Bergamo – Si è svolto oggi pomeriggio davanti alla prefettura di via Tasso a Bergamo, contemporaneamente al resto d’Italia, il presidio dei docenti contro la riforma scolastica “La buona scuola” in approvazione questi giorni alla camera. Non molti oggi gli insegnanti che hanno risposto all’appello di CGIL,CISL, UIL, SNALS e GILDA rispetto all’alta adesione registrata per lo sciopero del 5 maggio scorso.
Gli insegnanti criticano il ruolo che il dirigente scolastico avrà, con la possibilità di scegliere il personale docente da assumere all’interno dell’istituto da albi territoriali, senza alcun criterio di merito. (art. 9 della riforma che è stato approvato oggi). La decisione della maggioranza introduce una discrezionalità che rischia di alimentare clientelismo nell’assegnazione delle cattedre ed è difficile da comprendere se la si confronta con le perentorie dichiarazioni della Puglisi, responsabile scuola del PD, che nel 2012 dichiarava: “la proposta di chiamata diretta degli insegnanti è pura follia oltre a essere incostituzionale”.
Ma la protesta investe anche i meccanismi di valutazione e avanzamento retributivo degli insegnanti, anch’esso a discrezione del preside, che potrà così stabilire quali docenti avranno diritto a un aumento di stipendio, definito bonus. Ci sono poi il mancato rinnovo del contratto, scaduto ormai da 6 anni, e l’ingresso di interessi privati nelle scuole, con la possibilità data alle aziende di finanziare i singoli istituti, che minerà l’indipendenza delle scelte didattiche.
Criticata inoltre la retorica sulle nuove assunzioni: l’articolo 8, approvato ieri alla Camera, prevede un “piano di assunzioni straordinario” per centomila precari, il cinquanta per cento dalle graduatorie ad esaurimento (vincitori di concorsi vecchi) e il restante tra i vincitori del concorso del 2012. Restano tuttora esclusi, però, gli idonei – non vincitori – dell’ultimo concorso e i precari delle graduatorie di istituto, abilitati e non, che da anni lavorano nelle scuole con supplenze annuali. Proprio quest’articolo risulta uno dei più criticati dal corpo insegnante, che sottolinea come queste centomila assunzioni (inizialmente dovevano essere 150 mila) siano in realtà un obbligo per il governo a seguito della sentenza Ue sui precari della scuola, che ha intimato all’Italia di assumere i precari con 36 mesi di servizio su cattedre vacanti. Per ovviare a questo monito, ne La buona scuola è prevista anche la clausola secondo la quale i docenti non potranno più coprire posti vacanti per più di 36 mesi anche non continuativi: l’articolo 12 sancisce infatti che i docenti dovranno, trascorso tale lasso di tempo, essere assunti a tempo indeterminato o licenziati e mai più assunti.
Gli insegnanti riconoscono la necessità della scuola pubblica italiana di essere riformata, ma non ritengono che questo DDL vada nella direzione giusta, né che si scosti dalle politiche delle precedenti riforme, già colpevoli di aver rovinato l’istruzione pubblica a vantaggio di quella privata.
L’eventualità di un blocco degli scrutini sembra ora il prossimo passo per gli insegnanti, nonostante le sigle sindacali in piazza oggi abbiano ribadito che non hanno intenzione di ricorrere a tale forma di mobilitazione, caldeggiata invece dai sindacati di base. Gli insegnanti lamentano come, di fronte a un’opposizione alla riforma così vasta quale si è vista nelle giornate di sciopero del 24 aprile e del 5 e 12 maggio, non si sia aperto un dialogo con i lavoratori e il DDL sia già in fase di approvazione in parlamento. La possibilità di una precettazione dei docenti per le giornate degli scrutini sancirebbe questo scollamento tra governo e mondo della scuola.