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pubblicato il 6.06.09
Caso Ludwig, torna in libertà Abel la "mente" del gruppo neonazista
·
"Sono innocente, non ho niente di cui pentirmi". Ha passato
in cella 23 anni. Il suo complice, Furlan, già scarcerato a gennaio
Caso Ludwig, torna in libertà Abel la "mente" del gruppo neonazista
dal nostro inviato ROBERTO BIANCHIN

Caso Ludwig, torna in libertà Abel la "mente" del gruppo neonazista

Wolfgang Abel
VERONA - Ludwig torna in libertà. Wolfgang Abel, ritenuto dai magistrati la mente del gruppo neonazista che nel nome di una folle "crociata purificatrice" uccise 15 persone tra il 1977 e il 1984, domani terminerà la sua pena. Condannato a 27 anni di carcere insieme al suo complice Marco Furlan, tornato libero dal 9 gennaio, ha passato in galera 23 anni. Quando fu arrestato, il 3 marzo 1984, mentre insieme a Furlan stava tentando di incendiare la discoteca "Melamara" di Castiglione delle Stiviere, vicino a Mantova, aveva 25 anni. Oggi ne ha 50. Sta finendo di scontare gli ultimi due anni di arresti domiciliari, decisi dal tribunale di sorveglianza dell'Aquila, nella villa dei genitori ultraottantenni a Montericco di Negrar, sulle colline del veronese. E come Furlan, con cui ha rotto i rapporti da vent'anni ("Non abbiamo litigato, ma le nostre strade si sono divise"), continua a proclamarsi innocente, "vittima di una persecuzione".

Tedesco di Monaco di Baviera, cresciuto a Verona, laureato in matematica, figlio dell'amministratore delegato di un'importante compagnia di assicurazioni, aveva creato un gruppo che si definiva come "gli ultimi eredi del nazismo" nei volantini di rivendicazione siglati dal motto delle SS "Gott mit Uns", Dio è con noi. "Il fine della nostra vita - scriveva - è la morte di quelli che tradiscono il vero Dio". Per sette anni Abel e Furlan, ricchi e colti rampolli della Verona bene, hanno ferocemente massacrato a colpi di spranghe e di martello, da soli o con altri complici, peraltro mai individuati, zingari, balordi, tossicodipendenti, prostitute, omosessuali, preti, frati, frequentatori di sexy club e porno cinema. A Verona, Padova, Venezia, Vicenza, Trento, Milano, Monaco di Baviera.

Cinque tentativi di suicidio alle spalle in carcere, oggi Wolfgang Abel appare molto diverso da quel bel ragazzo alto, magro e tenebroso, il ciuffo di capelli neri alla Delon dei giorni dell'arresto. I capelli sono brizzolati, corti, il volto tirato, intorno agli occhi un reticolo di rughe. Ma nessun tentennamento. Nessuna ammissione di colpa. "Mi sono sempre proclamato innocente, non ho niente di cui pentirmi". Neanche il carcere lo ha cambiato: "Questi anni non mi hanno scalfito. È come se non fosse successo nulla. Sono rimasto congelato". Ora dice che vuole solo lavorare. L'azienda di un amico di famiglia gli ha promesso un posto. Carattere duro, forte, dominante, lucido e freddo e "di intelligenza elevata", come scrissero i periti. Ma anche pervaso da un "vero delirio a struttura paranoicale". Neanche adesso che è tutto finito, che torna libero, salvo ripensamenti dell'ultima ora da parte dei giudici, ammette qualche colpa.
Anzi. A febbraio, quando pensava di uscire, e invece gli prorogarono i domiciliari, era sbottato: "Le prove se le sono inventate. Non hanno mai fatto una perizia seria. Io sono vittima di una persecuzione. I giudici hanno voluto trovare dei colpevoli e ci hanno incastrato". Stessa linea tenuta da Furlan, che al processo aveva sostenuto che le prove gliele avevano costruite addosso. Quarantanove anni, veronese, figlio di un noto chirurgo, laureato in fisica e ingegneria, Furlan, libero da gennaio, adesso vive a Milano, dove lavora in un'azienda come progettista di sistemi informatici. Si sta occupando della messa a punto di un dispositivo elettronico "capace di eliminare il male dal cervello".

A chi gli sta vicino, Abel racconta che non ha mai pensato di fare del male a qualcuno, e che non ha mai fatto parte di alcuna organizzazione neonazista perché non ha "mai condiviso quelle idee" professate da gente che gli fa "solo pena" perché "sono degli ignoranti". Si definisce "una persona liberale" che non si sarebbe mai sognata di dare fuoco a un cinema a luci rosse. Sul fatto di aver tentato di incendiare una discoteca, quando l'hanno arrestato, minimizza: "Un atto di vandalismo giovanile, solo una vendetta per passate rivalità tra discoteche. Ludwig non c'entra nulla".

(5 giugno 2009)

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/cronaca/ludwig-abel/ludwig-abel/ludwig-abel.html

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