Bergamo – Erano trenta gli assistenti educatori e le assistenti educatrici delle cooperative sociali presenti al presidio di venerdì davanti Palafrizzoni, per dar voce ad una protesta che da anni rimane inascoltata. Le richieste sono infatti le solite: più garanzie retributive e risposte alle esigenze lavorative di chi ha un ruolo fondamentale nel tessuto bergamasco.
L’assistente educatore svolge un compito essenziale nel panorama socioassistenziale dei Comuni, gestendo il progetto educativo e scolastico di quei bambini nati con disabilità psicofisica. Il processo di presa in carico dei servizi sociali è lungo e burocratizzato: il reparto di neuropsichiatria segnala ai comuni quali persone necessitino di assistenza; il comune quindi, in base alle risorse, assegna le ore del servizio ad una cooperativa, che a sua volta pesca nel suo parco educatori ed assegna l’assistente educatore al bambino; quest’ultimo viene seguito a scuola e a volte anche a casa, affinché gli venga garantita un’assistenza personalizzata e adeguata alla sua situazione.
Un lavoro dunque altamente significativo e qualificato, che viene però svolto a condizioni contrattuali che hanno dell’inverosimile; a parte la giungla di contratti precari, anche i pochi fortunati assunti a tempo indeterminato si trovano nella situazione paradossale di non avere certezze sul monte ore che svolgono, che cambia di anno in anno, ma soprattutto di non percepire uno stipendio nei mesi estivi, se, a scuola chiusa, il bambino che stanno seguendo non ha diritto ad un’assistenza anche domestica. Questa regola si applica comunque anche durante l’anno scolastico: quando il bambino rimane assente da scuola, infatti, l’assistente educatore non percepisce alcuna paga per quelle ore. La situazione appare ancora più assurda se si pensa che il contratto a tempo indeterminato impedisce ai lavoratori di richiedere la disoccupazione per i mesi estivi, in cui non ricevono alcuno stipendio. Anche chi è titolare di un contratto a tempo indeterminato si ritrova dunque a Giugno senza alcuna certezza e con l’ansia di cercarsi lavori estivi come i Cre, per garantirsi da vivere.
La protesta, anche a livello nazionale, punta da un lato a una salvaguardia economica durante il periodo estivo, dall’altro a un protocollo di intesa col comune, come già avviene in provincia di Milano, secondo il quale, in caso di assenza del bambino da scuola, le ore previste vengano comunque svolte (a scuola o sul territorio) dall’assistente educatore, reimpiegato in altro ruolo per l’occasione. Queste due misure garantirebbero una tutela economica dei lavoratori e delle lavoratrici, ma sul fronte del Comune ancora tutto tace.