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NICARAGUA 11/02/2004
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Bananeros in marcia

Oggi 11 febbraio, 2.000 lavoratori delle piantagioni di banane arriveranno a Managua, la capitale del Nicaragua, dopo 13 giorni e 150 km di marcia, stremati dalla fatica, dal sole, dalla malattia che ha spezzato i loro corpi, causata dal pesticida Nemagon utilizzato dalle multinazionali Dole fruit company, Chiquita Brown, Dow Chemical, Shell Oil Company.
Nel dicembre 2002 le multinazionali furono condannate dal tribunale nicaraguese, ma la corte nordamericana non convalidò la sentenza per vizi di forma. Oggi le multinazionali hanno fatto ricorso e hanno denunciato per frode alcune migliaia di contadini nicaraguensi accusandoli in base a una legge denominata Legge RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations), utilizzata principalmente per combattere le mafie e le organizzazioni del crimine internazionale organizzato. I lavoratori sono in marcia per la seconda volta per chiedere al proprio governo pieno supporto nella loro causa.
Foto della marcia

[Approfondimenti] [Sito dell' Associazione Italia-Nicaragua] [ Repo21.net] [ Mappa del Nicaragua]

03-03: battaglia vinta
12-02: Occupata la Dole Italia in solidarietà ai lavoratori delle piantagioni del Nicaragua.

ARGENTINA 08/02/2004
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Javier Barrionuevo: a due anni, il suo omicidio resta impunito

Nella notte del 6 di Febbraio del 2002, e' morto Javier Barrionuevo, il primo piquetero assasinato a Buenos Aires. L' omicidio e' ancora impunito. Le organizzazioni che avevano preso parte a quel piquete continuano a reclamare giustizia e lottare per le stesse ragioni che avevano portato Javier a partecipare al suo primo corteo: lavoro, dignita' e cambiamento sociale. Aveva 23 anni e prima non aveva mai avuto a che fare con il movimento. Quella notte la Coordinadora de Trabajadores Desocupados "Anibal Verón" stava realizzando un piquete nella ruta 205 all' altezza di El Jaguel, reclamando posti di lavoro e cibo per le mense popolari. Javier stava bevendo mate con i compagni di corteo. All' improvviso una Ford Falcon senza targa (come quelle che utilizzava la dittatura) ha attreversato lo schieramento piquetero. L' autista era Jorge Batata Bogado, uno sgherro vicino ai circoli menemisti di Ezeiza e alla polizia locale, una delle piu' corrotte e brutali dell' area metropolitana di Buenos Aires. Quando le persone del piquete gli si sono avvicinate per chiedergli che cosa volesse, Bogado senza esitazione ha aperto il fuoco con la sua 9 millimetri ferendo a morte al collo Javier Barrionuevo. Subito dopo e' sceso con la pistola puntata verso l' alto minacciando: "non voglio ammazzarne un altro...". Il piquete era stato presidiato per tutto il tempo da uomini del commisariato n. 5 di El Jaguel che pero' misteriosamente sono spariti all' arrivo di Bogado. In seguito ha regnato solo l' impunita'. Nonostante si sia dichiarato colpevole di fronte alle autorita' Bolgado rimane in liberta'. Gli erano stati dati gli arresti domiciliari in attesa della sentenza, ma nessuno si e' mai preoccupato di attuare la misura restrittiva. Il 23 Maggio del 2003, 15 mesi dopo i fatti, e' cominciato il processo nel tribunale di Lomas de Zamora, dove, nonostante le testimonanze e le perizie accusassero direttamente Bogado e nonostante la sua stessa confessione rilasciata poco dopo l' omicidio, e' stato dichiarato innocente, anche grazie alle premure del giudice Pablo Pando, nipote del ex ammiraglio Lacoste, gerarca della dittatura. Alla presenza dell' MTD e delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani, Bogado e' ritornato a casa scortato come se niente fosse accaduto. I media hanno parlato raramente di questo fatto, e quando e' successo sempre hanno fatto in modo che sembrasse che Bogado fosse un semplice automobilista che si era spaventato a causa dei "violenti piqueteros" e che, legittimamente, si era dovuto difendere.
Venerdi' 6 Febbraio 2004, l' MTD Anibal Veron ha realizzato un escrache davanti al commissariato n.5 di El Jaguel e all' uffiicio di Bogado, per chiedere nuovamente giustizia per la morte di Javier.

foto dell' escrache 1 | 2 | 3 | Indymedia Argentina | ANRed
ECUADOR 04/02/2004
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Attentato contro Leonidas Iza, portavoce indigeno

Domenica 1 Febbraio, alcuni sicari hanno cercato di assassinare Leonidas Iza, presidente della Confederação de Nacionalidades Indígenas do Equador(CONAIE). Due uomini armati hanno sparato a bruciapelo a Iza, a suo figlio Javier Iza, a suo fratello Rodrigo Iza e a suo nipote Daniel Tixe. Iza era appena tornato da l' Avana, Cuba, dove ha partecipato al II Encuentro Hemisférico de Lutìcha contra el ALCA (l' accordo di libero scambio delle Americhe), e si trovava all' ingresso dell' edifico dove ha sede il CONAIE quando e' stato abbordato dai sicari. Al momento degli spari, suo figlio ha fatto scudo con il corpo e per questo ha ricevuto due colpi cosi' come li ha ricevuti Rodrigo Iza. I due si trovano in ospedale, le condizioni di Javier sono gravi. E' forte l' ipotesi dell' esistenza di un complotto per eliminare l' opposizione politica in Equador, anche alla luce di quanto avvenuto venerdi' scorso quando due uomini armati hanno assissanato un funzionario della Petroecuador, Patricio Campana, che stava investigando sopra presunti furti di petrolio. La CONAIE, insieme ad altre organizzazioni indigene, si era mobilitata in difesa della comunita'indigena Kishwa del Sarayacu, nella giungla amazzonica, per impedire lo sfruttamento petrolifero di 200mila ettari di foresta da parte della 'Compañia General de Combustibles' (Cgc), impresa argentina associata alla statunitense Chevron-Texaco, gia tristemente famosa in Ecuador per i disastri ecologici che ha portato. La CONAIE ritiene lo stato ecuadoriano e il governo di Lucio Gutierrez responsabili per quanto e' avvenuto. Guilberto Talahua, coordinatore del Pachakutik - un altra organizzazione indigena - ha denunciato: "Questo e' un attacco politico, perche' ci siamo opposti al governo e alla sua politica influenzata dal fondo monetario internazionale". Il presidente Gutierrez ha condannato l' attento promettendo l' apertura di un' inchiesta.

Foto | Mappa dell' Ecuador | La situazione in Ecuador dopo un anno di presidenza Gutierrez | Indigeni-Gutierrez: un amore finito
BRASILE - DIRITTO ALLA TERRA 02/02/2004
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Vogliamo solo cio' che e' nostro!

La polizia dello stato del Mato Grosso do Sul, la polizia federale e l' esercito hanno organizzato una mega-operazione di 600 uomini, due elicotteri e due aereonavi per sgomberare circa 3000 indios Guarani-Nhandeva e Guarani-Caiova che hanno occupato 14 'fazendas' in un area nel municipio di Japora, nel sud dello stato, assegnata alle comunita' indigene dal governo federale. Gli indios sono della riserva di Porto Lindo, dove 3200 Guarani' vivono spremuti in appena 1600 ettari - mezzo ettaro di terra per persona, quando invece un lotto dell' INCRA (Instituto Nacional de Colonizaçao e Reforma Agraria) dovrebbe misurare per legge 50 ettari. L' esiguita' dell' area rende impossibile la sopravvivenza anche utilizzando le piu' moderne tecniche di agricoltura, e questo e' il motivo per cui i Guarani' del Mato Grosso do Sul registrano il piu' alto tasso di suicidio in Brasile. Lo stesso prefetto di Japora, Sebastiao Aparecido de Sousa, difende le richieste degli indios - "Qualunque brasiliano, qualsiasi essere umano con un minimo senso di giustizia, non puo' essere contrario alla causa indigena... la questione degli indios e' importante, anche se la stampa non se ne cura". Gli indios hanno promesso di resistere fino alla morte nella difesa delle loro terre. In un documento consegnato alle autorita', dichiarano "Volgiamo solo quello che e' nostro, che ci appartiene di diritto, cioe' la nostra terra, non stiamo invadendo le fazendas, stiamo solo rioccupando le nostre terre, vogliamo solo coltivare e raccogliere i frutti del nostro lavoro, e vivere in pace nel nostro ambiente. Se sara' necessario daremo la nostra vita, perche' sempre e' stato cosi', non c'e' posto in Brasile, che non porti i segni del sangue degli indios che diedero la loro vita nella lotta per conquistare i loro diritti e difendere la loro terra". Il 21 Gennaio, di pomeriggio, circa 300 fazendeiros armati hanno attaccato gli indios. Una donna sarebbe stata ferita. Nello stesso di giorno durante la notte, un funzionario del ministero pubblico federale ha annunciato che lo sgombero sarebbe stato momentaneamente sospeso. In base alla proposta del ministero federale gli indios dovrebbero organizzarsi in 8 commissioni ognuna composta da 20 persone e solo queste potrebbero rimanere nelle 'fazendas' occupate. Nel frattempo verrebbe lanciata una nuova indagine sopra queste terre per un eventuale processo di demarcazione. Queste commissioni costituirebbero una forma di pressione degli indios affinche' questi propositi vengano realmente attuati. La situazione ad oggi, 2 Febbraio, non si e' ancora sbloccata, la tensione rimane altissima e gli indios non hanno ancora espresso una posizione rispetto alla proposta del governo.

I Guarani' sono stati insieme con i Tupis (con i quali condividono la stessa lingua), le due piu' grandi e piu' forti nazioni native che abitavano il territorio brasiliano prima dell' arrivo dei portoghesi. Erano i signori del Paraguay, del sud del Brasile, della Bolivia, dell' Uruguay e del nord dell' Argentina, guerrieri e coltivatori di mais.
Secolo XVI - i conquistadores capitanati dal basco Martinez de Irala arrivano in Paraguay e sono ben accolti dai Guarani'. Da quest' incontro ha origine il popolo paraguayo.
Secolo XVII - decina di migliaia di Guarani delle missioni gesuitiche sono ridotti in schiavitu' dai conquistadores al serivzio dei portoghesi dopo la sconfitta definitiva nella battaglia di Mbobore'(1641).
Secolo XVIII - la repubblica gesuitica guarani' prospera e attira l' ammirazione di tutto il mondo fino a che sara' distrutta nella guerra dei Sette Popoli delle Missioni(1754-1756).
Seculo XIX - terzo olocausto guarani': la popolazione maschile viene completamente sterminata durante la guerra del Paraguay(1864-1870).
Inizio secolo XX - grazie agli sforzi di Marechal Rondon e dell' etnologo Nimuendaju, i Guarani' cominciano a ricostituirsi.

Foto dal Brasile: 1 | 2 | 3 | 4

Gli scontri del 21 Gennaio | municipo di Japora | Mato Grosso do Sul | mappa delle riserve indigene nel Brasile meridionale | Indymedia Brasile
REPRESSIONE 01/02/2004
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Repubblica Dominicana: 8 morti durante due giorni di scioperi

Sarebbero almeno otto i morti e parecchie le decine di feriti provocati da incidenti tra manifestanti e polizia nel corso delle 48 ore di sciopero generale proclamate mercoledì e giovedì (28 e 29 Gennaio) contro la politica economica del governo di Santo Domingo. Il bilancio, fornito dal Coordinamento delle organizzazioni popolari (Cop), tra i promotori della protesta, parla anche di circa 300 arresti effettuati dalle forze dell’ordine in diverse località del Paese. Cinque vittime sono state registrate a Santiago, La Romana e Nagua, mentre altre tre persone sono morte rispettivamente nella capitale Santo Domingo a Bonao e San Francisco de Macorís. Ramon Perez Figuereo, uno dei leader del Cop, ha accusato le forze dell’ordine di aver fatto un “uso indiscriminato della violenza” ma la polizia ha replicato che si è trattato solo di interventi volti a sedare “sporadiche proteste”. Sta di fatto che quasi tutte le attività commerciali e amministrative sono rimaste paralizzate a causa dell’astensione dal lavoro indetta per sollecitare il Partito rivoluzionario dominicano (Prd), schieramento del presidente Hipólito Mejía, a ridurre i prezzi dei generi di prima necessità, aumentati di quasi il triplo negli ultimi mesi, del combustibile e dei servizi elettrici e di trasporto. L’opposizione ha chiesto anche l’aumento dei salari di base e degli stipendi dei dipendenti statali.

Foto || Repubblica Dominicana [1, 2]


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