Bergamo – Prosegue la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici della ex Az Fiber (da maggio Electromechanical Solutions Arcene s.r.l.), che da ormai un anno sono in presidio davanti all’azienda per protestare contro il fallimento. La ditta è scenario di lotte dal 2012, quando la chiusura fu evitata grazie a una battaglia di sei mesi, che aveva portato all’acquisizione da parte del gruppo tedesco AZ Zimmermann, fino allo scorso novembre, quando sono sorte nuove proteste in seguito all’annuncio di esuberi. Da allora i dipendenti portano avanti un presidio permanente davanti alla fabbrica, nonostante i numerosi tentativi di intimidazione.
Stamattina la protesta si è spostata a Bergamo, in via Tasso, davanti alla sede del consulente fallimentare, dove ha avuto luogo l’incontro tra RSU e direttivo della fabbrica. Al centro delle critiche, la prospettiva del fallimento dell’azienda, che lavoratori e lavoratrici imputano ad una scellerata gestione da parte della dirigenza; la quantità di ordini tuttora commissionati alla fabbrica, inoltre, è così elevato da smentire le motivazioni dei proprietari. Da più parti si fa strada dunque il sospetto che l’operazione di fallimento nasconda in realtà la volontà di lasciare a casa i dipendenti, verso i quali non sussisterebbe più alcun obbligo, per poter riaprire con nuovo nome e nuova gestione, senza vincoli di riassunzione del personale.
La ricerca di un accordo oggi con il consulente fallimentare è però stata vana: la dirigenza della fabbrica ha confermato la volontà di avviare il processo di licenziamento per i sessanta dipendenti, che tra due mesi saranno senza lavoro, a meno che non compaia un nuovo compratore. Ma i lavoratori e le lavoratrici non si arrendono e ribadiscono che non accetteranno passivamente questa situazione, per la quale non hanno responsabilità.