Bergamo – Sono scesi in sciopero nella mattinata di oggi i lavoratori dell’Università di Bergamo. Al centro della vertenza il riconoscimento degli scatti economici e la situazione di emergenza relativa all’organico. I lavoratori hanno chiesto anche il ritiro del nuovo sistema di valutazione del personale, giudicato troppo “discrezionale” e tutto incentrato sui criteri comportamentali non verificabili introdotti dalla Legge Brunetta.
L’iniziativa di sciopero prosegue il percorso di lotta avviato con la manifestazione di giovedì 5 novembre, che ha visto sfilare 150 tecnici-amministrativi in un corteo interno fin sotto la sede della Direzione Generale. All’appuntamento si conferma la allargatissima partecipazione in quasi tutti gli uffici che fanno funzionare la macchina amministrativa dell’Ateneo bergamasco. Chiuse le segreterie e gli uffici di supporto ai docenti sulla ricerca e sulla didattica. Molto alta la partecipazione anche nella sede centrale di via dei Caniana.
Vuoti e deserti i corridoi e gli uffici in tutte le sedi, e lavoratori assenti, quindi. Ma si è trattata di un’assenza tutt’altro che invisibile. Insolitamente affollato era fin dalla prima mattinata il cortile del campus economico e giuridico di via dei Caniana, dove ha sede la Direzione Generale dell’Ateneo. E’ la sede dove solo poche ore dopo lo sciopero si riunirà il Consiglio di Amministrazione che dovrà certificare i fondi senza stanziare le risorse aggiuntive che i lavoratori chiedono.
Decine di lavoratori in presidio con striscioni, bandiere e megafono hanno chiesto al nuovo Rettore Remo Morzenti Pellegrini di non certificare il fondo senza un riconoscimento economico per tutti i dipendenti, prima che la nuova legge Finanziaria torni a bloccare i fondi che permettono il riconoscimento degli scatti stipendiali. Da via dei Caniana la protesta è proseguita arrivando davanti al comune e alla prefettura, e infine si è spostata in città alta, nelle sedi universitarie di S. Agostino e via Salvecchio. Qui il presidio ha sollecitato nuovamente il rettore Morzenti a un dialogo reale e costruttivo, le cui intenzioni non siano solo di facciata, dichiarate alla stampa. E sembra che lo sciopero abbia già sortito i primi effetti, visto che il punto in discussione è stato effettivamente sospeso dal Rettore, in attesa forse di arrivare ad un accordo con i rappresentanti dei lavoratori entro l’anno.
L’Ateneo bergamasco soffre di tutti i problemi dell’Università lombarda e nazionale. Blocco del salario a livello nazionale e del salario accessorio, taglio del finanziamento ministeriale. A differenza di altri Atenei però, l’Università orobica gode di ottima salute dal punto di vista finanziario. Ogni anno attira 6 milioni in più sul livello storico di risorse che arrivava dallo Stato negli anni precedenti. Sono tanti, ben 15 milioni i soldi risparmiati nel 2014. Anche gli studenti stanno aumentando sempre più, attirati dalle altre provincie lombarde grazie a tasse più basse e borse di studio. Una platea studentesca che rischia ora di vedere gravemente diminuiti i servizi proprio a causa della carenza cronica di organico. L’Ateneo di Bergamo si trova infatti al terzultimo posto come addetti rispetto al personale docente. Una situazione che sta evidenziando tutte le sue criticità sul mantenimento dei servizi minimi alla ricerca e alla didattica.
“La rivendicazione salariale si sta trasformando in una battaglia per incentivare i servizi, per il riconoscimento della professionalità”, sostiene un delegato sindacale. “Molti lavoratori ci dicono che chiedono rispetto da parte del Rettore e del Direttore Generale, vista anche la situazione di difficoltà in cui si trova a lavorare. Per questo il nuovo “pagellino” sulla base del quale dovremo essere valutati è visto come l’ennesimo “strappo” e un atto di arroganza da parte della Dirigenza. Scontiamo anni di attacchi ai lavoratori del pubblico impiego con campagne sullo stile “Fannulloni a San Remo”. Ma nella nostra lotta non siamo soli e chi frequenta l’Università questa volta ha capito. Stiamo portando avanti una lotta per la qualità del servizio ai docenti e soprattutto agli studenti. E abbiamo ricevuto molte attestazioni di solidarietà da parte loro”. Su uno striscione risalta la scritta “scattididignità”, la parola d’ordine scelta dai lavoratori per riassumere i contenuti della vertenza.
La situazione dei lavoratori dell’Università di Bergamo sul fronte salariale è comune a tutti i lavoratori del pubblico impiego. La nuova Finanziaria imporrà nuovamente i blocchi del turn over e soprattutto i blocchi sulla contrattazione di secondo livello. Ci sono 50 giorni di tempo per ottenere il rifinanziamento del fondo su risorse stabili. Il tanto atteso rinnovo del contratto nazionale, dopo che il Governo Renzi ha stanziato in Finanziaria poche risorse per mettersi al riparo dalla sentenza della Corte costituzionale che obbligava a riprendere la contrattazione, ha il triste sapore dell’elemosina: il costo di 4 caffè in più al mese. Per questo i delegati sindacali hanno lanciato un appello a tutti i delegati di qualsiasi sigla sindacale e ai lavoratori del comparto delle Università lombarde e nazionali perché seguano il loro esempio: aprire una vertenza locale a livello di singolo Ateneo generalizzando le rivendicazioni salariali. Generalizzare la lotta, dopo 6 anni di blocco dello stipendio a tutti i livelli, sta diventando un’esigenza non più rimandabile.