Cile - 60° giorno di sciopero della fame

Compagne e compagni tutte/i:

Dalla ex-Penitenziario di Santiago, un fraterno abbraccio a tutti voi che ci accompagnate in questo momento di lotta che stiamo portando avanti.

Certo, ci rendiamo che che gli aborti in uniforme verde che ci sorvegliano facciano orecchie da mercante di fronte alla nostra situazione.

Dichiariamo pubblicamente che il vicario della pastorale sociale, mons. Alfonso Baeza, ci ha dato tutto il suo appoggio e che ha fatto tutto quel che poteva per gestire una rapida via d'uscita da questa situazione, salvaguardando così la nostra salute e la nostra stessa vita.

Dichiariamo anche che la settimana scorsa la croce rossa internazionale è venuta a visitarci per conoscere il nostro stato di salute e la nostra situazione, ma dopo la visita non ha fatto nulla.

Rivolgiamo, in modo specifico, le nostre accuse al direttore carcerario dell' ex-Penitenziario di Santiago, sig. Concha (ex-cni - servizi segreti) quale unico responsabile del nostro deterioramento psico-fisico e fomentatore del maltrattamento, dell'assassinio e delle violazioni dei diritti umani nella calle 12 (sezione di punizione di questo carcere).

La costante persecuzione che abbiamo ricevuto da parte della gendarmeria, l'indifferenza con la quale è stata trattata la nostra situazione "come un caso domestico", la mancata consegna di referti medici sul nostro stato di salute a noi ed ai nostri familiari, la sporca strategia di divisione messa in atto dai magistrati (offrendo benefici separati e solo ad alcuni compagni), la punizione contro il nostro compagno di sciopero Patricio Zuluaga (per averlo trovato a parlare con la famiglia con un cellulare), l'inesistente volontà della gendarmeria di permettere l'ingresso di liquidi (succhi o acqua minerale) e di permettere i colloqui ai nostri familiari (che non vediamo da un mese) ci porta a sollecitare tutti voi che appoggiate la nostra causa di prigionieri politici e sociali in sciopero della fame a prendere il posto che noi lasciamo e a realizzare ciò che al sistema non conviene.

E' oggi doveroso riempirsi di forza e di coraggio per affrontare il nemico rappresentato dai poteri legislativo e giudiziario che ci condanna con pene fino ai 29 anni di carcere, mantenendoci separati, in sezioni diverse dell'ex-Penitenziario, senza aver accesso a laboratori né al reinserimento lavorativo, senza avere un trattamento degno per noi, i nostri familiari e gli amici nei colloqui, senza poter scegliere per qualche beneficio, punendoci per il nostro passato sovversivo e lasciandoci morire di fame nei peggiori antri che questa società ha creato per reprimere e sterminare tutti coloro che lottano per la dignità del popolo.

Sappiano tutti i carcerieri che noi siamo ribelli e che difenderemo sempre il diritto a vivere con dignità.

Sappiate che la nostra causa, come la causa mapuche, come la causa dei fratelli in Argentina e in Brasile, come ovviamente la causa dei compagni che si trovano nel MAS (carcere di massima sicurezza) è completamente legittima e noi, dalla nostra trincea di lotta, continueremo a levare in alto la voce contro questo maledetto sistema che ci reprime e ci tortura.

Saluti a tutti i nostri amici e compagni che seguono la nostra lotta, che appoggiano le manifestazioni e i presidi. Senza di voi lo sciopero non sarebbe potuto giungere a queste circostanze: 60 giorni di sciopero della fame.

Vi ringraziamo tutti, vi salutiamo: "Fino a vincere o morire"

ALBERTO OLIVARES
SERGIO BASQUEZ
OMAR CIFUENTES
PATRICIO ZULUAGA
JORGE JARA

COORDINADORA DE EX COMBATIENTES POLITICOS EN PRISION
lunedì, 22 dicembre 2008

presospoliticosexpropiadores.entodaspartes.net

Mar, 23/12/2008 – 19:45
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