Zingonia – Si é svolta domenica la protesta dei residenti del quartiere di Zingonia contro l’abbattimento delle torri e il conseguente esproprio da parte del comune. Le strutture sono ormai sotto l’occhio dell’amministrazione, che mira ad abbatterle per attuare un piano di riqualificazione sul territorio di Ciserano. Le torri verranno sostituite da altri due edifici, destinati in un primo momento solo a servizi commerciali, in una zona come quella di Zingonia in cui attività simili, già abbondantemente presenti, non possono essere certo considerate di successo. Solo in seguito, e con investimenti privati ancora incerti, tramite il ricavato ottenuto dalla vendita delle due volumetrie, saranno avviate le costruzioni di edifici destinati all’housing, con canoni di affitto agevolato.
L’acquisizione da parte del comune delle torri Anna e Athena, quindi, non risolve alcun problema del quartiere, né per i cittadini, né per quanto riguarda il decoro del posto. I legittimi proprietari delle abitazioni si trovano costretti ad abbandonare la propria casa per via di un piano attuativo che non prevede una reale riqualificazione del territorio, ma solo una sua ulteriore cementificazione, dal costo elevato (solo il prezzo della demolizione in sé si aggirerà attorno a un milione di euro) e dall’utilità dubbia.
Non mancano le proposte per una riqualificazione più intelligente e attenta al territorio e a chi lo vive: la possibilità di ristrutturare gradualmente i condomini, prevedendo poi la creazione di progetti che punterebbero realmente al sollevamento economico-sociale del posto, é stata però completamente ignorata, lasciando dunque gli abitanti alla loro sorte.
La festa di domenica ha voluto sottolineare lo scontento e, al contempo, la caparbia forza di volontà del quartiere che, con striscioni, musica e interventi ha ribadito la tragicità della situazione: a metà del prossimo anno il piano sarà messo completamente in atto, se i proprietari non accetterranno l’idennizzo proposto da Aler, più di cento appartamenti verranno espropriati, e dunque più di cento persone rimarranno senza casa.
Negare al proprietario di un immobile la possibilità di viverci, con la pretesa di migliorare le condizioni di un quartiere degradato, senza intervenire sulle vere cause, non risolve problemi di ordine pubblico, ma contribuisce ad aumentare il disagio; un piano attuativo del genere sposta semplicemente il problema leggermente più in là, a discapito dei cittadini.