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pubblicato il 4.02.07
Milano: apologia del fascismo, 23 persone dal gup
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22 gen 19:08 Milano: apologia del fascismo, 23 persone dal gup

MILANO – E’ in programma il prossimo 5 febbraio a Milano l’udienza preliminare per 23 estremisti di destra accusati di apologia del fascismo. Il giudice deve decidere se rinviare o meno a giudizio alcuni simpatizzanti di Fiamma Tricolore che l’11 marzo 2006 parteciparono a una manifestazione a Porta Venezia, a Milano, esponendo striscioni con simboli fascisti e inneggiando a Mussolini. (Agr)


04/02/2007

CORTEO DELL’11 MARZO
Slogan e saluti romani Sotto accusa 23 neofascisti
Nello stesso giorno gli autonomi incendiarono corso Buenos Aires
08-11-2006
Il pm Piero Basilone ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 23 militanti di estrema destra che lo scorso 11 marzo, lo stesso giorno della guerriglia urbana in corso Buenos Aires, parteciparono alla manifestazione organizzata dalla Fiamma Tricolore.
Secondo la Procura, durante il corteo, furono messe in atto manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, tra le quali saluti romani, cori tipici del Ventennio e altri slogan fascisti. A incastrare i militanti, fotografie e filmati della Digos. Tre i minorenni coinvolti.

Il reato di «manifestazioni fasciste», in caso di un’ipotetica condanna, non prevede più di tre anni di carcere per i 23 estremisti di destra che la mattina dell’11 marzo inscenarono una manifestazione di questo tipo lungo Corso Venezia e in Piazza San Babila. Per questo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore di Milano Piero Basilone nei loro confronti, per quanto inevitabile perché obbligatoria, assume soprattutto un significato simbolico, per così dire, di «par condicio» giudiziaria, visto che l’indulto cancellerebbe le pene. Infatti, in quello stesso giorno, solo qualche ora prima e a poche centinaia di metri, altri estremisti, questi di sinistra, si erano scontrati con le forze dell’ordine mettendo a ferro e fuoco Corso Buenos Aires proprio per protestare contro la manifestazione della Fiamma Tricolore. Per quei fatti, 18 antagonisti sono già stati condannati a 4 anni di carcere su richiesta dello stesso magistrato. Anche loro beneficeranno dell’indulto.
A punire «chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, ovvero di organizzazioni naziste» è l’articolo 5 della legge Scelba, la numero 645 del 1952. Quella che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista.
Il pomeriggio dell’11 marzo, circa 400 attivisti del movimento di estrema destra si radunarono in Corso Venezia. Il corteo era stato regolarmente autorizzato dalla Questura solo dopo che i dirigenti della Fiamma Tricolore avevano spostato la manifestazione, originariamente prevista per il 21 gennaio, quando si celebrava la settimana della memoria. Non era il caso far coincidere momenti dedicate all’Olocausto del popolo ebraico con una manifestazione della Fiamma Tricolore.
Il corteo, guidato da Maurizio Boccacci, ex leader della disciolta formazione di estrema destra Movimento politico occidentale, raggiunse Piazza San Babila, luogo-simbolo della destra milanese, dopo che le forze di polizia avevano fatto ripiegare bandiere con croci celtiche e un fascio littorio. Non mancarono slogan e cori fascisti, ma anche invettive contro l’allora ministro degli esteri Gianfranco Fini, gli americani e la guerra in Iraq. La manifestazione terminò con un comizio chiuso da Boccacci con un saluto romano al quale si unirono molti dei partecipanti.
Ora arriva sul tavolo del giudice per l’udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio che riguarda, oltre allo stesso Boccacci, altri 22 neofascisti identificati dalla Digos di Milano grazie al confronto tra le foto e ai filmati realizzati durante la manifestazioni e quelli custoditi nelle questure di tutt’Italia. L’inchiesta ha coinvolto anche tre ragazzi di età inferiore ai 18 anni. La loro posizione sarà esaminata dal Tribunale per i minorenni.

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