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Audizione del prefetto Arnaldo la Barbera (parte 2a)





gruppi di estrema destra aventi l'obiettivo di infiltrarsi nel corteo per creare disordini. Tali infiltrazioni sono state confermati, sui giornali, da importanti esponenti dell'estrema destra, che hanno dichiarato: «È vero siamo stati a Genova, eravamo in 300. Ci siamo stati il 20 e il 21». Le chiedo se rispetto a queste ipotetiche infiltrazioni siano state adottate misure preventive e quali.
Vorrei farle ancora una domanda con riferimento al materiale da lei fornito, cui ho dato uno sguardo veloce. Vi sono una serie di rapporti della DIGOS del 20 del 21 luglio. Le chiedo intanto se siano le uniche relazioni giornaliere o se ve ne siano delle altre, perché se ce ne fossero altre, anche senza nomi, credo che sarebbero utili a ricostruire, effettivamente, ciò che è avvenuto nel corso di quella giornata. Vorrei poi capire che tipo di utilizzo si fa di tale documentazione, poiché qui vengono segnalati dei fatti precisi: a quell'ora, in quel giorno, quell'esponente della DIGOS è stato in quel determinato posto ed ha rilevato ciò che qui viene scritto. Io credo che da questo tipo di documento si possano ricostruire una serie di elementi mancanti e vorrei capire cosa succedeva una volta che il funzionario della DIGOS scriveva una relazione di tal genere o, comunque, segnalava questo genere di elementi ai responsabili. Che uso si faceva di queste informazioni e che tipo di intervento ne seguiva?
Da ultimo, anche se lei ha già risposto su quale fosse il suo ruolo nella vicenda alla scuola Diaz, le chiedo se avesse notizie di infiltrati. Stamattina è sembrato che nella scuola Diaz ci fosse un infiltrato o comunque un informatore, qualcuno. È stato già chiesto al questore. Pongo a lei la stessa domanda.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Nei giorni del vertice, come ho già detto, ero qui a Roma e seguivo attentamente l'evolversi della situazione; ho avuto certamente rapporti con


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il capo della Polizia, ma non più di tanto, in quanto i fatti che accadevano a Genova venivano portati sulla piazza di Roma attraverso il sistema televisivo.
Quanto al contributo avuto per le relazioni nazionali da parte internazionale ho già detto che la cooperazione, nella fase preventiva, non era certamente il massimo. Successivamente, invece, man mano che venivano arrestati o fermati degli stranieri, c'è stata un'ottima collaborazione.
Eravamo collegati con la sala situazione di Genova in tempo reale e, al di là di tutto, la struttura centrale immagazzinava i dati che comunque venivano forniti alle frontiere per l'inserimento nel famoso sistema informatico di cui poc'anzi facevo cenno.
Per quanto riguarda il bilancio negativo con riferimento alla possibilità di manifestare, ripeto ancora una volta che io vengo qui a rispondere della prevenzione e non dell'ordine pubblico, quindi, eventualmente, questa domanda va rivolta al questore che è il responsabile dell'ordine pubblico di Genova.
Quanto alle infiltrazioni di gruppi di estrema destra, a noi non risultano: una cosa è un articolo di giornale, altra cosa un rapporto giudiziario. Se si dovesse correre dietro ai giornali! È molto più facile scrivere un articolo di giornale che non un rapporto all'autorità giudiziaria o avere un dato certo e significativo su cui impiantare qualcosa di serio. Le relazioni di servizio sono le uniche che noi abbiamo e, per quanto mi riguarda, fermo restando che si tratta di un argomento estremamente delicato, la Polizia di Stato non aveva infiltrati né durante le manifestazioni, né, tantomeno, all'interno della scuola Diaz.

GRAZIELLA MASCIA. Chiedo di parlare.


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PRESIDENTE. No, onorevole, mi dispiace, ma ha terminato i sei minuti a sua disposizione. Mi scusi onorevole Mascia; abbiamo contingentato i tempi e lei ha utilizzato tutto il tempo a sua disposizione. Avrebbe potuto ridurre la durata dei suoi interventi.

GRAZIELLA MASCIA. Il prefetto La Barbera non ha risposto ad una delle mie domande.

PRESIDENTE. Qual è la domanda? Non ne formuli una nuova perché non la ammetterò. Mi dica qual è la domanda.

MARCO BOATO. Non si arrabbi così!

GRAZIELLA MASCIA. Ho chiesto se sia stata svolta un'informativa con riferimento alle minacce di rapimento di esponenti delle forze di Polizia.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Questa era un'informazione fornita dai Servizi, ma mi sembra che, grazie a Dio, siamo tornati tutti a casa, chi prima, chi poi.

MICHELE SAPONARA. Prefetto La Barbera, lei ha fissato con precisione la differenza fra l'attività di prevenzione e quella di gestione dell'ordine pubblico: la prima è strumentale mentre la seconda è affidata all'autorità provinciale di pubblica sicurezza. Lei si limita ad acquisire informazioni da fornire poi all'autorità alla quale è demandata la gestione della pubblica sicurezza. Fra l'altro ella parla dell'invio in missione in occasione dei recenti summit di Nizza e Göteborg di funzionari in qualità di osservatori, al fine di acquisire la percezione diretta dell'intensità degli scontri e delle modalità di attacco utilizzate dai dimostranti.


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Il 16 maggio 2001, nell'ambito del comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica e a proposito delle informazioni acquisite sul blocco nero si è detto: «Si tratta di gruppi anarchici appartenenti all'area marxista-leninista che hanno manifestato l'intenzione di attuare iniziative antiglobalizzazione diverse da quelle dei circuiti provinciali del controvertice e più incisive di esse. È nelle loro intenzioni l'attuazione di iniziative clamorose, diverse da quelle programmate sia dal blocco giallo sia dal blocco blu e rivolte contro i simboli della globalizzazione. Da fonti di settore si è appreso che nell'ambito del blocco nero si starebbe realizzando una frattura fra gli anarchici vicini alla FAI e quelli legati alle posizioni insurrezionaliste che avrebbero optato per una strategia di assalto indistinto con azioni violente contro vari obiettivi e confondendosi tra la folla dei manifestanti».
Si parla poi di tutte le altre informazioni acquisite ed in conclusione viene detto: «Per altro verso devo ulteriormente ribadire come la prevenzione termini laddove inizia l'ordine pubblico; l'ufficio che ho diretto aveva segnalato in tempo utile sia le modalità di attacco utilizzate dal blocco nero e le potenzialità infiltrative in seno ai gruppi moderati sia infine la pericolosità».
Orbene, a chi erano state segnalate queste circostanze, questa situazione? Chi doveva provvedere - atteso che la situazione era di una certa gravità - ad organizzare, a predisporre i mezzi atti a contrastare questa evenienza, questi attacchi indistinti, questa guerriglia? In fondo in fondo voi avete dato informazioni circa il pericolo di una guerriglia.
Non le sembra contraddittorio quello che lei ha detto prima e cioè che la sua funzione, la funzione del suo ufficio si


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limitava alle informative ed alla sua presenza in un momento in cui, bene o male, lei gestiva assieme ad altri l'ordine pubblico?
Un'altra domanda in riferimento ad un documento della DIGOS del 20 luglio: chi erano i noti esponenti politici che si trovavano alla testa del corteo?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Riguardo all'ultima domanda mi riservo di rispondere. La prevenzione fornisce tutti gli elementi informativi al responsabile dell'ordine pubblico che a Genova era il questore, autorità provinciale di pubblica sicurezza. Tecnicamente l'uso dei reparti e la disposizione dei servizi di piazza rientra nelle sue competenze che sono previste dalla legge. Peraltro chi le parla ha fatto il questore a Palermo, a Napoli e Roma. Quando ricoprivo tale ruolo mi prendevo la croce. Tenga presente che, non tanto Palermo, quanto Napoli - che lei certamente conoscerà - è una città abbastanza effervescente dove vi sono due manifestazioni la mattina e se va bene solamente due il pomeriggio. Per quanto riguarda Roma mi permetto di ricordare la sfilata del gay pride, il giubileo e le giornate della gioventù. Si tratta di altre utenze, altre cifre; parlare di due milioni di individui è una cosa, vederli è terrificante. Fortunatamente l'utenza non era rappresentata certamente da black bloc, altrimenti ci sarebbero voluti i carri armati non la polizia.

LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, dottor La Barbera, devo farle una domanda che riguarda lo scarto tra la buona preparazione del vertice e la criticabile gestione visto che, anche sulla base di quello che lei ha scritto e detto nella relazione, era prevedibile che ci sarebbero state azioni di guerriglia.


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Il non essere stati in grado di contrastare queste azioni di guerriglia è dipeso da un indirizzo politico che riguardava soltanto l'ordine pubblico e basta - perché bisognava solo difendere la zona rossa e non c'erano altri problemi - oppure da altro: da impreparazione, dalla novità del fatto, dalle vicende e così via. Infatti, mettendo insieme Seattle, Nizza, Göteborg e Napoli - come giustamente rilevava prima l'onorevole Cicchitto - risultava chiaro che sarebbe avvenuto più o meno lo stesso.
Quindi la prima questione che desidero porre alla sua attenzione è rappresentata dallo scarto tra preparazione e gestione. Vorrei sapere se lei è in grado di darci una valutazione che ci aiuti a capire anche come in futuro, da domani in poi, andranno gestite tali questioni.
Vorrei anche sapere chi era il collega responsabile del reparto mobile che - se non ho capito male - consigliato da lei decise nella sua autonomia di procedere ugualmente, per ragioni tecnico-operative, all'intervento all'interno della scuola Diaz.
Lei ha partecipato a processi decisionali, a decisioni? Come si svolgeva il processo decisionale a Genova, almeno per la parte che l'ha riguardata direttamente?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Onorevole Violante, come ho già accennato l'unico episodio decisionale al quale ho partecipato è stato quello relativo all'intervento presso la scuola Diaz. Ho chiaramente espresso il mio pensiero sull'opportunità di tale intervento. Al riguardo non vi sono state voci di dissenso, né da parte di miei sottoposti né da parte di miei superiori. È stata una decisione concorde, unanime, tant'è che è stata presa.

FILIPPO MANCUSO. Il suo dissenso a che cosa si riferiva?


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ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Nel momento strettamente operativo non ho mai diretto reparti mobili, ho sempre svolto attività di polizia criminale. Avevo però notato che c'era una tensione che andava un po' oltre il dovuto ed ho fatto presente al collega - e con questo rispondo al presidente - del reparto mobile, dottor Canterini queste mie percezioni. Sono percezioni che un uomo avvezzo a gestire personale è certamente disponibile a recepire; in questi casi giova anche l'esperienza. Ho fatto presente che forse era il caso di soprassedere, anche perché - con questo mi auguro di non dover ritornare sull'argomento relativo alla scuola Diaz - c'era una situazione di fatto leggermente diversa da ciò che era stato rappresentato in sede di riunione.

LUCIANO VIOLANTE. In che senso era diversa la situazione?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Il benedetto cancello della scuola...

LUCIANO VIOLANTE. Era chiuso!

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Era chiuso. Era stato detto invece che il cancello era aperto. Probabilmente era stato chiuso nel lasso di tempo che è intercorso tra l'informazione e l'attuazione dell'operazione. Il cancello che, onestamente, resisteva a 70-80 uomini, quindi un cancello di una certa solidità. Questa sosta necessitata mi aveva anche permesso di rilevare la situazione.

LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, quando lei parla di tensione del reparto mobile, se non capisco male...

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Del personale in genere.


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LUCIANO VIOLANTE. Del personale... in che senso ha sconsigliato?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Sono riuscito a raggiungere il collega...

LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, ho capito cosa ha fatto, io vorrei arrivare ad un'altra questione. Avendo visto questo stato di tensione, ha temuto che ci potesse essere un eccesso di uso della forza?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. No guardi, non ho temuto nulla. Avendo recepito questa sensazione sono riuscito a raggiungere il collega e a dirgli «guarda, passiamo mano - queste sono le testuali parole - perché non è cosa.» Ovviamente, come ho fatto presente nella relazione, il mio era un consiglio, non un ordine, e per chi mi conosce un po', se avessi avuto la titolarità certamente...

LUCIANO VIOLANTE. «Passiamo mano» che cosa voleva dire?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Andiamo via! Andate via!

LUCIANO VIOLANTE. Cioè, non effettuiamo la perquisizione.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Sì.

LUCIANO VIOLANTE. Ho capito.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Il collega mi ha risposto in una certa maniera, il mio consiglio è stato disatteso e me ne sono andato via.


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LUCIANO VIOLANTE. Ho capito. Quindi la tensione non riguardava soltanto il reparto, ma riguardava la situazione complessiva.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. La situazione complessiva, certamente.

LUCIANO VIOLANTE. Ho capito. È chiaro. Vorrei tornare alla prima domanda che le ho fatto, quella sullo scarto tra la buona preparazione e la discutibile esecuzione.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Certamente noi abbiamo dato tutte le informazioni che avevamo, informazioni poi riscontrate rispondenti al vero, sulla piazza, certamente i reparti si sono trovati a fronteggiare una situazione eccezionale: fronteggiare la guerriglia è cosa diversa dal fronteggiare il corteo o una massa più o meno ordinata. L'ordine pubblico in quanto tale è una bruttissima bestia, perché quando non succede niente non succede niente, appena succede qualcosa...

LUIGI BOBBIO. Signor prefetto, innanzitutto grazie per la sua relazione completa, tecnica, esauriente, che, a mio avviso (ma credo non solo a mio avviso) denota l'alta professionalità del lavoro da lei svolto. Avrei alcune domande da rivolgerle molto rapidamente, più che altro per comprendere meglio, la dinamica dei fatti svoltisi a Genova. Le premetto che questo alternarsi, questo intrecciarsi da parte di alcuni - e non mi riferisco a lei perché la conosco bene, se mi permette, quindi conosco la sua trasparenza, la sua sincerità e la sua linearità - di consigli, «sconsigli», raccomandazioni, mi lascia perplesso perché, conoscendo un po' come vanno le cose dell'amministrazione, so che nella prassi esistono consigli e raccomandazioni date da soggetti che, pur non avendo il


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potere di impartire ordini, hanno una loro forza cogente per una serie di altre ragioni interne all'amministrazione della Polizia di Stato.
Allora, per capire bene, vorrei sapere da lei, se è in grado di dirmelo, innanzitutto: il capo della Polizia, il dottor De Gennaro, è stato presente a Genova durante il vertice? In caso affermativo, con che tipo di permanenza? In quali occasioni? Ancora, che attività le risulta, visto che si tratta del massimo vertice del dipartimento della pubblica sicurezza e quindi della Polizia di Stato, abbia svolto in concreto, seppure a livello di raccomandazioni, segnalazioni e consigli, il dottor De Gennaro, in quanto capo della Polizia? Diversamente il suo ruolo, a mio avviso, resterebbe del tutto privo di contenuto e di significato, e ciò non è possibile. Ancora, le vorrei chiedere - sostanzialmente mi ha già risposto, ma glielo chiedo nuovamente per vedere se ha qualcosa da aggiungere - quale sia stato invece il suo ruolo, fermo restando che lei ci ha chiarito di essere giunto a Genova con un incarico ben specifico del tutto attinente alla sua funzione e al suo ruolo. Ha avuto altri ruoli oltre a quello legato alla sala di collegamento internazionale a Genova nei giorni di sabato e domenica? Avendoci parlato della vicenda della scuola Diaz, sulla quale mi permetto di ritornare (proprio perché sono un pignolo, non per altro, non per deficit nella sua esposizione) vorrei chiederle: le è capitato in altre occasioni, in quei due giorni, che il capo della Polizia le abbia chiesto di essere portatore di raccomandazioni o consigli, come è stato nel caso della fase decisionale dell'intervento alla scuola Diaz? Le vorrei chiedere se, in particolare, vista la sua notevolissima esperienza, il capo della Polizia non abbia avuto alcun ruolo pratico e operativo concreto, come da più parti si vorrebbe sostenere. Se il questore era, invece, come più di un intervistato ha dichiarato essere, il responsabile


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unico e apicale della gestione dell'ordine pubblico sul territorio metropolitano di Genova, per quale ragione si determinò, come ci ha detto lui stesso, a chiedere al capo della Polizia un'autorizzazione sostanzialmente inutile, vale a dire utilizzare i carabinieri per effettuare l'intervento alla scuola Diaz? Infatti, in quanto apice della struttura dell'ordine pubblico, titolare unico del potere di intervento, di decisione di intervento, poteva tranquillamente valutare e disporre l'utilizzo dei carabinieri malgrado quella remora legata all'episodio Giuliani accaduto il giorno prima. Ancora, ci può dire (perché sembra di capire che le cose si siano svolte in questi termini) alla riunione presso la questura, nella quale si decise all'intervento presso la scuola Diaz, chi era presente in particolare? Ci può dare i nominativi? Chi partecipò a questa concordanza di visione sulla necessità dell'intervento? Vorrei inoltre sapere se fra i soggetti presenti vi fosse un ufficiale di polizia giudiziaria, visto che l'articolo 41 concerne attività di polizia giudiziaria. Ancora, ci può dire se la comunicazione al capo della Polizia De Gennaro fu fatta solo per avere questa autorizzazione all'utilizzo dei carabinieri o anche per altre ragioni? Se ve ne fossero altre, la pregherei di dirle. Sulla sua presenza sul posto, lei ci ha risposto con grande chiarezza e con grande linearità. Quanto tempo prima dell'intervento lei arrivò alla scuola Diaz? Oltre alla sua decisione personale vi fu un input in questo senso anche da parte del capo della Polizia che la sollecitò eventualmente ad essere presente sul posto? Inoltre, vorrei sapere perché l'addetto stampa del capo della Polizia, dottor Sgalla, andò sul posto! Chi lo mandò e, sostanzialmente, con quali compiti? Le risulta che lo stesso dottor Sgalla abbia avuto un contatto preventivo con la stampa in ordine al blitz presso la scuola Diaz? Ancora, e questa è una domanda particolarmente legata alla sua posizione - glielo dico con la


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sincerità che lei penso riconosca - , vista l'indiscutibile qualità del suo lavoro, informativo, investigativo e preventivo, che non è contestabile sotto nessun profilo, per quali ragioni lei è stato destinato allora ad altro incarico, visto che comunque - e glielo dico con la stima che le porto - lei non ha avuto parte nella gestione di quei fatti sotto contestazione, vale a dire la gestione concreta dell'ordine pubblico?
Ancora, se così stanno le cose - se lei lo sa, perché lei stesso potrebbe non essersene fatta una ragione - a quale pretesa inadempienza o inefficienza sarebbe stato dovuto il suo avvicendamento?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Senatore, lei mi ha rivolto una lunga lista di domande; cercherò di essere più conciso. Il ministro ha deciso la rimozione dal mio incarico non per incapacità, ma ritengo l'abbia fatto per opportunità e in ossequio, anche, a considerazioni di trasparenza. Da questa situazione mi auguro di uscire quanto prima. Tale decisione non mi ha certamente messo di buon umore, ma un ordine del ministro non si discute; mi piaccia o meno, sono abituato ad obbedire e quindi ho preso atto della decisione. Ritengo di potermi riabilitare in futuro.
Per quanto mi risulta (ritengo di poterlo sostenere con certezza), il capo della Polizia, nei giorni in cui si svolgeva il vertice, non è stato a Genova. Dovreste chiedere più a lui che a me quale attività risulta aver svolto il capo della Polizia.

LUIGI BOBBIO. Lo abbiamo chiesto.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Se non ha risposto Gianni De Gennaro, non posso farlo io, Arnaldo La Barbera.
Sul mio ruolo a Genova, vi sono giunto per le motivazioni prima elencate; non ho avuto altri ruoli. Ho svolto un ruolo


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decisionale, insieme ad altri colleghi, nella risoluzione di procedere alla perquisizione della scuola Diaz, dove erano presenti come ufficiali di polizia giudiziaria, il capo della mobile, il capo della DIGOS, un paio di funzionari dello SCO (dei quali, in questo momento, non ricordo il nome): quindi, ufficiali di polizia giudiziaria presenti ve ne erano, forse, anche troppi.
Per quanto riguarda la comunicazione al capo della Polizia, il questore, nella telefonata fatta a De Gennaro, dà per scontata, in quanto susseguente, la decisione presa di svolgere la perquisizione presso la scuola. Non consulto il capo della Polizia sull'opportunità o meno di svolgere una perquisizione. Ho trent'anni di servizio nella polizia ed il prefetto Andreassi anche qualcuno in più: per fare la perquisizione non è necessario chiamare il Presidente della Repubblica. Fra l'altro si trattava di una decisione pienamente condivisa, unanimemente, nonostante nei giornali vi siano articoli su un eventuale dissenso tra me ed Andreassi. Inoltre, se vi fosse stato dissenso, il vicecapo vicario avrebbe avuto un peso specifico maggiore del mio (data l'organizzazione gerarchica della nostra struttura). Comunque, so che il prefetto Andreassi sarà ascoltato dal Comitato immediatamente dopo di me e potrete ottenere da lui una conferma: vi è stata una piena consapevolezza della legittimità e dell'opportunità di compiere un atto dovuto.
Sono arrivato contestualmente o quasi (parliamo di un minuto o due, non di più) al personale. Per quanto riguarda chi ha inviato il dottor Sgalla, va chiesto a lui, non a me. Certo, non l'ho chiamato io; peraltro, i miei rapporti con la stampa - con tutto rispetto per questa - sono noti. Non ho bisogno di curare la mia immagine, forse perché -«scusate la modestia»- ritengo di averne avuta troppa in trent'anni, avendo prestato servizio a Napoli e Palermo, dove spesso si assurge


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agli onori della cronaca: non avevo certo bisogno di farmi pubblicità a Genova. Appena vedo arrivare i giornalisti, vado via.

PRESIDENTE. Se vi sarà una richiesta da parte del senatore Bobbio, allungheremo la lista di coloro che dovranno essere auditi.

ANTONIO SODA. Riprendo un tema, affrontato dal presidente Violante ed anche dall'onorevole Saponara. Risulta dalla sua relazione, signor prefetto, che il centro di prevenzione informò e presentò della documentazione visiva sulle modalità di attacco, la cosiddetta guerriglia urbana. Risulta dall'ordinanza del questore del 12 luglio che si ha piena consapevolezza di tali modalità di attacco e delle tecniche di guerriglia, tanto da prevedere, per lunghe pagine, i cosiddetti reparti mobili di intervento, proprio per fronteggiare queste situazioni di emergenza. Risulta, inoltre (si tratta di una mia valutazione, ma le chiedo una conferma), che l'azione di contrasto di questo tipo di guerriglia urbana (sulla quale lei ha informato ed il questore ha provveduto) non sia stata efficace. Il dato su cui si fonda questa valutazione è l'analisi dettagliata - da me fatta - dei verbali di arresto e di fermo: non vi sono arresti in flagranza di atti di devastazione e di saccheggio. Vi sono arresti per violenza, per resistenza, per oltraggio, per qualche danneggiamento (ripeto qualche danneggiamento), ma non in flagranza. D'altra parte, le scarcerazioni (che si possono discutere o meno, come è accaduto questa mattina quando si è fatto dell'ironia sulle ordinanze) segnalano l'assenza della prova dei fatti riconducibili a coloro che sono stati scarcerati. Condivide quindi questa prima valutazione, cioè che vi è stata


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un'informativa, una conoscenza notevole delle tecniche di guerriglia, una predisposizione di un'azione di contrasto con risultati pressoché nulli?
Il prefetto a questa domanda non ha risposto. Il capo della Polizia ha detto che le tecniche di guerriglia non possono essere fronteggiate con i reparti ordinariamente impiegati; probabilmente bisognerà, come negli anni settanta, svolgere un lungo lavoro di investigazione. Il questore, questa mattina, ha fatto intendere che i reparti mobili non hanno funzionato, perché, in corso d'opera, sono stati modificati nella loro struttura, in relazione ad una segnalazione di pericolo di sequestro. Quindi, i reparti mobili piccoli, veloci, non sono stati dislocati sul territorio, sostituiti da reparti pesanti che non potevano muoversi, per timore di rapimenti. Questa notizia verrebbe dai servizi, o da quelli di informazione o da quelli di prevenzione...

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Proviene dai servizi di informazione. È veicolata dalla prevenzione, ma scaturita dai servizi di sicurezza.

ANTONIO SODA. Comunque, non ha precisato in che modo sono stati scomposti e ricomposti, numericamente, questi reparti. Le chiedo: poiché l'ordinanza, su questo punto specifico, è il frutto dell'operazione di coordinamento tra la sua attività e quella del questore, le disposizioni del questore relative a tali modifiche, che hanno resi inoperativi quei reparti, sono state valutate congiuntamente al suo servizio? Infatti, dalle sue indicazioni le tecniche di guerriglia risultavano siffatte, richiedendo, quindi, la necessità di essere contrastate in tale modo e, quando scompare la forma di contrasto, i risultati sono negativi come quelli che abbiamo visto.


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Le chiedo anche che valutazione dà, signor prefetto, di questa organizzazione complessiva, di questi piani operativi, atteso che il questore ha sempre detto che tutte le sue decisioni sono state affiancate, sostenute, supportate e condivise da tutto il dipartimento centrale, compresa quindi l'area da lei diretta. Chiedo alla presidenza che il Comitato acquisisca tutte le relazioni di servizio dei dirigenti di questi reparti mobili, per capire quanti sono i reparti mobili stessi (qui ne saranno indicati oltre 60 o 70): quanti di essi, preposti a quel tipo di contrasto della guerriglia, sono tornati indietro con un resoconto riguardante l'operazione svolta? Rivolgo questa domanda alla presidenza.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Premetto che ho poc'anzi ribadito che la prevenzione è attività distinta da quella di ordine pubblico. L'ordinanza è firmata dal questore, che è titolare dell'uso e dell'impiego della dislocazione dei reparti stessi. Certamente, il questore non è tenuto ad informare la polizia di prevenzione della dislocazione dei reparti o di cambi nella destinazione dei reparti.

ANTONIO SODA. Il questore ha detto: tutto quello che ho fatto, l'ho fatto insieme a loro. Questo è pacifico!

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Allora rispondo che la domanda che mi è stata rivolta riguarda l'ordine pubblico, su cui non ho competenza. Il problema è che io debbo dare al questore, il questore non deve dare a me, come in realtà non ha fatto, non ha chiesto a me il permesso di impiegare il personale in un modo o in un altro (Commenti del deputato Soda).
Onorevole Soda, sto cercando di spiegarlo forse in una forma un poco più prolissa; il questore non ha condiviso con


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me l'ordinanza poiché non è tenuto a farlo, né modifiche dell'ordinanza, perché non è parimenti tenuto a farlo: ognuno ha i propri onori ed i propri oneri. L'autorità provinciale di pubblica sicurezza risponde dei servizi sulla piazza di Genova, piaccia o non piaccia: si tratta, purtroppo del rischio connesso a questa professione.

PRESIDENTE. Ci sono ancora dieci colleghi che devono intervenire. Mi sembra che, se si cerca di allargare il discorso, il prefetto abbia con chiarezza affermato che per quanto riguarda la vicenda della Diaz, egli si richiama alla relazione: è inutile tenere dei piccoli comizi. Lo dico veramente nell'interesse di tutti, anche perché è arrivato il dottor Andreassi. Se ci sono domande che il Comitato ritiene possano approfondire alcune problematiche, relativamente al ruolo che ha svolto il dottor La Barbera, vi invito a formularle: cerchiamo di non ripetere una discussione sulla questione della Diaz, che mi pare già chiusa, ferme restando alcune specificazioni. Rivolgiamo domande riguardo al tema della prevenzione, motivo per il quale abbiamo invitato il prefetto. Mi auguro che i colleghi intendano avanzare domande in questo senso e che qualcuno possa rinunziare, se ha già trovato soddisfazione nelle risposte che sono state fin qui fornite, comprendendo che lo spazio delle risposte è molto più limitato di quello tracciato dalle precedenti audizioni.

MARCO BOATO. Cercherò di non ripetere argomentazioni già svolte: il prefetto ha accolto il nostro invito nella consapevolezza che stiamo cercando di capire quanto è avvenuto e quindi dovrà scusare anche la nostra insistenza su alcune questioni. Il prefetto gode di ampia stima, al di là della recente disavventura: gli rivolgo i miei migliori auguri per il futuro.


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Avanzo solo un'osservazione linguistica sul testo che ci è stato letto, che non riguarda la materia di cui stiamo discutendo ma solo il linguaggio: sono però attento alle questioni costituzionali. Non userei l'espressione grandi manifestazioni di ordine pubblico: si tratta di grandi manifestazioni che possano comportare problemi di ordine pubblico, ma non esistono grandi manifestazione di ordine pubblico dal punto di vista costituzionale....

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Ad una grande manifestazione possono essere connessi problemi di ordine pubblico...

MARCO BOATO. Ho capito cosa voleva dire, ma è una questione di stile. Citerò tre questioni molto puntuali ed una osservazione più generale. Quando si parla (mi pare corrisponda al vero) di fonti di settore riguardo la questione della frattura tra FAI ed i cosiddetti anarco-insurrezionalisti, non so a cosa ci si riferisca con l'espressione fonti di settore: si tratta di un fatto pubblico, ci sono state interviste televisive ai responsabili della FAI che hanno preso le distanze dai cosiddetti anarco-insurrezionalisti che, per loro stessa struttura, sono difficilmente identificabili. Confermo, per quanto posso dire politicamente, quello che il signor prefetto scrive, però trovo strano questo riferimento alle fonti di settore, quasi che fosse un'informazione riservata o di carattere investigativo: si tratta di una posizione pubblica, dichiarata nelle interviste riportate dai giornali. La FAI ha preso le distanze dai cosiddetti anarco-insurrezionalisti ed in nota, giustamente, si dice che questa organizzazione ha posizioni radicali sul piano politico ma sempre, in genere, di carattere non violento.
Chiedo un chiarimento sulla questione della Grecia, perché anche da materiale «riservato» (ma che riporta esattamente


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le stesse informazioni) del Ministero degli affari esteri emerge ciò che è contenuto nella relazione. Le chiedo, signor prefetto, di capirne il motivo: mi pare che fra tutti gli Stati con cui lei ha avuto rapporti, in quanto capo della Polizia di prevenzione (ma per il Ministero degli affari esteri è stato lo stesso), ci siano state enormi difficoltà di collaborazione solo con lo Stato greco. Poiché il prefetto è andato ad Atene ed ha parlato con loro, ci potrebbe spiegare quali sono stati i termini di tali difficoltà?
Vorrei citare un'altra questione di cui, mi pare, non si sia parlato se non indirettamente: nella sua relazione c'è una parte sui Servizi di informazione che mi pare molto plausibile, molto critica, dove sostanzialmente si dice che tutte le informazioni, salvo rare eccezioni, nei momenti rilevanti sono state complessivamente assai rare, non dettagliate, indistinte tra una moltitudine di informazioni risultate nella maggior parte dei casi prive di qualunque riscontro e quindi non utilizzabili in campo informatico, tema che il prefetto ha citato. Nel dettaglio, mi pare di capire che il giudizio sia fondato: le chiedo dunque, signor prefetto, non di confermarla (visto che ci ha appena letto la relazione), ma di spiegare meglio tale questione. Infatti, ci siamo trovati di fronte ad un questore che parla di ottima collaborazione con i servizi di informazione e il Comitato che (se sbaglio il presidente mi smentisca) ha chiesto ai servizi di informazione di acquisire materiale, anche in forma riservata: mi pare che non sia arrivato nulla, forse perché dovrebbe arrivare documentazione che contiene informazioni che si sono rivelate delle « bufale », che forse hanno anche fatto perdere una quantità enorme di tempo per riscontrarle o falsificarle, come si dice nel linguaggio epistemologico. Non è così? È arrivata documentazione, perché fino a ieri nell'elenco non l'ho trovata...


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PRESIDENTE. Posso aggiornare il Comitato: in base a una nota dell'ex ministro Mattarella, tutti i documenti vengono mandati al CESIS, il quale ha chiesto l'autorizzazione al ministro Frattini, che ha già firmato questa mattina. È un fatto di ordine amministrativo.

MARCO BOATO. Fino a ieri sera non risultava essere arrivato, dopo 20 giorni dalla nostra richiesta, materiale dai Servizi di informazione: comunque nella relazione troviamo un'analisi abbastanza puntuale di una serie di informative. Vorrei un chiarimento; forse lei non risponderà, signor prefetto, ma lo chiedo per un atto di stima, perché conosco il suo percorso, il lavoro che lei ha svolto, al di là di questo incidente di percorso.
Nella sua relazione si legge: «Abbiamo, a livello internazionale, confrontato le varie strategie e calibrate le diverse tipologie di intervento». Quindi, un riferimento c'è.
Anche se è vero che nella fase operativa l'ordine pubblico non è di sua competenza, come prefetto, come dirigente della polizia, come uomo che ha avuto a che fare per decenni con la polizia, credo che lui ci possa aiutare a capire - visto che il nostro è un Comitato di indagine conoscitiva che non deve emettere sentenze né attribuire responsabilità, ma deve capire, anche per il futuro -, perché, avendo voi fatto questo lavoro preventivo di analisi e di informazione, anche comparativa, tutto ciò ha avuto invece un risultato operativo, così problematico (per utilizzare un eufemismo).

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Per quanto riguarda la posizione della FAI e la distinzione con gli anarchici insurrezionalisti, si tratta di notizie che, al di là delle prese di posizione pubbliche, esternazioni e quant'altro, sono state verificate dalla DIGOS.


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Per quanto riguarda la Grecia, ho trovato una chiusura totale. Quale ne sia il motivo non so; ho preso atto di questa chiusura ed ho cercato di by-passarla, incentivando l'ufficiale di collegamento: questi non fa parte della direzione ma è ufficiale dei carabinieri e funge da ufficiale di collegamento in Grecia. Ho cercato di stimolarlo, inviando anche del personale della DIGOS presso i porti di Patrasso e Igoumenitsa, da cui avevamo notizie che eventuali manifestanti greci sarebbero partiti.
Per quanto riguarda i servizi, la mia non è una critica, ma una fotografia. Non esprimo giudizi, perché non spetta a me giudicare, ma ho riferito quello che è; semmai dovrà giudicare il Comitato in questa sede o in altre sedi opportune.
Con riferimento al discorso sull'ordine pubblico, se torniamo alla distinzione tra prevenzione e ordine pubblico...

MARCO BOATO. Le chiedevo un chiarimento in qualità di dirigente di polizia.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Facciamo un passo indietro: tornerò a fare il questore, ammesso che me lo facciano fare, e a quel punto le risponderò! Al di là della battuta, chiaramente la guerriglia, con la tecnica del «mordi e fuggi», si affronta e si vince sulla mobilità: è questa una condizione essenziale per vincere la guerriglia. Non servono 1.000 uomini, ne bastano 50 o 100. Chiaramente, però, bisogna misurare bene e valutare al meglio la situazione, perché poi possono accadere eventi ancora peggiori rispetto a quelli che si sono verificati a Genova.

FILIPPO MANCUSO. Signor prefetto, fossi in lei, non mi affannerei su tale quesito irrisolvibile, in chiave logica, circa la sua incompetenza in materia di ordine pubblico, perché


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scontata la ovvia ripartizione tra prevenzione e ordine pubblico, le suggerirei di individuare la sua posizione in questo contesto come quella nascente da una nomina ad personam.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Componente del Comitato? Troppo onore!

FILIPPO MANCUSO. ... una preposizione di fatto in via fiduciaria, non in relazione ai suoi compiti istituzionali, ma in relazione al contesto che si viveva a Genova. Ciò spiegherebbe, e la toglierebbe anche di imbarazzo, il motivo per il quale la sua attività, insieme a quella commissione interna i cui lavori si svolgevano a Genova, non fu mai veramente formale, consenziente o non consenziente che fosse. Lei era un preposto in virtù di un incarico ad personam, proveniente dal vertice della sua istituzione; non incarico arbitrario, ma legittimo nell'ambito di un rapporto gerarchico che la vedeva subordinato.
Ciò posto, e con questo quindi consigliando al Comitato di non angariare la sua pazienza su tale dettaglio, le pongo due domande. Vorrei sapere quali siano state le modalità e la forma attraverso cui lei è stato sottoposto all'ispezione amministrativa che si è poi conclusa con la sua chiamata ad altro incarico. In secondo luogo vorrei sapere, e ciò attiene proprio al suo incarico fondamentale, cosa ha potuto accertare, e a tutt'oggi che cosa è accertato, in ordine alla organizzazione di questo convegno eversivo da parte di individui provenienti da tutta Europa, in termini di mezzi, responsabilità, strumenti e tempi. Vorrei anche sapere in particolare se risultino fonti di finanziamento e loro entità, percettori e dispensatori dei medesimi e se questi siano potuti venire alla luce nell'ambito del suo compito di prevenzione. Del resto, non trovo traccia di ciò né nel suo scritto né nelle parole degli altri e mi sembra


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impossibile che un sommovimento così ingente di persone, provenienti da tutti i punti cardinali, sia stato gratuito, grazioso e indolore dal punto di vista economico. Quindi, con quella premessa sistematica, le domande sono due: come si è svolto il suo procedimento, diciamo così disciplinare, e quali elementi di accertamento avete potuto acquisire in merito ai due temi su cui ho parlato da ultimo.

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. Alla prima domanda, posso rispondere che ad un certo punto sono stato convocato dal capo di gabinetto del ministro, sono stato ricevuto ad una certa ora nel corso della serata e sono stato invitato a farmi da parte per motivi di opportunità, visti i fatti di Genova. Ho preso atto, forse a malincuore ma, ripeto, sono abituato ad obbedire, mi sono fatto da parte ed eccomi qua.

FILIPPO MANCUSO. Con l'ispettore non ha avuto nulla a che fare?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. No, con l'ispettore ministeriale, che ben conosco, non ho avuto (Commenti). No, non sono stato sentito. Tenga presente che l'estensore dell'ispezione sulla Diaz può fare l'ispezione disciplinare, o amministrativa che dir si voglia, nei confronti di persone che hanno un grado nella pubblica amministrazione inferiore al proprio. Immodestamente, io ho un grado superiore: quindi, non sono stato contattato, non gli ho parlato, né ho avuto modo di rispondere ad eventuali contestazioni, ammesso che me le abbia fatte (questo non lo so). Le ho detto la verità all'inizio di agosto sono stato convocato dal capo di gabinetto del ministro degli interni, sono stato invitato a presentarmi ad una certa ora, doverosamente mi sono presentato ed ho preso atto di quella che è stata una decisione del ministro. D'altronde,


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non potevo fare diversamente: sono un uomo delle istituzioni. Ne ho preso atto, magari con un po' di dispiacere, ma bisogna anche saper incassare!
Circa la questione da lei sollevata con la seconda domanda, essa è attualmente oggetto di indagini; si tratta di indagini avviate ormai da alcuni mesi e sul cui esito sono sufficientemente ottimista.

GABRIELE BOSCETTO. Nel documento n. 2, che lei ha così cortesemente allegato alla sua relazione, vi è l'elencazione di una serie di riunioni di servizio presso la direzione centrale della polizia di prevenzione svoltesi in diverse date. Nell'ambito di queste riunioni, tenute con differenti partecipanti, vi sono stati anche numerosi incontri, dimostrativi dell'ottimo lavoro svolto, con ufficiali di collegamento stranieri e con rappresentanti di forze di polizia di altri paesi. Lei stesso nel suo memoriale evidenzia come sia andato personalmente a prendere contatto con le forze di polizia estere.
Non vi è però traccia - non so se la legge non lo consenta o non lo preveda - di incontri tra la direzione centrale della polizia di prevenzione ed il SISDE, il SISMI o l'organismo superiore, né traccia di incontri tra i nostri servizi segreti e quelli europei o addirittura internazionali. Il tutto in rapporto ad un evento che più internazionale di così non poteva essere, rappresentando il momento di incontro dei principali uomini politici del mondo, di coloro cioè che elettivamente reggono i paesi industrialmente più avanzati. Ci può spiegare perché tali incontri non si sono tenuti e perché questo non si rileva nella sua relazione, dove le emergenze che si evidenziano appaiono sotto questo profilo misere e poco utili?

ARNALDO LA BARBERA, Prefetto. I servizi segreti italiani dialogano con i servizi segreti esteri; vi era peraltro un tavolo


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di riunione al CESIS, sede deputata anche per questi incontri. Al di là della partecipazione a tale tavolo, i nostri servizi, lo ripeto, dialogo comunque con i servizi degli altri paesi. La direzione della polizia di prevenzione è cosa diversa, che agisce su un piano differente rispetto a quanto fanno i servizi per definizione e per legge; ciò non toglie che vi sia stata da parte nostra la massima apertura: ad esempio, ho citato poc'anzi un'operazione contro il terrorismo islamico, sviluppata con l'apporto informativo dei servizi italiani e americani, e che ha visto svolgersi, dato che dovevano essere compiuti anche dei passaggi con l'autorità giudiziaria, riunioni tenute presso la direzione. Vi è stata quindi sempre la massima apertura.

ANTONIO IOVENE. Signor prefetto, nella sua relazione e nel rispondere alla collega Mascia, lei non si è soffermato, definendole semplicemente notizie di stampa su possibili infiltrazioni di forze dell'estrema destra. Sia nell'ordinanza del questore del 12 luglio, sia nella relazione della riunione del Comitato nazionale per la sicurezza e l'ordine pubblico del 16 maggio, vengono invece riportate notizie dettagliate rispetto alla possibile partecipazione del Fronte nazionale, di Forza Nuova o di altre forze di estrema destra alle manifestazioni di Genova, con la specifica finalità di infiltrarsi nei cortei per determinare momenti di scontro e così via. Di ciò siamo stati informati nelle precedenti audizioni.
Volevo capire se lei non ha parlato di tale argomento nella relazione perché queste informazioni si sono rivelate non significative o se si è trattato invece di una dimenticanza. Può confermarci o meno la presenza di queste forze, nelle manifestazioni di Genova?
Un secondo quesito che le volevo porre riguarda il seguente argomento: nella sua relazione, in riferimento all'azione di censimento svolta sul territorio per l'attività di prevenzione,


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Pubblicato su: 2005-07-05 (1146 letture)

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