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pubblicato il 25.01.09
«Riprendiamo Cox18» La rabbia di Milano
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MOVIMENTI Un grande corteo arrabbiato ma gestito con intelligenza
«Riprendiamo Cox18» La rabbia di Milano
Luca Fazio
MILANO
Il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, è un uomo socialmente pericoloso. E chi lo spalleggia mantenendo un profilo defilato, o senza nemmeno rendersi conto di quello che potrebbe accadere in questa città (ahinoi) laboratorio, forse è ancora peggio. Non pretendiamo che se ne accorga il ministro dell'Interno Roberto Maroni - a lui fa comodo bersi tutte le farneticazioni anarco-br-insurrezionaliste che vengono agitate dalla giunta che sta strangolando Milano - ma sarebbe bello se qualcun'altro in Parlamento se ne rendesse conto - perché, poi, le elezioni, il contatto con la realtà e tutto quanto il resto si perdono proprio perché si è incapaci di porre argini alla finte «emergenze» reazionare che non lasciano vie di fuga. A nessuno. A quei «cattivoni» dei centri sociali, ma anche alla sinistra col soprabito e le mani allacciate dietro alla schiena.
Conchetta è un pezzo della cultura di questa città, per cui va difesa da tutti, senza tanti distinguo. E anche con un briciolo di sano cinismo: potrebbe pure essere una occasione ghiotta per chi non sa da che parte cominciare per rimettersi in contatto con quello che una volta si sarebbe detto il «suo» popolo. Un pezzetto, quello più pensante, ieri si è dato appuntamento in piazza XXIV Maggio, il cuore del quartiere Ticinese sfregiato senza motivo dalla giunta di donna Letizia (a proposito: comincia a dilagare l'adesivo col sindaco a forma di piovra, a quando le magliette? Siamo pur sempre la città della moda...). C'era anche qualche incappucciato fuori controllo che avrebbe potuto inscenare la rivolta disperata? Sì, può essere - e mentre stiamo scrivendo non possiamo nemmeno essere sicuri che non sia andata così - ma non importa, bisognerebbe avere comunque il coraggio di dire che non si toccano i libri della Calusca e l'archivio di Primo Moroni, e non per caso la parola «cultura» era in testa al corteo e nella testa di tanti. «Chi sgombera non legge libri» (uno striscione).
Lo sgombero di Conchetta è stato vissuto come un insulto alla storia di questa città, anche da chi in Cox 18 non ci ha mai messo né mai ci metterà piede. Ecco perché strada facendo erano (eravamo) in diecimila. E poi, il violento non ha il cappuccio, è il vicesindaco. Un provocatore, anche a poche ore dal presidio (non autorizzato) che si è presto trasformato in un corteo (non autorizzato); dopo aver di fatto comandato lo sgombero illegale del centro sociale Conchetta (c'è un causa in corso con il Comune, e anche la «mitica» magistratura milanese ha detto «boh?» davanti alla stupida protervia armata di caschi e manganelli) ieri ha soffiato sul fuoco dettando alle agenzie quella che è la sua strategia politica: «Milano oggi diventerà un'arena». Non si meritava questo favore, e infatti è stata una manifestazione straordinaria - esattamente quello che si meritava.
Volete la «verità» che oggi vi sbatteranno in faccia? Allora, tenetevi forte: scritte, sì tante, e parolacce, una sola, quella che gli ultras regalano all'avversario meno simpatico, qui i milanisti la urlano a Materazzi - ma lui non se la merita - e poi, tenetevi fortissimo, un «esproprio proletario», solo un paio di ragazzini che si sono litigati qualche straccetto in un negozio di via Torino (prendiamo le distanze...). Abbiamo dimenticato: due bidoni della spazzatura rovesciati e un canonico «skazzo» tra manifestanti (quelli buoni che prendono le distanze da quelli cattivi...). E poi, la scena madre, dieci petardi contro gli «sbirri»: la polizia non si muove, il cordone, saggiamente, tiene. Paura? Allora torniamo a noi, a un corteo che, non solo per la tensione, non si vedeva da anni. Milano, una buona parte almeno, ha risposto come doveva: quelli che dovevano esserci c'erano, tutti. Gli altri, che stiano a casa ancora un po' a riflettere, ma questa è una battaglia giusta. Anche per loro. Diciamo solo un nome, non perché ci impressionano i vip, ma solo perché non possiamo pretendere che donna Letizia conosca tutti gli altri. Gabriele Salvatores, non un fanatico, lui c'era: «Conchetta mi sembra sia uno dei centri sociali milanesi che ha sempre seguito la strada della cultura, lo sgombero mi è sembrata una cosa un po' vigliacca e priva di senso». Capito?
Tantissimi altri hanno lasciato a casa il loro sabato pomeriggio e sono tornati in piazza, dopo troppi anni vissuti chissà dove, ognuno più o meno decorosamente disgustato ma lontano dalle «cose» della politica. «Beh, oggi non potevo rimanere a casa, ho mollato il bambino dalla baby sitter e gli ho detto...papà c'ha da fare...». Tutti - grazie a De Corato - sapevano che, per dirla giovane, c'era anche «da fare brutto», eppure...Nuove leve alla prima adrenalina - pronti a dire che sarebbero stati pronti a tutto - e vecchia guardia, passeggiate di mille cortei, a scrutarsi in faccia per dire «che strano ritrovarsi in queste occasioni...». Sì, «anche bello». Mah, «vabbé insomma...». Vecchie talpe dei movimenti che furono (si sfiorano, da anni non marciavano nella stessa direzione), avvocati, scrittori, professionisti, ex giovani geni che sono stati allevati e hanno dato lustro al centro sociale di via Conchetta 18, vecchi amici di Primo Moroni (e la figlia), giornalisti che partecipano per una volta da spettatori, «solidarietà dovuta», e anche le bandiere di Sinistra Critica e Rifondazione (non ci esaltiamo per le bandiere, ma mai come in questa occasione era giusto non lasciare soli i ragazzi di Cox 18). Loro, o quello che solitamente gravita attorno a loro, sono riusciti nel capolavoro di trasformare questa tesissima manifestazione in un bella giornata, con pennellate di intelligenza che mettono anche di buon umore. Scimmiottando la buffonata dell'ecopass (l'aria che tira a Milano è brutta davvero), spuntano alcuni manifesti che ne ritraggono il logo e la foto di De Corato: «Zona a pensiero limitato». Poca musica, ma non era una marcia funebre. Il carro in testa serviva per lo speakeraggio, era doveroso spiegare alla città il perché dei «disagi» e la tanta paura - tutte le saracinesce si abbassavano davanti al corteo improvvisato. Era, ed è, l'unica vera strategia per riprendersi Conchetta, ma per davvero. Tutti, anche quelli che sono rimasti a casa, sanno che Milano certe vigliaccate non le digerisce. E che bisognerà attrezzarsi per resistere, con la testa, ritornando a far politica, a un tipo come De Corato. Ieri, sera, ancora una volta, è stata sua l'ultima parola: «Porteremo in tribunale i responsabili delle devastazioni». Milano da che parte sta?

10.000
TANTE le persone che sono scese in piazza ieri, secondo gli organizzatori, in difesa del centro sociale Cox 18 e contro gli sgomberi della sindaca Moratti

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