Tuttavia, con l'ultima risposta
data al senatore Magnalbò, lei ha difeso strenuamente il capo della
Polizia. Con il suo intervento e la sua relazione ha demolito le
fondamenta della relazione del capo della Polizia, perché ha affermato
che egli aveva lasciato autonomia piena al territorio, a lei ed al
prefetto. Ha anche detto che dei fatti della scuola Diaz non è stato
informato, ma ne è venuto a conoscenza solo quando ha chiesto di poter
fare intervenire la polizia. Tuttavia, nella sua relazione, lei ha
detto che, un'ora e mezza dopo aver informato personalmente il capo
della Polizia, ha chiesto di poter ricorrere ai carabinieri. Credo che
su ciò il Comitato debba riflettere e che il capo della Polizia, dottor
De Gennaro, debba ritornare in quest'aula o per smentire parte di
quanto detto da lei o per scusarsi con il Comitato. Credo che lei sia
stato rimosso forse ingiustamente, visto che pagano sempre i sottoposti
e mai i capi. Le rivolgo due domande: anzitutto, le chiedo se la sua
rimozione sia dovuta solo ai fatti del G8 o se vi sia qualcos'altro;
quindi, le domando quale rapporto abbia avuto lei con il prefetto
Sorge, cioè il capo di gabinetto del Ministero dell'interno.
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Sono stato rimosso dall'incarico, con provvedimento del ministro, e
destinato al Ministero come consigliere ministeriale dopo i fatti del
G8. Si tratta di un provvedimento che trovo anche giusto, data la
situazione che si è venuta a creare a livello mondiale ed io, con
massimo rispetto, obbedisco alle disposizioni del ministro. Quanto al
rapporto con il prefetto Sorge, ho partecipato anch'io (credo per
volere del capo della Polizia) a due comitati nazionali sull'ordine e
sulla sicurezza pubblica. In quella occasione, se non erro, credo di
aver visto e salutato il prefetto Sorge.
Pag. 95
CESARINO MONTI. Lei conferma di aver
avvisato il capo della Polizia un'ora e mezza dopo? Il capo della
Polizia, in questa sede, ha detto di essere venuto a conoscenza per
caso, solo in quell'occasione; non sapeva dei fatti della scuola Diaz.
Lo ha affermato il capo della Polizia in quest'aula...
PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Monti,
non vorrei ricordare male, ma credo che il capo della Polizia abbia
detto di aver ricevuto una telefonata alle 11.30. Poi, l'oggetto della
telefonata lo verificheremo. Non capisco l'ora e mezza dopo...
CESARINO MONTI. Un'ora dopo...
PRESIDENTE. Un'ora dopo, ma da quale evento?
CESARINO MONTI. Un'ora dopo la prima
comunicazione. Vi sono state due telefonate... Lei ha detto di aver
informato personalmente il capo della Polizia ed il prefetto di Genova.
Il capo della Polizia non ha detto così in quest'aula; ha detto di
essere stato informato solo nell'occasione in cui gli è stato chiesto
di poter fare intervenire i carabinieri; ad ogni modo, controlleremo
gli atti e poi vedremo.
MARCO BOATO. Presidente, anche a nome
del senatore Sauro Turroni, vorrei precisare che abbiamo ascoltato con
la dovuta attenzione la relazione del dottor Francesco Colucci,
questore all'epoca dei fatti connessi al G8 di Genova.
Contrariamente
a quanto affermato, non esiste alcuna volontà di criminalizzazione
indiscriminata delle forze di polizia, alle quali va la nostra
solidarietà per l'adempimento dei propri doveri istituzionali; è
esplicita, da parte nostra e di tutti, la condanna più ferma dei gravi
episodi di violenza ed anche di vera e propria guerriglia urbana messi
in atto a Genova nei giorni 20 e 21 luglio 2001. Ma è altrettanto
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evidente la necessità di accertare
perché la doverosa azione di contrasto abbia coinvolto con gravi
conseguenze molti cittadini inermi ed estranei alle azioni di violenza,
cittadini convenuti a Genova per manifestare pacificamente e ritornati
nelle proprie città dopo avere vissuto un'esperienza umana, oltre che
politica, drammatica. Compito del Comitato è di appurare la verità dei
fatti, rimanendo il compito di accertamento delle responsabilità penali
alla magistratura; quello di accertamento delle responsabilità
disciplinari, all'esecutivo; la verifica delle responsabilità politiche
al Parlamento (anche sulla scorta dei lavori del Comitato stesso).
Prendendo
atto dei contenuti della relazione, ed anche sulla base delle altre
audizioni ed acquisizioni documentarie, appare evidente che la fase di
preparazione era stata ragionevolmente adeguata alla complessità dei
problemi previsti, e prevedibili, in occasione del G8. Risulta
altrettanto evidente una grave discrasia tra le previsioni fatte e le
strategie operative adottate, da una parte e la concreta attuazione di
tali strategie nei giorni 20, 21 e 22 luglio, dall'altra. Mi riferisco
sia alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini,
sia alla tutela dei diritti costituzionalmente garantiti e alla libertà
di pacifica manifestazione, sia alla perquisizione operata alle scuole
Diaz e Pertini, sia a quanto avvenuto nella caserma di Bolzaneto.
Poiché nulla è stato detto su tale discrasia, salvo l'ovvio rinvio agli
accertamenti dell'autorità giudiziaria e poiché, in conclusione, è
stato esplicitamente dichiarato anche il dissenso - ripetuto più volte
- rispetto agli accertamenti effettuati dagli ispettori ministeriali
dell'interno, riteniamo opportuno, il collega Turroni ed io, non porre,
oggi, ulteriori domande al dottor Colucci, riservandoci le valutazioni
al riguardo in sede di dibattito generale ai fini della relazione
conclusiva.
Pag. 97
LUCIANO VIOLANTE. Signor questore, ieri, dalla questura di Genova, sono pervenuti i cinque dossier, inviati, credo, dal suo successore, dossier
che comprendono tutta l'attività da lei svolta sin da molto tempo
prima; emerge, devo dire, un quadro di meticolosa preparazione, tanto
che anche i non esperti possono cogliere la complessità di siffatto
lavoro: ogni Capo di Stato ha specifici nemici, organizzazioni
terroristiche che possono attentare alla sua vita; ricordo inoltre il
numero delle delegazioni e le apparecchiature particolari. Ho notato
persino che qualcuno aveva segnalato al sindaco che vi era un pavimento
disselciato! Veramente si è trattato di un'opera perfetta dal punto di
vista preventivo.
Tuttavia, mi pare evidente lo scarto tra
quest'enorme, meticolosa preparazione e quanto poi è successo, giorno
per giorno, nelle strade. Ora, lei si è fatto un'idea di come si sia
potuta verificare siffatta discrasia tra l'accuratezza della
preparazione ed alcuni elementi di confusione occorsi di giorno in
giorno? Si è trattato di accadimenti dovuti alla complessità
dell'evento in sé o qualcosa nelle istituzioni non ha funzionato? Lo
dico non tanto in relazione a quanto è successo ma anche per il futuro
in vista del quale la questione è certamente una delle principali che
dobbiamo porci. Lei giustamente ha fatto riferimento alla dimensione
internazionale di questo avvenimento. Volevo chiederle se la dimensione
internazionale di un avvenimento incide sulla responsabilità
dell'autorità locale di pubblica sicurezza oppure no, nel senso che la
responsabilità è determinata dalle dimensioni dell'avvenimento o dal
luogo dello stesso?
Lei ha poi ha sostenuto che l'Arma dei
carabinieri e la Guardia di finanza mettono a disposizione del prefetto
i propri contingenti, ma non dovrebbero metterli a disposizione del
questore ?
Pag. 98
Vi è poi una terza questione: c'è
differenza fra ordine pubblico e antiguerriglia ? Vale a dire,
l'operazione di ordine pubblico è di puro contenimento della
manifestazione senza intervento nei confronti di singoli episodi di
guerriglia e l'antiguerriglia è una cosa diversa che si aggiunge
all'ordine pubblico oppure no ? Affermo tutto ciò per capire, perché
lei comprende che gran parte dell'opinione pubblica meno attrezzata -
ed io tra questi - possa rimanere stupita del fatto che non si
intervenga nei confronti di singoli che compiono atti vandalici.
Può
darsi che questo non sia il compito dell'ordine pubblico e, quindi, lo
comprendiamo, anche perché mi pare che si sia demolito un po'
dappertutto ( Göteborg, Nizza, Seattle); dovunque ci sono stati
gravissimi danni alle proprietà private e pubbliche e, quindi, ritengo
che questo sia un elemento che, purtroppo, accompagna queste
manifestazioni: tuttavia, volevo capire bene la differenza.
Per
quanto riguarda la caserma Diaz mi riaggancio alla domanda che aveva
formulato il collega della Lega, senatore Monti. Lei avvertì due volte
il capo della Polizia su due diverse questioni o lo avvertì una sola
volta per chiedere la disponibilità del contingente dei carabinieri ?
Per ciò che concerne la riduzione delle postazioni a Bolzaneto, quale fu il fatto specifico che determinò tale contrazione ?
Come
ultima questione, lei ha notizie sull'estintore che aveva Carlo
Giuliani in mano nell'atto di lanciarlo ? Da dove proveniva tale
oggetto, si è potuto stabilire oppure no ?
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Presidente, lei dice giustamente che qualcosa non ha funzionato
nell'esecuzione di quelle direttive di cui all'ordinanza e alla vasta
documentazione che è stata consegnata ieri e oggi dalla questura.
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LUCIANO VIOLANTE. È stato distribuito a
ciascun appartenente alle forze di polizia che era in quei luoghi un
opuscolo particolare su come comportarsi che, come dire, è perfetto. Ai
tiratori scelti è stato distribuito un altro opuscolo particolare e,
quindi, dal punto di vista preparatorio c'è stato un enorme lavoro
quantitativo e qualitativo di cui volevo darle atto.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. La
ringrazio, presidente. Per tale motivo io mi sono permesso di elogiare
pubblicamente tutto il personale della questura di Genova e spero che
lo stesso in tempi rapidi possa superare questo momento di imbarazzo. È
vero, l'attività preventiva ha reso necessaria una mole di lavoro
eccezionale e, successivamente, ciò che non ha funzionato è stato
determinato dalla mancanza di comunicazioni, che in genere avvengono,
tra le forze di polizia e i manifestanti che vogliono giustamente
portare in piazza il loro dissenso, come previsto dalla Costituzione
italiana.
Non ha funzionato il fatto che - come descritto nella
mia relazione - noi non siamo attrezzati a fare tipo di guerriglia.
Infatti, avevo già previsto un determinato impiego di personale per
controllare la situazione del corteo. Successivamente, nelle riunioni
cui erano presenti le persone già citate prima, qualcuno mi ha fatto
riflettere sul rischio che magari 20 o 30 di queste persone potessero
essere sequestrate e, quindi, abbiamo dovuto aumentare il numero del
personale.
Ma nel fare tutto ciò siamo andati contro ad un'altra
regola, perché Genova è una città dove è difficile la movimentazione. A
ciascun reparto comandato da funzionari che venivano da fuori io ho
assegnato degli scout e soltanto dopo mi sono reso conto che
neanche quest'ultimi - cioè personale della questura di Genova -
conoscevano bene la città, con conseguenti difficoltà negli spostamenti
cittadini.
Pag. 100
I nostri mezzi sono grandi, ma la
guerriglia non si combatte con questi ultimi. Citando anche una
riflessione dell'autorità giudiziaria di Genova, noi siamo abituati ad
agire in un altro modo e per combattere la guerriglia bisogna essere
molto più snelli e agili. Questo è un discorso che ci deve far
riflettere molto per il futuro e nella mia relazione ho fatto anche
cenno che bisogna studiare altre strategie di fronte a questa
globalizzazione, perché non esiste soltanto la globalizzazione del
benessere ma anche quella delle manifestazioni, cioè anche l'altro
aspetto della medaglia.
Credo che la mia relazione abbia chiarito abbastanza esaurientemente come hanno agito i black bloc.
Per esempio, e l'onorevole Labate me ne può dare conferma, nei momenti
in cui noi stavamo caricando in piazzale Kennedy perché loro volevano
attaccare la nostra cittadella, il dirigente di quel servizio ha
ordinato la carica che è durata tre o quattro ore: questo risulta dagli
atti che lascerò al presidente.
Io sono sempre stato in centrale
operativa - il primo giorno anche insieme al prefetto Andreassi -, dove
abbiamo avuto anche qualche blocco degli apparati radio ed avevo un
agente vicino a me che doveva raggiungere tutti i funzionari con il
cellulare e impartivo delle direttive anche attraverso quest'ultimo. Ho
avuto veramente molte difficoltà, ho vissuto quell'esperienza in un
modo che non auguro a nessuno perché alle volte mi sentivo impotente,
non per mia incapacità ma perché proprio non c'era nulla da fare.
Abbiamo
risposto a tutte le segnalazioni che ci venivano rivolte e molte volte
sentivo che il reparto non poteva raggiungere quella zona perché
addirittura loro stessi venivano attaccati dai manifestanti. Quando
abbiamo attaccato piazzale Kennedy, se non ricordo male, e i black bloc intorno a piazza Rossetti sfasciavano la banca e lo vedevamo attraverso le
Pag. 101
telecamere - perché poi il dipartimento
ha anche potenziato in modo eccellente il tutto, si può vedere dagli
atti -, io mi costernavo perché non si riusciva a passare.
L'onorevole
Labate lo sa, noi avevamo di fronte circa 100-150 mila persone, che non
rappresentano più un corteo, ma un lungo serpentone su tutto il
territorio di Genova, che comprende 8-9 chilometri; disporre circa
100-150 mila persone su 8-9 chilometri equivale ad un'invasione totale.
Quindi, da nord non si poteva attaccarli perché vi era il corteo,
ai lati e ai fianchi non potevamo perché lo stesso doveva defluire
ancora e io sono stato chiamato più volte da qualche parlamentare e
sono andato anche incontro agli stessi per cercare di non fare dividere
il corteo.
Alla fine poi, mentre l'onorevole di cui ora non
ricordo il cognome si è ritirato alla stazione di Quarto, ho dovuto
faticare abbastanza affinché l'altra parte del corteo (diecimila,
ventimila persone) continuasse a passare su quella strada. Mentre
qualche parlamentare mi ha chiesto l'ausilio delle forze di polizia
davanti al corteo per paura dei black bloc - ed io gliel'ho
dato -, altri parlamentari mi hanno chiesto di farle allontanare.
Quindi, diventa una provocazione, lei capisce, presidente Violante.
Allo
stesso modo, assicuro ad un'onorevole - di cui non ricordo il nome, ma
è riportato negli atti - di poter raggiungere la piazza dove doveva
sciogliersi il corteo del giorno 21 e mando un funzionario, il dottor
Jacobone, che prende contatto con taluni parlamentari. In seguito, si
sposta verso Marassi e, dopo due ore, arriva un altro parlamentare
dicendogli che deve andare via perché dà fastidio al deflusso del
corteo. Il dottore Jacobone, chiaramente, mi informa ed io gli dico
subito di andarsene via. Ho cercato con le figure istituzionali - e chi
è più figura istituzionale di un parlamentare? -
Pag. 102
di dare il massimo ausilio e di avere
il massimo colloquio, anche se qualche volta, magari, sono stato
scortese perché lo stesso parlamentare si è rivolto nei miei confronti
in modo abbastanza brusco.
FABRIZIO CICCHITTO. Questa mappa noi la vogliamo conoscere!
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non esiste mappa, esistono solamente le mie riflessioni.
Nell'ambito
di un evento internazionale così ampio, sarebbe puerile pensare che il
questore - che è sempre un'autorità di pubblica sicurezza a livello
locale - possa manovrare una locomotiva che deve spaziare per tutto il
mondo. Il questore ha bisogno di supporti, di consigli e di persone che
gli si affianchino per condividere e vivere insieme quelle gioie e quei
dolori. Forse è una mancanza di professionalità da parte mia, ma credo
di aver sempre informato chi di dovere di ogni decisione che andavo a
prendere, avendo il conforto, e alle volte anche l'autorizzazione, dei
miei interlocutori. Non mi sentivo diminuito in questo. Io per primo ho
detto nella mia relazione che mi sento responsabile, essendo l'autorità
di pubblica sicurezza, ma sarebbe nascondersi dietro un dito se tutti
quanti ci defilassimo e rimanesse il questore. Molte decisioni sono
state condivise e, perché no, alcune anche imposte dal prefetto o dal
questore per quanto riguarda l'ordine pubblico. Il dipartimento,
l'ufficio di coordinamento, mette a disposizione del signor prefetto
tutti i rinforzi che vengono mandati.
LUCIANO VIOLANTE. Quale dipartimento?
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Il dipartimento del Ministero dell'interno. Il questore, per affrontare una certa
Pag. 103
situazione di ordine pubblico, chiede
al signor prefetto una quantificazione di uomini. Magari si consulta
anche con il colonnello dei carabinieri, perché il coordinamento c'è.
«Tu che dici? 500 uomini? Benissimo, allora ce ne mettiamo 100
territoriali dei carabinieri e 100 territoriali miei, oltre ai quali
servono 300 uomini». Il questore presenta la richiesta al prefetto che
la gira al coordinamento, il quale stabilisce che 300 uomini della
Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri o della Guardia di Finanza
siano messi a disposizione del prefetto, che dà al questore l'incarico
per poterli utilizzare da un punto di vista tecnico.
LUCIANO VIOLANTE. Questo avviene anche quando gli uomini sono della stessa città?
FRANCESCO COLUCCI, Questore. No,
quando gli uomini sono della stessa città il questore stabilisce il suo
personale, ma siccome egli deve emettere l'ordinanza, deve specificare
come vengano impiegate le forze. Previa intesa con l'ufficio del
colonnello comandante dei carabinieri, si stabilisce il numero del
personale.
Per quanto riguarda l'ordine pubblico, nel momento in
cui dei manifestanti vogliono protestare contro il preside, contro la
scuola, contro un obiettivo ben determinato, persino contro le forze di
polizia, queste devono garantire che coloro che vogliono manifestare
pacificamente il proprio dissenso lo possano fare. Si devono cioè
adottare tutte quelle misure di cautela affinché si possa svolgere il
corteo e impedire che il corteo venga inquinato da altra gente
facinorosa. Non è il caso di Genova, perché - come ho già scritto nella
mia relazione - a Genova vi era una guerra aperta, l'obiettivo era
chiunque. Vi era una violenza indiscriminata su tutto il territorio,
senza un obiettivo. Mi riferisco anche ad un passo - anche se non
Pag. 104
ricordo bene quale -, in cui essi sostengono di voler combattere la proprietà privata.
A
Genova, per me, non c'è stato ordine pubblico. C'è stato un ordine
pubblico limitato alle «piazze tematiche». Lì sì avevamo delle persone,
anche se erano tanti, che potevamo contenere e vigilare. Per il resto,
non credo si sia trattato di ordine pubblico. Ricordo che quella sera
ho telefonato al capo della Polizia, su suggerimento del prefetto
Andreassi. Abbiamo preso la decisione: «Telefona al capo della
Polizia». Ho telefonato e l'ho informato. Non credo di aver chiesto al
capo della Polizia il solo impiego dei carabinieri.
LUCIANO VIOLANTE. Sì, ma siccome lei ha detto «qualcosa in più», se potesse informarne il Comitato...
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Avrò senz'altro riferito quanto si era deciso in quella sede. D'altra
parte, già avevo la disponibilità dei carabinieri, perché stavano sotto
la questura pronti ad un eventuale intervento in servizio, come
emergenza. Credo che dopo qualche minuto mi abbia chiamato lui, per
dirmi di informare il dottor Sgalla. Per quanto riguarda Bolzaneto...
LUCIANO VIOLANTE. Che cosa determinò la riduzione delle postazioni?
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Avevamo del personale, se non erro...
LUCIANO VIOLANTE. Era insufficiente?
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Sì,
praticamente era in servizio da diverse ore. Sono state chiuse le
cinque postazioni il cui personale addetto era in servizio dalle 7 del
giorno
Pag. 105
precedente. Purtroppo, lo ammetto, c'è
stato un disservizio nel calcolo del personale. Dovevamo amministrare
la bellezza di 14.500 persone.
LUCIANO VIOLANTE. Capisco, è chiaro. E per quanto riguarda l'estintore?
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non
ho notizie che riguardano l'estintore. Ho appreso dagli organi di
stampa e dall'attività investigativa che pare sia stato rubato, ma
onestamente non lo so.
PRESIDENTE. Vorrei solo ricordarvi che
abbiamo mezz'ora di tempo e che ancora ci sono 7 colleghi che hanno
chiesto di intervenire. Visto che molto è stato detto e molto è stato
domandato, vorrei chiedervi di svolgere questi ultimi interventi senza
preamboli, arrivando direttamente alle domande e chiedo anche al signor
questore di usare, nelle risposte, la stessa cortesia di essere
succinto, atteso che il quadro ormai è abbastanza chiaro.
GABRIELE BOSCETTO. Signor questore, lei
ha parlato della decisione del Governo, nel dicembre 1999, di
individuare come sede dell'evento la città di Genova. Proprio in
relazione a quelle problematiche orografiche alle quali lei faceva
cenno e che io ben conosco, essendo stato eletto nel collegio di
Sanremo ed Imperia ed avendo studiato e trascorso parte della mia vita
a Genova, vorrei sapere se lei personalmente formulò delle obiezioni
rispetto a questa scelta, se qualcun altro lo fece, nell'ambito del
servizio di sicurezza, dal prefetto in giù, oppure se la scelta del
Governo fu considerata gradita e su di essa non si discusse in termini
di situazione orografica e maggiore o minore difendibilità della città.
Pag. 106
Lei loda l'attività dei servizi
segreti. Non riusciamo a capire esattamente quali servizi segreti siano
intervenuti. Dovrebbe dirci se si tratti del SISDE, del SISMI, o di
ambedue; dovrebbe anche dirci se, oltre al tentativo di individuazione
dei gruppi politici di manifestanti e delle loro vocazioni più o meno
violente, essi abbiano anche individuato soggetti singoli ad essi
appartenenti, italiani o stranieri, con nome e cognome. Se questo è
stato fatto, in quale misura e se possibile rendere più pregnante il
lavoro di intelligence iniziandolo forse prima onde avere, al
momento dello svolgimento del G8, una padronanza maggiore delle
identità dei possibili partecipanti e manifestanti.
Vorrei anche
sapere se, attraverso indagini dei servizi segreti o vostre, sia stato
appurato qualche cosa riguardo i finanziamenti al Genoa social forum
(Agnoletto) e alle tute bianche (Casarini): l'opinione pubblica si
chiede come fossero supportate sul piano economico alcune iniziative ed
attività, anche degli ultimi giorni, di un certo rilievo economico, al
di là dello stanziamento per l'accoglienza approvato dal Parlamento.
Chiedo se sia emerso qualcosa a tale riguardo.
Ancora, su
Casarini, se può ricordarci quale fu la sua partecipazione alla
manifestazione svoltasi a Genova alcuni mesi prima del G8 e se già in
quell'occasione si fosse posto alla testa di qualche forma di violenza.
Ancora, se sia vero che all'uscita dalla scuola Diaz c'era uno
schieramento di televisioni che erano state preavvisate e se sia stato
accertato da chi furono avvertite, se da una sola o da più persone
fisiche, se in un ambito istituzionale o extra istituzionale.
Vorrei ancora sapere che cosa ci si proponeva esattamente con la perquisizione, ex articolo 41 della scuola Diaz; (se il sequestro di armi o la cattura di soggetti manifestanti o
Pag. 107
ambedue) e se l'aver riscontrato ferite
sui corpi di determinate persone (nonostante quello che poi sembra aver
detto successivamente il tribunale nel corso del riesame) non
significasse, di per sé, una partecipazione ad attività illegittime e
cioè a lotte di piazza svoltesi nelle ore precedenti. Inoltre, se siete
riusciti a distinguere coloro che sono stati picchiati nell'ambito
diretto dell'operazione di polizia da coloro che si trovavano già lì in
condizione di feriti ricoverati in questo ospedale di fortuna.
Ancora,
vorrei sapere quali siano state le logiche della distruzione dei
computer e del resto delle macchine (se vi è stata) nella scuola Diaz.
Ci chiarisca anche, definitivamente, la differenza tra Diaz e Pertini,
che tutte le volte ci sfugge e sfugge anche un po' a noi genovesi
perché vi abbiamo studiato tantissimi anni fa (io vivevo proprio in
piazza Manin).
Un'ultimissima domanda (mi scuso di avergliene poste così tante): una volta decisa la perquisizione della scuola Diaz, ex
articolo 41, posto che a renderla formale fu un ufficiale di polizia
giudiziaria, è emerso, ma non è stato ben chiarito, che furono avvisati
anche un magistrato ed un rappresentante del Genoa social forum. Può dirci i nomi del rappresentante del Genoa social forum
e del magistrato, se fu avvisato prima l'uno o l'altro e quali furono
le ragioni dei due interpelli, il primo metagiuridico ed il secondo
direi non necessario ai fini giuridici (mi riferisco quella del
magistrato)?
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Cercherò di essere rapido. Il Governo, nel 1999, ha stabilito che il
vertice G8 si svolgesse a Genova. Sono state fatte considerazioni di
carattere puramente personale, sul fatto che Genova fosse una città un
po' difficile da un punto di vista logistico, ricordiamo però, che,
all'epoca, non era stato ancora evidenziato il black bloc di Seattle e quindi, nonostante le difficoltà orografiche, all'epoca,
Pag. 108
la scelta di Genova poteva, forse,
andare bene. Inoltre, questo discorso, in quanto questore e qualora
fossi stato interpellato, mi riguarda fino ad un certo punto. Si
tratta, inoltre, di una decisione presa con l'approvazione di una legge
da parte del Parlamento e dunque una decisione su cui sono tutti sono
stati d'accordo. Soltanto in un secondo momento alcuni hanno sollevato
dei dubbi. Al momento della scelta da parte del Governo non c'erano
motivi di obiezione, anche se Genova certamente non è Napoli. Il
problema che ci siamo subito posti è stato quello della ricettività
alberghiera insieme a molte altre considerazioni che sono state fatte e
che ora tralascio perché altrimenti ci vorrebbero cinque ore!
Per
quanto riguarda l'attività dei servizi, vorrei chiarire che ho parlato
anche del CESIS, che raggruppa il SISDE e il SISMI, ma un notevole
lavoro, forse ancora maggiore rispetto a quello svolto da questi due
organismi è stato effettuato dalla direzione centrale di polizia di
prevenzione, diretta dal prefetto La Barbera, il quale, come ho detto
nella mia relazione, si è più volte recato all'estero per avere
contatti con le altre polizie. Va quindi rivista l'intelligence.
Non so cosa dire per quanto riguarda l'eventuale finanziamento al Genoa social forum tranne quello riguardante l'accoglienza.
Quanto
a Casarini, è già stato denunziato e mi risulta che il rapporto redatto
dalla DIGOS pochi giorni fa abbia ribadito ed allegato il rapporto già
precedentemente inviato al magistrato.
Per quanto riguarda chi
abbia avvisato le televisioni presenti alla scuola Diaz, vorrei
ricordarle che anche i rappresentanti del Genoa social forum
erano muniti di telefoni cellulari - il movimento ha dimostrato
senz'altro una eccellente organizzazione - e le informazioni venivano
comunicate
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proprio con i telefoni cellulari;
costoro erano pronti a coinvolgere la stampa, così come hanno
videoregistrato gli episodi che ci riguardano, allo stesso modo
potrebbero, anche loro, aver telefonato alla stampa e alle televisioni
per farle affluire.
Perché per fronteggiare gli avvenimenti alla
scuola Diaz si è applicato l'articolo 41? L'urgenza da un punto di
vista tecnico c'era tutta; a mio parere l'operazione andava fatta, se
poi fosse da ritenersi politicamente opportuna questo è un altro
discorso, magari a mente fredda possiamo ragionarci. Comunque bisogna
considerare che siamo stati aggrediti, sono stati lanciati contro le
forze di polizia anche bombe molotov ed altri corpi
contundenti; il vertice era ancora in corso, era stata una giornata
difficile, avevamo subito molti danneggiamenti ed il giorno dopo i Capi
di Governo dovevano addirittura spostarsi, il G8 doveva continuare.
Inoltre c'era l'incontro in prefettura tra Putin e Bush, un prosieguo
del vertice comunicatoci, peraltro, all'ultimo momento. Non ricordo
bene i tempi perché le disfunzioni della struttura di missione ed i
ritardi hanno influito molto sull'organizzazione. Siamo ricorsi
all'articolo 41 anche per catturare alcune persone che avevano messo a
fuoco e fiamme alcune zone della città. Effettivamente abbiamo
informato un magistrato, la dottoressa Canepa; più che altro si è
trattato di una presa d'atto. Abbiamo poi telefonato - come ho già
detto in precedenza - ad un referente del GSF, il signor Kovac.
Per
quanto riguarda le ferite riscontrate sui corpi di alcune persone
onestamente non ne sono a conoscenza. Vi è una sentenza la quale
afferma che, quando si è in presenza di una persona ferita, non se ne
deve dedurre necessariamente la sua partecipazione a scontri di piazza.
Pare che stiano affluendo
Pag. 110
una serie di testimonianze, comunque
sono attività di competenza della magistratura, non posso dire nulla a
riguardo, ma spero che la verità venga a galla.
L'edificio di cui
si parla comprende due scuole; al piano inferiore c'è la Diaz ed al
piano superiore la Pertini, tant'è che si è anche polemizzato sul
perché le forze di polizia si siano recate al piano superiore. Ivi non
è stata effettuata alcuna perquisizione, avevamo solo paura che da lì
potesse essere disturbata l'azione della polizia. Ripeto, in quella
circostanza non è stata fatta alcuna perquisizione. Penso di aver
risposto a tutto.
GABRIELE BOSCETTO. Relativamente al centro stampa?
FRANCESCO COLUCCI, Questore.
Secondo le relazioni che ho letto, all'interno del centro stampa c'è
stata una violenta reazione da parte di coloro che lo occupavano.
Comunque non mi trovavo all'interno e non vorrei dire cose inesatte.
ANTONIO DEL PENNINO. Vorrei fare
domande molto rapide a chiarimento di questioni che sono state già
sollevate da alcuni colleghi. Riguardo alla zona gialla, lei ha
precisato che, mentre l'ordinanza del prefetto parlava di
manifestazioni vietate in questa zona, la sua successiva ordinanza - se
non sbaglio - parlava di esclusione di manifestazioni, salvo quelle
eventualmente autorizzate. Vi sono state manifestazioni autorizzate
nella zona gialla?
Nel rispondere al presidente Violante, lei ha
detto che, dopo la prima telefonata con la quale il capo della Polizia
la informava dell'imminente intervento alla scuola Diaz, lo stesso la
richiamò per dirle di informare il dottor Sgalla. In precedenza,
rispondendo ad una domanda della collega Mascia, lei invece ebbe a dire
che il dottor Sgalla era presente alla
Pag. 111
scuola Diaz. La mia domanda è questa:
il dottor Sgalla fu solo informato o fu presente alla scuola Diaz? Il
capo della polizia le disse di informare il dottor Sgalla o di inviarlo
alla scuola Diaz?
Nella sua ordinanza di servizio sul vertice dei
Capi di Stato e di Governo del 12 luglio 2001, nel capitolo relativo
all'esito dell'attività informativa sui gruppi della contestazione -
usiamo questo termine - al G8 vi sono una serie di indicazioni relative
ai gruppi pacifici, a quelli dediti in assoluto alla violenza e a
quelli che si collocano in una zona grigia fra quelli pacifici e quelli
violenti. L'esito di questa attività informativa è frutto degli uffici
della questura o proviene da informazioni dei servizi? Siccome sono
indicate una serie di associazioni che praticherebbero la violenza ma
che non si identificano con i black bloc - in particolare la Ya
Basta, che figura fra i firmatari del documento relativo al GSF e
l'Askatasuna che si legge nel rapporto partecipa assieme alla Ya Basta
alle periodiche riunioni del GSF -, da parte delle forze dell'ordine vi
era conoscenza preventiva del fatto che alcuni di questi gruppi
violenti fossero collegati organicamente con il GSF?
Nella sua
ordinanza sono indicate con precisione una serie di presenze che si
sarebbero registrate a Genova, con l'indicazione anche del luogo da cui
tali presenze partivano; per quanto riguarda il nostro paese, con
l'indicazione provincia per provincia. Vi è poi un'indicazione finale
di circa quindicimila persone provenienti da Spagna, Inghilterra e
Francia che sarebbero entrate dalla frontiera di Ventimiglia. In
precedenza venivano indicate, senza segnalare da quale frontiera
sarebbero entrate, presenze giudicate dedite al sistema violento
provenienti dall'Austria, dal Belgio, dalla Germania, dalla Grecia e
dalla Spagna. Vi è stato un ritardo nell'attuazione del blocco di
Schengen che non ha consentito di fermare e di
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