Bergamo – Erano alcune centinaia le persone che oggi, malgrado la pioggia, hanno sfilato per le vie del centro rispondendo all’appello del Comitato di Lotta per la Casa. In piazza c’erano le sigle del sindacalismo di base, le famiglie sotto sfratto e quelle che occupano gli alloggi di via Monte Grigna, alcuni dei tanti che il Comune ha posto sotto alienazione nel 2013. C’erano anche non pochi studenti e giovani precari, a dire che l’emergenza abitativa non riguarda solo chi perde la casa, ma anche chi manca delle condizioni necessarie per accedere al mercato dell’affitto.
Il corteo ha toccato diversi punti sensibili della città, comunicando con interventi e striscioni le ragioni della protesta. Partito dalla Malpensata, ha raggiunto la stazione e l’area dell’ex Cisalpina. Qui l’oggetto della contestazione è stato il progetto immobiliare firmato Percassi, in cui gli alloggi destinati all’edilizia sociale sono stati ceduti al costruttore e girati quindi sul libero mercato. Un’operazione che ha inevitabilmente cancellato gli obiettivi di mix sociale che avrebbero dovuto garantire la città anche a famiglie di basso reddito.
Non sono mancati i riferimenti polemici al rifacimento della stazione, che è stato ripetuto due volte, con doppio esborso di risorse pubbliche, a seguito di critiche agli attributi estetici dell’opera: un intervento del tutto anomalo, stigmatizzato come regalo a chi, in quella porzione di città, ha evidenti interessi immobiliari (il riferimento a Percassi appare scontato). Un’operazione tanto più stridente, considerata la concomitante dismissione del 20% del patrimonio di edilizia del Comune, alienato per fare cassa, malgrado la grave emergenza abitativa.
Che la Giunta sia al centro della contestazione è scontato. Il doppio intervento alla stazione fa il paio con l’annunciata rigenerazione del centro piacentiniano: una solerzia verso gli interessi di investitori immobiliari e commercianti che non corrisponde ad altrettanta attenzione verso quelle periferie che pure, dati alla mano, hanno tirato la vittoria elettorale di Gori. Politiche di austerity a senso unico insomma: soldi pubblici piovono sulle aree di pregio del centro, mentre decine di case popolari, come in via Monte Grigna a Celadina, restano sfitte e inagibili.
Ma gli alloggi comunali abbandonati non sono solo in periferia: il corteo ha attraversato via Borgo Palazzo, ricordando le decine di case popolari che, anche in quella porzione di centro, restano vuote da anni; e proprio mentre la macchina degli sfratti “espelle” dalla città centinaia di famiglie ogni anno. Un meccanismo, quest’ultimo, che, combinato al disinvestimento dell’Amministrazione comunale sul fronte delle politiche abitative, restituisce l’immagine di una città sempre meno attenta e accessibile alle quote più vulnerabili della popolazione.
All’altezza della Prefettura, il corteo ha quindi reclamato nuovamente una moratoria urgente contro gli sfratti. Successivamente, in piazza Vittorio Veneto, il corteo si è unito alla manifestazione indetta dal comitato Rompiamo il Silenzio, sceso in piazza per opporsi all’ennesima parata delle sentinelle piedi.
Ultima tappa Palafrizzoni, di fronte a cui è stata collocata una casa di cartone con un messaggio evocativo sulla porta: «occupasi». Come a dire che se centinaia di alloggi comunali continueranno a restare vuoti, le famiglie senza casa continueranno a restituirli alla funzione originaria per conto proprio. Perché, come ripetuto costantemente lungo il corteo, «la città è un diritto»; e in tanti e tante sono disposti a battersi per esso.