Cariche contro i blocchi alla FIAT di Melfi
Da una settimana gli operai dello stabilimento FIAT di Melfi stanno bloccando l'ingresso alla fabbrica per protesta. I metalmeccanici lottano contro le condizioni di lavoro nella fabbrica: 5000 provvedimenti disciplinari in un anno, licenziamenti dei delegati sindacali e turni massacranti la dicono lunga. E pensare che al suo "debutto in società" (nel 1993) lo stabilimento di Melfi era stato presentato come un miracolo della tecnologia, in cui l'adozione di un'organizzazione del lavoro di avanguardia, il toyotismo, avrebbe assicurato migliori rapporti tra azienda, lavoratori e territorio.
Oggi nessuno crede piu' a quella favola: gli operai chiedono di eliminare la doppia battuta (due settimane consecutive di turni di notte), maggiori diritti sindacali e salari uguali a quelli degli altri metalmeccanici impiegati nelle fabbriche italiane FIAT.
In questa settimana si sono susseguite manifestazioni, blocchi e trattative (fallite) con l'azienda, che firma accordi separati con i sindacati più amici. Il governo dichiara di non voler entrare nella vertenza, in quanto riguarda un'azienda privata. Ma la polizia ha scelto di difendere gli interessi padronali. Quando 35 operai hanno deciso di forzare i blocchi per recarsi a lavorare, la polizia li ha scortati caricando gli operai che hanno opposto solo resistenza passiva, e ferendo 13 persone. La carica della polizia ha generato un'estensione della protesta: in solidarietà con gli operai di Melfi, sono entrati in sciopero lavoratori di altri stabilimenti in tutta Italia, e non solo del gruppo FIAT. I blocchi comunque continuano. E uno sciopero di tutto il settore è stato indetto per il 28 aprile.
Testimonianze da Radio Onda d'Urto: 1 2 3
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