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pubblicato il 20.04.07
Palermo, An guida l'assalto a Scalzone
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Palermo, An guida l’assalto a Scalzone
Scontri all’università a un convegno con l’ex leader di Potop. A guidare l’attacco il capogruppo di Alleanza nazionale alla Regione
Alfredo Paternò
Manifesto
Palermo

L’obiettivo An l’ha centrato, riuscendo a trasformare la presenza di Oreste Scalzone alla facoltà di lettere a Palermo in un corpo a corpo tra militanti di An e studenti di sinistra, accorsi per assistere alla lezione dell’ex leader di Potere operaio e Autonomia. In testa al gruppo di provocatori c’era Salvino Caputo, avvocato, ex sindaco di Monreale e capogruppo di An all’Assemblea regionale siciliana, e con lui Antonio Triolo, candidato alle comunali di maggio, tra i più duri della destra studentesca, oltre al consigliere comunale Raoul Russo.
Assieme a un manipolo di studenti di Azione universitaria, il gruppo di An ha cercato di farsi largo per entrare nell’atrio della facoltà, dove Scalzone aspettava di parlare. Sono volate parole grosse nei suoi confronti, definito «terrorista», e a quel punto è esplosa la ressa. E’ cominciato un lancio di pietre, bottiglie piene d’acqua, bidoni dell’immondizia e sedie, mentre i sette-otto agenti di polizia presenti avvertivano la sala operativa della questura. Nel corpo a corpo sarebbero stati coinvolti anche Caputo e Triolo, tant’è che parecchie ore dopo il parlamentare di An faceva sapere di essersi fatto refertare dal medico del parlamento siciliano, rimediando una prognosi di sette giorni. Il lancio di oggetti, cui hanno risposto gli studenti del collettivo e militanti del centro sociale Ex carcere, è durato alcuni minuti, fino a quando il gruppo di An è indietreggiato. Le pietre hanno colpito anche un fotografo, ferito alla schiena. Gli agenti del reparto mobile sono arrivati quando ormai il clima era più sereno, mentre dirigenti e amministratori di An inondavano di fax ed e-mail le redazioni di giornali ed emittenti tv, denunciando l’aggressione e chiedendo le dimissioni del preside di Lettere, Giovanni Ruffino, e del rettore Giuseppe Silvestri.
Contro la presenza di Scalzone da una decina di giorni era stata messa in piedi una polemica mediatica. Alla fine Ruffino ha negato l’aula, così l’assemblea si è tenuta nell’atrio. Una scelta che probabilmente non è servita a raffreddare gli animi. La versione degli esponenti di An, che hanno mobilitato tutti i dirigenti del partito a cominciare dal segretario regionale Pippo Scalia, non coincide però con quella dei ragazzi del centro sociale e di Scalzone.
«Ho assistito a una gazzarra abbastanza scadente, mi è sembrata una cosa più infima di altre – dice l’ex esponente di Potop – Quando il gruppetto di provocatori è arrivato è stato messo in fuga, non è vero che un paio di An sono stati picchiati. E’ chiaro che c’è stata una reazione, ma solo per metterli in fuga quella gente». Il coro di An contro Scalzone è ovvio: «E’ un terrorista che non può occupare spazi pubblici come quelli di una università». E lui risponde per le rime: «Prima quelli come me o Curcio erano definiti nemici politici, oggi ci chiamano terroristi, definizione assai sfuggente considerato che Bush e Bin Laden se lo dicono reciprocamente». «Ma se il problema è che non vogliono che io parli pubblicamente, allora», suggerisce il “cattivo maestro”, «facciano dei comitati, si battano politicamente, significa che gli spazi poi me li conquisterò come fecero gli operai con i picchetti». Poi se la prende con la polizia. «Non sono solito invocarla, ma mi sembravano come degli avvoltoi, se ne stavano in disparte e poi quando tutto è finito sono intervenuti». C’è spazio per l’amarcord: «Ricordo quando all’università nel ‘68 mi tirarono contro una panca e la polizia intervenne, ma solo per proteggere Giorgio Almirante».

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