Bergamo – È dello scorso 20 maggio la deposizione da parte dell’Unione Sindacale di Base di un esposto indirizzato all’Ispettorato del Lavoro di Bergamo, con l’obiettivo di sottolineare la palese illegalità delle pratiche utilizzate per attuare piani di lavoro volontario in città per il maxievento Expo 2015: sono state selezionate circa 500 persone per svolgere attività di volontariato nei vari Punti Expo, situati in zone sensibili come la stazione , Porta Nuova o città alta; fin dall’inizio era evidente lo sfruttamento a cui tali persone sarebbero andate incontro: infatti, coloro che, in cerca di un impiego capace di “fare curriculum” e di dare “esperienza”, si sono candidate al ruolo di “volontarie” non prestano servizio e aiuto presso enti no-profit, come è normale nel volontariato, bensì vanno ad alimentare la macchina Expo, che tende a perpetuare un sistema di lavoro precario.
L’attività di volontariato deve infatti essere mossa, per definizione, da scelte “personali e spontanee, senza fini di lucro anche indiretto, ed esclusivamente per fini di solidarietà”, come precisa l’articolo 2 della legge quadro 266 del ’91, che regola questo genere di operati; Expo, invece, è una società per azioni, dunque di costituzione d’imprenditoria, dunque decisamente lucrativa: secondo la legge non basta definire il lavoro come “volontario” per far sì che sia tale (e quindi esonerato dal diritto a una retribuzione), ma questa dicitura deve esplicitamente rispettare i termini legislativi.
Il Comune e il Centro Servizi del Volontariato “Expo 2015- Volontari per Bergamo”, tramite la Bottega del Volontariato, non sono stati certo coerenti nell’ingaggio di lavoratrici e lavoratori volontari, iscrivendoli a un progetto apertamente in contrasto con questi termini. Infatti, se una persona iscritta a una cooperativa per compiere attività di volontariato, in realtà svolge funzioni per il Comune, negli ambiti istituzionali dello stesso, si realizza un’interposizione illecita di mano d’opera, che, in base all’ex articolo 18, decreto legislativo 276 del 2003, prevede pene sia per chi la somministra, sia per chi l’utilizza.
L’esposto di USB richiede dunque all’Ispettorato chiarificazioni, precisi controlli e conseguenti provvedimenti, sia per quanto riguarda il CSV che il Comune di Bergamo: quel che viene spacciato come volontariato e no-profit, quando si parla di grandi eventi e di Expo, è in realtà lavoro vero e proprio, solo senza retribuzione e pagamento dei contributi. Si vedrà, dunque, se l’Ispettorato sarà in grado di risolvere la grave situazione, che altrimenti si protrarrà per l’intera durata di Expo, ovvero fino al prossimo 31 ottobre, mantenendo nel frattempo una palese condizione di illegittimità.