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Audizione del com prov di Ge dei carabinieri, col Giorgio Tesser (parte1a)





COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

COMITATO PARITETICO

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 30 agosto 2001

La seduta, sospesa alle 13.45, è ripresa alle 15.

Audizione del comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri, colonnello Giorgio Tesser.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del colonnello Giorgio Tesser, comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete, previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Se non vi sono obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Colonnello Tesser, a nome dell'intero Comitato, la ringrazio per aver accettato l'invito. So che lei ha preparato una relazione, le sarei grato se la illustrasse al Comitato.

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei paesi G8 - tenutosi a Genova dal 20 al 22 luglio


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2001 - è stato preceduto da un'intensa attività di pianificazione, svoltasi nel quadro delle disposizioni della legge n. 149 dell'8 giugno 2000, sia a livello centrale (su cui hanno riferito il capo della Polizia, i comandanti generali della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri, il prefetto di Genova, nonché i rappresentanti del dipartimento della Polizia penitenziaria) sia a livello periferico-provinciale, mediante l'istituzione di una commissione speciale per la predisposizione di interventi strutturali sul piano operativo (presieduta dal prefetto di Genova e composta in via ordinaria dai rappresentanti delle amministrazioni locali e dal questore, mentre i responsabili delle altre forze di polizia sono stati chiamati a parteciparvi di volta in volta, secondo le esigenze).
Inoltre, sempre a livello provinciale, è stata creata un'apposita commissione per l'esame e il coordinamento dei provvedimenti e delle iniziative necessarie per la predisposizione delle strutture idonee all'alloggiamento ed al vitto del personale delle forze dell'ordine, di cui sono stato membro permanente, e si sono svolti vari comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica e/o riunioni di servizio, i cui verbali sono già depositati presso questo Comitato perché allegati all'audizione - così mi sembra - del prefetto di Genova.
Si è altresì provveduto alla costituzione, presso la questura di Genova, di un gruppo operativo interforze, alle cui riunioni ho partecipato personalmente o tramite delegato, a decorrere dall'11 settembre 2000, data in cui ho assunto la titolarità del comando provinciale di Genova. Compito e finalità di questo gruppo operativo interforze era quello di fornire un contributo tecnico per la definizione della cosiddetta zona rossa e per il censimento degli abitanti colà residenti o domiciliati e/o esercitanti attività lavorativa, al fine di adottare le necessarie predisposizioni per l'accesso.


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Le finalità prioritarie erano garantire lo svolgimento del vertice, nonché l'esercizio del diritto di manifestare il dissenso, e la sicurezza dei cittadini e dei manifestanti. Era infatti chiaro che si andava delineando una complessa eterogeneità delle strategie di protesta: dalla manifestazione pacifica alla resistenza passiva, alla pianificazione di azioni violente contro gli appartenenti alle forze dell'ordine ovvero contro obiettivi sensibili (sistemi di telecomunicazioni e televisivi, sedi di partiti, di organi di informazione, di amministrazioni pubbliche, banche, associazioni e via dicendo) e anche la violazione della zona rossa, con conseguente impedimento delle programmate manifestazioni ufficiali. Proprio la penetrazione della zona rossa e l'impedimento dello svolgimento del vertice venivano indicati come gli obiettivi principali della contestazione.
A ciò si affiancava la possibilità che l'incontro fosse oggetto di interesse da parte delle organizzazioni terroristiche nazionali od internazionali e, peraltro, il 16 luglio 2001 - successivamente ad attentati rivendicati in altre città italiane - il carabiniere Stefano Storri rimaneva gravemente ferito per l'esplosione di un ordigno occultato in un portafoglio recapitato tramite servizio postale presso la stazione carabinieri di Genova-San Fruttuoso. Analogo plico esplosivo, inviato al prefetto di Genova, sarà invece individuato il 23 luglio successivo.
Senza ripetere le attività addestrative e propedeutiche (seminari, incontri, sopralluoghi e così via) o le attività logistiche curate anche a livello centrale - su cui è stato già riferito -, ritengo di poter affermare che le stesse hanno trovato puntuale riscontro ed esecuzione in ambito locale.
In concreto l'Arma dei carabinieri di Genova, in tale contesto, ha sempre operato, come peraltro i rappresentanti


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delle altre forze dell'ordine, nell'assoluto rispetto dei principi della legge n. 121 del 1o aprile 1981 che, agli articoli 13 e 14, indica le competenze del prefetto e del questore quali autorità di pubblica sicurezza, e che all'articolo 20 prevede che i comandanti provinciali della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri sono membri del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che svolge attività consultiva del prefetto.
Sempre l'Arma dei carabinieri di Genova ha raffittito, di intesa con il ROS e l'autorità giudiziaria inquirente, le attività investigative nei confronti di militanti di centri sociali genovesi, che si segnalavano per il forte attivismo a sostegno delle manifestazioni di protesta. A parziale conclusione di dette attività, in data 20 luglio 2001, a seguito di autorizzata perquisizione locale, veniva tratto in arresto un soggetto, poiché trovato in possesso di ordigno esplosivo di manifattura artigianale del tipo pipe bomb e di sostanze chimiche che, combinate tra loro, avrebbero avuto elevato potere dirompente.
L'Arma dei carabinieri ha altresì provveduto ad installare apparati di riprese video remotizzati per il monitoraggio di siti di particolare interesse operativo ed a comparare le immagini acquisite dagli apparati remotizzati con l'archivio di immagini inserito nello SPIS. Tale attività è ancora in corso perché si tende ora ad identificare gli autori dei fatti di danneggiamento successivamente verificatisi.
Nella giornata del 22 luglio 2000, al termine dei disordini, venivano svolti discreti servizi di osservazione con lo scopo di individuare - come poi in alcuni casi è avvenuto - gli elementi di area antagonista responsabili dei violenti disordini di piazza verificatisi nei due giorni antecedenti.


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MARCO BOATO. In quale giornata? Il 22, cioè la domenica?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sì, il 22 luglio. Ritornando sempre in fase preventiva, nel periodo 15-18 luglio 2001 abbiamo dato corso a 12 perquisizioni ai sensi dell'articolo 41 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, nonché proceduto, in data 17 luglio 2001, alla identificazione di cittadini stranieri trovati in possesso di materiale idoneo a sostenere scontri di piazza.
Tutti i predetti cittadini (otto) sono stati deferiti alla competente autorità giudiziaria; sequestrato, in data 18 luglio 2001, materiale edile (aste, ponteggi e cavalletti) riferito a cantiere edile; recuperato paletti in ferro ed una catasta di 100-150 sanpietrini, occultati in prossimità dell'itinerario di uno dei cortei programmati per il giorno 19 (mi riferisco al corteo dei migranti); arrestato, in data 17 luglio 2001, persona indicata come appartenente al black bloc, trovata in possesso, a seguito di perquisizione, di sostanze stupefacenti, di 14 ganci del tipo da macellaio, di 23 bisturi monouso e di una bocciatura di mercurio; effettuato, nel contesto delle attività di controllo preventivo del territorio, mirate ispezioni nei confronti di furgoni, automezzi, autobus privati e pubblici, con particolare attenzione agli svincoli autostradali ed alla rete viaria statale nelle tratte dal Piemonte e dal ponente ligure; intensificato l'attività di controllo dei luoghi di possibile ricettività (campeggi, alberghi e strutture similari) dell'intera provincia, acquisendo notizie in ordine alla possibile fruizione, specie in alcuni campeggi, da parte di gruppi di cittadini stranieri che, malgrado le prenotazioni, non si sono presentati per il rifiuto dei singoli titolari di ospitarli; sviluppato, d'intesa con i paritetici comandi dell'Arma di altre province, attività


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informativa sulla presenza in Genova di contestatori (tale attività è tuttora in atto e suscettibile di sviluppi giudiziari).
A fronte dell'evidenziata minaccia e delle suesposte attività, svolte sempre in piena intesa con la Polizia di Stato, si evidenzia che nei giorni 20 e 21 luglio le forze dell'ordine sono state chiamate a fronteggiare una vera e propria ininterrotta guerriglia, in cui sono stati adoperati sanpietrini, pezzi d'asfalto, bottiglie (incendiarie o meno), grossi bulloni, estintori ed altri materiali che venivano lanciati o catapultati allo scopo di tenere la polizia a debita distanza e, nel contempo, attirarne l'attenzione e l'intervento, al fine di indebolire la sicurezza in altre aree. Non è stato trascurato l'uso di razzi minolux, fumogeni, spray urticanti, coltelli, barre di ferro, mazze, bastoni, uova riempite di acido o varechina (in un caso, un uovo lanciato ha colpito uno scudo, provocandone la perforazione). Sono state innalzate barricate provvisorie costituite da cassonetti dell'immondizia, segnali stradali, automezzi o qualunque cosa disponibile così da creare una barriera tra attivisti e forze dell'ordine, in modo da ostacolarne comunque il movimento. Si è fatto ricorso agli incendi per bloccare aree specifiche, mantenere a distanza la polizia e le altre forze dell'ordine, creare il caos ed impedire i movimenti delle forze dell'ordine stesse attorno, così da potersi abbandonare alla devastazione. Contestualmente, si è fatto ricorso al vandalismo allo scopo di provocare la polizia ed attivare l'utilizzo di strumenti offensivi più efficaci, sempre al fine di indebolire la sicurezza di altre aree. Si è fatto altresì ricorso al mimetismo, abbandonando l'uso costante dell'abbigliamento tradizionale dei blocchi, usato solo per il compimento delle azioni più violente. Si è evidenziata una sistematicità ed una ripetitività


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degli assalti prima sicuramente non conosciuta in altre circostanze, ancorché simili, che fanno trasparire un'accurata organizzazione.
Le aree colpite sono risultate quelle prossime alla stazione ferroviaria di Genova Brignole e del quartiere Foce, ovvero le aree poste a ridosso della zona rossa e necessariamente da attraversare per raggiungere quest'ultima dai luoghi adibiti ad ospitalità. Non sono mancati attacchi ai varchi della zona rossa, registrandosi nella giornata del 20 luglio alle ore 10,30-11 circa, l'assalto al varco di via Cesarea: un elevato numero di manifestanti (circa mille), presentatisi al varco di via XX Settembre, angolo via Fiume, ha desistito dall'insistere su tale ostacolo, poiché gli sbarramenti lì predisposti erano più di uno e, portandosi ai fianchi del confine posto a protezione della zona rossa, hanno attaccato in via Cesarea. Gli stessi venivano respinti ricorrendo all'utilizzo di idranti. Alle ore 12 circa è cominciato un attacco al varco di piazzale Dante. È stato probabilmente l'attacco più duro da respingere, sia per la violenza che per la moltitudine dei manifestanti, nonché per la durata (dalle 12 alle 14 circa). Contestualmente, altri manifestanti attaccavano il contingente dell'Arma posto nella finitima via Fieschi a presidio della sede della regione amministrativa Liguria. Il terzo attacco (dalle 16 alle 16,30) in piazza Corvetto: gli assalti provenivano contemporaneamente da vie diverse e, tra gli altri, venivano notati manifestanti che sbandieravano bandiere nere.
Riprendendo il resoconto cronologico, devo essenzialmente riferire che l'ordinanza della questura di Genova suddivideva la città in quattro aree caratterizzate da differenti graduali livelli di restrizione e pubblica fruibilità, polarizzando la massima attenzione sull'attività di presidio statico e dinamico della zona rossa e della zona gialla. Venivano, pertanto,


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individuati gli obiettivi all'interno della zona rossa e le modalità di bonifica e di vigilanza degli stessi, facendo riserva di impartire le disposizioni di servizio in occasione delle manifestazioni, i cui preavvisi erano al momento in valutazione dell'ufficio di gabinetto e di eventuali altre circostanze di interesse sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica. La stessa articolata ordinanza indicava, tra l'altro, i luoghi di accoglienza per i manifestanti messi a disposizione dalle varie amministrazioni, i campeggi presso cui erano pervenute prenotazioni con riferimento al periodo di svolgimento del vertice, le manifestazioni previste, le scorte alle personalità, le modalità per il coordinamento dei servizi, prevedendo, al fine di gestire la direzione tecnica dei servizi di ordine pubblico, una sala gestione G8 (con il compito di gestire tutti i servizi di ordine pubblico disposti nelle località interessate ai lavori del vertice) e l'attivazione di una videoconferenza con la centrale operativa dell'Arma dei carabinieri; una sala forze di Polizia con la presenza dei rappresentanti delle forze di polizia, delle specialità della Polizia di Stato e della polizia municipale e una sala Forze armate.
Conseguentemente il sottosscritto, d'intesa con il questore, poneva a disposizione di quest'ultimo il personale per il presidio statico degli obiettivi sensibili all'interno della zona rossa (palazzo Ducale, stazione marittima, Magazzini del cotone, e gli altri obiettivi); il personale per il presidio ai varchi di accesso alla zona rossa; il personale per gli interventi in ordine pubblico, nonché le riserve di pronto impiego e le vigilanze dinamiche nelle varie zone. sempre in accordo con il questore, dava attuazione alle modalità di coordinamento per l'esecuzione dei servizi. In proposito, va premesso che l'attività di controllo del territorio nella città di Genova, esercitata dall'Arma dei carabinieri e dalla Polizia di Stato, è


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gestita dalle rispettive centrali operative che dal 1o luglio sono interconnesse e dotate di radiolocalizzazione reciproca dei veicoli. Si realizza così, di fatto, il collegamento audiovisivo (videoconferenza) degli operatori e la contestuale condivisione su cartografia elettronica di tutte le pattuglie radiocollegate presenti sul territorio. A ciò, per la circostanza, si sono sommati ulteriori provvedimenti volti ad integrare i sistemi di trasmissione e ad accentrare presso la questura le attività di comando e di controllo dei contingenti di ordine pubblico e nel contempo evitare di incorrere in un sovraccarico nella gestione del sistema trasmissivo. In sintesi, dalla sala gestione G8 e mediante la rete radio della Polizia di Stato, il questore diramava direttamente gli ordini ai funzionari preposti all'impiego di ciascun contingente delle forze dell'ordine. L'ufficiale dell'Arma presente in questura svolgeva funzione di collegamento mediante la videoconferenza.
Presso la questura, poi, erano stati installati due apparati radio fissi della rete dell'Arma muniti di scheda cripto per decodificare eventuali comunicazioni protette così da monitorare tutti gli eventi in cui erano coinvolti i contingenti dei carabinieri od i servizi di scorta ed altre attività. Due radio portatili della questura erano, invece, nella disponibilità del comando provinciale per analoghe finalità. Sussistevano e sussistono due linee telefoniche «punto a punto» per garantire un ulteriore collegamento tra le due centrali, nonché la contestuale condivisione delle immagini trasmesse dagli elicotteri impiegati.
La centrale operativa dell'Arma ha quindi assicurato le comunicazioni logistiche dei reparti su specifico canale e la normale gestione (che comunque teneva conto delle risultanze


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complessive) delle comunicazioni radio con le pattuglie impiegate nell'attività di controllo del territorio e con i comandi di compagnia e/o stazione dell'intera provincia.
L'apparato di sicurezza entrava in vigore, nella sua completezza, alle ore 7 del 18 luglio 2001, così come stabilito e dall'ordinanza del prefetto e da quella più specifica del questore. Tuttavia, prodromica ai servizi di ordine pubblico che, con successive ordinanze integrative, venivano quotidianamente disposti per assicurare il regolare svolgimento delle manifestazioni, veniva disposta da parte della questura una perquisizione, da eseguirsi nella notte tra il 18 e il 19 luglio ultimo scorso, allo stadio Carlini, destinato dalle autorità locali a centro di accoglienza per i manifestanti dei centri sociali, già in precedenza più volte evidenziatisi per le tecniche di contrasto alle forze di polizia. Tale perquisizione scaturiva da una precedente riunione, svoltasi in prefettura, nel corso della quale il sindaco aveva lamentato lo smantellamento delle strutture metalliche colà esistenti - voglio dire allo stadio - nonché l'appropriazione, da parte degli ospiti, di una copiosa quantità di utensileria e di attrezzature varie, tra cui anche saldatrici autogene.
L'attività in esame - cioè la perquisizione - prevedeva l'impiego di due contingenti di militari dell'Arma e della Polizia di Stato, che venivano concentrati nelle immediate vicinanze dell'obiettivo. Essa si concludeva senza positivi riscontri. La giornata del 19, complessivamente, si concludeva senza incidenti, sebbene vada rilevato che circa 100 persone, rientrando verso la zona Foce, si attardavano a lanciare sassi contro gli ingressi carrai del comando provinciale, siti in corso Italia, danneggiando due telecamere ed un cancello.


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Procedendo ad una sintetica disamina degli interventi assicurati dall'Arma nei giorni 20, 21 e 22 luglio ultimo scorso, riferisco quanto segue.
Il giorno 20 luglio 2001, com'è ormai ben noto, i disordini hanno avuto inizio alle ore 10,45 circa, nei pressi di piazza Paolo Da Novi, in un crescendo esponenziale contraddistinto da violenze di ogni genere, distruzione di cose mobili ed immobili, incendi, saccheggi di esercizi commerciali, banche, uffici e quant'altro, secondo concezioni proprie ai metodi della guerriglia organizzata; sono poi proseguiti, per l'intero arco della giornata, in zone sempre diverse del centro e, in particolare, in via Tolemaide, piazza Manin, corso Torino, via Barabino, piazza Rossetti e piazza Alimonda, dove, alle 17,20 circa, decedeva Carlo Giuliano.
Durante i violenti disordini, i reparti dell'Arma hanno subito la completa distruzione dell'automezzo Iveco A55 targato CC 433 BC, in dotazione al 3o battaglione Lombardia. Durante una manovra di ripiegamento, il suddetto mezzo rimaneva bloccato in corso Torino, in prossimità del sottopassaggio ferroviario. Veniva prontamente effettuata una prima carica, ma, a causa del continuo lancio di pietre e bottiglie incendiarie e di altri oggetti contundenti, il tentativo di raggiungere l'automezzo per recuperarne l'equipaggio risultava vano. In quel frangente, il blindato veniva a sua volta fatto oggetto di lancio di pietre, estintori e bottiglie incendiarie, mentre alcuni manifestanti tentavano invano di aprire i portelloni, chiusi dall'interno. Subito dopo, un secondo tentativo permetteva al personale dell'Arma di raggiungere il blindato e di trarre in salvo i militari rimasti bloccati; l'automezzo, invece, veniva saccheggiato dei materiali che si trovavano al suo interno, fra cui scudi ed un casco antiproiettile. Nel medesimo giorno, l'Arma ha subìto il danneggiamento


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di altri 63 automezzi ed il ferimento di 43 militari, tra i quali l'appuntato Luca Puliti, effettivo al 6o battaglione Toscana, la cui prognosi, in un primo momento riservata, è stata sciolta nei giorni successivi, senza che siano intervenute le temute, gravi conseguenze dapprima ipotizzate.
Non v'è dubbio che la violenza cui hanno dato sfogo i manifestanti negli scontri di piazza, protrattisi sino alla serata, debba ritenersi inaudita e non trovi riscontro nella memoria di precedenti, analoghe manifestazioni. I reparti hanno fronteggiato i duri e ripetuti attacchi per oltre 9-10 ore continuative, venendo alimentati, malgrado le contingenti difficoltà, dalla linea logistica opportunamente predisposta presso la sede della Fiera di Genova.
A dimostrazione della violenza degli attacchi posti in essere, appare sufficiente ricordare che, nel corso della giornata, hanno subito assalti e danneggiamenti anche la caserma di Forte San Giuliano, sede del comando provinciale (due volte), la caserma sede della compagnia carabinieri di Genova San Martino, il carcere di Marassi, la caserma della polizia stradale di via Saluzzo e del commissariato della Polizia di Stato Foce-Sturla, nonché la sede del comando della regione della Guardia di finanza di via Nizza. Analoghi assalti, ancorché meno violenti, venivano reiterati, nella giornata successiva, nei confronti della sede del comando provinciale e di quella della compagnia di Genova-San Martino.
Si reputa opportuno precisare, inoltre, che nella mattinata, alle 10 - 10,30 circa del 20 luglio, gli onorevoli Bornacin, Ascierto e Bricoli hanno effettuato una visita di saluto presso la caserma del comando provinciale, soffermandosi nella sala stampa ed intrattenendosi più a lungo del previsto (fino alle 17 circa) a causa della contingente inagibilità delle vie adiacenti, interessate direttamente dalle manifestazioni in atto fino


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alla tarda serata. Peraltro, nella serata precedente, i medesimi onorevoli avevano visitato le strutture alloggiative presso la Fiera e si erano recati anche in questura per un saluto al personale. I medesimi parlamentari accompagnavano in visita, nella mattinata del 21 luglio 2001, il Vicepresidente del Consiglio, onorevole Fini, anch'egli rimasto bloccato dagli eventi fino al primo pomeriggio.
Continuando nella descrizione degli eventi arriviamo al 21 luglio 2001. Per l'intera giornata, i contingenti dell'Arma sono stati impiegati esclusivamente a presidio della cosiddetta zona rossa, in sostituzione del personale della Polizia di Stato e della Guardia di finanza che, nella circostanza, ha assicurato il servizio di ordine pubblico. Al riguardo, va precisato che alle 7 circa dello stesso giorno un contingente di 30 militari del 9o Battaglione Sardegna è stato dirottato dal funzionario dirigente del servizio da piazza Fontane Marose alla caserma della Polizia di Stato di Genova Bolzaneto, sede del VI reparto mobile, allo scopo di presidiare la struttura e concorrere nella vigilanza esterna dei locali, adibiti a camera di sicurezza, ove era ritenuto prevedibile un consistente afflusso di fermati o arrestati da parte della Polizia di Stato. Detto personale - il mio questa volta - è rimasto inoperoso sino a circa le 14; successivamente, a seguito di richiesta del funzionario preposto, dapprima due e poi quattro carabinieri sono stati impiegati per la sorveglianza esterna delle camere di sicurezza.
Alle 17 circa il medesimo funzionario impiegava l'intero contingente perché di lì a poco sarebbero giunti altri fermati a seguito di scontri di piazza che si andavano verificando nel corso di manifestazioni. Previo cambio sul posto, l'impiego del contingente si è protratto sino alle ore 8,15 del 22 luglio, con sostituzione poi fornita da unità della Polizia di Stato.


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Dalle relazioni di servizio dei due ufficiali comandanti non risultano essersi verificati, in presenza dei militari dell'Arma e nei locali da essi vigilati, fatti o circostanze comunque censurabili.

MARCO BOATO. Quindi, complessivamente, si tratta di un arco di tempo che va dalle 7 della mattina alle 8 del giorno dopo?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabineri. È esatto.
Verso le ore 23 del 21 luglio il questore di Genova mi partecipava la possibilità che personale della Polizia di Stato effettuasse perquisizione ad una scuola utilizzata per l'alloggiamento dei convenuti alle manifestazioni.

MICHELE SAPONARA. Verso che ora?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabineri. Verso le ore 23 del 21 luglio; sto parlando del giorno 22 luglio, ma è necessario premettere ciò che era accaduto il giorno precedente.
Dunque all'1 circa del 22 luglio, quindi due ore dopo, il tenente colonnello Filippo Mario Ulandi, del Comando provinciale carabinieri di Genova, veniva informato, dal dottor Sebastiano Salvo, vice capo di gabinetto della questura di Genova, dell'invio di due contingenti dell'Arma presso le sedi del plesso scolastico Diaz/Pertini sito in via Cesare Battisti. Nella circostanza il funzionario segnalava anche la necessità di disporre di un ulteriore contingente così da sostenere il personale della Polizia di Stato, precedentemente colà inviato per attività di polizia giudiziaria ed impossibilitato a defluire, essendo rimasto chiuso all'interno dell'edificio da un folto gruppo di dimostranti.


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L'intervento dell'Arma è stato assicurato da 123 uomini, cui è stata aggiunta un'ulteriore aliquota di 120 unità, dislocate in retroguardia, con il solo compito di impedire l'accesso alla via Cadore che adduce al plesso scolastico. I militari, previa apertura di un varco, operato allontanando i dimostranti, senza peraltro aver dovuto ricorrere a mezzi coercitivi, hanno consentito il deflusso del personale della Polizia di Stato e di un consistente numero di fermati. L'esigenza ha avuto termine alle ore 3 circa dello stesso giorno.
Unico aspetto di interesse, rilevabile dalle relazioni prodotte, è quello che emerge dalla relazione di un ufficiale effettivo al 4o battaglione Carabinieri Veneto che, giungendo nei pressi della scuola Diaz/Pertini, successivamente al reparto della Polizia di Stato che lo aveva preceduto, notava, riverso innanzi al cancello del citato istituto, un individuo di sesso maschile rannicchiato a terra e apparentemente privo di sensi. Poiché lo stesso non presentava, a vista, segni di lesioni traumatiche, l'ufficiale richiamava l'attenzione di uno dei funzionari della Polizia di Stato già presenti sul posto, il quale rappresentava di essere a conoscenza dell'accaduto e che si attendevano le autoambulanze. All'arrivo di sanitari il soggetto veniva soccorso e l'ufficiale, da una distanza di circa due metri, non rilevava lesioni visibili; non era inoltre possibile procedere alla sua identificazione, poiché subito trasportato, presumibilmente, presso una struttura ospedaliera. Il soggetto in questione, per questo ho citato l'episodio, potrebbe identificarsi nel giornalista britannico Max Cowell di cui all'articolo comparso sul quotidiano il Corriere della sera del 2 agosto ultimo scorso.
Soggiungo che nessuno dei militari dell'Arma si è portato all'interno del plesso scolastico, né ha svolto attività di sgombero dei fermati o effettuato perquisizioni.


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Presso il comando provinciale dei carabinieri (caserma forte San Giuliano), nei giorni 20, 21 e 22 luglio, sono stati accompagnati complessivamente 58 fermati o arrestati (cioè persone sottoposte a fermo o sottoposte all'arresto), i quali, a conclusione delle formalità di rito (stesura del verbale di fotosegnalamento) sono stati posti a disposizione dell'apposito contingente della Polizia penitenziaria, ivi presente, che, agendo quale sede distaccata della casa circondariale di Marassi, dopo aver assolto a tutte le incombenze proprie dell'ufficio matricola (visita medica compresa) ....

MARCO BOATO. Sede distaccata della casa circondariale di Marassi? A me risultava essere una sede distaccata della casa circondariale di Pavia, Alessandria...

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabineri. ...ha provveduto alla traduzione dei detenuti nelle carceri di Pavia e Voghera. In occasione degli arresti sono state sequestrate numerose armi improprie, coltelli e materiale vario, chiaramente impiegati da facinorosi nel corso degli incidenti dei giorni precedenti. Ulteriori 14 persone arrestate o fermate non sono transitate presso la sede del comando provinciale, di cui 4 ricoverate all'atto dell'arresto presso l'ospedale San Martino e 10 arrestate il 23 luglio mattina da personale del comando di compagnia di Santa Margherita Ligure, che le ha accompagnate direttamente in carcere.
Dei complessivi 72 arresti/fermi operati, 63 sono stati convalidati anche dal GIP e 13 persone risultano tuttora in carcere. Sono poi state denunciate in stato di libertà 53 persone.


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Allo stato, al mio comando, non risulta essere stata prodotta alcuna denuncia nei confronti di militari dell'Arma per maltrattamenti subiti.

PRESIDENTE. Siamo noi che ringraziamo lei, colonnello.
Passiamo agli interventi dei colleghi che hanno chiesto di parlare.

ANTONIO DEL PENNINO. Colonnello, vorrei rivolgerle tre domande precise.
Lei ha dichiarato che verso le ore 23 del 21 luglio fu richiesto, da parte del questore di Genova, di poter disporre di militari dell'Arma per l'intervento alla scuola Diaz, cosa che del resto aveva dichiarato lo stesso questore, che aveva inoltrato a lei la comunicazione dell'intervento. La mia domanda è la seguente: lei informò il generale Siracusa di questa richiesta? E quando lo informò?
La seconda domanda. Ieri il dottor Andreassi ci ha parlato di una richiesta di intervento del battaglione Tuscania, che però non ebbe seguito in quanto il battaglione Tuscania sbagliò strada. La mia domanda è la seguente: la richiesta a quale tipo di intervento si riferiva e come si svolsero i fatti che determinarono la impossibilità di intervento del battaglione Tuscania?
So che alla terza domanda lei mi potrà rispondere: lo chieda a chi ha fatto questa dichiarazione. Ma io leggo sui giornali di stamattina una dichiarazione del noto Luca Casarini che si riferisce specificamente all'Arma dei carabinieri e desidero leggergliela perché se su questo punto lei potrà fornire qualche elemento di chiarimento credo che il Comitato avrà modo di riflettere. Dice il Casarini: la verità è che sono stati i carabinieri a far saltare tutto, ma perché nessuno ora parla di loro? Perché nessuno dice che i carabinieri hanno


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agito senza coordinarsi con la Polizia? Sono loro che hanno stravolto tutto. Forse è stata assegnata a loro la linea dura delle forze dell'ordine.
Ora la mia domanda precisa è se questa imputazione di aver agito senza coordinarsi con la Polizia sia vera e in secondo luogo - se lei ritiene di rispondere, perché evidentemente non risponde di dichiarazioni fatte da altri - se vi siano elementi specifici a sua conoscenza che possano aver determinato questa dichiarazione.

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Il questore non mi ha chiesto di poter disporre di elementi dell'Arma dei carabinieri per fare la perquisizione: il questore mi ha detto che avrebbero fatto una perquisizione; poi, così com'è previsto, sono stati utilizzati i contingenti che di diritto il questore poteva impiegare.
Non ho informato il generale Siracusa della perquisizione che doveva avvenire perché si trattava di un'attività di Polizia giudiziaria svolta da un altro organismo di Polizia giudiziaria; quindi non avevo alcun titolo per farlo né per riferirlo al comandante generale.
Per quanto riguarda l'intervento del battaglione carabinieri paracadutisti riferisco che un contingente di 120 unità del reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania è stato inviato a Genova in occasione del vertice G8 a disposizione dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza, nel quadro dei rinforzi forniti dall'Arma dei carabinieri per l'esigenza. Il reparto ha costituito, secondo le disposizioni impartite dal questore, la riserva di pronto impiego destinata a sostenere, su richiesta dei funzionari preposti ai servizi di ordine pubblico, gli altri contingenti delle forze di polizia che si fossero trovati in situazioni critiche, tenendo conto delle sue particolari capacità operative. Il mantenimento in riserva ha quindi evitato l'impiego


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continuativo, in azioni di contenimento e respingimento, che ne avrebbero logorato l'efficienza.
Il primo intervento del contingente del reggimento paracadutisti - normalmente inteso battaglione paracadutisti - è stato disposto dalla questura alle ore 11,45 del 20 luglio su richiesta del funzionario responsabile del servizio in via Pisacane, allo scopo di liberare la sede stradale da un'autovettura rovesciata ed incendiata, le cui fiamme rischiavano di raggiungere un esercizio commerciale ed alcune abitazioni circostanti. L'intervento è stato effettuato da un plotone attraverso l'uso di due veicoli cingolati, di cui uno dotato di lama antibarricate. Nella circostanza, mentre i militari disperdevano i facinorosi, i mezzi rimuovevano l'ostacolo sventando il pericolo.
Il secondo intervento è stato operato alle successive ore 13, allorché la questura ha disposto l'invio di tutto il contingente nella zona di Brignole nei pressi dell'hotel President con il compito di prevenire, unitamente ai contingenti già presenti in zona, possibili assalti al retrostante teatro della corte, sede del centro per l'accredito dei giornalisti. Giunti sul posto e constatato che la situazione era tenuta sotto controllo dai reparti già schierati, i carabinieri paracadutisti venivano fatti rientrare. Alle 13,30 il contingente, appena rientrato nell'area della Fiera, ha ricevuto una terza attivazione da parte della questura per portarsi nel piazzale Kennedy a rinforzo delle altre unità dell'Arma dei carabinieri impegnate in scontri con i manifestanti. Nella circostanza, il personale eseguiva il movimento verso il piazzale a piedi in quanto, lungo il percorso, erano presenti dei gruppi di manifestanti che, pur senza porre in essere azioni violente, avrebbero potuto impedire il passaggio dei veicoli attuando forme di resistenza passiva.


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Dopo circa 15 minuti i militari raggiungevano il piazzale constatando la presenza di una barricata - realizzata con cassonetti, travi ed altri materiali ammassati - che ostruiva l'ingresso e dalla quale i manifestanti lanciavano oggetti contundenti. Nella circostanza i carabinieri paracadutisti, aggirato l'ostacolo da una via laterale, entravano nel piazzale disperdendo i manifestanti; successivamente provvedevano alla rimozione della barricata mediante l'impiego di un mezzo cingolato, consentendo di riprendere il controllo dell'area. Al termine dell'operazione il reparto rientrava in sede dove rimaneva a disposizione. Alle ore 18,30 la questura ne disponeva nuovamente l'impiego a supporto dei contingenti dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato impegnati negli scontri che si sono susseguiti sino alle ore 20 in via Tolemaide e corso Gastaldi.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Luca Casarini...

ANTONIO DEL PENNINO. La versione che ci è stata data ieri di un non intervento del battaglione Tuscania in quanto avrebbe sbagliato strada è da lei smentita?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sì, ma mi sembra fosse già stata smentita anche da un collega della Polizia di Stato.

ANTONIO DEL PENNINO. Mi interessava acquisire questo elemento.

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Circa le affermazioni di interventi dell'Arma dei carabinieri senza coordinamento con le forze di Polizia, ritengo che questo sia impossibile. Il coordinamento delle operazioni di ristabilimento dell'ordine pubblico è effettuato da parte dell'autorità di pubblica sicurezza.


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FILIPPO MANCUSO. Signor colonnello, lei, rispondendo ad una domanda precedente, ha escluso che la forza sottoposta al suo comando abbia partecipato all'operazione nella scuola Diaz. Lei ha detto e ha confermato che l'operazione presso la Diaz le fu preannunciata dal questore ma, dato che tale preannuncio non fu accompagnato da un allertamento e non fu seguito da un impegno dei suoi militari, a che fine le sarebbe stata data quella comunicazione?
In secondo luogo, al di là della struttura territoriale dell'Arma dei carabinieri, le risulta che vi fossero altri ufficiali appartenenti al comando generale o da esso incaricati sulla piazza di Genova in quei giorni?
Ha mai sentito dichiarare che il comandante generale abbia, al di fuori della sua partecipazione, avuto notizie o sia stato consultato - ed eventualmente da chi - in riferimento all'imminente operazione presso la scuola Diaz ? Su tale l'operazione ha avuto occasione o necessità di parlare - eventualmente prima, dopo o durante l'evento - con lo stesso comandante generale?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Nella circostanza, la comunicazione che mi ha dato il questore personalmente la inquadro - perché tale è la sua collocazione - nei normali, consueti rapporti che contraddistinguono chi lavora perseguendo fondamentalmente un comune scopo. È prassi comune che in alcuni casi taluni organi collaborino tra loro.
D'altra parte tutte le decisioni sono state prese congiuntamente ogni volta si sia reso necessario che uno dei due ascoltasse l'altro: ciò riguarda l'attività nel suo complesso, anche quella preparatoria iniziale. Non ho mai appreso da nessuno che il comandante generale fosse stato preavvisato dell'operazione alla Diaz: d'altra parte non lo avevo avvisato


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della perquisizione allo stadio Carlini. A riprova di ciò (rispondo anche alla quarta domanda), ho avuto occasione di parlare con il comando generale della perquisizione alla scuola Diaz solo domenica mattina mi hanno chiamato poiché avevano appreso dagli organi di informazione che era stata effettuata una perquisizione e che la notizia era diventata di dominio pubblico. Mi hanno chiesto informazioni: solo in quel momento ho comunicato al comando generale che era avvenuta la perquisizione (Commenti del deputato Mancuso).
Confesso che non sono in grado di riferire il nome; ritengo, atteso il mio livello, che mi abbia chiamato il capo ufficio operazioni o il capo del I reparto. Le confesso, onorevole Mancuso, che non ricordo chi mi abbia chiamato quella domenica.
C'erano altri ufficiali, al di fuori del comando provinciale di Genova: in primo luogo, tutti i comandanti dei contingenti, e poi gli ufficiali che componevano il nucleo addestrativo logistico, realizzato per le circostanze, cioè il nucleo che aveva provveduto all'addestramento e che assicurava la fornitura dei materiali necessari.

FILIPPO MANCUSO. Qualcuno di grado superiore al suo?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Di grado superiore al mio, assolutamente no. Comunque, la funzione è preminente rispetto al grado; il personale di rinforzo dipende dal comandante provinciale, da colui che esercita la funzione di comandante provinciale dell'ordine pubblico, proprio per le disposizioni connesse alla legge n. 121 del 1981.

FILIPPO MANCUSO. Vorrei ancora una risposta relativa a quella perquisizione: il colonnello ha mai avuto l'occasione di parlare con il comandante generale? In quali termini?


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GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Mi sembrava di aver già risposto di no, ribadisco la mia risposta e replico subito anche alla quarta domanda: a riprova, ho parlato per la prima volta con i miei superiori perché sono stato chiamato l'indomani, domenica mattina, intorno alle 9,30.

LUCIANO MAGNALBÒ. Colonnello, le rivolgerò alcune domande precise. Lei ha usato, parlando dei disordini che avete dovuto fronteggiare, la forma impersonale «si è fatto ricorso da parte» vuole specificare se tutti hanno fatto ricorso o solamente una parte dei manifestanti o determinate frange ben individuate? Inoltre, a quanto ammontano, pressappoco, i danni riportati dal comando provinciale?
Colonnello, conferma che tra gli arrestati vi sono anche italiani legati alle aree dell'estrema sinistra? Si era parlato del fermo di un brigatista rosso: è solamente una voce o una realtà che trova fondamento?
Con chi fu preso contatto allo stadio Carlini? C'è stato modo di accertare se tutti gli ospiti dello stadio Carlini furono registrati? Chi fu l'affidatario? Risulta che i fermati siano stati sottoposti ad intercettazioni ambientali? È vero che da tali intercettazioni sono emerse calunnie nei confronti dei militari dell'Arma?

GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sono costretto a rimandare la risposta all'ultima domanda alle dichiarazioni già rilasciate in materia, che gli organi di stampa ed informazione hanno attribuito a magistrati della procura della Repubblica di Genova.
Rispondo alla quarta domanda - con chi fu preso contatto allo stadio Carlini e se tutti gli ospiti fossero stati registrati -


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Pubblicato su: 2005-07-05 (1349 letture)

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