni e quant'altro, sono state
verificate dalla DIGOS.
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Per quanto riguarda la Grecia, ho
trovato una chiusura totale. Quale ne sia il motivo non so; ho preso
atto di questa chiusura ed ho cercato di by-passarla,
incentivando l'ufficiale di collegamento: questi non fa parte della
direzione ma è ufficiale dei carabinieri e funge da ufficiale di
collegamento in Grecia. Ho cercato di stimolarlo, inviando anche del
personale della DIGOS presso i porti di Patrasso e Igoumenitsa, da cui
avevamo notizie che eventuali manifestanti greci sarebbero partiti.
Per
quanto riguarda i servizi, la mia non è una critica, ma una fotografia.
Non esprimo giudizi, perché non spetta a me giudicare, ma ho riferito
quello che è; semmai dovrà giudicare il Comitato in questa sede o in
altre sedi opportune.
Con riferimento al discorso sull'ordine pubblico, se torniamo alla distinzione tra prevenzione e ordine pubblico...
MARCO BOATO. Le chiedevo un chiarimento in qualità di dirigente di polizia.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Facciamo un passo indietro: tornerò a fare il questore, ammesso che me
lo facciano fare, e a quel punto le risponderò! Al di là della battuta,
chiaramente la guerriglia, con la tecnica del «mordi e fuggi», si
affronta e si vince sulla mobilità: è questa una condizione essenziale
per vincere la guerriglia. Non servono 1.000 uomini, ne bastano 50 o
100. Chiaramente, però, bisogna misurare bene e valutare al meglio la
situazione, perché poi possono accadere eventi ancora peggiori rispetto
a quelli che si sono verificati a Genova.
FILIPPO MANCUSO. Signor prefetto, fossi
in lei, non mi affannerei su tale quesito irrisolvibile, in chiave
logica, circa la sua incompetenza in materia di ordine pubblico, perché
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scontata la ovvia ripartizione tra
prevenzione e ordine pubblico, le suggerirei di individuare la sua
posizione in questo contesto come quella nascente da una nomina ad personam.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Componente del Comitato? Troppo onore!
FILIPPO MANCUSO. ... una preposizione
di fatto in via fiduciaria, non in relazione ai suoi compiti
istituzionali, ma in relazione al contesto che si viveva a Genova. Ciò
spiegherebbe, e la toglierebbe anche di imbarazzo, il motivo per il
quale la sua attività, insieme a quella commissione interna i cui
lavori si svolgevano a Genova, non fu mai veramente formale,
consenziente o non consenziente che fosse. Lei era un preposto in virtù
di un incarico ad personam, proveniente dal vertice della sua
istituzione; non incarico arbitrario, ma legittimo nell'ambito di un
rapporto gerarchico che la vedeva subordinato.
Ciò posto, e con
questo quindi consigliando al Comitato di non angariare la sua pazienza
su tale dettaglio, le pongo due domande. Vorrei sapere quali siano
state le modalità e la forma attraverso cui lei è stato sottoposto
all'ispezione amministrativa che si è poi conclusa con la sua chiamata
ad altro incarico. In secondo luogo vorrei sapere, e ciò attiene
proprio al suo incarico fondamentale, cosa ha potuto accertare, e a
tutt'oggi che cosa è accertato, in ordine alla organizzazione di questo
convegno eversivo da parte di individui provenienti da tutta Europa, in
termini di mezzi, responsabilità, strumenti e tempi. Vorrei anche
sapere in particolare se risultino fonti di finanziamento e loro
entità, percettori e dispensatori dei medesimi e se questi siano potuti
venire alla luce nell'ambito del suo compito di prevenzione. Del resto,
non trovo traccia di ciò né nel suo scritto né nelle parole degli altri
e mi sembra
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impossibile che un sommovimento così
ingente di persone, provenienti da tutti i punti cardinali, sia stato
gratuito, grazioso e indolore dal punto di vista economico. Quindi, con
quella premessa sistematica, le domande sono due: come si è svolto il
suo procedimento, diciamo così disciplinare, e quali elementi di
accertamento avete potuto acquisire in merito ai due temi su cui ho
parlato da ultimo.
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto.
Alla prima domanda, posso rispondere che ad un certo punto sono stato
convocato dal capo di gabinetto del ministro, sono stato ricevuto ad
una certa ora nel corso della serata e sono stato invitato a farmi da
parte per motivi di opportunità, visti i fatti di Genova. Ho preso
atto, forse a malincuore ma, ripeto, sono abituato ad obbedire, mi sono
fatto da parte ed eccomi qua.
FILIPPO MANCUSO. Con l'ispettore non ha avuto nulla a che fare?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. No, con l'ispettore ministeriale, che ben conosco, non ho avuto (Commenti).
No, non sono stato sentito. Tenga presente che l'estensore
dell'ispezione sulla Diaz può fare l'ispezione disciplinare, o
amministrativa che dir si voglia, nei confronti di persone che hanno un
grado nella pubblica amministrazione inferiore al proprio.
Immodestamente, io ho un grado superiore: quindi, non sono stato
contattato, non gli ho parlato, né ho avuto modo di rispondere ad
eventuali contestazioni, ammesso che me le abbia fatte (questo non lo
so). Le ho detto la verità all'inizio di agosto sono stato convocato
dal capo di gabinetto del ministro degli interni, sono stato invitato a
presentarmi ad una certa ora, doverosamente mi sono presentato ed ho
preso atto di quella che è stata una decisione del ministro.
D'altronde,
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non potevo fare diversamente: sono un
uomo delle istituzioni. Ne ho preso atto, magari con un po' di
dispiacere, ma bisogna anche saper incassare!
Circa la questione
da lei sollevata con la seconda domanda, essa è attualmente oggetto di
indagini; si tratta di indagini avviate ormai da alcuni mesi e sul cui
esito sono sufficientemente ottimista.
GABRIELE BOSCETTO. Nel documento n. 2,
che lei ha così cortesemente allegato alla sua relazione, vi è
l'elencazione di una serie di riunioni di servizio presso la direzione
centrale della polizia di prevenzione svoltesi in diverse date.
Nell'ambito di queste riunioni, tenute con differenti partecipanti, vi
sono stati anche numerosi incontri, dimostrativi dell'ottimo lavoro
svolto, con ufficiali di collegamento stranieri e con rappresentanti di
forze di polizia di altri paesi. Lei stesso nel suo memoriale evidenzia
come sia andato personalmente a prendere contatto con le forze di
polizia estere.
Non vi è però traccia - non so se la legge non lo
consenta o non lo preveda - di incontri tra la direzione centrale della
polizia di prevenzione ed il SISDE, il SISMI o l'organismo superiore,
né traccia di incontri tra i nostri servizi segreti e quelli europei o
addirittura internazionali. Il tutto in rapporto ad un evento che più
internazionale di così non poteva essere, rappresentando il momento di
incontro dei principali uomini politici del mondo, di coloro cioè che
elettivamente reggono i paesi industrialmente più avanzati. Ci può
spiegare perché tali incontri non si sono tenuti e perché questo non si
rileva nella sua relazione, dove le emergenze che si evidenziano
appaiono sotto questo profilo misere e poco utili?
ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. I servizi segreti italiani dialogano con i servizi segreti esteri; vi era peraltro un tavolo
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di riunione al CESIS, sede deputata
anche per questi incontri. Al di là della partecipazione a tale tavolo,
i nostri servizi, lo ripeto, dialogo comunque con i servizi degli altri
paesi. La direzione della polizia di prevenzione è cosa diversa, che
agisce su un piano differente rispetto a quanto fanno i servizi per
definizione e per legge; ciò non toglie che vi sia stata da parte
nostra la massima apertura: ad esempio, ho citato poc'anzi
un'operazione contro il terrorismo islamico, sviluppata con l'apporto
informativo dei servizi italiani e americani, e che ha visto svolgersi,
dato che dovevano essere compiuti anche dei passaggi con l'autorità
giudiziaria, riunioni tenute presso la direzione. Vi è stata quindi
sempre la massima apertura.
ANTONIO IOVENE. Signor prefetto, nella
sua relazione e nel rispondere alla collega Mascia, lei non si è
soffermato, definendole semplicemente notizie di stampa su possibili
infiltrazioni di forze dell'estrema destra. Sia nell'ordinanza del
questore del 12 luglio, sia nella relazione della riunione del Comitato
nazionale per la sicurezza e l'ordine pubblico del 16 maggio, vengono
invece riportate notizie dettagliate rispetto alla possibile
partecipazione del Fronte nazionale, di Forza Nuova o di altre forze di
estrema destra alle manifestazioni di Genova, con la specifica finalità
di infiltrarsi nei cortei per determinare momenti di scontro e così
via. Di ciò siamo stati informati nelle precedenti audizioni.
Volevo
capire se lei non ha parlato di tale argomento nella relazione perché
queste informazioni si sono rivelate non significative o se si è
trattato invece di una dimenticanza. Può confermarci o meno la presenza
di queste forze, nelle manifestazioni di Genova?
Un secondo
quesito che le volevo porre riguarda il seguente argomento: nella sua
relazione, in riferimento all'azione di censimento svolta sul
territorio per l'attività di prevenzione,
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