Dottor Colucci, c'è una nota,
proveniente sempre dal suo ufficio della questura di Genova, del 20
luglio 2001, firmata dal dottor Montagnese (se non leggo male il timbro
che è mal fotocopiato), nella quale il dottor Montagnese riferisce di
un tentativo violento e reiterato di sfondamento della zona rossa,
addirittura con parziale abbattimento della recinzione; nella nota del
dirigente in questione, testualmente, si legge: «Preciso che tra gli
striscioni e le bandiere visualizzate tra la folla dei manifestanti che
hanno più volte sfondato, in pratica, la zona rossa, lo sbarramento, se
ne discernevano alcune di Rifondazione comunista ». Vorrei dunque
chiedere alcuni ragguagli ulteriori su questa presenza ufficiale di
Rifondazione comunista nel tentativo di sfondamento della zona rossa.
Quali erano, in concreto, questore Colucci, i suoi compiti? Questa è la prima domanda.
La
seconda domanda: è la seguente: fino ad oggi da queste audizioni un
ruolo veramente strano del capo della Polizia. Le chiedo, questore
Colucci, da alto dirigente e funzionario esperto: questo capo della
Polizia, in una vicenda del genere (lo dico in maniera brutale) a cosa
è servito, cosa ha fatto? Non è ufficiale di polizia giudiziaria, non
dirige l'ordine pubblico, non impartisce direttive: ma allora, che
senso ha un capo della Polizia? Guardiamo alla prassi, alla forza
cogente nei suoi confronti, dottor Colucci, come questore di Genova,
dei «suggerimenti»(uso questo termine fra virgolette perché presumo che
a questo dobbiamo ridurci) che le forniscono il capo della Polizia ed i
suoi vice: immagino che almeno dei suggerimenti, dotati di forza
cogente, le siano stati forniti. Le chiedo se lei poteva sottrarsi a
tali suggerimenti.
Visto che la perquisizione alla Diaz fu
eseguita ai sensi dell'articolo 41 del Testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza, e che quindi era atto di polizia giudiziaria; visto
che lei,
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dottor Colucci, non è ufficiale di
polizia giudiziaria in quanto questore; visto che Gratteri non è
ufficiale di polizia giudiziaria; visto che La Barbera non era, in
quanto prefetto, ufficiale di polizia giudiziaria: questa decisione
(lei, disse che si decise) chi la prese? Il provvedimento di polizia
giudiziaria doveva essere deciso da un ufficiale di polizia
giudiziaria, a parte i riflessi che poteva avere di altra natura.
Quindi, le chiedo: chi prese questa decisione? Chi indusse, chi
diresse, chi organizzò, chi gestì, chi autorizzò determinate presenze -
Sgalla in testa, come addetto stampa di De Gennaro- sul posto? Perché
circolò la notizia della perquisizione - ripeto, di polizia giudiziaria
- alcune ore prima che venisse effettuata? Chi determinò modalità che,
per chi è esperto della materia, sono effettivamente inusuali (perché
non si manda a compiere un atto di polizia giudiziaria, una forza che
non ha compiti di polizia giudiziaria come il reparto mobile)?
Lei
sa che le norme in materia di restrizione carceraria sono assolutamente
inderogabili, e sono previste da disposizioni di attuazione del codice
di procedura penale: in particolare, gli arrestati e i fermati devono
inderogabilmente essere condotti nel carcere del luogo dove è stato
eseguito l'arresto o il fermo. Vorrei allora sapere da chi fu stabilita
questa deroga per le carceri di Alessandria e di Pavia e, in
particolare, vorrei sapere se la procura di Genova ebbe parte in questa
decisione, ripeto, illegale o se comunque ne fu informata e, pertanto,
quali determinazioni adottò di conseguenza. Un'ultima domanda che
vorrei fare al questore riguarda il riferimento ad una partecipazione
dell'onorevole Mascia ad un sopralluogo in compagnia di un funzionario
di polizia giudiziaria. Le chiedo a che titolo si autorizzò una
partecipazione così delicata? Non mi risponda a titolo di parlamentare,
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perché si veniva, con questa presenza,
ad interferire pesantemente e in maniera non consentita su un'attività
comunque investigativa.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Cercherò di rispondere al complesso di domande del senatore Bobbio, spero nel migliore dei modi, con la coscienza tranquilla.
Lei
ha parlato di una mia nota del 28 luglio sull'infiltrazione di elementi
di estrema destra comunicata ad Agnoletto. È vero, quella sera
Agnoletto ci chiamò e ci disse che alcuni pullman, forse di esponenti
di estrema destra, si erano fermati in una località sopra Marassi, dove
erano state piantate delle tende. Questa notizia apparve subito
inverosimile al dirigente della DIGOS, perché in quella zona vi sono
dei centri sociali e pertanto sarebbe come mettere cane e gatto vicini.
Andammo, comunque, a fare una verifica con macchine della DIGOS e non
si trovò la presenza di queste persone. Conseguentemente, per
correttezza e sempre in virtù di quel rapporto di fiducia che si è
cercato di instaurare durante quei giorni per risolvere i problemi di
ordine pubblico, si è data risposta ad Agnoletto dicendogli che non si
era verificato quello che egli ci aveva segnalato. Tutto qui. Ma non è
che in genere noi diamo la risposta al cittadino. Ciò rientrava appunto
nel tentativo di dialogo al quale ho fatto cenno nella mia relazione,
che purtroppo è fallito e si è dimostrato del tutto inaffidabile.
Se
lei ha la relazione del dottor Montagnese, vedrà che in essa è
contenuta una frase con cui afferma che c'erano certe bandiere.
Rifondazione comunista è un partito che aveva il diritto di
manifestare, al pari di tanti altri partiti. Chiaramente poi ci poteva
essere anche la bandiera della Roma o della Lazio; si tratta, comunque,
di una considerazione fatta dal funzionario.
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LUIGI BOBBIO. Quello che contesto è il tentativo di sfondamento.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Piazza Dante è una piazza tematica, dove accettavamo anche questo tipo di sceneggiata di sfondamento ...(Interruzioni del senatore Bobbio)
. Vorrei essere preciso in piazza Dante non vi è stata una sceneggiata.
Quindi qualcosa è sfuggito rispetto alle intenzioni del Genoa social forum.
Mi rifaccio sempre alla mia relazione: in quel momento in piazza Dante,
ma anche in un'altra piazza il cui nome ora non ricordo ma che sta
comunque sopra la prefettura, vi è stato un rischio di sfondamento;
questo è vero.
Con riferimento alla perquisizione della Diaz in
base all'articolo 4 del Testo unico, ricordo che l'attività prevista da
tale articolo è di polizia giudiziaria. Con riferimento alla firma
degli atti, ricordo altresì che sono stati firmati dal dirigente della
mobile e dal dirigente della DIGOS di Genova. Ripeto ancora che si è
trattato di una decisione contestuale, condivisa da tutti. (Commenti del senatore Bobbio), anche da ufficiali di polizia giudiziaria dello SCO presenti.
Prendo
atto di questa decisione, nel senso che la condivido anch'io, pur non
essendo ufficiale di polizia giudiziaria. Ripeto, non mi sottraggo alle
mie responsabilità. Sono anch'io convinto dell'opportunità di fare
questa perquisizione, così come erano convinti a mio giudizio anche
tutti i presenti. C'è un passaggio nella mia relazione dove vengo a
conoscenza di un'aggressione ad un equipaggio mobile della DIGOS in via
BattistI: in genere, al termine di una manifestazione, gli elementi
della DIGOS perlustrano il territorio per verificare il regolare
deflusso dei manifestanti. In quel caso specifico, non sapevo che c'era
personale della squadra mobile che stava svolgendo una certa attività
sul territorio. Comunque, si decise di operare in base all'articolo 41
e si presero le decisioni che
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ho detto prima. Ripeto: c'erano il
dirigente della mobile e il dirigente della DIGOS; in più era stato
inviato sul posto, mi sembra dal vicecapo vicario, il dottor Murgolo,
il quale ha accettato di andare sul posto (Commenti del senatore Bobbio).
Il reparto mobile è stato impiegato perché, come ho detto nella mia
relazione, poteva servire da supporto in caso di eventuali violenze da
parte di coloro che dovevano essere perquisiti, contro la mobile e la
DIGOS.
Per quanto riguarda la deroga alle norme in materia di
restrizione carceraria, credo che sia stata stabilita senz'altro dal
Ministero della giustizia, il quale ha adottato un provvedimento
notificato al direttore del carcere a seguito anche di un comitato,
come ho ben chiarito prima, riunitosi in prefettura. È stato pertanto
emanato un decreto con il quale si è trovata la forma giuridica
legittima per accompagnare gli arrestati fuori dalla provincia, per
evitare altre situazioni allarmanti di ordine e sicurezza pubblica (Commenti del senatore Bobbio )...
Per
quanto riguarda l'onorevole Mascia, la devo ringraziare, perché si
stava creando sul posto una situazione di ordine pubblico particolare,
ed io ero preoccupato perché non riuscivo più a contattare il
vicequestore vicario. Quando quella sera l'onorevole Mascia mi ha
chiamato dicendomi che era assieme al dottor Calesini, ho tirato quindi
un sospiro di sollievo, perché avevo finalmente traccia del
vicequestore vicario, che temevo potesse essere incorso in qualche
situazione critica (Commenti).
GRAZIELLA MASCIA. Non ha risposto alla questione relativa alla mia presenza (Commenti).
Mi riservo allora di intervenire per fatto personale.
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PRESIDENTE. Sarei grato se si permettesse al questore Colucci di completare le sue risposte.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Credo di aver risposto a tutte le domande.
PRESIDENTE. Può allora intervenire l'onorevole Sinisi.
GRAZIELLA MASCIA. Signor presidente, c'è una precisazione da fare relativamente alla mia presenza.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mascia.
Noi dobbiamo chiedere al questore ciò che conosce sui fatti accaduti,
non possiamo saperlo da lei, altrimenti sarebbe tra le persone audite.
L'ufficio di presidenza, se riterrà, la ascolterà.
GRAZIELLA MASCIA. Ma la volevo spiegare.
LUIGI BOBBIO. Abbiamo capito tutto!
PRESIDENTE. Non deve spiegarla a
nessuno. Se il Comitato riterrà opportuno avere tale informazione,
gliela chiederà. Era stata formulata una domanda al questore, che ha
risposto in base a quanto era a sua conoscenza. Non credo si possa fare
altra polemica: le sarei quindi grato se lasciasse intervenire
l'onorevole Sinisi.
GIANNICOLA SINISI. Signor presidente,
anch'io saluto e ringrazio il questore Colucci, al quale ho da porre
otto questioni, quattro di carattere generale e quattro molto
specifiche. La prima questione di carattere generale riguarda la
gestione delle manifestazioni, autorizzata nella cosiddetta zona
gialla. Abbiamo tutti letto l'ordinanza di servizio del prefetto di
Genova che contemplava, nella zona gialla, il divieto di pubbliche
manifestazioni di qualsiasi genere, compresa
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l'attività di volantinaggio. Dalla
stessa ordinanza si desume che il perimetro della zona gialla sarebbe
stato da lei successivamente dettagliato. Nella sua ordinanza del 12
luglio leggiamo invece che in detta zona si prevedeva il divieto di
pubbliche manifestazioni se non espressamente autorizzate. Dalla
lettura dell'ordinanza prefettizia queste però non potevano essere
autorizzate in quell'area! Le dico questo perché mi sono persuaso, dal
ragionamento che si è sviluppato, che tra il 2 giugno ed il 12 luglio
siano accaduti alcuni avvenimenti, che noi imputiamo anche a precisi
indirizzi di Governo. Abbiamo saputo infatti della riunione del
ministro Scajola del 19 giugno; abbiamo poi saputo delle trattative,
che sono state pubblicate sui giornali, dell'11 e 12 luglio. Vorrei
sapere quindi come mai sono state autorizzate queste manifestazioni
nella zona cuscinetto in deroga all'ordinanza del prefetto quando
avevate tutto quel bagaglio di informazioni sull'attività di guerriglia
urbana, di sommossa che anche il Genoa social forum poteva
porre in essere, come risulterebbe dalle intercettazioni e da tutte le
altre attività svolte che lei ci ha così bene illustrato.
Le
chiedo poi come valuti l'entità, la natura ed i contenuti dell'attività
dei nostri servizi di informazione e di sicurezza. Vorrei sapere cioè
se l'attività di prevenzione in questo senso le sia stata
effettivamente di supporto e di che cosa si sia trattato.
La terza
questione di carattere generale riguarda il coordinamento delle forze
di polizia: vorrei sapere se in tal senso vi siano stati inconvenienti.
Siamo infatti venuti a conoscenza di notizie, anche dalla stampa,
relative ad alcuni ritardi verificatisi. Lei può effettivamente
segnalarci inconvenienti nell'attività di coordinamento delle forze di
polizia?
Abbiamo poi letto della presenza del ministro della giustizia nella caserma Bolzaneto, nonché della presenza del Vicepresidente
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del Consiglio e di alcuni parlamentari nella sala
operativa di Forte San Giuliano. Vorrei sapere se lei era al corrente di queste
presenze e che cosa ha avuto da dire in proposito. In particolare, ci sono stati
degli inconvenienti nelle linee di comando che lei ha descritto?
Passo ora alle quattro questioni di carattere particolare. La prima riguarda
i controlli alle frontiere e a tal proposito non mi tornano i conti: sono state
infatti compiute 1.439 segnalazioni di persone da non ammettere alla frontiera
in quanto non gradite, mentre lei ci ha parlato di 2.000 respinti al confine.
Si tratta di un numero superiore a quello rispetto alle segnalazioni compiute.
Vorrei sapere allora in cosa è consistito questo controllo alle frontiere e
quale efficacia abbia avuto il sistema SIS di Schengen. La seconda questione
di carattere particolare è la seguente: nella relazione degli ispettori, e in
particolare credo in quella dell'ispettore Montanaro che si è occupato della
caserma Bolzaneto, si trova scritto della soppressione di cinque postazioni
relative al trattamento dei fermati e degli arrestati senza nessuna plausibile
ragione: ciò, a detta delle relazioni, avrebbe generato ritardi. Vorrei sapere
se lei era al corrente della soppressione di queste postazioni e se effettivamente
ciò abbia generato dei ritardi (a questo punto non più collegati al numero dei
presenti come lei ha detto).
Terza questione: il comandante generale dell'Arma dei carabinieri ha detto che
era presente a Genova, tenuto di riserva, il battaglione Tuscania, un battaglione
di alta professionalità e specializzato. Vorrei sapere se lei era al corrente
della presenza di tale battaglione come contingente di riserva, e vorrei sapere
perché si è preferito l'impiego di altre tipologie di personale dell'Arma dei
carabinieri.
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Ultima questione di carattere
particolare: quale seguito è stato dato alle segnalazioni pervenute dal
presidente della provincia di Genova? Abbiamo visto che vi è anche una
procedimento a carico di ignoti da parte della procura.
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Volevo innanzitutto chiarire che la zona gialla non è stata affatto
coinvolta nei movimenti di piazza. È stata coinvolta solamente per
quanto riguarda le piazze tematiche. Il Parlamento ha approvato una
norma di sovvenzione per accogliere la massa di manifestanti che doveva
arrivare a Genova: si parla di circa 30 treni straordinari, di una
moltitudine eccezionale di gente. Quando viene prevista e sovvenzionata
con apposita norma l'accoglienza, è ovvio che bisogna anche dare la
possibilità a queste persone di manifestare in modo pacifico, in quanto
si tratta di un diritto costituzionalmente garantito. Come già ho detto
prima nella mia relazione, il questore ha potuto concedere, sempre
d'intesa con le altre persone presenti a Genova e che ho già più volte
ricordato (i vari referenti ministeriali e così via), queste piazze
tematiche.
A mio giudizio non è cambiato nulla tra i due Governi.
Credo però che il silenzio pre-elettorale - si tratta di una mia
impressione, può darsi che sbagli - abbia comportato una grossa
sfaldatura nell'organizzazione del vertice G8. Ciò è quello che risulta
a me come tecnico, perché non si può, oggi, non colloquiare con le
frange assolutamente pacifiche in modo tale che ognuno abbia il
diritto, garantito dalla Costituzione, di manifestare. Forse non
sarebbe cambiato nulla, perché come ho già ricordato il Genoa social forum è un'anima composta da settecento e più associazioni, al cui interno vi è tutto e di più.
Il lavoro è stato veramente pressante e pregnante in relazione all'acquisizione di notizie e informazioni. Le persone
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con le quali siamo entrati in contatto
erano completamente inaffidabili e non hanno fatto nulla per
contribuire ad un buon esito della piazza.
I servizi di sicurezza
hanno fornito molte notizie attraverso il dipartimento e qui faccio
riferimento alla mia relazione, nella quale ho parlato di ciò; si è
parlato di sangue infetto, di aeroplanini che sarebbero dovuti arrivare
a Palazzo ducale. È stato descritto uno scenario alle volte
allucinante, in relazione al quale abbiamo compiuto anche alcuni
accertamenti approfonditi. Personalmente ho dato disposizioni, e poi lo
ha fatto anche il dipartimento, di verificare tutte quelle situazioni
nelle quali si poteva partire con un piccolo aereo leggero, compiendo
accertamenti sugli aeroclub e via seguitando. È stato fatto tutto ciò
che si poteva fare ed in merito esalto ancora una volta il lavoro della
questura di Genova. D'altra parte il prefetto, quando è venuto qui, ha
presentato l'ordinanza che ha emesso la questura di Genova.
Il
coordinamento tra le forze di polizia, a mio giudizio, è stato perfetto
e credo di poterlo anche sottoscrivere nel modo più incisivo. È stato
perfetto. Non c'è stato alcun coordinamento... Non c'è stato alcun
scoordinamento, scusatemi...
MARCO BOATO. È chiaro il lapsus!
FRANCESCO COLUCCI, Questore. È
chiaro - ma lo ribadisco ancora una volta - che le forze di polizia
sono a disposizione del prefetto. Il prefetto poi attribuisce al
questore il potere di coordinamento ed il compito di utilizzare, di
impegnare - voglio utilizzare un termine nobile - le forze di polizia
sul territorio. Ogni forza di polizia, sia essa Guardia di finanza, sia
essa Polizia di Stato, sia essa Carabinieri, ha, come
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dirigente di quel servizio di ordine
pubblico, un funzionario di polizia, collegato direttamente con la
nostra centrale operativa (che merita poi un discorso a parte).
Lei
ha parlato precedentemente, a proposito di carabinieri, del battaglione
Tuscania. Il battaglione Tuscania non è stato utilizzato il giorno 21
luglio. A seguito della morte di quel ragazzo, è stato stabilito di non
utilizzare, per quel giorno, i carabinieri; essi hanno prestato altri
servizi all'interno della zona rossa (sostituito alcuni servizi di
piantonamento o di vigilanza); pertanto è stata impegnata solamente la
Polizia di Stato. Mi pare che il battaglione Tuscania, il giorno 20
luglio, non vorrei sbagliare, in corso Italia sia entrato da piazza
Kennedy dove il Black bloc o i violenti comunque avevano trovato la copertura del Genoa social forum. In tale circostanza, alcune donne del Genoa social forum,
cito a memoria - non vorrei dire una cosa inesatta - hanno chiesto il
nostro ausilio per dividere i buoni dai cattivi. Comunque, credo che il
battaglione Tuscania quel giorno sia entrato in piazzale Kennedy.
Per
quanto riguarda l'ispettore Montanari, ho già espresso qualche giudizio
sulla visita ispettiva; non si può condurre un'ispezione di due o tre
giorni, a voce, su una attività così complessa che è durata un anno;
dopo giornate di duro lavoro e di stanchezza chiaramente qualche parola
può essere stata fraintesa. Cio non c'entra niente con la sua domanda,
ma questo è il motivo per il quale ribadisco le riflessioni che ho
citato nella mia relazione. Anzi, oserei dire che il dottor Micalizio
non ha inserito nella sua relazione alcune frasi che ho detto. Oserei
anche dire che ha scritto qualcosa che non ho affermato. Comunque, lei
capisce il mio stato d'animo. Io
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ero un questore della Repubblica,
obbedisco al signor ministro ed in questo momento sto dicendo la vera
verità, non la verità di Colucci Francesco. La vera verità.
Sì,
effettivamente, quel giorno avevamo avuto alcuni problemi e non ero a
conoscenza del fatto che erano state soppresse alcune delle sette
postazioni. Ho una scheda a mia disposizione nella quale è contenuta
una nota al riguardo: «Nei giorni 20 e 21 sono transitate nella
struttura 240 persone. I tempi di permanenza sono stati di circa di due
ore, tranne la serata tra il sabato e la domenica in cui sono state
trattate 116 persone, comprese quelle arrestate alla Diaz. All'1.30 si
è reso necessario chiudere 5 postazioni in cui il personale addetto era
in servizio dalle ore 7 del giorno precedente». Abbiamo trascorso a
Genova un'esperienza che mi auguro nessuno possa vivere, sia per quanto
riguarda la gestione della piazza, sia per quanto concerne tutto il
lavoro svolto. Questo è il motivo per cui si è verificato questo
disservizio. È vero, non sapevo di ciò ma anche se lo avessi saputo
avrei detto di smontare dal servizio. Faccio anche riferimento alle
eventuali reazioni dell'ordine pubblico. Premesso che condanno l'azione
violenta gratuita - e mi assumo le mie responsabilità - è necessario
immedesimarsi psicologicamente nel nostro personale che ha subito
un'offesa alla quale poi forse ha reagito, dopo tante ore, in modo
veramente non accettabile. Comunque c'è una attività investigativa in
atto.
«L'afflusso maggiore», continuo la lettura della nota, «si è
avuto nel pomeriggio e nella notte del giorno 21. Mediamente la
permanenza è stata di 2 ore e mezzo, salvo il sabato 21 in cui, a causa
del numero di persone da trattare, la permanenza ha raggiunto il suo
massimo alle ore 17». È vero, lo ammetto. Non per colpa mia, l'ho
saputo perché c'è stata una affluenza enorme di persone e si è
realizzato questo disservizio che
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tuttavia, va inquadrato
nell'organizzazione generale, non in quello specifico settore; per
poter giudicare, come affermo nella mia relazione, bisogna avere un
quadro complessivo e bisognerebbe aver vissuto insieme a noi ciò che
abbiamo vissuto.
Per quanto riguarda i controlli alla frontiera,
io ho parlato di 2000 persone; saranno state 1.439, vi saranno state
altre persone respinte alla frontiera al di là del sistema di cui lei
ha fatto riferimento precedentemente. A me risultavano circa 2 mila
persone respinte. Forse a queste 1.439 se ne saranno aggiunte altre,
non lo so.
Ho appreso della presenza del ministro della giustizia
a Bolzaneto dalla stampa il giorno dopo. È venuto da me la mattina il
Vicepresidente del Consiglio, accompagnato anche da altri parlamentari,
per dare un saluto alle forze di polizia, nella persona del questore,
tant'è che l'ho condotto anche a visitare la centrale operativa. Si è
trattenuto con il questore, credo anche con il prefetto Andreassi per
qualche minuto a prendere un caffè. Tutto qui.
È stata questa una
vicinanza che a me ha fatto molto piacere perché un Vicepresidente del
Consiglio ed altri parlamentari capivano il problema da affrontare e
ciò è stato anche un motivo di orgoglio. Il Vicepresidente del
Consiglio, con gli altri parlamentari, successivamente hanno raggiunto
Forte San Giuliano per rendere visita anche al comando dei carabinieri.
Mi sembrava giustissimo.
Parliamo ora del 20 luglio. Nel giorno 20 le manifestazioni dovevano iniziare ad una certa ora, secondo le indicazioni del Genoa social forum.
Invece sin dalle 8-9 di mattina erano già cominciate le aggressioni in
varie parti della città: zona alta, quarta e quinta e via dicendo. I
nostri reparti erano, pertanto, in movimento per le aggressioni che
continuavano. Il Genoa
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social forum doveva arrivare
all'obiettivo verso le 14 o le 15; invece è arrivato molto tempo prima.
Quindi c'era già un movimento sulla piazza a grosso rischio.
Quando
il Vicepresidente del Consiglio ed altri parlamentari si sono recati a
Forte San Giuliano sono stati costretti a rimanere lì perché non
potevano più uscire. Sia sulla strada verso il mare, sia sulla strada
verso i monti vi erano manifestanti e forse anche, incidenti in corso.
Questo è ciò che mi risulta.
GIANNICOLA SINISI. Per quanto riguarda il presidente della provincia?
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Le
segnalazioni del presidente della provincia, Marta Vincenzi, sono
arrivate. Penso che il capo della Polizia abbia letto le mie risposte
ed il rapporto all'autorità giudiziaria, in ordine a quelle
segnalazioni. Siamo intervenuti, sia noi che l'Arma dei carabinieri e
non abbiamo notato nessuno.
In quelle circostanze abbiamo
identificato anche i custodi; abbiamo riscontrato che trenta o quaranta
persone - cito a memoria - avevano invaso un altro edificio a causa
delle piogge. Non c'è stato comunque chiesto di mandarli via. Stavano
lì tranquilli e sereni. Successivamente, nel corso della nottata,
abbiamo ricevuto la telefonata di un'interprete russa, dipendente della
provincia, la quale affermava che erano stati invasi un primo o un
secondo piano. Siamo tornati, insieme ai carabinieri, se non erro, ed
abbiamo constatato che tutto era tranquillo e sereno.
Il giorno
successivo, su ulteriore chiamata, siamo intervenuti e siamo stati
attaccati. Dinanzi a tre o quattro mila persone che uscivano da un
centro di accoglienza limitrofo, circondando le forze dell'ordine, la
colonna della polizia è
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stata costretta a retrocedere. Non so
se ha notato dai filmati che in molte occasioni siamo stati attaccati
da più parti. Genova è infatti una città costruita a catino: siamo
stati attaccati anche dall'alto. Nessuno ricorda, e mi dispiace doverlo
sottolineare, che sono state attaccate quattro caserme ed un carcere.
Hanno attaccato due caserme della Polizia di Stato, una dei
Carabinieri, una della Guardia di finanza e infine il carcere.
ERMINIA MAZZONI. Ringrazio
personalmente il questore ed esprimo inoltre il mio profondo
apprezzamento per i toni pacati con i quali ci ha esposto i fatti dei
quali è stato protagonista, nonostante oggi sia comunque destinatario
di un provvedimento che, ad evidenza, lo ha colpito in maniera non del
tutto logica e comprensibile dal mio punto di vista.
La sua
relazione è stata, nonostante questo coinvolgimento personale, assai
completa ed oggettiva, connotata da un alto livello di professionalità
che ho personalmente apprezzato. Pertanto, riduco ulteriormente le mie
domande, dal momento che i colleghi che mi hanno preceduto hanno già
formulato approfondimenti da me ritenuti necessari, come quelli
concernenti la parte riguardante il provvedimento prefettizio che
perimetrava la città, con l'individuazione della zona gialla.
Mi
sembra, se sbaglio il questore mi correggerà, che il provvedimento che
perimetrava la zona gialla non è stato derogato concretamente nella
fase attuativa, ma è rimasto unico, dal momento che non ve ne sono
stati successivi, e che è stato attuato concretamente, perché le
manifestazioni svolte nelle piazze tematiche sono state di un certo
tipo, come spiegato dal questore. Esse non hanno contraddetto
l'indicazione prefettizia. In tal modo siamo restati nell'ambito della
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sicurezza; tra l'altro, ciò è
dimostrato dal fatto che non vi sono state manifestazioni violente né
danneggiamenti in particolare in quelle zone.
Un ulteriore dato
relativo alla sera del 21 luglio. Il 21 luglio lei parla di una notizia
che la raggiunge presso la questura; lei è in presenza di altre
persone, ma non specifica dettagliatamente chi fossero; afferma
genericamente: « si decise », ma non dice esattamente chi decise.
Vorrei
sapere - la domanda è stata già posta - nel dettaglio quali siano state
le fasi decisionali: è arrivata la notizia, da parte di chi? Dalle
pattuglie che erano state attaccate nelle zone limitrofe all'istituto?
Lei ha appreso la notizia: vi è stata una riunione? Esiste un verbale?
Con chi si è giunti alla determinazione di procedere ad un intervento?
Successivamente, lei parla di un primo intervento, di un'ulteriore
sollecitazione e di un invio di un ulteriore contingente, sebbene
ristretto numericamente.
Esiste un documento, e chiedo se sia
possibile acquisirne copia, che tracci in maniera più chiara le varie
fasi e i momenti decisionali che hanno preceduto la perquisizione
dell'edificio scolastico e che individui i soggetti concretamente
coinvolti sia nella fase decisionale sia in quelle successive? Dalla
documentazione in nostro possesso emergono sicuramente delle lacune che
sarebbe utile colmare.
Inoltre, lei fa riferimento a soggetti responsabili del Genoa social forum,
contattati dal momento in cui ha ricevuto la notizia fino al momento in
cui è stata avviata l'operazione, per avere conferma della presenza,
presso l'istituto, di soggetti non pacifici e non riconoscibili nel Genoa social forum.
Vorrei allora capire chi siano questi soggetti che lei individua come
responsabili. Credo infatti che la difficoltà che noi abbiamo oggi,
procedendo in questa indagine conoscitiva, è quella di
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capire chi siano i soggetti che hanno
in concreto mascherato tali soggetti violenti. Vi è stata poi una
confusione tra manifestanti pacifici e manifestanti violenti. Dobbiamo
allora cercare di capire se questa confusione - elemento che, anche se
non ha impedito, ha quanto meno reso difficile alle forze dell'ordine
la possibilità di operare concretamente, interrompendo quindi tutte le
manifestazioni - abbia inciso sulle modalità attraverso le quali si è
arrivati all'individuazione dei responsabili del Genoa social forum.
Chi sono questi soggetti che avete interpellato e che grado di
affidabilità avevano? In particolare, e a questo ricollego l'ultima
domanda, quale è stato, se vi è stato, il ruolo ricoperto dalla
questura nell'assegnazione degli istituti e delle strutture ai
manifestanti in genere? Da quando è emerso dalle dichiarazioni del
presidente della provincia e del sindaco di Genova, infatti, non è
chiaro il criterio secondo cui si è affidato a Tizio e non a Caio una
determinata struttura e con quale garanzia per la pubblica incolumità.
In
tal senso, le chiedo se la questura era stata informata, se sapeva chi
occupava determinate strutture e che garanzie aveva acquisito ai fini
della sicurezza e dell'attività che doveva svolgere.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Ho
affermato nella mia relazione che nel mio ufficio la sera famosa
perquisizione erano presenti oltre al questore - il dirigente della
DIGOS mi fa un appunto -il vicecapo vicario della Polizia, prefetto
Andreassi, e il suo segretario dottor Costantino, il direttore della
direzione centrale polizia di prevenzione, il prefetto La Barbera, il
primo dirigente Giovanni Fiorentino, il dirigente superiore Giovanni
Luperi, il dottor Gratteri, direttore dello SCO, il dottor Gilberto
Caldarozzi, dirigente dello SCO, il dottor di Bernardini e il dottor
Murgolo, vicequestore vicario
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di Bologna. Il dottor di Bernardini è
il funzionario che ha subito un'aggressione. Quando il dottor di
Bernardino e il dottor Caldarozzi ci raccontano dell'aggressione
subita, dopo esserci tutti consultati, si decide di procedere
all'intervento ai sensi dell'articolo 41. Dico «si decide» perché
sarebbe stato minimale affermare che l'intervento era stato deciso dal
questore, vista la presenza nella stanza di altri esponenti qualificati
del dipartimento. È stata una idea condivisa.
Ripeto pertanto che
si è trattato di un'idea condivisa da tutti, me compreso. Devo inoltre
dire - la mia coscienza mi impone di farlo - che il prefetto La Barbera
mi ha sollecitato - io non vi avevo nemmeno pensato, data la situazione
di grande stanchezza - per fare intervenire sia l'elicottero sia i
Vigili del fuoco con le fotocellule ed il gruppo elettrogeno.
Con
questo voglio dire che mi assumo le mie responsabilità decisionali e
non mi nascondo dietro un dito: la linea è stata condivisa. Non ricordo
che ci sia stata qualche indicazione diversa, ma se il prefetto La
Barbera, il direttore dello SCO o il vicecapo della Polizia mi avessero
chiesto cosa fare avremmo riflettuto ancora di più. Naturalmente
(leggevo sulla stampa ieri o l'altro ieri che c'è stata qualche
incomprensione), dal momento che la mia stanza non era tanto piccola,
magari, mentre andavo a telefonare, può darsi che si siano scambiati
qualche battuta. Le sto esattamente dicendo quello che a me risulta.
Devo
anche ammettere, per onor di verità, una cosa che è stata detta in
quest'aula. Dal momento che allo SCO era stato demandato di verificare
all'interno della zona rossa eventuali disservizi, come mai lo SCO
stava al di fuori di essa? Una delle domande che mi ha fatto
l'ispettore Micalizio è stata la
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seguente: tu sapevi che lo SCO stava al
di fuori? Io ho risposto di no; egli ha detto che il questore avrebbe
dovuto saperlo ed io ho accettato il rilievo
Con i responsabili del Genoa social forum,
io ho avuto contatti in seconda o terza battuta, perché i contatti
erano a livello dipartimentale, cioè a livello del prefetto di Genova,
e anche lo stesso Capo della polizia, è notorio, è venuto a Genova per
parlare con questi rappresentanti, che erano 10 o 15 persone. I
contatti più stretti erano quelli con Kovac, Morettini e Agnoletto:
queste erano le persone con le quali avevamo più contatti, almeno a
quanto mi risulta. Si tratta di persone che rappresentano a Genova il Genoa social forum
e, onestamente, non sono in grado di dare altre informazioni. Comunque
erano dei referenti sicuri, certi, e quella sera, se non erro, proprio
Kovac ci ha detto: a noi non interessa più quella scuola, siamo andati
tutti via, abbiamo 25 treni straordinari, la città pullula di gente;
quindi ritengo probabilissimo che all'interno della scuola siano andate
persone non gradite: questo è il contenuto di quella telefonata.
Credo di aver risposto a tutte le domande, onorevole Mazzoni.
ERMINIA MAZZONI. Confermate le mie valutazioni sulla zona gialla?
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Sulla zona gialla non ci sono stati altri provvedimenti: rimangono
fermi quelli dell'ordinanza prefettizia, per cui il questore, qualora
fossero state avanzate richieste di manifestazioni che comunque non
incidessero sull'ordine e la sicurezza pubblica, aveva la facoltà di
autorizzarle. Quindi, non ci sono stati altri provvedimenti
GRAZIA LABATE. Signor presidente, ringrazio anch'io il questore Colucci per la relazione esauriente che ci ha esposto.
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Rivolgo essenzialmente due
domande.:quasi due terzi della relazione contengono, a mio modo di
vedere, un'analisi attenta delle preoccupazioni che da molto tempo
avevano investito le diverse responsabilità di ordine pubblico sulle
peculiarità del movimento che complessivamente sarebbe arrivato a
Genova, anche grazie alle azioni di intelligence e di
prevenzione che erano state compiute. Rispetto a questo, signor
questore - credo di averglielo detto anche a caldo, dopo gli episodi
genovesi, ma oggi ne trovo conferma da una lettura attenta di tutti i
documenti, avendo seguito attentamente la sua relazione -, quindi,
anche rispetto a quanto da lei affermato nella relazione - che
diventava sempre più difficile, negli incontri nei quali venivano
richiesti i luoghi della città per poter svolgere manifestazioni
stanziali, simboliche, e non veri e propri cortei - le confesso che mi
riesce davvero difficile comprendere come abbia potuto emettere
l'ordinanza ancorché - come lei afferma nella relazione - la richiesta
da parte del Genoa social forum era complessiva e quindi non si
capiva, rispetto alle piazze tematiche, quali sarebbero state le sigle
che in quei luoghi avrebbero pacificamente manifestato la propria
presenza. Infatti, ho colto nella sua relazione una preoccupazione
costante rispetto a questo punto, tant'è che in alcuni passaggi lei
addirittura ha usato il termine «ingenuità»: tuttavia è stata data una
autorizzazione complessiva. La domanda è: non ritiene, forse, che
occorreva avere maggiori precisazioni, soggetti e nomi a cui facessero
capo le responsabilità, anche se so bene che in molte occasioni ciò non
si poteva dire o non si riusciva a dire, perché, è noto a tutti che i
movimenti hanno anche delle modalità di rappresentazione che non sono
così semplici e lineari.
Tuttavia, tornando alle sue preoccupazioni, che ho trovato anche nelle documentazioni fin qui pervenute, ritengo che
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forse, se le preoccupazioni erano di
quella natura, occorreva insistere per avere responsabilità, nomi e
sigle che avrebbero in qualche modo preso parte alle manifestazioni
nelle piazze tematiche della nostra città.
La seconda domanda che
voglio formularle è relativa alla vicenda della scuola Diaz; lei ha
descritto ciò che si è verificato quella sera, a partire dalla
segnalazione che le era stata fatta da alcuni uomini della DIGOS e
della squadra mobile, a seguito degli avvenimenti di via Cesare
Battisti. Lei descrive bene tutto l'andamento della vicenda e poi dice
di aver preso parte a quella riunione, ma che a un certo punto, si è
allontanato, nel momento in cui si dovevano decidere le modalità
operative. Ci possono essere mille legittime motivazioni del suo
allontanamento: le chiedo se è stato poi informato delle modalità
operative, essendo lei il tutore responsabile delle vicende che si sono
susseguite, e, se ciò non è stato fatto, perché, oppure se è stato
fatto parzialmente o in maniera non esaustiva. Questa era la l'ultima
domanda.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Onorevole Labate, effettivamente il nostro problema era la mancanza di affidabilità del Genoa social forum. Lei ha visto i comunicati del Genoa social forum:
recano in calce circa 700 o 800 sigle. Abbiamo avuto contatti con
Morettini, Kovac e un'altra persona di cui non ricordo il cognome; i
nostri referenti erano loro oltre ad Agnoletto e abbiamo insistito più
volte per sapere da loro come sarebbe avvenuta l'occupazione nelle
piazze, tant'è che io come questore ho appreso solo successivamente (e
ciò è stato forse un mio difetto) che la rete Lilliput aveva preso
possesso della piazza tematica Manin. Come mai, nonostante la rete
Lilliput sia una nota organizzazione pacifista, siamo stati costretti
ad intervenire in piazza Manin? Perché, come poi ho appreso, alcuni black bloc erano entrati in quella piazza
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ed in piazza Dante per creare
quell'attimo di tensione per cui siamo dovuti intervenire. Solo allora
ho appreso che lì era presente la rete Lilliput: forse sarà stato un
mio difetto, ma solo all'ultimo, forse vedendoli sul territorio,
abbiamo appreso quale era la loro effettiva collocazione.
Non so
se ho risposto a tutte le domande. Le preoccupazioni c'erano ed erano
notevoli tant'è che le stesse sono stato oggetto di riflessione in
varie riunioni svolte nelle sale riunioni della questura insieme ai
comandanti dei reparti e a funzionari altamente qualificati che il
giorno dopo dovevano stare anche sulla piazza. Tutta questa
problematica è stata veramente sofferta e vissuta d'intesa anche con
gli alti vertici ministeriali; pertanto il questore non si sente
commissariato, anzi oggi devo ancora ringraziarli perché hanno dato
veramente un supporto notevole, a prescindere dall'esito; vi è stato
veramente un impegno straordinario di tutti.
Per quanto riguarda
la scuola Diaz, lei ha affermato giustamente che al momento di decidere
le modalità operative mi sono allontanato. Questa mattina mi sono
corretto affermando che ho preso parte alla riunione e poi mi sono
allontanato (ricordo ancora il momento) quando i dirigenti della
squadra mobile e della DIGOS, consigliati anche da altri dirigenti
superiori, proponevano di effettuare in più parti alcuni
accerchiamenti: a quel punto sono uscito dalla stanza, anche perché
tali decisioni non mi competevano. Non sono, infatti, un ufficiale di
polizia giudiziaria e mi sono solamente preoccupato che essi avessero
un supporto di personale che li proteggesse da eventuali azioni
violente da parte di altri. Ecco il motivo per cui ho impegnato i
reparti che stavano sotto la questura come vigilanza e come reparti di
riserva per andare sul posto e per bonificare la zona esterna a quella
in cui si doveva svolgere la perquisizione. Mi sono preoccupato in un
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secondo momento (torno sull'argomento
sollevato dall'onorevole Mascia; quando si venne a creare una
situazione di allarme per la sicurezza pubblica mandai sul posto il
dottor Calesini, ma ad un certo punto persi il contatto con il
funzionario perché la batteria del suo cellulare si era scaricata. A
questo punto si è creata una situazione - per onor di onestà e di
correttezza lo voglio ribadire all'onorevole Mascia, che ha fatto
insieme ad altri parlamentari da cuscinetto tra le forze dell'ordine (Commenti del deputato Mascia),
nel senso che si è cercato di calmare gli animi di taluni che si
trovavano all'esterno - per la quale quando, attraverso una telefonata,
ho avuto la notizia che il collega stava bene mi sono tranquillizzato.
Tutto ciò riguarda sempre l'aspetto dell'ordine pubblico.
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei intervenire a
titolo personale; quando il presidente lo riterrà opportuno o al
termine dell'audizione spiegherò come sono andate le cose anche per
rispondere al quesito che ha posto il collega in precedenza. Mi dica
lei quando sarà il momento: poiché ciò si può fare in aula, mi sembra
giusto poterlo fare in questa sede. Qui è stato usato il mio nome
dicendo che ho svolto un determinato ruolo, ma non è così.
PRESIDENTE. Non mi pare che si sia detto ciò.
GRAZIELLA MASCIA. Io sono entrata col dottor Calesini alla fine dell'operazione, quando non c'era più nulla...
PRESIDENTE. Alle 14,30: ciò è stato detto.
GRAZIELLA MASCIA....semplicemente per vedere ciò che hanno potuto vedere tutti in contemporanea.
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PRESIDENTE. La sua posizione è chiara.
GRAZIELLA MASCIA. Cuscinetto un bel niente! Infatti, ci è stato impedito fisicamente di entrare durante le operazioni.
PRESIDENTE. Ciò non ci interessa. Il fatto di specificare che lei alle 14,30....
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei almeno che si chiarisca ai colleghi che non abbiamo svolto nessun altro ruolo.
ANTONIO TOMASSINI. Dottor Colucci, la
ringraziamo per la sua relazione che mi sembra abbia fatto anche
chiarezza sulla propedeuticità ed il valore di azioni e reazioni.
Tuttavia, per quanto riguarda l'episodio di Bolzaneto che lei ha
riferito, ha parlato di una visita medica all'arrivo di queste persone
e di una visita medica di presa in carico presso la situazione
giudiziaria dallo stesso medico dell'amministrazione penitenziaria.
Vorrei capire da chi discendeva tale decisione e allo stesso modo -
così come aveva chiesto il collega Sinisi - vorrei ritornare sulle
sette postazioni che dovevano garantire quel ciclo completo, poi
ridotte a due. Lei ci ha detto che nella prevenzione si era stabilita
la dimensione di queste celle nude, capaci di contenere addirittura 20
persone alla volta; era chiaro, quindi, che si ipotizzasse un
determinato carico di lavoro. Ora, proprio nel momento in cui tale
carico di lavoro raggiunge il massimo, tali postazioni vengono ridotte
e - se me lo permette - le giustificazioni che lei ha addotto non sono
sufficientemente accettabili con riferimento proprio a quel giorno ed a
quel momento.
Per quanto riguarda il secondo episodio relativo
alle scuole Pertini e Diaz, lei ci ha detto di non aver contribuito
alle ultime scelte operative, però ci ha parlato in un certo modo
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di informazioni che provenivano da
quella zona intanto che si preparava questo tipo di azione, tant'è vero
che ci ha riferito che le era stato detto che comparivano una sorta di
sentinelle degli occupanti della scuola che sorvegliavano quella zona.
Vorrei sapere perché nell'ambito di un'operazione che si aveva tutto il
modo di preparare vi sia stata sostanzialmente una certa
improvvisazione e ciò è dimostrato dal fatto che quando i mezzi
giunsero sul posto, si dovette addirittura ricorrere a un mezzo privato
per aprire i cancelli, perché non si avevano mezzi idonei per farlo, il
che avrà comportato ovviamente tempo. Tutto ciò evidenzia una certa
improvvisazione in quel tipo di scelte organizzative.
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Senatore Tomassini, a Bolzaneto era stato stabilito che lo stesso
medico dovesse visitare i fermati o gli arrestati al momento
dell'arrivo e successivamente. Penso che il medico abbia una sua
deontologia professionale e non possa cambiare le carte in tavola. A
noi interessava che vi fosse la visita di un medico. Tenga presente che
avevamo decine e decine di medici sul territorio, i quali dovevano
sopportare il carico di lavoro di tutte le 15 mila unità delle forze di
polizia presenti. Erano previsti turni di tutti gli ufficiali, dei
medici e dei nostri sanitari; d'intesa era stato predisposto un piano -
di cui qui nessuno ha parlato - di sicurezza sanitaria veramente
eccezionale. Oggi, alla luce dei fatti, avremmo previsto la presenza di
cinque medici e non di uno. È chiaro che a posteriori tutto può
essere sindacato. Credo che un medico sia un medico. Lei ha ragione:
abbiamo ridotto le postazioni da sette a due o tre perché abbiamo avuto
problemi. Anche questo è stato un incidente di lavoro che può accadere.
Non doveva capitare ma è capitato (talvolta si buca anche la ruota di
una macchina) ed io lo sto ammettendo. Ciò ha comportato un maggior
carico di lavoro per le postazioni
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rimaste ed una maggiore attesa del fermato o dell'arrestato: è vero.
Per quanto riguarda le scuole Pertini-Diaz lei parla di scelte operative. È vero: ho assistito, nella sala delle riunioni, al briefing
tenutosi sul modo in cui intervenire, dato che il luogo non era
facilmente raggiungibile. Dopo essermi preoccupato di fornire il
supporto di un reparto inquadrato e di ribadire, così come ho detto
nella mia relazione, la necessità di procedere con massima cautela e
prudenza (e mentre dicevo questo era vicino a me - e l'ha sentito
benissimo - anche il prefetto La Barbera), ho lasciato la riunione
(anzi, se vogliamo essere più precisi, sono sceso giù per vedere il
momento della partenza). Del resto, essendo questore di Genova, ho
anche altri compiti ed altri incarichi. In particolare, dovevo ricevere
le delegazioni, volevo conoscere la situazione relativa ai Capi di
Stato, cioè avevo una miriade di obblighi di lavoro a cui attendere.
Dal momento che si trattava esclusivamente di un'azione di polizia
giudiziaria, una volta curato un certo aspetto con i miei referenti sul
posto qualunque altra mia parola sarebbe stata di confusione in quel
contesto.
Infine, non è esatto - mi consenta - quello che lei ha
detto in riferimento al cancello, che è stato aperto con un mezzo
nostro e non con quello di un privato (Commenti del senatore Tomassini)... Non è vero, è stato un mezzo del reparto mobile a sfondare il cancello.
LUCIANO MAGNALBÒ. Signor questore, la
prego di rispondere con precisione alle nostre domande: qualche
risposta, infatti, mi è sembrata un po' imprecisa o, perlomeno, mi è
parso che lei non abbia colto l'oggetto della domanda. Mi riferisco, ad
esempio, a quella rivoltale dal senatore Bobbio sui poteri che secondo
lei ha il capo della Polizia in una vicenda come questa. Intervengo
anche per avere un chiarimento
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sull'ormai inquietante ruolo che l'onorevole Mascia ha avuto nella vicenda, perché non lo abbiamo ben capito.
MARCO BOATO. Questa domanda non è corretta!
LUCIANO MAGNALBÒ. Devo sapere quello
che è successo quel giorno! Presidente, sono le 14, ma noi dobbiamo
poter fare le nostre domande.
Vorrei ritornare indietro e
riagganciarmi alla domanda fatta prima dall'onorevole Cicchitto
relativa all'attività informativa che lei ha classificato come di
ottimo livello: tale attività fa parte di quel rapporto della DIGOS
che, alla fine lei ha dichiarato di non conoscere. Vorrei chiederle a
chi è stato mandato questo famoso rapporto della DIGOS e se esso
coincide o meno con quanto riportato nel suo documento a pagina 31. In
tale documento si parla di attività informativa riguardo ad un «blocco
rosa» (che sarebbe quello dei pacifisti) e ad un «blocco giallo» che si
riferisce alle tute bianche. L'attività informativa dice che tra le
tute bianche si proponeva di dare alle fiamme dei copertoni, e di farli
rotolare lungo le strade in discesa; di improvvisare blocchi stradali e
ferroviari; di lanciare letame, pesce marcio, anticrittogamici, pupazzi
imbottiti di pietre o frutta piena di lamette di rasoio; di utilizzare
furgoni e camper turistici nei quali custodire strumenti da offesa e
difesa. Questa sarebbe - mi domando - la parte pacifica dei
manifestanti.?
Le rivolgo quattro domande. Si è discusso di questa
informativa in quel famoso comitato nel quale c'erano tutti e nessuno?
Parlò di questo rapporto con l'architetto Paolini, che era incaricata
di gestire i contatti per conto del Governo italiano con i
rappresentanti del Genoa social forum? Chi erano gli esponenti - nomi e cognomi - del movimento con cui l'architetto Paolini si relazionava a nome del Governo
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italiano? Chi, secondo lei, in base al
rapporto stilato, sarebbe stato competente a gestire l'ordine nella
piazza di fronte ad una annunciata guerriglia urbana?
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Occorrerebbe fare una disquisizione giuridica in merito ai poteri del
capo della Polizia sul questore di Genova: la legge parla chiaro e si
riferisce all'autorità nazionale di pubblica sicurezza, che è il
ministro, il quale dà gli input politici al prefetto ed altri
input tecnici al direttore generale del dipartimento, il quale li
trasferisce in capo al questore. Forse, ci si dimentica che il
direttore generale del dipartimento è anche capo della Polizia. Quindi
c'è una sorta di rapporto gerarchico tra capo della Polizia e questore.
È un discorso un po' complesso che andrebbe, a mio giudizio,
approfondito in altra sede; qui io mi permetto solamente di socchiudere
una finestra. Non sta a me dare altri giudizi ed altre giustificazioni.
Il capo della Polizia mi è sempre stato molto vicino per quanto
riguarda questa attività. Non poteva fare altrimenti, è giusto così e
lo ringrazio anche per questo. Sarebbe da sciocchi pensare che un
evento straordinario possa essere delegato al questore senza alcuna
preoccupazione: oltre al supporto logistico, materiale, affettuoso ed
umano, vi è qualcosa di più. Ecco perché ribadisco il mio
ringraziamento al capo della Polizia ed al dipartimento, perché mi sono
stati veramente molto vicini.
Per quanto riguarda l'attività
informativa a cui faceva cenno il senatore, forse mi sono confuso.
Prima si parlava di un rapporto DIGOS: un rapporto conclusivo di una
attività investigativa. Da quello che so io si sta rileggendo tutta
l'attività investigativa e informativa pregressa; quindi, c'è una
chiave di lettura diversa da quella che poteva essere utilizzata
anteriormente all'evento. Questo capita nel campo di cui si occupa la
polizia giudiziaria (sono molto esperto in proposito),
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ma può capitare anche per altro tipo di
attività. Si sta, quindi, rivedendo un po' tutto. Le notizie che
avevamo sulle intercettazioni telefoniche, di cui ho fatto cenno nella
mia relazione, sono molto vaghe, evanescenti: come si potevano
verificare? Lo si è fatto con servizi di appostamenti e di controlli
tutti rapportati, poi, al magistrato. Ciò che c'era da fare, a livello
preventivo, a mio giudizio è stato fatto.
Invece, lei ha fatto cenno - mi scusi, senatore, se sbaglio - ad un'opera di intelligence sui vari blocchi; ma, al riguardo, il riferimento non può essere solo all'attività di intelligence
della questura di Genova; sarebbe riduttivo e non ci consentirebbe di
conoscere uno scenario mondiale. Si è trattato di un lavoro che,
svoltosi a livello dipartimentale ed a livello dei servizi, è stato
eccezionale. Certo, si può obiettare che abbia avuto un esito diverso
dalle aspettative ma, come ho detto anche nella mia relazione, ciò
nulla toglie all'eccezionalità del servizio; l'intelligence ha funzionato e di più, secondo me, non si poteva fare.
Lei
mi chiede della Paolini: l'ho vista una sola volta. Ha avuto contatti a
livello politico quindi, con il prefetto di Genova, con il Ministero.
Se vuole avere un giudizio mio personale, devo dire che non vedevo
nella Paolini una valida interlocutrice in un contesto che era molto
più ampio e molto più grande di lei; tant'è che, ad un certo punto, è
«sparita». Forse sono troppo sincero e spontaneo, ma questa è la mia
verità.
CESARINO MONTI. Ringrazio il dottor
Colucci per la sua schiettezza nell'esposizione dei fatti; credo sia
una delle poche persone a non aver recitato da quel palco e, forse, ad
aver parlato con il cuore, il cuore di un uomo che ha lavorato nelle
piazze e che forse ha anche sbagliato; però, lo ringrazio ugualmente.
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