La mobilitazione organizzata dall’Acta, l’associazione del terziario avanzato
La rabbia di pubblicitari, designer e traduttori. Presidio a Cadorna
La protesta
MILANO – Primo dicembre 2009: i lavoratori della conoscenza di Milano escono dagli uffici, dagli studi, dalle postazioni di lavoro ricavate in salotto. E scendono in piazza. Ore 11.30: occupazione della Triennale. Ore 12: corteo fino a piazza Cadorna. Tutti dentro alla stazione a urlare la rabbia e le ragioni di chi si sente preso a schiaffi dall’Inps. E sbeffeggiato dai sindacati. Non era mai successo prima. E si vede: le signore in corteo con la bici a mano e i professionisti con la ventiquattrore hanno l’aria smarrita del bambino che ha saltato lo steccato per esplorare una terra nuova. «Mai avremmo pensato di dover scendere in piazza. E invece… », allarga le braccia Paolo, webmaster. E poi impugna l’altoparlante e rompe il ghiaccio: «Siamo qui per protestare contro chi ci succhia il sangue e ci mette in ginocchio».
In Triennale la manifestazione ha mobilitato un centinaio di persone. Creative anche nella protesta: una volta entrati nel palazzo dell’arte, i cento si sono stesi sulla gradinata impedendo il passaggio. Le traduttrici erano vestite a lutto, vedove del lavoro spremute dal fisco. Gli altri portavano una sacca di liquido rosso con cui mimavano un doloroso prelievo di sangue. La mobilitazione è stata organizzata da Acta, associazione consulenti del terziario avanzato. Mille iscritti in rappresentanza di circa un milione e mezzo di professionisti in Italia. «Il primo nostro problema è uscire dall’invisibilità», dice Anna Soru, presidente e ricercatrice. L’associazione è il rifugio dei lavoratori della conoscenza che non hanno un ordine o di albo a cui fare riferimento.
Traduttori, comunicatori, ricercatori, pubblicitari, formatori, grafici, designer e altro ancora. «Stiamo lottando contro la crisi a mani nude, senza nemmeno lo scudo degli ammortizzatori sociali. E in tutto questo il governo vuole inserire in finanziaria un aumento della nostra contribuzione alla gestione separata Inps — sintetizza Soru —. Vogliono sfilarci dalle tasche il 28 per cento delle entrate (oggi è il 25,72%) contro il 14 per cento degli avvocati, il 13 per cento dei commercianti, il 21 degli artigiani e il 24 dei lavoratori dipendenti». Ma come mai avete aspettato la crisi per farvi sentire? «Adesso alcuni di noi sono allo stremo», risponde Laura, traduttrice tecnico scientifica. E il sindacato? «Non tocchiamo questo tasto — si indispettisce Laura —. Ci hanno sempre trattato come evasori fiscali. E pensare che i professionisti autonomi pagano le imposte fino all’ultimo centesimo perché lavorano per imprese e pubblica amministrazione che applicano ritenuta alla fonte. La nostra possibilità di evadere è pari a quella dei dipendenti».
Da ” Il Corriere della Sera” 02 dicembre 2009
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