Perugia - Presidio in solidarietà agli ergastolani
Dal 1° dicembre più di 700 ergastolani e circa 11.000 persone tra detenuti non ergastolani, familiari e amici sono entrati in sciopero della fame. Per l’ottenimento dell'abolizione dell'ergastolo.
Il motivo fondamentale per cui esprimiamo la nostra solidarietà ai detenuti, e quindi la volontà di appoggiarli, è il carattere spontaneo che ha determinato questa lotta sin dal principio.
Tuttavia, nonostante tale lotta sia partita da dentro le carceri, legittimando dunque a tutti gli effetti il suo ingresso all'interno del nostro percorso anti-carcerario, sentiamo forte la necessità di ribadire che nessuna riforma carceraria - quale sarebbe appunto l’abolizione dell'ergastolo – potrà appagarci o darci motivo di soddisfazione, dal momento che il nostro fine ultimo è l'abbattimento di tutte le “gabbie”.
Siamo convinti che ogni tipo di protesta proveniente da quelle che sono, secondo noi, tra le persone più oppresse del mondo sia importante per mantenere in vita i focolai della resistenza anche all'interno delle più infami strutture della repressione.
La riforma dell'ordinamento carcerario (legge n. 354/1975 Gozzini e successive modifiche n. 663/1986) ha eliminato fisicamente ogni tipo di associazione tra detenuti, andando ad istituire tramite le varie modalità di isolamento e sorveglianza speciale (14bis 41bis ed E.I.V.) un “carcere nel carcere”. Per questo, crediamo che la solidarietà tra detenuti, dopo l'istituzione di queste leggi psico-assassine volte all'annichilimento e alla distruzione della personalità del carcerato, condannato alla solitudine perenne e alle atroci torture sia fisiche che psichiche dei secondini (vedi moduli F.I.E.S. in Spagna e celle di tipo “F” in Turchia), venga limitata nelle sue forme di espressività.
Il rischio è che la lotta contro l’ergastolo cada nelle sporche mani della politica istituzionale, dato che è già stato redatto un disegno di legge nel quale non solo viene sostituito il termine ergastolo con “reclusione speciale”- che prevede un'inaccettabile fine pena tra i 28 e i 32 anni e che dunque non fa altro che riproporre subdolamente sotto forme differenti una “lenta ed atroce pena di morte”- ma viene anche riproposto a gran voce il ricatto della “Gozzini” (premiando la buona condotta e la produttività lavorativa dei detenuti, etc…).
Riteniamo importante divulgare questa chiave di lettura, in modo da contrastare un'eventuale interpretazione speculativa del solito giornalista faccendiere della stampa di regime che, ovviamente schiava del potere istituzionale, non potrà far altro che gettare letame sulla lotta e soprattutto su quei detenuti che hanno scelto di scioperare fino alla morte!
Affinché le voci dei detenuti non rimangano inascoltate e per ribadire ora e sempre la necessità di un mondo senza galere
IL 19 DICEMBRE A PERUGIA IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ CON I DETENUTI IN LOTTA
LA PASSIONE PER LA LIBERTÀ È PIÙ FORTE DI TUTTE LE GABBIE
FUOCO ALLE CARCERI
ALCUNE INDIVIDUALITÀ ANTIAUTORITARIE
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