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pubblicato il 10.03.06
La destra che spia.
·

WATERGATE ALL’AMATRICIANA
by Fabrizio Casari Friday, Mar. 10, 2006 at 11:12 AM mail:

Pedinamenti. Intercettazioni. Infiltrazioni. Compravendita di dati sensibili. Non è l’ultima avventura di un film di spionaggio, né l’edizione aggiornata di un racconto d’oltre cortina. Si tratta della parte meno nobile, ma non meno importante, di una vicenda che riguarda la legalità del paese e la privacy di chi lo abita e che ha nei titoli di coda la campagna elettorale del Lazio, che ha visto la sconfitta di Francesco Storace e la vittoria di Piero Marrazzo.
La competizione elettorale era stata contrassegnata da episodi controversi, quali l’esclusione della Mussolini dalle liste elettorali, poi riammessa a seguito di ricorso post digiuno. La nipote della destra vera, quella che non cerca di nascondersi dietro il bavero degli arricchiti, era estranea, anzi in competizione, con la lista Storace. Nessuna sorpresa, visti i non buoni rapporti tra i due e, soprattutto, il tentativo della Mussolini di strappare voti all’area della cosiddetta “destra sociale” per traghettarli alla sua nuova formazione, quella della destra asociale.

Succede però che non tutto fila come dovrebbe: tabulati elettronici di schede elettorali grossolanamente manomessi, intrusione illegale negli archivi elettronici della anagrafe del Comune di Roma ed altre finezze in stile, rammentano come la poltrona di Governatore del Lazio sia cosa seria. Ma la vittoria di Marrazzo sembrava aver messo a tacere la penosa quanto grave vicenda.

Fino a mercoledì scorso però, quando in una inchiesta sulle mazzette pagate dagli istituti di vigilanza milanesi per ottenere appalti, nel corso di una perquisizione i Pm recuperano un cd rom dal quale sembra si evidenzi, oltre ogni ragionevole dubbio, che molti investigatori privati corrompevano agenti di polizia ed operatori di gestori telefonici per ottenere informazioni riservate su persone ed aziende. Una sorta di mercato parallelo ed illegale dei dati sensibili, un suk animato da cialtroni in cerca di materiale con il quale acquistare, vendere e, preferibilmente, ricattare.

L’inchiesta ha fatto scattare perquisizioni e manette a Milano, Padova, Novara, Firenze e Roma. Sono coinvolti due marescialli della Guardia di Finanza, un ispettore di polizia, undici investigatori privati e due funzionari di Telecom Italia. In sostanza, nelle trecento pagine di ordinanza redatte dai pm, si dimostra – pare con documentazione probante – il traffico delle banche dati che passavano nelle mani di un piccolo network d’investigatori composto, almeno a quanto si sa fino ad ora, da almeno cinque agenzie d’impiccioni.

La catena era sostanzialmente questa: i dipendenti Telecom vendevano i tabulati contenenti le conversazioni intercettate ed i nomi cui risultavano intestate le utenze; il poliziotto forniva la situazione completa dei soggetti coinvolti nelle intercettazioni: carichi pendenti, certificati penali, informazioni su procedimenti in corso o passati, oltre a quanto disponibile nel cervellone del Vicinale. E i finanzieri? A loro toccava il compito di produrre dati sulle eventuali pendenze fiscali delle società e di raccogliere ulteriore materiale grazie a perquisizioni negli uffici delle stesse, organizzati con la scusa di “verifiche fiscali”. Chi pagava otteneva soffiate su questioni d’affari: concorrenza tra aziende, inchieste su dirigenti considerati “a rischio fedeltà”, indagini necessarie alla conoscenza di strutture commerciali con i quali si sarebbe potuto entrare in contatto. Insomma, un bel campionario d’illegalità. Resta da accertare se i clienti di questi benefattori della trasparenza fossero o no a conoscenza dei metodi seguiti per produrre le informazioni che venivano acquistate.
Le accuse vanno dal falso alla corruzione, alla violazione del segreto d’ufficio.

Uno degli uffici perquisiti a Roma è quello di Niccolò Accame, braccio destro di Storace, ora Capo della Comunicazione del Gabinetto del Ministro della Sanità. Che sarebbe stato in contatto con Pier Paolo Pasqua, titolare della SSI.
Il mestiere di Pasqua pare dedicarsi ad un tipo di comunicazione non propriamente istituzionale, comunque non certo ortodossa. Qual era quindi lo scopo del rapporto tra i due?

La vicenda assume toni inquietanti, perché sul versante romano dell’inchiesta viene ricollegata alla denuncia di Piero Marrazzo, che nelle vesti di candidato alla Presidenza della Regione, si era rivolto alla magistratura perché spiato.
I carabinieri scoprono, pochi giorni dopo, che Marrazzo sapeva ciò che diceva: un giovane investigatore era infatti appostato fuori della sede del comitato elettorale del centrosinistra. Dalla sua Y-10, fotografava chiunque entrava e usciva dalla sede, oltre alle targhe delle auto con le quali si muoveva Marrazzo, non certo per verificare la puntualità del bollino blu.

I carabinieri, che a pedinare sono più bravi del giovane spione, scoprono che finito il lavoro sotto la sede del comitato, costui si reca regolarmente negli uffici della Regione Lazio e contatta per telefono alcuni esponenti dello staff dell’allora Presidente della Regione Storace e del suo comitato per la rielezione.
A definire il rapporto tra Niccolò Accame e Pier Paolo Pasqua interviene Francesco Storace, che in conferenza stampa al ministero della Salute a proposito delle accuse riguardo agli “spioni” e spiega: “Far bonificare gli ambienti é una elementare forma di prudenza in campagna elettorale; e’ stata la Ssi a fare la bonifica perché Pasqua era conosciuto, é un ragazzo di destra. Infatti mi ha meravigliato vederlo nelle liste della Lega e di Raffaele Lombardo”. Come se la Lega fosse di sinistra…

In sostanza Storace rivelerebbe il motivo del rapporto tra Accame e Pasqua, alla quale il suo portavoce si rivolse “perché temeva che qualcuno ci spiasse”. Pasqua non trovò nessuna cimice, segno evidente che solo Marrazzo aveva subito pedinamenti, intercettazioni e via spiando. Se quindi Accame sarebbe giustificato nella relazione con Pasqua, risulta comunque stravagante che un Governatore della Regione Lazio, preoccupato per la sua sicurezza e privacy, scelga di rivolgersi ad un’agenzia privata piuttosto che rivolgersi alla magistratura, neanche fosse un odontotecnico padano. Un’agenzia peraltro che, stando all’inchiesta, intossicava o bonificava, a seconda delle richieste del cliente.
Un bravo ragazzo di destra questo Pasqua. Un Marlowe ‘de noantri.
da indymedia

Banda di spie, il Gip scrive
by reporter Friday, Mar. 10, 2006 at 9:23 AM mail:

L’ordinanza di arresto per 16 indagati del giudice Belsito
“Investigazioni parallele per falsare l’esito delle elezioni”
Banda di spie, il Gip scrive
“Licenza di intromettersi nella vita altrui”

MILANO – La chiamavano vicenda “Qui, Quo e Qua”, dove Qui stava per Alessandra Mussolini, Quo per Piero Marrazzo e Qua per un personaggio che non è stato al momento identificato. Con i tre nomi disneyani alcuni degli arrestati nell’inchiesta sui detectives privati corrotti e sulle intercettazioni abusive definivano gli oggetti del presunto ‘spionaggio’ politico alla vigilia delle elezioni regionali nel Lazio.

Questo è soltanto l’aspetto più eclatante, e che ha scatenato un immediato terremoto politico, di un’inchiesta della Procura di Milano che spazia su diversi fronti. L’ordinanza – con la quale il gip Paola Belsito ha disposto l’arresto di 16 persone tra investigatori di agenzie private, due finanzieri, un poliziotto e due dipendenti di società telefoniche – è racchiusa in un voluminoso plico di oltre 300 pagine.
Tra le considerazioni preliminari, il giudice osserva: “Quello che emerge dall’indagine è uno sconfortante e poco rassicurante squarcio sul mondo degli investigatori privati, la parte evidentemente malata e patologica di quel mondo che interpreta il proprio ruolo in maniera assai disinvolta”.

Il gip parla dell’appropriarsi di una “vera e propria licenza di intromettersi nella vita personale e professionale degli altri, senza alcun rispetto per la privacy, per la libertà e per l’inviolabilità di certi diritti”.
Ci si trova di fronte, è scritto nell’ordinanza, a “investigatori che si industriano, si organizzano, si coalizzano e si associano per un fine di lucro, trasformandosi, grazie all’aiuto di pubblici ufficiali o di incaricati di pubblico servizio corrotti e/o infedeli in spioni con pochi scrupoli”.

Spioni che ricevono l’incarico di raccogliere informazioni riservate sul conto di personaggi di ogni genere, anche di rilievo politico. A questo proposito il gip osserva, in generale, che “raramente si apprende la ragione dell’incarico conferito ad una agenzia e ancor più difficilmente si riesce ad identificare chi in concreto ha commissionato le investigazioni”. Ma aggiunge che appare comprensibile come il ricorso al sistema delle “investigazioni parallele” nasconda “la volontà o comunque il tentativo di condizionare un certo risultato o magari di falsarne l’esito”. Questo sistema “diviene uno strumento per gettare discredito sul concorrente, per mascherare un socio che si presume infedele, per sconfiggere un avversario sgradito e pericoloso.

La vicenda “Qui, Quo e Qua”: le indagini e l’esito delle intercettazioni fatte dagli inquirenti portano a dimostrare, sottolinea il gip, che l’incarico di investigare sui tre personaggi (solo la Mussolini e Marrazzo identificati, come si è detto) venne “affidato”alla fine di febbraio 2005 a Pierpaolo Pasqua, titolare della Security Service Investigation, “da un soggetto inserito presso la Regione Lazio ed interessato all’esito delle elezioni regionali del Lazio che si sono svolte il 3 e 4 aprile del 2005”.

Da quel che risulta agli atti dell’inchiesta il 24 febbraio 2005 Pierpaolo Pasqua ebbe una conversazione telefonica con un certo Niccolò, che viene ‘ragionevolmente’ identificato per Niccolò Accame, “che era all’epoca dei fatti di cui si discute legale rappresentante dell’Associazione Lista Storace”. Il gip precisa che nei suoi confronti non vi sono richieste da parte del pm, né risulta indagato. Nella telefonata si parla di “un certo ‘intervento’ da fare a Roma nel fine settimana, per fare bene il quale è necessario un tecnico. Si sarebbe trattato, secondo gli inquirenti, di un lavoro di bonifica ambientale all’interno di uffici della Regione.

Dalle indagini è emerso che gli ‘spioni’ avrebbero raccolto per il ‘committente’ una serie di dati che riguardavano non solo Marrazzo, ma anche la moglie. Ma è dalle osservazioni dei pm, riportate nell’ordinanza del gip, che emerge un quadro – da accertare – secondo cui “Qui, Quo Qua sono tre persone che rientrano in un piano finalizzato ad agevolare la vittoria elettorale di Francesco Storace, all’epoca governatore in carica della Regione Lazio”.

Secondo la pubblica accusa, si sarebbe trattato di “un piano che nelle originarie intenzioni mirava in parte ad ostacolare la lista del deputato Alessandra Mussolini, candidata alle elezioni regionali in contrapposizione alla lista del governatore Francesco Storace, in parte a tentare di screditare Piero Marrazzo, candidato alle medesime elezioni, e, infine, sia pure con minor grado di attendibilità, a tentare di screditare un’ulteriore persona verosimilmente dello schieramento politico opposto a quello dell’allora governatore Francesco Storace”.
(9 marzo 2006)
da indymedia

Intercettazioni, interrogatori a Roma
Castelli: “Una brutta storia”
Rutelli: “Storace furbetto del quartierino”

ROMA – Si spostano a Roma le indagini di Milano sullo spionaggio politico. Un programma di intercettazioni abusive che ruotava attorno al gruppo di investigatori privati e che ha portato 16 persone in carcere. Nel mirino degli “spioni” sia Alessandra Mussolini che Pietro Marrazzo, competitori dell’‘attuale ministro della Salute Francesco Storace durante le elezioni regionali del 2005. E proprio su Storace su un presunto coinvolgimento di Storace nella vicenda si sta scatenando una dura querelle politica. Una vicenda che il ministro della Giustizia Roberto castelli definisce “una brutta storia, spero sia fatta chiarezza”,

Nel carcere di Regina Coeli, su rogatoria disposta dai giudici di Milano, il gip romano Guicla Mulliri svolgerà l’interrogatorio di garanzia di Gaspare Gallo e di Pierpaolo Pasqua arrestati nella capitale ieri. All’interrogatorio assisterà anche il pm di Milano, Stefano Civardi, uno dei magistrati ai quali è affidata l’inchiesta sulle intercettazioni abusive. In mattinata lo stesso pm Civardi affiancherà il pubblico ministero romano Francesco Ciardi nell’interrogatorio di Pasqua, titolare di una agenzia investigativa
coinvolto nell’inchiesta.

E sulla vicenda interviene Francesco Rutelli che definisce Storace “il furbetto del quartierino”. “Dall’inchiesta emerge che abbiamo a che fare con una situazione veramente grave, seria – dice il presidente della Margherita Francesco Rutelli, dai microfoni di Radio 24 – Si chiamano Casa delle libertà e qualcuno in casa loro si mette a spiare le mogli dei candidati, a entrare nella privacy, a fare incursioni nelle telefonate, entrare negli elenchi dell’anagrafe”.

“Dobbiamo saperne di più – insiste il leader della Margherita – ma ho trovato deludente la risposta di Fini, una risposta difensiva, non mi sembra appropriato. Quello che è emerso già imporrebbe una presa di distanze esplicita e netta, se davvero il Governo ha intenzione di essere trasparente rispetto ad una vicenda dai contorni così inquietanti”.
da repubblica

IL DOCUMENTO. Le intercettazioni delle telefonate tra
il portavoce del ministro e gli investigatori privati
“Su Qui, Quo Qua tutto okay
e Ciccio forse va agli Interni”
“Sapevo che prima o poi ci facevano fare delle zozzerie”

Il ministro della Salute Francesco Storace
MILANO – Investigatori surreali, Magnum PI con la pancia, l’accento romano, e la Y10 al posto della Ferrari. Gente strana, chiacchierona, ciarlatana, un po’ millantatrice e un po’ pericolosa. Però introdotta o, per dirla alla maniera loro, “ammanicata”, e anche molto bene. Almeno quanto basta per poter andare senza pass in giro per i piani alti del palazzo della Regione Lazio, per dare del tu a Francesco Ciccio Storace, o per rivolgersi con toni un po’ troppo confidenziali a Niccolò Accame, uomo ombra dell’attuale ministro della Salute, nonché alto dirigente dello stesso ministero. Un po’ fumetto, un po’ spy story, un po’ commedia vanziniana, per capire fino in fondo il livello medio-basso della trama di questa vicenda bisogna leggere le intercettazioni. Eccole.

LA ZOZZATA
24 febbraio 2005. Ore 20. 08. Nicolò Accame chiama Pierpaolo Pasqua (l’investigatore privato).
N: Ciao sono Nicolò come procediamo?
P: Sabato o domenica riusciamo a fare l’intervento.
N: Tu hai bisogno di niente da me? di altre cose che ti dica o sei già arrivato dove volevi? Hai avuto riscontro su quel nome che ti ho dato?.
P: Sto avendo tutti i riscontri necessari.

26 febbraio, 19,01. Pierpaolo Pasqua, l’investigatore arruolato da Accame, parla con Gaspare Gallo un suo collega di come condurre l’operazione “Qui”, quella della Mussolini.
G.”Bisogna entrare al momento giusto e far sparire le cose al momento giusto”.
P.”Io te l’avevo detto che prima o poi ce la chiedevano una zozzata”.
3 marzo, ore 4,33. Un giorno prima della chiusura delle liste Pasqua riceve la telefonata di un uomo non identificato, la procura sospetta che l’uomo si trovi nella sede di Alessandra Mussolini dove sta alterando i fogli con le firme per le candidature.
P. “Quanti ne hai?”
U. “Ne ho fatte 5 per 80 fogli, quindi 400 fogli con 5 ripetizioni
P. sono 3200 comunque invalidi, perfetto sono sufficienti”.

IL TELEGRAMMA
5 marzo 17,30 Pasqua e Gallo discutono su come denunciare anonimamente le “irregolarità” della Mussolini.
P. “Hai tu una scheda non riconducibile a qualcuno? devo mandare un telegramma che deve essere anonimo”
G. “Anonimo lo posso fare anche da un bar”
P. “Però il telegramma ti addebitano il costo su una bolletta”
G. “Ma scusa se vado alla posta a farlo e non do i miei documenti?”
P. “Certo che ti chiedono i documenti, se vado da un pony express ho paura che non faccio in tempo e in ogni caso mi chiedono i documenti, porca puttana non so come fare. Tutto fatto bene tutto lavorato, tutto costruito e adesso non so come cazzo fare. E se freghi il telefonino a qualcuno?”
G. “Eh si può fare, lo frego a qualcuno”.
P. “Fai sta cosa e poi glielo fai ritrovare”.
G. “E’ un bel casino… lettera anonima niente?”
P. “Se potevo imbustà ‘na lettera avevamo risolto, ma non gli arrivava domani”.

CICCIO E ALEMANNO
28 febbraio, ore 21. Pasqua chiama la moglie Costanza: “Gaspare è rimasto impressionato dalle mie conoscenze politiche: ieri ho avuto un appuntamento sono andato senza farmi registrare arrivando direttamente alla presidenza. Ho visto Ciccio (Francesco Storace, ndr) che aveva in linea Alemanno. Ha detto alla sua segretaria di farlo attendere perché stava parlando con Pierpaolo. Gaspare si è reso conto che ciò che stiamo facendo, pur non guadagnando molto è una scommessa per il futuro. Questo (Ciccio, ndr) oggi sta alla Regione, e domani può andare al ministero degli Interni.

1 marzo, ore 22,06. Pasqua commenta con la moglie la chiusura dell’operazione Mussolini (Qui), e l’inizio dell’indagine su Marrazzo (Quo):
P. “Fra oggi e dopodomani chiudiamo Qui, poi bisogna cominciare ad occuparsi di Quo e di Qua”.
C. “Ma non può essere un a cosa un po’ pericolosa?”
P. “Un pochetto sì, non c’è niente di pericoloso”
C. “Speriamo che non si hanno guai”
P. “No basta che rivincano, perché devono rivincere, perché se no se non rivincono tutti a casa andiamo…”
C. “Vabbè scusa se non rivincono loro chi vince? Marrazzo?”.

LA MOGLIE DI MARRAZZO
22 marzo, ore 18,15. Gallo parla col maresciallo Franco Liguori (suo complice) per scovare i redditi della moglie di Piero Marrazzo (Roberta Sardoz).
F. “Ueh senti, Sardo Rosarita per me non esiste, ho provato con Sardo, con Sardi, solo con Rosa, solo con Rita, in tutti i modi possibili immaginabili, hai il codice fiscale tu per caso?”
G. “Non ce l’ho dietro, però. Comunque l’ho verificato, è corretto”.
F. “Eh vedi corretto corretto, ma pure con Marrazzo, alla fine, era Pietro e non era Piero”.
G. (gli detta il codice fiscale)
F. “Allora Serdoz Roberta non c’entra proprio un cazzo con quella… La data di nascita corrisponde 10.8.68”.
G. “Questa è l’intestazione di un telefonino, quindi che cazzo hanno scritto… l’hanno estrapolato probabilmente hanno scritto una cosa per un’altra”. Dieci minuti dopo viene intercettato un Sms del maresciallo a Gallo: “Ma non facevi prima a dirmi che era la moglie di Marrazzo?”. Sms di risposta: “Non lo sapevo”.

5 aprile, ore 10 e 39. Il maresciallo Liguori chiama Gallo.
L. “Senti un po’ ma adesso che ha perso le elezioni ti paga lo stesso?”
G. “Veramente mi ha già pagato”.

(10 marzo 2006)
da indymedia

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