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diritti-internazionale (3)

Il Newroz

Sabato 21 marzo
alle ore 19.00
Piazzale Della Pace

I kurdi contano gli anni a partire dal 612 a.C. e il Capodanno è il 21 marzo,Newroz,il Nuovo Giorno. Per i kurdi questa è la data della rivolta popolare guidata dal fabbro Kawa contro il tiranno Dehok. Una leggenda narra che Dehok aveva sulle spalle due serpenti che doveva nutrire ogni giorno con il cervello di due giovani.
L’addetto all’ingrato compito decise di risparmiare almeno uno di essi, utilizzando il cervello di un montone.Dai giovani segretamente salvati, che dovevano scomparire per sempre nascondendosi tra i monti inaccessibili,è nato il popolo dei kurdi.
Dopo la vittoria, Kawa fa accendere fuochi sulle vette delle montagne per comunicare la buona notizia a tutto il paese . Le feste intorno ai falò nell’equinozio di primavera sono un’usanza remota comune ai popoli indoeuropei. Per i kurdi i fuochi del Newroz sono un simbolo di libertà.
Alle ore 19 partirà una fiaccolata da Piazzale della Pace che arriverà in Piazzale dell'Annunziata, con musiche e balli per celebrare il Newroz.
Per l'occasione verrà lanciata la campagna di raccolta farmaci promossa dalla Mezzaluna Rossa Curdistan Italia Onlus, verranno date informazioni sui punti di raccolta, le modalità e la lista completa dei farmaci che occorrono.

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da un nostro inviato

Dall'inizio di questa settimana, in tutta la Spagna si sono susseguite azioni, presidi e cortei contro la legge Wert (ministro dell'istruzione del governo Rajoy, Partido Popular) che prevede tagli enormi per l'intero settore dell'educazione, aumento delle tasse, riduzione della capacità di decisione delle Comunità Autonome ed una massiccia entrata del privato (provvedimenti molto simili a quelli dell'allora ministra Gelmini in Italia, ugualmente in linea ai diktat neoliberisti dell'Unione Europea ed ai loro fantocci nazionali).

Ieri, al culmine delle giornate di lotta, è stato convocato sciopero nazionale di tutto il settore dell'educazione, dalle scuole per l'infanzia all'università. La partecipazione è stata numerosissima, in particolare nelle grandi città: a Madrid in particolare la repressione poliziesca è stata molto forte, e parecchi studenti sono stati fermati.

A Barcellona tra le 150 e le 200 mila persone sono sfilate in corteo da plaza de la Universitat a Catalunya verso plaza Urquinaona. Grande anche la presenza dei sindacati, con la partecipazione di insegnanti, ricercatori e precari.

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La condizione della donna nella Palestina occupata e il suo ruolo nella lotta di liberazione. Intervista ad Abla Sa’dat

In occasione della prima giornata della Settimana di Azione Globale per la Liberazione di Ahmad Sa’adat (17-24 ottobre 2013), pubblichiamo un’intervista rilasciata ad alcuni militanti del Gap da Abla Sa’adat, presidente dell’Organizzazione delle Donne Palestinesi e moglie del Segretario Generale del fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.
Questa prima pubblicazione, incentrata sulla condizione della donna palestinese e su Ahmad Sa’adat, si inserisce nel quadro di una più ampia campagna di diffusione di materiale inedito, raccolto dai Gap durante i campi estivi organizzati in Palestina; seguiranno dunque altre interviste ed altre dichiarazioni, raccolte e tradotte dal Gruppo di Azione per la Palestina.
“La condizione della donna nella Palestina occupata e il suo ruolo nella lotta di liberazione” è disponibile qua sotto, in formato testo, mentre qui potete trovare il pdf scaricabile.

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La condizione della donna nella Palestina occupata e il suo ruolo nella lotta di liberazione.
Intervista con Abla Sa’adat, presidente del Comitato delle donne Palestinesi e moglie di Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).

A.S. Io lavoro all’interno del Comitato per le Donne che non è una sezione a sé stante ma fa parte di un lavoro su un piano politico nazionale, siccome si tenta di integrare il più possibile il ruolo della donna all’interno della lotta del popolo palestinese a tutti i livelli (politico, sociale) e si prova a far entrare le donne in questo ambiente in modo da portare avanti la lotta, a rimanere uniti, e si lavora in tutti gli ambienti, sia nelle periferie, nei campi profughi e nelle città.

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