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Audizione del questore Francesco Colucci (parte 2a)





blocco ha evitato feriti pesanti rimanendo costantemente in movimento, cercando di evitare lo scontro frontale con la polizia. Stavamo stretti ed ognuno guardava le spalle dell'altro. Quelli attaccati dai federali sono sfuggiti all'arresto grazie alla velocità di reazione ed all'organizzazione dei membri del black bloc. Il senso di solidarietà è stato imponente.
Si è da più parti detto che le condizioni di guerriglia, create da criminali violenti e facinorosi, hanno, in alcuni casi, determinato un eccesso nell'uso della forza. Si è anche sostenuto che vi sarebbero centinaia di foto, di immagini televisive, eccetera, che rappresentano poliziotti, carabinieri e finanzieri che pestano sistematicamente partecipanti al corteo. Su tale punto ritengo si debba fare estrema chiarezza e porre fine ad un processo di criminalizzazione delle forze di polizia che sembra essere in corso. A Genova, la stragrande maggioranza degli appartenenti alle forze di polizia si è comportata correttamente: nonostante l'eccezionalità della situazione, il personale in servizio ha mostrato coraggio ed abnegazione.
In relazione alla violenza inaudita degli attacchi subìti, tutti i reparti hanno fornito prova di preparazione professionale, spirito di sacrificio ed attaccamento alle istituzioni democratiche. Le frange violente dei contestatori, diverse migliaia, hanno condotto attacchi indiscriminati. Si è trattato di guerriglia accuratamente pianificata, con devastazione di cose pubbliche e private ed un particolare accanimento nei confronti delle forze dell'ordine.
I rinforzi consistevano in oltre 11 mila unità, escluse le Forze armate; in quel contesto, nel corso delle manifestazioni, sono emersi e sono stati portati all'attenzione degli ispettori ministeriali tredici episodi di violenza, di cui tre hanno riguardato l'Arma dei carabinieri, due la Guardia di finanza ed i rimanenti otto la Polizia di Stato. Quest'ultima, come si


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ricorderà, è stata la forza di polizia che ha quasi completamente sostenuto le situazioni di ordine pubblico del 21 luglio 2001.
I singoli episodi di violenza, che non sono mai giustificabili, possono trovare una chiave di lettura nel prolungato impiego in servizi particolarmente stressanti. A tale riguardo, vanno tenuti in conto due importanti aspetti: da un lato, l'impiego ininterrotto per diverse ore, seppur assolutamente necessitato in quelle circostanze, incide sulle condizioni psicofisiche degli operatori; dall'altro, i video non sempre riescono ad evidenziare le circostanze che possono risultare importanti. Ad esempio, un grave insulto o l'essere colpiti da un corpo contundente, non ripresi dalla telecamera, possono influire sui comportamenti successivi e sui giudizi che, a posteriori, vengono espressi.
Nessun atto trova giustificazione quando si concretizza in una violenza gratuita e sproporzionata alla gravità dell'offesa; il questore, qui nuovamente, si assume la responsabilità dei comportamenti degli appartenenti alle forze di polizia: Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, posti sotto la sua direzione per i servizi di ordine pubblico in occasione del vertice G8.
Vorrei fare ora qualche cenno alla struttura di Bolzaneto ed all'intervento presso la scuola Diaz. L'ordinanza del questore del 12 luglio 2001 prevedeva che la gestione e la trattazione delle persone fermate od arrestate dalla Polizia di Stato, dalla Guardia di finanza e dalla polizia municipale, in occasione di eventi connessi con il vertice G8, dovesse avvenire in una apposita struttura ubicata all'interno del reparto mobile di Genova Bolzaneto. Analogamente, per gli eventuali arrestati dell'Arma dei carabinieri, era stata attrezzata idonea struttura all'interno della caserma di Forte San Giuliano.


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La scelta di Bolzaneto era stata attentamente valutata, oltre che in sede ministeriale, anche nel corso di un apposito comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 12 giugno 2001 esteso alla partecipazione dell'autorità giudiziaria. Nella circostanza, si decise, tra l'altro, che sarebbero stati istituiti un ufficio matricola ed un ufficio sanitario sia a Bolzaneto sia, per le persone arrestate dall'Arma dei carabinieri, a Forte San Giuliano; si decise altresì che gli arrestati sarebbero stati trasferiti, poi, nelle strutture carcerarie ubicate nelle province di Pavia e di Alessandria.
La localizzazione doveva rispondere ad esigenze sia di funzionalità sia di sicurezza; per questo, si è optato per la sede del VI reparto mobile, che si trova in posizione decentrata e lontana dai luoghi previsti per le manifestazioni. Per rendere la struttura conforme alla nuova destinazione, vennero effettuati ingenti lavori; furono realizzate celle prive di arredi, pulite, ampie e ben areate, ognuna con una capacità di circa venti persone, seguendo anche le indicazioni tecniche fornite dall'amministrazione penitenziaria.
La trattazione degli atti di polizia giudiziaria avveniva in sette postazioni, ognuna affidata ad un ufficiale e ad un sergente di polizia giudiziaria della questura. Un funzionario della Polizia di Stato era presente permanentemente a Bolzaneto per sovrintendere a quella attività; accanto, vi era un'altra struttura dotata di tutta la strumentazione di pertinenza della polizia scientifica necessaria per il fotosegnalamento.
Un'ala intera è stata, invece, riservata alla polizia giudiziaria, anche qui presidiata durante tutto il periodo che da un ufficiale del Corpo per l'immatricolazione e l'immediata traduzione in carcere delle persone arrestate. Quest'ala costituiva, anche dal punto di vista giuridico, una vera e propria sezione


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distaccata della casa circondariale; comprendeva anche infermeria e relativo personale medico e paramedico ed è stata temporaneamente assunta in carico dalla polizia giudiziaria con decreto del ministro della giustizia.
La persona fermata veniva trattata a ciclo completo presso il reparto mobile, dal verbale di arresto o fermo alla fotosegnalazione, alla immatricolazione e presa in carico da parte della polizia penitenziaria fino al trasferimento alla casa circondariale. In altri termini, la consegna alla polizia penitenziaria, all'interno della struttura di Bolzaneto, equivaleva, dal punto di vista giuridico, alla traduzione in carcere. In tale ottica, infatti, la polizia penitenziaria aveva costituito, ivi, un regolare ufficio matricola. Le persone fermate, prima di accedere alle camere di sicurezza, venivano visitate dal medico della polizia penitenziaria, il quale effettuava una nuova visita al momento della consegna dell'arrestato per l'immatricolazione.
Oltre alle valutazioni sin qui offerte in ordine all'organizzazione dell'attività presso la struttura di Bolzaneto, non ritengo di dover scendere nel merito di episodi sui quali verte l'accertamento giudiziario in atto, atteso che dalle relazioni prodotte dal personale e dai funzionari colà in servizio - come già detto, un funzionario fisso, per il coordinamento, cui si aggiungevano altri due o tre funzionari alternantisi nei vari turni, era sempre presente nella struttura di Bolzaneto - non risultano, in alcun modo, episodi di abuso quali quelli riportati dagli organi di stampa. Devo soltanto sottolineare che, anche in tal caso, le censure mosse, in sede ispettiva, in ordine ad una asserita disorganizzazione delle attività di trattazione dei fermati, non trovano precisi riscontri; l'attività è stata analiticamente pianificata in tutti i suoi aspetti, anche, come detto, in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza


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pubblica. Se ritardi vi sono stati nella materiale trattazione, ciò è attribuibile alla situazione oggettiva che ha determinato, in certi momenti, il contemporaneo afflusso di una pluralità di persone fermate nel corso degli scontri di piazza.
Per quanto attiene alla disamina dell'attività di polizia giudiziaria, svolta nella serata del giorno 21 luglio, presso la scuola Diaz di via Cesare Battisti, pur essendo materia di approfonditi accertamenti in atto da parte della magistratura inquirente, ritengo doveroso riferire al comitato informazioni relative alla fase organizzativa pregressa, alla quale ho preso parte con le modalità che cercherò sinteticamente di illustrare.
Alle ore 22.20 circa del 21 luglio venivo informato che, mentre transitavano in via Cesare Battisti al comando di un funzionario della squadra mobile di Roma, alcune pattuglie miste della «mobile» e DIGOS (Divisione investigazioni generali e operazioni speciali) erano state oggetto di una aggressione con lanci di pietre e bottiglie nonché a mezzo di calci inferti alle auto, un'aggressione messa in atto da più di cento persone, molte delle quali vestite di nero. Nella circostanza nel mio ufficio erano presenti, tra gli altri, il vicecapo vicario della polizia, prefetto Andreassi, il direttore centrale della polizia di prevenzione, prefetto La Barbera, il dirigente superiore Luperi, il dirigente superiore Gratteri, direttore del servizio centrale operativo.
Il dirigente della DIGOS fece subito presente che in via Cesare Battisti vi erano degli studi scolastici concessi al Genoa social forum da comune e provincia per insediarvi il centro stampa: nella circostanza si ritenne utile incaricarlo di compiere un attento sopralluogo. Successivamente, il medesimo dirigente ritornato nel mio ufficio riferiva di aver notato la presenza isolata, all'esterno della scuola, di alcuni ragazzi che osservavano con attenzione, quasi fossero sentinelle, il movimento


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di persone; inoltre, aggiungeva che tra le due scuole in via Cesare Battisti si notava chiaramente la presenza di almeno centocinquanta persone, molte vestite di nero. Veniva, quindi, chiesto al funzionario di interloquire con i referenti del Genoa social forum per verificare chi effettivamente occupasse la scuola Diaz.
Gli esponenti del Genoa social forum contattati riferivano che per la confusione in atto - conseguente alla partenza di ventisei treni speciali, con migliaia e migliaia di persone che sciamavano per la città - si era, probabilmente, allentato il sistema di vigilanza e controllo sulle frequentazioni dei luoghi concessi al movimento e, quindi, non si poteva escludere la presenza di soggetti non graditi all'interno della scuola Diaz. Preso atto di queste informazioni, dopo una attenta riflessione condotta all'interno del mio ufficio con gli interlocutori già citati, si concertava di intervenire con una perquisizione ai sensi dell'articolo 41 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, da effettuarsi a cura della DIGOS e della squadra mobile. Si decideva, altresì, di supportare l'attività con l'impiego in ausilio di reparti inquadrati, ritenendosi altamente probabile una forma di resistenza attiva.
Un ufficiale di polizia giudiziaria forniva comunicazione preventiva al pubblico ministero ed io, personalmente, informavo il signor capo della Polizia e il prefetto di Genova. Nell'occasione fu anche valutata l'opportunità di richiedere l'intervento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco dotato di cellule fotoelettriche e di un elicottero della Polizia di Stato. Alle ore 23 circa, all'interno della sala riunioni della questura, si svolse una riunione operativa cui presenziai insieme al prefetto La Barbera e nella quale ebbi modo di ribadire a tutti, come di consueto, la raccomandazione impartita a pagina 179 della mia ordinanza del 12 luglio di improntare l'attività alla


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massima moderazione, cautela e prudenza. Preciso di aver lasciato la riunione prima che fosse terminata la discussione sulle modalità operative dell'attività. Alle ore 23,30 l'operazione aveva inizio secondo modalità sulle quali ritengo non poter al momento fornire valutazione alcuna, trattandosi, come già sostenuto, di materia oggetto di approfondita indagine giudiziaria.
Aggiungo che circa un'ora dopo - a fronte delle notizie che si ricevevano dai funzionari sul posto tramite comunicazioni telefoniche e che riferivano di una situazione assai delicata per l'ordine e la sicurezza pubblica all'esterno dell'edificio scolastico - disponevo l'invio di ulteriori contingenti dell'Arma dei carabinieri, sotto la direzione del vicequestore vicario dottor Calesini, allo scopo di fronteggiare eventuali intemperanze verso il personale impegnato nell'operazione di polizia giudiziaria da parte di una folla di persone che si andava radunando sulla strada.
All'incirca alle ore 2,15 venivo telefonicamente informato che il vicequestore vicario e l'onorevole Mascia si accingevano ad entrare nella scuola Diaz per un sopralluogo congiunto, una volta terminata l'attività di perquisizione. Sin qui ho descritto i fatti dei quali ho avuto percezione diretta e ribadisco la volontà di astenermi da ulteriori considerazioni relative ad episodi che attengano alla fase realizzativa dell'attività e sui quali mi auguro si possa addivenire al più presto ad un completo chiarimento in sede giudiziaria.
Concludo il mio intervento, signor presidente, e resto a disposizione di questo Comitato per rispondere ad ogni ulteriore quesito che mi si vorrà rivolgere. Desidero esprimere i sensi del grande rispetto che nutro verso il provvedimento adottato nei miei confronti dal signor ministro dell'interno e, da uomo delle istituzioni, obbedisco. Vorrei però esprimere


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anche l'amarezza che provo di fronte alle conclusioni cui è pervenuta, nel breve volgere di pochi giorni, l'indagine ispettiva avviata sul mio operato e che ritengo abbia avuto anche la presunzione di giudicare frettolosamente e senza doveroso approfondimento la complessità di un lavoro che, sviluppatosi per un anno intero, avrebbe meritato valutazioni improntate a maggiore professionalità.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor questore. Si può temporaneamente accomodare: i componenti il Comitato potranno ora, infatti, effettuare una pausa di riflessione.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,50.

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la senatrice Maria Claudia Ioannucci. Ne ha facoltà.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Signor presidente, ho visto tutta la documentazione presentata dal sindaco di Genova e dal presidente della provincia. Nella precedente audizione avevamo richiesto che venissero depositati tutti gli atti relativi alle delibere di consiglio, alle delibere di giunta, documenti che non trovo. Vorrei, pertanto, chiedere al presidente, se è di questa opinione, di rinnovare al presidente della provincia ed al sindaco l'invito a produrli.
Vorrei sapere inoltre se il presidente della provincia abbia presentato denuncia nei confronti dei soggetti a cui aveva affidato le scuole (ed avere quindi il relativo atto, ove vi sia), visto che dai documenti che ha depositato risultano devastazioni ed atti che sicuramente configurano dei reati.
Poiché dai documenti depositati risulta anche che il presidente della provincia, durante l'iter riguardante l'affidamento


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delle scuole, ha deciso autonomamente l'ampliamento delle aree da destinare al Genoa social forum, vorrei sapere se esistano atti con cui il presidente della provincia ha indicato alla questura o alla prefettura le nuove aree messe a disposizione del Genoa social forum. Ho letto, sempre nei documenti depositati, che la provincia aveva dato luogo ad interventi provvisionali per circa 300 milioni, al fine di «blindare» - diciamo così - la parte delle scuole che era stata concessa al Genoa social forum. Sappiamo che poi, invece, soggetti ignoti sono arrivati fino all'asilo dove hanno preso coltelli ed altre armi improprie, insieme ad altre armi proprie lasciate incustodite. Vorrei sapere, pertanto, se sia possibile avere l'elenco delle attività e degli interventi provvisionali attuati. Inoltre, dagli atti depositati dal prefetto risulta che le scuole dovevano essere consegnate ai rappresentanti del Genoa social forum; tali rappresentanti avrebbero dovuto essere indicati da quest'ultimo; tuttavia nei documenti depositati dal presidente della provincia non ho rinvenuto alcuna indicazione in tal senso da parte del Genoa social forum. Pertanto, vorrei sapere se vi siano atti o indicazioni da parte del Genoa social forum in merito ai suddetti soggetti o se, comunque, la provincia e il comune (le scuole erano sia della provincia sia del comune) abbiano svolto le dovute indagini per individuare i soggetti a cui dovevano essere consegnate queste aree.
Infine, veniamo ai danni subiti. Ho rilevato una certa contraddittorietà fra quanto aveva indicato in questa sede il sindaco e quanto, invece, rileva dai documenti depositati dal presidente della provincia. Il sindaco ci aveva detto che non vi erano stati danni ingenti, invece dal documento depositato dal presidente della provincia in data 9 agosto 2001 si parla di atti di vandalismo e di devastazione con ingentissimi danni. Solamente quelli alla scuola supererebbero i 500 milioni e di


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tutto questo veniva data comunicazione in quanto rilevato dal comune di Genova (senza contare l'asporto di materiali ed altri beni).

PRESIDENTE. Senatrice Ioannucci, la sua domanda è chiarissima. Lei chiede alla presidenza di fare un'ulteriore richiesta di chiarimento relativamente a quanto da lei rilevato.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Sì, perché vi è una contraddittorietà talmente palese da rendere necessarie ulteriori indicazioni.

PRESIDENTE. La ringrazio, senatrice Ioannucci. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. In primo luogo rilevo che molte risposte sono già contenute nella documentazione che ci è stata inviata dal questore di Genova ieri ed è sufficiente leggerla (sono cinque volumi).
In secondo luogo il sindaco non ha parlato di danni non ingenti, ma di altri aspetti e se la collega rileggesse il testo se ne accorgerebbe.
In terzo luogo, signor presidente, vorrei chiedere, tenuto conto del contingentamento dei tempi, se sia possibile che il questore risponda volta per volta alle domande, così da consentirci di avere un quadro più completo.

PRESIDENTE. Credo che siamo tutti d'accordo nel far formulare le domande e consentire subito dopo all'audito di rispondere.

MARCO BOATO. Credo che dovremmo affrontare questo tipo di argomenti durante la riunione dell'ufficio di presidenza,


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ma siccome se ne è già parlato in questa sede, e risulterà dal resoconto stenografico, vorrei che risultasse anche che nel dossier consegnatoci ieri dal presidente della provincia di Genova con data 20 agosto, insieme al materiale che ci ha inviato la dottoressa Marta Vincenzi, vi è la copia della denuncia presentata alla magistratura della provincia di Genova, relativa ai danni subiti. Nell'ambito del dossier vi è una denuncia presentata in data 9 agosto 2001 alla procura della Repubblica presso il tribunale di Genova: «Vertice G8 - Trasmissione della denuncia relativa ai danneggiamenti degli uffici provinciali».

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ma allora la questione cambia totalmente...

PRESIDENTE. Senatrice Ioannucci, lei è stata abbastanza chiara. Il problema si pone esattamente in questi termini: i documenti della provincia, del sindaco e del questore sono pervenuti proprio in questi giorni. Pertanto, inviterei chi ha posto la questione a prendere visione dei nuovi documenti (oltre all'elenco si dovrebbero consultare anche gli allegati); probabilmente vi troverà talune risposte. Per quanto riguarda, invece, le richieste che lei intende presentare, dovrebbe cortesemente metterle per iscritto e presentarle al capogruppo, così che l'ufficio di presidenza, nella riunione di questa sera o in quella di giovedì prossimo, possa provvedere a colmare le eventuali lacune.
Circa la richiesta del presidente Violante, prendo atto che il Comitato intende procedere facendo rispondere l'audito ad ogni singola domanda.

FABRIZIO CICCHITTO. La mia prima domanda è la seguente: oggi, sul quotidiano il Giornale, compare un rapporto


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DIGOS (che, tra l'altro, auspicherei venisse acquisito dal Comitato) nel quale la ricostruzione ex post degli avvenimenti - e cioè la sostanziale inattendibilità del Genoa social forum che non rispondeva di quello che concordava - è raccontata in anteprima con il testo di intercettazioni telefoniche anche gravissime, perché mettono in evidenza la doppiezza della situazione (al punto che si diceva che la manifestazione del 19 doveva essere pacifica e quelle successive, invece, dovevano avere ben altro carattere). Questo rapporto della DIGOS noi lo leggiamo oggi. La mia domanda è la seguente: voi che lo avevate già letto, non avevate tratto conseguenze tali da indurre a svolgere un'azione più accentuatamente preventiva rispetto a quello che è avvenuto?
La seconda domanda è la seguente: il capo della Polizia ha sottolineato con vigore che la responsabilità della gestione dell'ordine pubblico a Genova era delle autorità locali, cioè del questore e del prefetto: qual è stata allora la vera linea di comando? Quali sono stati cioè la funzione e il ruolo del capo della Polizia Andreassi, del capo della divisione centrale di prevenzione La Barbera e del capo dello SCO Gratteri? Che rapporti avevano con lei? Erano semplici consulenti o davano ordini? Questo in riferimento alla situazione in generale, ma anche all'andamento della perquisizione della scuola Diaz, rispetto alla quale - se non sbaglio - lei ha citato il dottor La Barbera ma ricordo che dai giornali risultava fosse presente anche il dottor Andreassi. Lei ha usato l'espressione «si è deciso»: questa decisione è stata una decisione congiunta o è lei che se ne è assunte tutte le responsabilità?
Terza domanda: perché non sono stati perquisiti i violenti che, come tutti sapevano, erano accasermati allo stadio Carlini? Potevano essere bloccati fin dalla serata di giovedì 19 luglio o dalla mattina di venerdì 20 luglio?


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Tornando alla perquisizione della Diaz, chi ha dato l'ordine? Chi era il responsabile sul terreno? Perché non si è circondata la scuola e non si è atteso il mattino per procedere? Perché insieme agli specialisti del reparto mobile si sono fatti intervenire appartenenti a corpi investigativi come lo SCO e la DIGOS e perché poi non è avvenuto il coordinamento dell'investigazione con la repressione, per cui tutti i corpi di reato sono stati messi insieme nel famoso «fagotto» dove c'era un morto, con il conseguente annullamento di tutte le responsabilità che, come tutti sanno, sono individuali e non collettive.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Per quanto riguarda il rapporto che la DIGOS sta ora facendo, o ha già presentato all'autorità giudiziaria di Genova, non ne sono a conoscenza, cioè non l'ho letto direttamente perché, come lei sa, non sono più in servizio alla questura di Genova.

FABRIZIO CICCHITTO. Sembra che il rapporto della DIGOS sia precedente, tant'è che fa riferimento ad intercettazioni fatte tempo prima.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. So che è stato fatto questo rapporto DIGOS, l'ho letto anche sulla stampa. Tutto quello che stava succedendo era monitorato attraverso le nostre intercettazioni telefoniche.

FABRIZIO CICCHITTO. Nel rapporto DIGOS è scritto che sono state fatte intercettazioni telefoniche di colloqui di Casarini, con altri esponenti del Genoa social forum in cui addirittura si diceva che dovevano scendere in campo quelli del nord-est; che la manifestazione del 19 luglio doveva essere pacifica mentre ben altro avrebbe dovuto avvenire il 20 e il 21.


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Quindi si è trattato di intercettazioni telefoniche che mettono sul conto del Genoa social forum responsabilità gravissime e che una persona investita delle sue responsabilità avrebbe dovuto conoscere. Viceversa si è creata una situazione, come l'ha definita il presidente Bruno, di non organizzazione che ha determinato quegli accadimenti.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. No, onorevole. Io ero al corrente di quelle intercettazioni e conoscevo anche quello scenario. Sapevamo che il giorno 20 luglio sarebbe stato il più cruento e abbiamo cercato di adottare tutte le misure necessarie a fronteggiare il servizio d'ordine pubblico. Non a caso sono state fatte più riunioni presso la questura di Genova, alla presenza anche dei vertici del dipartimento e di altri funzionari che venivano da fuori, per dirigere il servizio di ordine pubblico in piazza e per delineare lo scenario che ci saremmo potuti trovare di fronte il giorno 20.
Ho inoltre appreso dalla stampa che la questura di Genova ha presentato un altro rapporto riassuntivo di tutta l'attività investigativa fatta a suo tempo da parte della stessa per contrastare, verificare e monitorare le intenzioni dei vari movimenti e come questi avrebbero manifestato sul territorio.
Sapevamo quindi che il giorno 20 luglio sarebbe stato un giorno difficile, forse più difficile degli altri due e chiaramente ci siamo attrezzati per poter garantire l'ordine pubblico di tale giornata ed ho già ben specificato nella mia relazione quale scenario ci siamo trovati di fronte. Ho anche detto che, ad un certo punto, era divenuto impossibile colloquiare con il Genoa social forum e che abbiamo colloquiato attraverso i referenti dipartimentali, con Casarini, il quale, pur facendo parte del Genoa social forum, ci dava indicazioni totalmente diverse da quelle del Genoa social forum stesso.


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Il giorno 20 il corteo (o meglio sarebbe dire l'ammasso di gente, perché a Genova non ci sono mai stati cortei, c'è stata un'occupazione del territorio da parte di decine e decine di migliaia di persone) non avrebbe dovuto superare piazza Verdi. Quando i manifestanti si sono radunati a 500, 600, 800 metri, non ricordo bene, da piazza Verdi noi avevamo posto come condizione che la stessa non doveva essere superata. Il Genoa social forum, o meglio Casarini, voleva poi fare la sceneggiata, come tante altre volte è stata fatta, per mettere in evidenza il suo operato, ma questi erano gli accordi sottintesi (io non conosco Casarini, ma so che ve ne erano tra i referenti dipartimentali e Casarini). A questo punto, quando lo stesso Casarini ha avuto paura che i network con i COBAS, oppure altri avrebbero potuto infiltrarsi nel suo corteo, che doveva essere un corteo pacifico, cosa alla quale abbiamo creduto (devo dire che oggi, purtroppo, non credo più a nessuno, né ad Agnoletto né a Casarini), abbiamo creato una struttura per dividere i due cortei; abbiamo fatto l'impossibile, nottetempo. È vero anche che abbiamo dovuto modificare l'ordinanza in relazione alle notizie che ci arrivavano (intercettazioni telefoniche, considerazioni, valutazioni e riunioni in questura cui erano presenti i responsabili del servizio di ordine pubblico, il prefetto Andreassi e vari referenti che dovevano fronteggiare l'ordine pubblico per quel giorno). Credo di essere stato chiaro.
Il Capo della polizia ha detto, giustamente, che l'autorità locale di pubblica sicurezza sul posto è responsabile del servizio di ordine pubblico. Come ho detto nella mia relazione, si tratta di un evento talmente grande e straordinario che va al di là delle conoscenze territoriali; si tratta di conoscenze extraterritoriali, oserei dire internazionali e quindi, non a caso, il dipartimento ha creato, giustamente, presso la questura di


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Genova una task force tra la polizia straniera ed i responsabili di uffici del dipartimento per affiancare il questore e per condividere tutte le scelte che andava operando.
Il dottor Micalizio ha detto «tu dovevi tirare fuori gli attributi» - mi scusino lor signori - «perché dovevi, tu, essendo questore di Genova, mandare tutti a casa ». Ora io non credo che avrei potuto fare una cosa del genere, anzi me ne sarei ben guardato perché credo nelle istituzioni e sono grato per i consigli e il supporto che mi sono stati dati dai colleghi e dai miei superiori. Tutto ciò che è stato deciso è stato deciso insieme e il questore, essendo autorità di pubblica sicurezza, ha formalizzato l'atto con le sue firme. Tutto qui. Ma non mi tiro indietro di fronte alle mie responsabilità, onorevole, io mi sento responsabile di tutto ciò che è accaduto a Genova, però le mie responsabilità, secondo il mio modesto parere, devono essere un po' condivise con chi era presente a Genova.
Noi facevamo delle riunioni, il giorno e la sera, con i referenti del dipartimento, in cui si decideva, si descrivevano lo scenario, i luoghi e ciò che sarebbe dovuto accadere, disponendo, di conseguenza, le forze. A volte a questo ultime sono state apportate modificate secondo direttive dei miei superiori in ordine ad uno scenario che il mio ufficio di gabinetto aveva preparato, ma non è detto che se fossero state lasciate le forze da me predisposte l'intervento si sarebbe concluso meglio. È tutto da verificare. Tenga presente che i servizi ci avevano informato che il nostro personale poteva essere aggredito e addirittura sequestrato; quindi sulla scelta iniziale di utilizzare pochi uomini per combattere e per muoversi più facilmente sul territorio (gruppi da 40, 50 o 60 persone) è prevalsa, giocoforza, la tesi di creare nuclei più consistenti. D'altra parte Genova, per chi la conosce, è una


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città orograficamente molto difficile da percorrere e dunque la movimentazione del nostro personale ha inciso abbastanza sull'efficienza di quello che io chiamo ordine pubblico ma che, di fatto, era una guerriglia.
Lei ha parlato della scuola Diaz, citando La Barbera, Andreassi e Gratteri: in quei casi non si trattava di ordini ma di condivisione di idee, consigli, suggerimenti che si discutevano assieme per poter arrivare alla soluzione che ritenevamo essere la migliore.
Per quanto riguarda la scuola Diaz occorre distinguere due momenti. Vi è stato un momento prettamente di polizia giudiziaria, riferito all'articolo 41, a tale riguardo critico anche l'accertamento dell'ufficio ispettivo. Sono stati incaricati i due massimi esponenti della polizia giudiziaria della questura di Genova, il dirigente della DIGOS ed il dirigente della squadra mobile e sul posto si sono recati anche i massimi referenti del dipartimento.
Per quanto riguarda l'articolo 41, il questore in genere non si occupa di questa attività, ma ha invece il dovere di curare l'aspetto relativo all'ordine pubblico, tant'è che ho affiancato al personale incaricato di effettuare la perquisizione altro personale che in quel momento era di riserva davanti alla questura: se non ricordo male si trattava di venti o trenta agenti della Polizia di Stato e di quaranta, cinquanta o sessanta carabinieri che - come ho già ricordato nella mia relazione - erano di supporto al fine di bonificare la zona.
Nel momento in cui il questore viene a conoscenza che davanti alla scuola si potevano creare situazioni di maggiore emergenza per quanto riguarda l'ordine e la sicurezza pubblica, viene inviato sul posto il vice questore vicario insieme ad altri contingenti dei carabinieri per fronteggiare eventuali pericoli e rischi riguardanti l'ordine pubblico.


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Se non ricordo male, quella sera stessa ho cercato un funzionario, oltre ai dirigenti della squadra mobile e della DIGOS. Fu inviato anche un altro funzionario che mi doveva affiancare - ciò risulta anche dall'ordinanza - nell'attività dei servizi di ordine pubblico. Il funzionario è andato: ciò risulta sia dall'ordinanza principale del 2 luglio sia - se non erro - in una mia ordinanza successiva. Si parla di un altro funzionario che mi doveva affiancare nell'attività di ordine pubblico; anche questo funzionario è stato mandato sul posto. Di questo nessuno ha parlato, ma questa mia disposizione esiste agli atti.
Nella mia relazione...

LUCIANO VIOLANTE. Solo tre funzionari andarono? (Commenti).

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Si sono recati diversi funzionari alla scuola Diaz, circa venti, venticinque. Io sto parlando dei due funzionari della questura di Genova, il dirigente della squadra mobile ed il dirigente della DIGOS. Per quanto riguarda la squadra mobile sono andati il dottor Gratteri, direttore dello SCO, il dottor Caldarozzi ed altri funzionari che erano a Genova aggregati alla squadra mobile. Io volevo mandare anche il dottor Lapi come funzionario mio referente diretto, ma in quella riunione mi venne ricordato che il dottor Lapi era stato ferito durante la manifestazione; va a suo merito che egli, nonostante fosse ferito, sia tornato nuovamente in servizio. È stato allora inviato il dottor Murgolo - ciò risulta anche nella mia ordinanza - che mi doveva affiancare per tutto quanto riguardava l'ordine pubblico. Lui si è offerto, e si è recato sul posto. A questo punto vi erano sia la linea di comando sia l'organizzazione. Successivamente si sono recati sul posto altri due funzionari che dirigevano i


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due reparti della polizia e dei carabinieri e che dovevano essere di riserva in questura; li ho mandati lì per fronteggiare una minaccia all'ordine pubblico.
Io non sto dicendo la mia verità ma la verità oggettiva, con la coscienza tranquilla e serena. Ripeto che questo servizio è stato condiviso da me per primo, non mi sto tirando fuori. Credo che vi fosse una linea di comando anche se poi, durante l'esecuzione, quella confusione per la quale il magistrato sta svolgendo la sua attività giudiziaria; vi è stata ben venga quest'ultima se ciò servirà a fare maggiore chiarezza. D'altra parte anche alcuni funzionari, come il dirigente della DIGOS ed il dirigente della squadra mobile, trovandosi alla presenza di altri referenti ministeriali, chiaramente hanno avuto un minimo di perplessità su come si doveva svolgere l'intera operazione.
Per quanto riguarda lo stadio Carlini ho detto nella relazione che le verrà consegnata - se non ricordo male - che noi abbiamo fatto diverse perquisizioni tra le quali anche una allo stadio Carlini. Dove ci siamo recati su sollecitazione - se non vado errato - del sindaco. La sera c'è stata una riunione durante la quale - se non erro - il sindaco riferì di aver avuto notizia che allo stadio Carlini stavano smobilitando Siamo stati allo stadio Carlini, ed abbiamo riscontrato che tutto quello che era stato riferito al sindaco si è dimostrato non veritiero. Va tenuto presente che le persone violente potevano anche custodire armi presso i luoghi di loro accoglienza; di fatto se le sono procurate lungo la strada spaccando le pietre con i picconi oppure smontando all'ultimo momento le aste e così via.
Noi abbiamo fatto diverse perquisizioni, diversi accertamenti per verificare se questi luoghi di accoglienza rappresentassero un centro di smistamento di materiali. Mi corre


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l'obbligo di ricordare il problema rappresentato dal camion che poi successivamente abbiamo fermato. Nelle relazioni che allegherò troverete la descrizione di altre situazioni del genere, relative ai controlli che abbiamo svolto.

LUCIANO MAGNALBÒ. Intervengo per sottolineare che questo modo frammentario di procedere nei lavori è impossibile da sostenere. Sarebbe più opportuno che tutti facessimo domande alle quali il questore potrebbe rispondere in maniera organica, in caso contrario non finiremo neanche per domani mattina. Rispondendo volta per volta alle domande si impedisce agli altri di seguire un filo logico. La pregherei, dunque, di rivedere il modo di procedere nei lavori.

PRESIDENTE. Prima ho chiesto, sulla base della proposta formulata dal presidente Violante, se vi fosse un sostanziale accordo. Ricordo che l'ufficio di presidenza ha stabilito soltanto il contingentamento dei tempi, peraltro, in via sperimentale. Oggi bisognava verificare se questo sistema avrebbe potuto ovviare alle difficoltà registratesi nelle precedenti audizioni. Il presidente Violante aveva affermato che, forse, era più opportuno che ad ogni domanda seguisse una risposta da parte del soggetto audito, ma se vi sono indicazioni diverse si può tornare al criterio di prima.

LUCIANO VIOLANTE. È chiaro che siamo qui per lavorare ed occorre un po' di tempo. Il questore Colucci ha fatto un quadro significativo, altrettanto faranno gli altri suoi colleghi che interverranno successivamente. Se tutti pongono domande si verifica quello che si è verificato in precedenza, cioè che i soggetti auditi rispondono, non per loro malevolenza, al 20 o al 30 per cento delle domande e quindi tutto confluisce in un grande calderone in cui non si capisce niente. Capisco che è


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una procedura po' lunga - Magnalbò - ha ragione; ci consente però anzitutto di evitare di porre alcune domande o magari di farne altre che non avremmo fatto senza aver sentito le risposte, e ciò permette un approfondimento maggiore. Forse potremmo procedere così: domande sintetiche, magari pregando il signor questore, se lo ritiene, di essere sintetico nelle risposte. Poi se qualcuno non vuole che il questore risponda a domande specifiche, lo dica chiaramente.

ANTONIO TOMASSINI. Presidente, concordo con quanto ha sostenuto il senatore Magnalbò. Vorrei aggiungere che a me pare che lo scopo di questa Commissione sia quello di svolgere un'indagine conoscitiva e non un'attività inquirente. Pertanto le nostre domande devono avere una funzione di integrazione della relazione del questore e non innescare un meccanismo di contraddittorio, addirittura tra di noi, con continue domande che si riferiscono alle domande dei colleghi, come è capitato finora. Pertanto concordo con quelli che vogliono tutte le domande e le risposte in un unico blocco a integrazione della relazione.

FRANCESCO NITTO PALMA. Concordo pienamente con l'intervento del senatore Magnalbò.

LUIGI BOBBIO. Presidente, credo che effettivamente questo modo di procedere sia estremamente dannoso, forse più di quello precedente del mancato contingentamento dei tempi delle domande, perché in questa maniera si innesca un meccanismo, peraltro perfettamente comprensibile da un punto di vista logico e dialettico, di espansione della risposta sulla singola domanda, quindi i tempi subiscono una superfetazione non accettabile. Propongo di mantenere il contingentamento dei tempi delle domande, che è sicuramente utile


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e tale da evitare i pericoli paventati, e di raggruppare comunque le risposte alla fine.

ANTONIO DEL PENNINO. Presidente, io ritengo invece che sia opportuno che le risposte vengano date alle singole domande; al massimo possiamo raggruppare due o tre domande, poiché mantenere il sistema della risposta complessiva all'insieme delle domande comporta, da un lato, una risposta che - non per volontà dei nostri interlocutori ma nei fatti trascura la metà delle domande fatte - e dall'altro, non consente di acquisire una serie di elementi che rendono magari inutili delle domande che altrimenti verrebbero formulate o suggeriscono altre domande che trovano spunto nelle indicazioni fornite nelle risposte.

GRAZIELLA MASCIA. Presidente, intervengo anch'io per dire che preferisco il metodo che abbiamo adottato perché per la prima volta si comincia ad avere qualche risposta concreta. Siccome questo Comitato ha già pochi poteri, almeno dal punto di vista della conoscenza sarebbe bene acquisire elementi di dettaglio che alla fine si rivelano importanti.

GIANNICOLA SINISI. Presidente, sulla richiesta avanzata dall'onorevole Violante, ricordo soltanto che il contingentamento dei tempi è stato funzionale anche ad una innovazione di metodo. Sul problema relativo alla durata dell'intervento di chi risponde, si tratta di una questione sulla quale non possiamo intervenire. Credo che mantenendo il sistema precedente, di fatto si rinuncia all'oralità, che è il principio sul quale si fonda il meccanismo dell'audizione. Siamo inondati ormai da relazioni scritte; a questo punto o manteniamo questo meccanismo di contestualità o rischiamo davvero di introdurre un nuovo sistema scritto nei lavori del nostro Comitato.


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LUCIANO FALCIER. Non faccio una proposta, bensì una considerazione che può tramutarsi in una proposta. Il fatto che si sia pervenuti, per volontà dell'ufficio di presidenza, ad un contingentamento dei tempi dovrebbe consigliare di fare tutte le domande e dare un'unica risposta, perché il contingentamento dovrebbe presumere l'obiettivo di regolamentare i tempi. Il ragionamento ulteriore potrebbe essere: se al termine della risposta del questore, ci fossero ulteriori richieste di approfondimento, si potrebbe lasciare spazio ad eventuali precisazioni o approfondimenti.

PRESIDENTE. La situazione in questo momento è la seguente: sono le 12,30 e hanno chiesto di intervenire in 16. In tal modo verrebbe sicuramente esaurito il tempo contingentato. Se a questo aggiungessimo il tempo necessario all'audito per rispondere, con ogni probabilità dovremmo cambiare metodo ed ascoltare per un'intera giornata, se basta, il soggetto che abbiamo ritenuto di ascoltare (cosa che si può fare benissimo, per carità: è solo una questione di volontà). Quindi, credo che per la giornata di oggi, visto che stasera è convocato l'ufficio di presidenza e questo sarà uno degli argomenti che tratteremo, si possa procedere per gruppi. Io infatti credevo che dieci minuti o un quarto d'ora potessero essere dati per riunire per ogni gruppo le domande da porre; invece ho constatato che tutti i componenti, ad eccezione di un risibile numero, chiedono di intervenire nei limiti del tempo contingentato. Ma quello che a noi occorre è il contenuto non il soggetto che formula la domanda all'audito. Dinanzi ad una situazione di questo genere, attesa anche l'ora, invito i gruppi ad individuare per la formulazione di domande concise un solo interlocutore, se è possibile, o al massimo due interlocutori per i gruppi maggiori - senza nulla togliere al tempo che gli è dovuto - , per consentire al questore Colucci


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di dare le risposte. Qualora quest'ultimo intendesse dilungarsi, fornire una ulteriore relazione o chiedere con l'allegazione di documenti, lo può fare. Quindi propongo di procedere con il metodo che abbiamo individuato. L'onorevole Cicchitto ha fatto più domande, ed ha ottenuto le sue risposte; fermo restando che ciò sarà oggetto di esame questa sera da parte dell'ufficio di presidenza, invito tutti a voler fare domande il più possibile sintetiche, anche per dare la possibilità di ascoltare il questore.

GRAZIELLA MASCIA. Ho sei minuti e quindi mi astengo dal fare domande di approfondimento su alcuni fatti relativi al 20 e al 21 luglio, che naturalmente non coincidono con la versione che ha dato il questore, anche perché le piazze tematiche, chi era presente, eccetera, risultava tutto dai giornali. Signor questore, le chiedo invece alcune cose molto specifiche: lei ci ha confermato oggi che ha avuto il supporto del capo della Polizia attraverso dei dirigenti presenti sul posto, però aveva dichiarato alla stampa che il suo ufficio era stato letteralmente commissariato. Conferma questo giudizio o nel frattempo lo ha modificato? Vorrei chiederle poi quale tipo di rapporto ha mantenuto nei giorni 19, 20, 21 e 22 luglio con il capo della Polizia e con il ministro, e se è possibile avere le ordinanze, a cui ha fatto riferimento oggi, che hanno modificato quelle precedenti: noi abbiamo quella del 12 luglio (non mi pare fosse nelle disponibili carte in Commissione). Vorrei chiederle se in questi piani operativi per la gestione dell'ordine pubblico è cambiato qualcosa rispetto al mutamento del Governo. Vorrei chiederle se lei era responsabile di fatto, a tutti gli effetti, della sala operativa unificata presso la questura. Vorrei chiederle se lei ha ordinato la prima carica in piazza Tolemaide, quella che è stata fatta dai carabinieri (mi pare fossero una ottantina). Penso, come ho detto al


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comandante dei carabinieri, che quella sia stata un'azione che ha anche determinato delle conseguenze. Non sono un'esperta di ordine pubblico, però vorrei chiederle se lei ha deciso in quel momento la carica dei carabinieri.
Vorrei chiedere anche una conferma sui fatti di piazza Dante: lei ha ricevuto una telefonata dal sindaco, alle 16,30, durante la quale avete concordato che lì i manifestanti si sarebbero ritirati, mentre invece hanno ricevuto una carica alle spalle. Vorrei sapere per quale motivo ciò sia avvenuto e perché l'accordo non sia stato mantenuto.
Dopo la giornata del 20 luglio, lei ha confermato che, anche in corso d'opera, avete cambiato alcune disposizioni: se ho capito bene, i container che abbiamo trovato al mattino sono il risultato di scelte notturne. Sembra siano cambiate anche altre cose e di questo vorrei avere una conferma. Ho letto attentamente la sua ordinanza, in particolare la disposizione relativa alla testa del corteo, il fiancheggiamento e la sua conclusione del 21 luglio: tuttavia, nei fatti, vi sono state significative modifiche (in particolare, non ho visto alcuno alla testa del corteo). Ebbene, oltre alle diverse disposizioni concernenti i carabinieri - come lei ci ha detto -, vorrei sapere, concretamente quali altre modifiche siano state decise tra il 20 ed il 21 luglio, visto che non vi sono stati ulteriori elementi per giustificare scelte diverse.
Lei ha detto, rispetto all'intervento sul black bloc, eravate a conoscenza di tutto (infatti, i vostri piani erano molto dettagliati): come mai allora, ci è stato qualcosa che non ha funzionato? In base a quali modalità è stato determinato il vostro intervento sul territorio, in particolare, rispetto all'utilizzo di squadre di polizia più o meno numerose per contrastare i manifestanti?


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Per quanto riguarda l'istituto Diaz, vorrei chiederle in particolare se il dirigente di polizia Valerio Donnini era presente sul posto e, se abbia partecipato alle riunioni preventive; e, ancora, quale titolo era presente il funzionario di polizia Sgalla e se sia vero che è arrivato per primo.
Rispetto ai fatti verificatisi a Bolzaneto, lei ha detto che tutto ha funzionato o che, comunque, tutto era stato pianificato: in realtà, sappiamo che le persone fermate sono rimaste in caserma ore ed ore. Perché lei od un suo funzionario la sera del 20 luglio, ha detto ad un parlamentare che non sapeva dove fossero stati portati i fermati?
Rispetto al lavoro dell'intelligence, che aveva previsto la partecipazione anche di gruppi di estrema destra, (confermata da una loro significativa presenza sul posto), per quale motivo non sono state prese misure preventive per impedire tali infiltrazioni?
Vorrei infine sapere se le forze di polizia hanno avuto in dotazione - sicuramente sì - i manganelli Tonfa, se per tale motivo sono state addestrate al loro utilizzo e, quanti lacrimogeni sono stati usati, le loro caratteristiche e gli effetti che hanno prodotto.
Concludo, chiedendole: quale delle due versioni dei fatti verificatisi davanti al Marassi lei sostenga: quella dei 20 rappresentanti del blak bloc che attaccavano 40 esponenti delle forze dell'ordine in grado di rispondere o quella dei mille manifestanti che attaccavano (come è stato scritto) 3 blindati fuggiti immediatamente? Ricordo che in quel momento il black bloc era isolato.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non ho mai dichiarato alla stampa di essere stato commissariato, anzi, mi sento in dovere di precisare che interviste alla stampa, apparse come tali, non ne ho mai fatte. Non ho mai detto di essere stato


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commissariato; può trattarsi di un'interpretazione del giornalista ricavata da colloqui avuti con il personale di polizia. Ho sempre detto che sono stato supportato ed affiancato e nella relazione ho affermato che mi assumo le mie responsabilità (che siano o meno condivisibili con altri è una questione diversa). I rapporti con il capo della polizia, nei giorni 19 e 20 luglio, sono stati continui, tenuti personalmente da me; egli ha avuto anche contatti continui con i propri referenti più vicini nella città di Genova.
Escludo categoricamente che sia stata adottata una strategia diversa per l'ordine pubblico: si è trattato sempre di mettere in atto la stessa strategia. I giornali hanno parlato di piazze tematiche, ma, di fatto, il Genoa social forum non ha mai comunicato chi fosse presente nei vari luoghi; lo abbiamo, verificato sul campo successivamente (ed ho portato anche la documentazione relativa).
Per quanto riguarda piazza Dante, è vero che il sindaco mi ha telefonato, dicendomi di aver parlato con Agnoletto, ma, poi si è verificata l'infiltrazione di gente violenta, al punto da costringere - che esiste già - una relazione che credo il capo della polizia abbia già letto e che io allegherò, così da avere un quadro più completo del comportamento dei funzionari durante il servizio di ordine pubblico - il dottor Montagnese (se non erro impegnato in piazza Dante) ad usare anche i lacrimogeni ed a far intervenire altri reparti, perché la zona rossa stava per essere varcata. Nella mia relazione ho già detto quali fossero le diverse «anime» che componevano i manifestanti. Non è vero che abbiamo caricato persone non pericolose per l'ordine e la sicurezza pubblica: se abbiamo caricato è perché effettivamente la situazione lo richiedeva.


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Come ho già accennato nella relazione, vi sono stati degli infiltrati che hanno cercato di sobillare e compiere atti violenti, coinvolgendo anche pacifisti.
Citando la mia ordinanza l'onorevole Mascia afferma che è stata cambiata la disposizione relativa alla testa del corteo ed al «fiancheggiamento» da parte delle forze dell'ordine. Faccio presente che il 21 luglio non si è svolto semplicemente un corteo, ma un'invasione di massa: più di 150 mila persone, hanno occupato tutto il territorio, non in forma di corteo, ma sparpagliate, per cui non è stato possibile creare la testa del corteo. Comunque, i servizi di fiancheggiamento che dovevano proteggere il corteo, erano presenti: Bisogna conoscere la città di Genova e le difficoltà di spostamento al suo interno per poter capire.
Ho già specificato nella relazione per quale motivo non si sia riusciti a bloccare i black bloc; ho parlato anche della loro filosofia e delle loro azioni di guerriglia sul territorio. Ogni volta che, su indicazione dei cittadini, cercavamo di fronteggiarli, loro si erano già spostati con le classiche azioni di guerriglia; molte volte non siamo potuti intervenire per bloccarli, perché loro, che conoscevano bene la città, si mettevano in posizione tale da non farsi raggiungere: non potevamo scendere da monte, né muoverci dai lati per la presenza del corteo e della massa dei manifestanti. Perciò, non potevamo entrare per fronteggiare i black bloc, che, nel frattempo, avevano già cambiato obiettivo.
Lei mi chiede, onorevole Mascia, se alla Diaz era presente il dottor Donnini: le rispondo di no, non credo. Donnini era un funzionario di polizia, un dirigente superiore, al quale mi rivolgevo per avere la disponibilità del personale; con lui parlavo quando mi servivano 50 o 100 uomini per fronteggiare una certa evenienza. Non credo che Donnini fosse presente sul


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posto, anzi, mi sentirei di escluderlo. Mi sono rivolto a lui, quella sera, per ottenere del personale da inviare sul posto: ricordo che Donnini ha risposto alla mia richiesta offrendomi la disponibilità di un reparto di Roma. Donnini però non era presente alla Diaz. Il dottor Sgalla invece era sul posto perché lo inviai io, su indicazione del capo della Polizia.
Riguardo alla caserma di Bolzaneto, non è vero che non sapevamo dove si trovavano coloro i quali erano stati fermati: sapevamo che erano a Bolzaneto, e che poi sarebbero stati portati nelle carceri.
Per quanto attiene ai gruppi di estrema destra - i 600 infiltrati - non mi risulta che in quelle circostanze, essi abbiano partecipato alle violenze sul territorio. Non sono a conoscenza di questo episodio.
I Tonfa sono manganelli di ultima dotazione dei reparti: non ho inviato alcuno ad addestrarsi al loro utilizzo, anche perché il personale della questura di Genova - e quindi territoriale - non ha fronteggiato in prima linea questioni di ordine pubblico, ma è stato destinato ad altri servizi di vigilanza e di supporto.
Già il capo della Polizia si è soffermato a lungo sul carcere di Marassi, leggendo anche una relazione, che confermo nel modo più assoluto. I black bloc...

GRAZIELLA MASCIA. Un'altra relazione della polizia penitenziaria dice cosa diversa...

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non l'ho letta. Posso confermare che a Marassi, che rappresentava un obiettivo a rischio (lei, onorevole Mascia, ha letto, anche nell'ordinanza, quanti obiettivi a rischio avevamo quantificato), si trovava un funzionario con alcuni uomini (circa una ventina o qualcosa di più). Chi conosce la conformazione di Genova (lo ripeto) sa


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che questi black bloc sono potuti arrivare dalle montagne, sono scesi da una scalinata, ed il collega se li è trovati di fronte: ha chiesto aiuto, ma in quel momento eravamo dall'altra parte della città, sotto il ponte della ferrovia. Il supporto inviato è stato bloccato dai manifestanti che hanno assalito la colonna che stava andando in aiuto a Marassi.

GRAZIELLA MASCIA. Il questore Colucci non ha risposto alla domanda se abbia impartito o meno l'ordine di caricare in piazza Tolemaide; ci ha detto invece che non sapeva dove fossero i fermati. Non ha risposto nemmeno alla domanda relativa al numero di lacrimogeni utilizzati.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non so quanti lacrimogeni siano stati utilizzati: dovrei contarli, esaminando tutte le relazioni dei funzionari in cui si specifica questo particolare. Chiaramente ne sono stati lanciati moltissimi. Per quanto riguarda l'attacco di piazza Tolemaide, è molto esaustiva la relazione del dirigente del servizio che precisa, come ho fatto anch'io nella mia relazione, che tra la massa di manifestanti del Genoa social forum, che procedeva verso piazza Verdi, c'erano degli infiltrati, degli anarchici (Commenti del deputato Mascia).
Se un dirigente del servizio è aggredito con corpi contundenti, bottiglie molotov ed altri oggetti che, per offesa, vengono lanciati contro le forze di polizia, è ovvio che devo necessariamente disporre la carica per «alleggerire» quel dirigente, comunicando la direttiva via radio: mi pare di averlo già chiarito nella mia relazione.
Per quanto riguarda gli arrestati, sapevo dove fossero: lo si legge anche nell'ordinanza di servizio (del resto, come questore, non posso non saperlo. So dove si trovavano coloro che erano stati arrestati dalle forze di polizia e so dove si


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trovavano quelli che erano stati arrestati dai carabinieri: a Bolzaneto e a Porto S. Giuliano).

GRAZIELLA MASCIA. Eppure lei ha detto ad un parlamentare di non saperlo!

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Nel momento in cui il parlamentare mi chiede di sapere dove si trova Francesco Colucci, arrestato, io rispondo che non lo so.

GRAZIELLA MASCIA. Dove stanno gli arrestati, i fermati?

FILIPPO ASCIERTO. Ma chi è questo parlamentare?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non lo so, non lo ricordo: onorevole Mascia, sarebbe stato sciocco da parte mia mentire ad un parlamentare su ciò: non ne vedo la ragione; forse ci siamo capiti male.

PRESIDENTE. Non ricorda, è inutile insistere.

LUIGI BOBBIO. Ringrazio il dottor Colucci per la notevole qualità delle notizie fornite. Vorrei solo che fossero chiariti alcuni aspetti di dettaglio. In primo luogo vorrei far riferimento, molto sinteticamente, ad una nota a sua firma, dottor Colucci, del 28 luglio 2001 relativa ad una richiesta di accertamenti sull'infiltrazione di cosiddetti elementi dell'estrema destra nella manifestazione. La risposta della nota è negativa, però in calce alla stessa si dice che l'esito negativo del controllo è stato comunicato a Vittorio Agnoletto: ciò, dal punto di vista di una certa esperienza, lascia alquanto perplessi. Non si comunica, normalmente, al denunciante l'esito dell'accertamento delle indagini.


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Pubblicato su: 2005-07-05 (1062 letture)

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