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Audizione del questore Francesco Colucci (parte 4a)






Tuttavia, con l'ultima risposta data al senatore Magnalbò, lei ha difeso strenuamente il capo della Polizia. Con il suo intervento e la sua relazione ha demolito le fondamenta della relazione del capo della Polizia, perché ha affermato che egli aveva lasciato autonomia piena al territorio, a lei ed al prefetto. Ha anche detto che dei fatti della scuola Diaz non è stato informato, ma ne è venuto a conoscenza solo quando ha chiesto di poter fare intervenire la polizia. Tuttavia, nella sua relazione, lei ha detto che, un'ora e mezza dopo aver informato personalmente il capo della Polizia, ha chiesto di poter ricorrere ai carabinieri. Credo che su ciò il Comitato debba riflettere e che il capo della Polizia, dottor De Gennaro, debba ritornare in quest'aula o per smentire parte di quanto detto da lei o per scusarsi con il Comitato. Credo che lei sia stato rimosso forse ingiustamente, visto che pagano sempre i sottoposti e mai i capi. Le rivolgo due domande: anzitutto, le chiedo se la sua rimozione sia dovuta solo ai fatti del G8 o se vi sia qualcos'altro; quindi, le domando quale rapporto abbia avuto lei con il prefetto Sorge, cioè il capo di gabinetto del Ministero dell'interno.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Sono stato rimosso dall'incarico, con provvedimento del ministro, e destinato al Ministero come consigliere ministeriale dopo i fatti del G8. Si tratta di un provvedimento che trovo anche giusto, data la situazione che si è venuta a creare a livello mondiale ed io, con massimo rispetto, obbedisco alle disposizioni del ministro. Quanto al rapporto con il prefetto Sorge, ho partecipato anch'io (credo per volere del capo della Polizia) a due comitati nazionali sull'ordine e sulla sicurezza pubblica. In quella occasione, se non erro, credo di aver visto e salutato il prefetto Sorge.


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CESARINO MONTI. Lei conferma di aver avvisato il capo della Polizia un'ora e mezza dopo? Il capo della Polizia, in questa sede, ha detto di essere venuto a conoscenza per caso, solo in quell'occasione; non sapeva dei fatti della scuola Diaz. Lo ha affermato il capo della Polizia in quest'aula...

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Monti, non vorrei ricordare male, ma credo che il capo della Polizia abbia detto di aver ricevuto una telefonata alle 11.30. Poi, l'oggetto della telefonata lo verificheremo. Non capisco l'ora e mezza dopo...

CESARINO MONTI. Un'ora dopo...

PRESIDENTE. Un'ora dopo, ma da quale evento?

CESARINO MONTI. Un'ora dopo la prima comunicazione. Vi sono state due telefonate... Lei ha detto di aver informato personalmente il capo della Polizia ed il prefetto di Genova. Il capo della Polizia non ha detto così in quest'aula; ha detto di essere stato informato solo nell'occasione in cui gli è stato chiesto di poter fare intervenire i carabinieri; ad ogni modo, controlleremo gli atti e poi vedremo.

MARCO BOATO. Presidente, anche a nome del senatore Sauro Turroni, vorrei precisare che abbiamo ascoltato con la dovuta attenzione la relazione del dottor Francesco Colucci, questore all'epoca dei fatti connessi al G8 di Genova.
Contrariamente a quanto affermato, non esiste alcuna volontà di criminalizzazione indiscriminata delle forze di polizia, alle quali va la nostra solidarietà per l'adempimento dei propri doveri istituzionali; è esplicita, da parte nostra e di tutti, la condanna più ferma dei gravi episodi di violenza ed anche di vera e propria guerriglia urbana messi in atto a Genova nei giorni 20 e 21 luglio 2001. Ma è altrettanto


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evidente la necessità di accertare perché la doverosa azione di contrasto abbia coinvolto con gravi conseguenze molti cittadini inermi ed estranei alle azioni di violenza, cittadini convenuti a Genova per manifestare pacificamente e ritornati nelle proprie città dopo avere vissuto un'esperienza umana, oltre che politica, drammatica. Compito del Comitato è di appurare la verità dei fatti, rimanendo il compito di accertamento delle responsabilità penali alla magistratura; quello di accertamento delle responsabilità disciplinari, all'esecutivo; la verifica delle responsabilità politiche al Parlamento (anche sulla scorta dei lavori del Comitato stesso).
Prendendo atto dei contenuti della relazione, ed anche sulla base delle altre audizioni ed acquisizioni documentarie, appare evidente che la fase di preparazione era stata ragionevolmente adeguata alla complessità dei problemi previsti, e prevedibili, in occasione del G8. Risulta altrettanto evidente una grave discrasia tra le previsioni fatte e le strategie operative adottate, da una parte e la concreta attuazione di tali strategie nei giorni 20, 21 e 22 luglio, dall'altra. Mi riferisco sia alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, sia alla tutela dei diritti costituzionalmente garantiti e alla libertà di pacifica manifestazione, sia alla perquisizione operata alle scuole Diaz e Pertini, sia a quanto avvenuto nella caserma di Bolzaneto. Poiché nulla è stato detto su tale discrasia, salvo l'ovvio rinvio agli accertamenti dell'autorità giudiziaria e poiché, in conclusione, è stato esplicitamente dichiarato anche il dissenso - ripetuto più volte - rispetto agli accertamenti effettuati dagli ispettori ministeriali dell'interno, riteniamo opportuno, il collega Turroni ed io, non porre, oggi, ulteriori domande al dottor Colucci, riservandoci le valutazioni al riguardo in sede di dibattito generale ai fini della relazione conclusiva.


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LUCIANO VIOLANTE. Signor questore, ieri, dalla questura di Genova, sono pervenuti i cinque dossier, inviati, credo, dal suo successore, dossier che comprendono tutta l'attività da lei svolta sin da molto tempo prima; emerge, devo dire, un quadro di meticolosa preparazione, tanto che anche i non esperti possono cogliere la complessità di siffatto lavoro: ogni Capo di Stato ha specifici nemici, organizzazioni terroristiche che possono attentare alla sua vita; ricordo inoltre il numero delle delegazioni e le apparecchiature particolari. Ho notato persino che qualcuno aveva segnalato al sindaco che vi era un pavimento disselciato! Veramente si è trattato di un'opera perfetta dal punto di vista preventivo.
Tuttavia, mi pare evidente lo scarto tra quest'enorme, meticolosa preparazione e quanto poi è successo, giorno per giorno, nelle strade. Ora, lei si è fatto un'idea di come si sia potuta verificare siffatta discrasia tra l'accuratezza della preparazione ed alcuni elementi di confusione occorsi di giorno in giorno? Si è trattato di accadimenti dovuti alla complessità dell'evento in sé o qualcosa nelle istituzioni non ha funzionato? Lo dico non tanto in relazione a quanto è successo ma anche per il futuro in vista del quale la questione è certamente una delle principali che dobbiamo porci. Lei giustamente ha fatto riferimento alla dimensione internazionale di questo avvenimento. Volevo chiederle se la dimensione internazionale di un avvenimento incide sulla responsabilità dell'autorità locale di pubblica sicurezza oppure no, nel senso che la responsabilità è determinata dalle dimensioni dell'avvenimento o dal luogo dello stesso?
Lei ha poi ha sostenuto che l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza mettono a disposizione del prefetto i propri contingenti, ma non dovrebbero metterli a disposizione del questore ?


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Vi è poi una terza questione: c'è differenza fra ordine pubblico e antiguerriglia ? Vale a dire, l'operazione di ordine pubblico è di puro contenimento della manifestazione senza intervento nei confronti di singoli episodi di guerriglia e l'antiguerriglia è una cosa diversa che si aggiunge all'ordine pubblico oppure no ? Affermo tutto ciò per capire, perché lei comprende che gran parte dell'opinione pubblica meno attrezzata - ed io tra questi - possa rimanere stupita del fatto che non si intervenga nei confronti di singoli che compiono atti vandalici.
Può darsi che questo non sia il compito dell'ordine pubblico e, quindi, lo comprendiamo, anche perché mi pare che si sia demolito un po' dappertutto ( Göteborg, Nizza, Seattle); dovunque ci sono stati gravissimi danni alle proprietà private e pubbliche e, quindi, ritengo che questo sia un elemento che, purtroppo, accompagna queste manifestazioni: tuttavia, volevo capire bene la differenza.
Per quanto riguarda la caserma Diaz mi riaggancio alla domanda che aveva formulato il collega della Lega, senatore Monti. Lei avvertì due volte il capo della Polizia su due diverse questioni o lo avvertì una sola volta per chiedere la disponibilità del contingente dei carabinieri ?
Per ciò che concerne la riduzione delle postazioni a Bolzaneto, quale fu il fatto specifico che determinò tale contrazione ?
Come ultima questione, lei ha notizie sull'estintore che aveva Carlo Giuliani in mano nell'atto di lanciarlo ? Da dove proveniva tale oggetto, si è potuto stabilire oppure no ?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Presidente, lei dice giustamente che qualcosa non ha funzionato nell'esecuzione di quelle direttive di cui all'ordinanza e alla vasta documentazione che è stata consegnata ieri e oggi dalla questura.


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LUCIANO VIOLANTE. È stato distribuito a ciascun appartenente alle forze di polizia che era in quei luoghi un opuscolo particolare su come comportarsi che, come dire, è perfetto. Ai tiratori scelti è stato distribuito un altro opuscolo particolare e, quindi, dal punto di vista preparatorio c'è stato un enorme lavoro quantitativo e qualitativo di cui volevo darle atto.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. La ringrazio, presidente. Per tale motivo io mi sono permesso di elogiare pubblicamente tutto il personale della questura di Genova e spero che lo stesso in tempi rapidi possa superare questo momento di imbarazzo. È vero, l'attività preventiva ha reso necessaria una mole di lavoro eccezionale e, successivamente, ciò che non ha funzionato è stato determinato dalla mancanza di comunicazioni, che in genere avvengono, tra le forze di polizia e i manifestanti che vogliono giustamente portare in piazza il loro dissenso, come previsto dalla Costituzione italiana.
Non ha funzionato il fatto che - come descritto nella mia relazione - noi non siamo attrezzati a fare tipo di guerriglia. Infatti, avevo già previsto un determinato impiego di personale per controllare la situazione del corteo. Successivamente, nelle riunioni cui erano presenti le persone già citate prima, qualcuno mi ha fatto riflettere sul rischio che magari 20 o 30 di queste persone potessero essere sequestrate e, quindi, abbiamo dovuto aumentare il numero del personale.
Ma nel fare tutto ciò siamo andati contro ad un'altra regola, perché Genova è una città dove è difficile la movimentazione. A ciascun reparto comandato da funzionari che venivano da fuori io ho assegnato degli scout e soltanto dopo mi sono reso conto che neanche quest'ultimi - cioè personale della questura di Genova - conoscevano bene la città, con conseguenti difficoltà negli spostamenti cittadini.


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I nostri mezzi sono grandi, ma la guerriglia non si combatte con questi ultimi. Citando anche una riflessione dell'autorità giudiziaria di Genova, noi siamo abituati ad agire in un altro modo e per combattere la guerriglia bisogna essere molto più snelli e agili. Questo è un discorso che ci deve far riflettere molto per il futuro e nella mia relazione ho fatto anche cenno che bisogna studiare altre strategie di fronte a questa globalizzazione, perché non esiste soltanto la globalizzazione del benessere ma anche quella delle manifestazioni, cioè anche l'altro aspetto della medaglia.
Credo che la mia relazione abbia chiarito abbastanza esaurientemente come hanno agito i black bloc. Per esempio, e l'onorevole Labate me ne può dare conferma, nei momenti in cui noi stavamo caricando in piazzale Kennedy perché loro volevano attaccare la nostra cittadella, il dirigente di quel servizio ha ordinato la carica che è durata tre o quattro ore: questo risulta dagli atti che lascerò al presidente.
Io sono sempre stato in centrale operativa - il primo giorno anche insieme al prefetto Andreassi -, dove abbiamo avuto anche qualche blocco degli apparati radio ed avevo un agente vicino a me che doveva raggiungere tutti i funzionari con il cellulare e impartivo delle direttive anche attraverso quest'ultimo. Ho avuto veramente molte difficoltà, ho vissuto quell'esperienza in un modo che non auguro a nessuno perché alle volte mi sentivo impotente, non per mia incapacità ma perché proprio non c'era nulla da fare.
Abbiamo risposto a tutte le segnalazioni che ci venivano rivolte e molte volte sentivo che il reparto non poteva raggiungere quella zona perché addirittura loro stessi venivano attaccati dai manifestanti. Quando abbiamo attaccato piazzale Kennedy, se non ricordo male, e i black bloc intorno a piazza Rossetti sfasciavano la banca e lo vedevamo attraverso le


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telecamere - perché poi il dipartimento ha anche potenziato in modo eccellente il tutto, si può vedere dagli atti -, io mi costernavo perché non si riusciva a passare.
L'onorevole Labate lo sa, noi avevamo di fronte circa 100-150 mila persone, che non rappresentano più un corteo, ma un lungo serpentone su tutto il territorio di Genova, che comprende 8-9 chilometri; disporre circa 100-150 mila persone su 8-9 chilometri equivale ad un'invasione totale.
Quindi, da nord non si poteva attaccarli perché vi era il corteo, ai lati e ai fianchi non potevamo perché lo stesso doveva defluire ancora e io sono stato chiamato più volte da qualche parlamentare e sono andato anche incontro agli stessi per cercare di non fare dividere il corteo.
Alla fine poi, mentre l'onorevole di cui ora non ricordo il cognome si è ritirato alla stazione di Quarto, ho dovuto faticare abbastanza affinché l'altra parte del corteo (diecimila, ventimila persone) continuasse a passare su quella strada. Mentre qualche parlamentare mi ha chiesto l'ausilio delle forze di polizia davanti al corteo per paura dei black bloc - ed io gliel'ho dato -, altri parlamentari mi hanno chiesto di farle allontanare. Quindi, diventa una provocazione, lei capisce, presidente Violante.
Allo stesso modo, assicuro ad un'onorevole - di cui non ricordo il nome, ma è riportato negli atti - di poter raggiungere la piazza dove doveva sciogliersi il corteo del giorno 21 e mando un funzionario, il dottor Jacobone, che prende contatto con taluni parlamentari. In seguito, si sposta verso Marassi e, dopo due ore, arriva un altro parlamentare dicendogli che deve andare via perché dà fastidio al deflusso del corteo. Il dottore Jacobone, chiaramente, mi informa ed io gli dico subito di andarsene via. Ho cercato con le figure istituzionali - e chi è più figura istituzionale di un parlamentare? -


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di dare il massimo ausilio e di avere il massimo colloquio, anche se qualche volta, magari, sono stato scortese perché lo stesso parlamentare si è rivolto nei miei confronti in modo abbastanza brusco.

FABRIZIO CICCHITTO. Questa mappa noi la vogliamo conoscere!

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non esiste mappa, esistono solamente le mie riflessioni.
Nell'ambito di un evento internazionale così ampio, sarebbe puerile pensare che il questore - che è sempre un'autorità di pubblica sicurezza a livello locale - possa manovrare una locomotiva che deve spaziare per tutto il mondo. Il questore ha bisogno di supporti, di consigli e di persone che gli si affianchino per condividere e vivere insieme quelle gioie e quei dolori. Forse è una mancanza di professionalità da parte mia, ma credo di aver sempre informato chi di dovere di ogni decisione che andavo a prendere, avendo il conforto, e alle volte anche l'autorizzazione, dei miei interlocutori. Non mi sentivo diminuito in questo. Io per primo ho detto nella mia relazione che mi sento responsabile, essendo l'autorità di pubblica sicurezza, ma sarebbe nascondersi dietro un dito se tutti quanti ci defilassimo e rimanesse il questore. Molte decisioni sono state condivise e, perché no, alcune anche imposte dal prefetto o dal questore per quanto riguarda l'ordine pubblico. Il dipartimento, l'ufficio di coordinamento, mette a disposizione del signor prefetto tutti i rinforzi che vengono mandati.

LUCIANO VIOLANTE. Quale dipartimento?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Il dipartimento del Ministero dell'interno. Il questore, per affrontare una certa


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situazione di ordine pubblico, chiede al signor prefetto una quantificazione di uomini. Magari si consulta anche con il colonnello dei carabinieri, perché il coordinamento c'è. «Tu che dici? 500 uomini? Benissimo, allora ce ne mettiamo 100 territoriali dei carabinieri e 100 territoriali miei, oltre ai quali servono 300 uomini». Il questore presenta la richiesta al prefetto che la gira al coordinamento, il quale stabilisce che 300 uomini della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri o della Guardia di Finanza siano messi a disposizione del prefetto, che dà al questore l'incarico per poterli utilizzare da un punto di vista tecnico.

LUCIANO VIOLANTE. Questo avviene anche quando gli uomini sono della stessa città?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. No, quando gli uomini sono della stessa città il questore stabilisce il suo personale, ma siccome egli deve emettere l'ordinanza, deve specificare come vengano impiegate le forze. Previa intesa con l'ufficio del colonnello comandante dei carabinieri, si stabilisce il numero del personale.
Per quanto riguarda l'ordine pubblico, nel momento in cui dei manifestanti vogliono protestare contro il preside, contro la scuola, contro un obiettivo ben determinato, persino contro le forze di polizia, queste devono garantire che coloro che vogliono manifestare pacificamente il proprio dissenso lo possano fare. Si devono cioè adottare tutte quelle misure di cautela affinché si possa svolgere il corteo e impedire che il corteo venga inquinato da altra gente facinorosa. Non è il caso di Genova, perché - come ho già scritto nella mia relazione - a Genova vi era una guerra aperta, l'obiettivo era chiunque. Vi era una violenza indiscriminata su tutto il territorio, senza un obiettivo. Mi riferisco anche ad un passo - anche se non


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ricordo bene quale -, in cui essi sostengono di voler combattere la proprietà privata.
A Genova, per me, non c'è stato ordine pubblico. C'è stato un ordine pubblico limitato alle «piazze tematiche». Lì sì avevamo delle persone, anche se erano tanti, che potevamo contenere e vigilare. Per il resto, non credo si sia trattato di ordine pubblico. Ricordo che quella sera ho telefonato al capo della Polizia, su suggerimento del prefetto Andreassi. Abbiamo preso la decisione: «Telefona al capo della Polizia». Ho telefonato e l'ho informato. Non credo di aver chiesto al capo della Polizia il solo impiego dei carabinieri.

LUCIANO VIOLANTE. Sì, ma siccome lei ha detto «qualcosa in più», se potesse informarne il Comitato...

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Avrò senz'altro riferito quanto si era deciso in quella sede. D'altra parte, già avevo la disponibilità dei carabinieri, perché stavano sotto la questura pronti ad un eventuale intervento in servizio, come emergenza. Credo che dopo qualche minuto mi abbia chiamato lui, per dirmi di informare il dottor Sgalla. Per quanto riguarda Bolzaneto...

LUCIANO VIOLANTE. Che cosa determinò la riduzione delle postazioni?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Avevamo del personale, se non erro...

LUCIANO VIOLANTE. Era insufficiente?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Sì, praticamente era in servizio da diverse ore. Sono state chiuse le cinque postazioni il cui personale addetto era in servizio dalle 7 del giorno


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precedente. Purtroppo, lo ammetto, c'è stato un disservizio nel calcolo del personale. Dovevamo amministrare la bellezza di 14.500 persone.

LUCIANO VIOLANTE. Capisco, è chiaro. E per quanto riguarda l'estintore?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Non ho notizie che riguardano l'estintore. Ho appreso dagli organi di stampa e dall'attività investigativa che pare sia stato rubato, ma onestamente non lo so.

PRESIDENTE. Vorrei solo ricordarvi che abbiamo mezz'ora di tempo e che ancora ci sono 7 colleghi che hanno chiesto di intervenire. Visto che molto è stato detto e molto è stato domandato, vorrei chiedervi di svolgere questi ultimi interventi senza preamboli, arrivando direttamente alle domande e chiedo anche al signor questore di usare, nelle risposte, la stessa cortesia di essere succinto, atteso che il quadro ormai è abbastanza chiaro.

GABRIELE BOSCETTO. Signor questore, lei ha parlato della decisione del Governo, nel dicembre 1999, di individuare come sede dell'evento la città di Genova. Proprio in relazione a quelle problematiche orografiche alle quali lei faceva cenno e che io ben conosco, essendo stato eletto nel collegio di Sanremo ed Imperia ed avendo studiato e trascorso parte della mia vita a Genova, vorrei sapere se lei personalmente formulò delle obiezioni rispetto a questa scelta, se qualcun altro lo fece, nell'ambito del servizio di sicurezza, dal prefetto in giù, oppure se la scelta del Governo fu considerata gradita e su di essa non si discusse in termini di situazione orografica e maggiore o minore difendibilità della città.


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Lei loda l'attività dei servizi segreti. Non riusciamo a capire esattamente quali servizi segreti siano intervenuti. Dovrebbe dirci se si tratti del SISDE, del SISMI, o di ambedue; dovrebbe anche dirci se, oltre al tentativo di individuazione dei gruppi politici di manifestanti e delle loro vocazioni più o meno violente, essi abbiano anche individuato soggetti singoli ad essi appartenenti, italiani o stranieri, con nome e cognome. Se questo è stato fatto, in quale misura e se possibile rendere più pregnante il lavoro di intelligence iniziandolo forse prima onde avere, al momento dello svolgimento del G8, una padronanza maggiore delle identità dei possibili partecipanti e manifestanti.
Vorrei anche sapere se, attraverso indagini dei servizi segreti o vostre, sia stato appurato qualche cosa riguardo i finanziamenti al Genoa social forum (Agnoletto) e alle tute bianche (Casarini): l'opinione pubblica si chiede come fossero supportate sul piano economico alcune iniziative ed attività, anche degli ultimi giorni, di un certo rilievo economico, al di là dello stanziamento per l'accoglienza approvato dal Parlamento. Chiedo se sia emerso qualcosa a tale riguardo.
Ancora, su Casarini, se può ricordarci quale fu la sua partecipazione alla manifestazione svoltasi a Genova alcuni mesi prima del G8 e se già in quell'occasione si fosse posto alla testa di qualche forma di violenza.
Ancora, se sia vero che all'uscita dalla scuola Diaz c'era uno schieramento di televisioni che erano state preavvisate e se sia stato accertato da chi furono avvertite, se da una sola o da più persone fisiche, se in un ambito istituzionale o extra istituzionale.
Vorrei ancora sapere che cosa ci si proponeva esattamente con la perquisizione, ex articolo 41 della scuola Diaz; (se il sequestro di armi o la cattura di soggetti manifestanti o


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ambedue) e se l'aver riscontrato ferite sui corpi di determinate persone (nonostante quello che poi sembra aver detto successivamente il tribunale nel corso del riesame) non significasse, di per sé, una partecipazione ad attività illegittime e cioè a lotte di piazza svoltesi nelle ore precedenti. Inoltre, se siete riusciti a distinguere coloro che sono stati picchiati nell'ambito diretto dell'operazione di polizia da coloro che si trovavano già lì in condizione di feriti ricoverati in questo ospedale di fortuna.
Ancora, vorrei sapere quali siano state le logiche della distruzione dei computer e del resto delle macchine (se vi è stata) nella scuola Diaz. Ci chiarisca anche, definitivamente, la differenza tra Diaz e Pertini, che tutte le volte ci sfugge e sfugge anche un po' a noi genovesi perché vi abbiamo studiato tantissimi anni fa (io vivevo proprio in piazza Manin).
Un'ultimissima domanda (mi scuso di avergliene poste così tante): una volta decisa la perquisizione della scuola Diaz, ex articolo 41, posto che a renderla formale fu un ufficiale di polizia giudiziaria, è emerso, ma non è stato ben chiarito, che furono avvisati anche un magistrato ed un rappresentante del Genoa social forum. Può dirci i nomi del rappresentante del Genoa social forum e del magistrato, se fu avvisato prima l'uno o l'altro e quali furono le ragioni dei due interpelli, il primo metagiuridico ed il secondo direi non necessario ai fini giuridici (mi riferisco quella del magistrato)?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Cercherò di essere rapido. Il Governo, nel 1999, ha stabilito che il vertice G8 si svolgesse a Genova. Sono state fatte considerazioni di carattere puramente personale, sul fatto che Genova fosse una città un po' difficile da un punto di vista logistico, ricordiamo però, che, all'epoca, non era stato ancora evidenziato il black bloc di Seattle e quindi, nonostante le difficoltà orografiche, all'epoca,


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la scelta di Genova poteva, forse, andare bene. Inoltre, questo discorso, in quanto questore e qualora fossi stato interpellato, mi riguarda fino ad un certo punto. Si tratta, inoltre, di una decisione presa con l'approvazione di una legge da parte del Parlamento e dunque una decisione su cui sono tutti sono stati d'accordo. Soltanto in un secondo momento alcuni hanno sollevato dei dubbi. Al momento della scelta da parte del Governo non c'erano motivi di obiezione, anche se Genova certamente non è Napoli. Il problema che ci siamo subito posti è stato quello della ricettività alberghiera insieme a molte altre considerazioni che sono state fatte e che ora tralascio perché altrimenti ci vorrebbero cinque ore!
Per quanto riguarda l'attività dei servizi, vorrei chiarire che ho parlato anche del CESIS, che raggruppa il SISDE e il SISMI, ma un notevole lavoro, forse ancora maggiore rispetto a quello svolto da questi due organismi è stato effettuato dalla direzione centrale di polizia di prevenzione, diretta dal prefetto La Barbera, il quale, come ho detto nella mia relazione, si è più volte recato all'estero per avere contatti con le altre polizie. Va quindi rivista l'intelligence.
Non so cosa dire per quanto riguarda l'eventuale finanziamento al Genoa social forum tranne quello riguardante l'accoglienza.
Quanto a Casarini, è già stato denunziato e mi risulta che il rapporto redatto dalla DIGOS pochi giorni fa abbia ribadito ed allegato il rapporto già precedentemente inviato al magistrato.
Per quanto riguarda chi abbia avvisato le televisioni presenti alla scuola Diaz, vorrei ricordarle che anche i rappresentanti del Genoa social forum erano muniti di telefoni cellulari - il movimento ha dimostrato senz'altro una eccellente organizzazione - e le informazioni venivano comunicate


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proprio con i telefoni cellulari; costoro erano pronti a coinvolgere la stampa, così come hanno videoregistrato gli episodi che ci riguardano, allo stesso modo potrebbero, anche loro, aver telefonato alla stampa e alle televisioni per farle affluire.
Perché per fronteggiare gli avvenimenti alla scuola Diaz si è applicato l'articolo 41? L'urgenza da un punto di vista tecnico c'era tutta; a mio parere l'operazione andava fatta, se poi fosse da ritenersi politicamente opportuna questo è un altro discorso, magari a mente fredda possiamo ragionarci. Comunque bisogna considerare che siamo stati aggrediti, sono stati lanciati contro le forze di polizia anche bombe molotov ed altri corpi contundenti; il vertice era ancora in corso, era stata una giornata difficile, avevamo subito molti danneggiamenti ed il giorno dopo i Capi di Governo dovevano addirittura spostarsi, il G8 doveva continuare. Inoltre c'era l'incontro in prefettura tra Putin e Bush, un prosieguo del vertice comunicatoci, peraltro, all'ultimo momento. Non ricordo bene i tempi perché le disfunzioni della struttura di missione ed i ritardi hanno influito molto sull'organizzazione. Siamo ricorsi all'articolo 41 anche per catturare alcune persone che avevano messo a fuoco e fiamme alcune zone della città. Effettivamente abbiamo informato un magistrato, la dottoressa Canepa; più che altro si è trattato di una presa d'atto. Abbiamo poi telefonato - come ho già detto in precedenza - ad un referente del GSF, il signor Kovac.
Per quanto riguarda le ferite riscontrate sui corpi di alcune persone onestamente non ne sono a conoscenza. Vi è una sentenza la quale afferma che, quando si è in presenza di una persona ferita, non se ne deve dedurre necessariamente la sua partecipazione a scontri di piazza. Pare che stiano affluendo


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una serie di testimonianze, comunque sono attività di competenza della magistratura, non posso dire nulla a riguardo, ma spero che la verità venga a galla.
L'edificio di cui si parla comprende due scuole; al piano inferiore c'è la Diaz ed al piano superiore la Pertini, tant'è che si è anche polemizzato sul perché le forze di polizia si siano recate al piano superiore. Ivi non è stata effettuata alcuna perquisizione, avevamo solo paura che da lì potesse essere disturbata l'azione della polizia. Ripeto, in quella circostanza non è stata fatta alcuna perquisizione. Penso di aver risposto a tutto.

GABRIELE BOSCETTO. Relativamente al centro stampa?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Secondo le relazioni che ho letto, all'interno del centro stampa c'è stata una violenta reazione da parte di coloro che lo occupavano. Comunque non mi trovavo all'interno e non vorrei dire cose inesatte.

ANTONIO DEL PENNINO. Vorrei fare domande molto rapide a chiarimento di questioni che sono state già sollevate da alcuni colleghi. Riguardo alla zona gialla, lei ha precisato che, mentre l'ordinanza del prefetto parlava di manifestazioni vietate in questa zona, la sua successiva ordinanza - se non sbaglio - parlava di esclusione di manifestazioni, salvo quelle eventualmente autorizzate. Vi sono state manifestazioni autorizzate nella zona gialla?
Nel rispondere al presidente Violante, lei ha detto che, dopo la prima telefonata con la quale il capo della Polizia la informava dell'imminente intervento alla scuola Diaz, lo stesso la richiamò per dirle di informare il dottor Sgalla. In precedenza, rispondendo ad una domanda della collega Mascia, lei invece ebbe a dire che il dottor Sgalla era presente alla


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scuola Diaz. La mia domanda è questa: il dottor Sgalla fu solo informato o fu presente alla scuola Diaz? Il capo della polizia le disse di informare il dottor Sgalla o di inviarlo alla scuola Diaz?
Nella sua ordinanza di servizio sul vertice dei Capi di Stato e di Governo del 12 luglio 2001, nel capitolo relativo all'esito dell'attività informativa sui gruppi della contestazione - usiamo questo termine - al G8 vi sono una serie di indicazioni relative ai gruppi pacifici, a quelli dediti in assoluto alla violenza e a quelli che si collocano in una zona grigia fra quelli pacifici e quelli violenti. L'esito di questa attività informativa è frutto degli uffici della questura o proviene da informazioni dei servizi? Siccome sono indicate una serie di associazioni che praticherebbero la violenza ma che non si identificano con i black bloc - in particolare la Ya Basta, che figura fra i firmatari del documento relativo al GSF e l'Askatasuna che si legge nel rapporto partecipa assieme alla Ya Basta alle periodiche riunioni del GSF -, da parte delle forze dell'ordine vi era conoscenza preventiva del fatto che alcuni di questi gruppi violenti fossero collegati organicamente con il GSF?
Nella sua ordinanza sono indicate con precisione una serie di presenze che si sarebbero registrate a Genova, con l'indicazione anche del luogo da cui tali presenze partivano; per quanto riguarda il nostro paese, con l'indicazione provincia per provincia. Vi è poi un'indicazione finale di circa quindicimila persone provenienti da Spagna, Inghilterra e Francia che sarebbero entrate dalla frontiera di Ventimiglia. In precedenza venivano indicate, senza segnalare da quale frontiera sarebbero entrate, presenze giudicate dedite al sistema violento provenienti dall'Austria, dal Belgio, dalla Germania, dalla Grecia e dalla Spagna. Vi è stato un ritardo nell'attuazione del blocco di Schengen che non ha consentito di fermare e di


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Pubblicato su: 2005-07-05 (996 letture)

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