Contributo alla lotta dei detenuti
SCIOPERO DELLA FAME DEGLI ERGASTOLANI
“La speranza per gli ergastolani non esiste, la speranza per noi è la lotta”
Un ergastolano
Sabato 1 dicembre 2007 inizia in tutta Italia uno sciopero della fame dei detenuti ergastolani. Più di 700 persone digiunano nelle carceri per chiedere l’abolizione della pena dell’ergastolo.
Alcuni di loro hanno dichiarato che continueranno lo sciopero ad oltranza, cioè fino alla morte o fino a quando non saranno accolte le loro richieste. Questi detenuti non sono soli: più di 8000 persone, fra detenuti comuni, famigliari e amici li sosterranno anche da fuori, con iniziative di solidarietà e scioperi simbolici per far conoscere questa loro lotta.
Sono tanti anni che le patrie galere non sono attraversate da un fermento di questo tipo, in cui tante persone si autorganizzano con l’obbiettivo comune di poter nuovamente influire sulle proprie vite, esigendo una speranza di libertà da troppo tempo negata.
Perché è importante sostenere questa lotta ?
- Perché mai come in questo momento di caccia al capro espiatorio (allo straniero, al diverso, al povero) considerato la causa principale dei nostri mali e delle nostre vite sempre più precarie, questa lotta ci dà un segnale diverso, una boccata d’aria fresca che sa di libertà, di solidarietà fra eguali.
Una lotta che quindi, per forza di cose, va controcorrente in questa nostra società cupa, isolata, rancorosa, impaurita,”forcaiola”, e percorsa da una pericolosa guerra fra poveri.
- Perché il carcere (e l’ergastolo ancora di più) con il suo isolamento, le sue torture psicologiche, con le sue umiliazioni, le morti misteriose, serve solo a piegare l’individuo, a renderlo docile e schiavo, non certo a redimerlo. Quelle quattro mura servono solo a nascondere, a domare le profonde contraddizioni e le disuguaglianze che attraversano la nostra società.
Ci impauriscono, ci minacciano, ci rendono diffidenti l’un l’altro. E non risolvono nulla.
- Perché nessuno rimane uguale a se stesso e tanto meno al “reato” commesso.
- Perché con questa lotta, dentro le carceri, i detenuti sono tornati finalmente a parlarsi, a confrontarsi, a rompere l’isolamento che li divide, mettendosi nuovamente in gioco e quindi lottando insieme per i propri interessi.
“Fra gli ergastolani in questo periodo tira un aria diversa, non siamo più complici silenziosi e supini dei nostri guardiani” scrive uno di loro. Un ottimo esempio da seguire anche per noi qua “fuori”, noi nel mondo“libero”.
SOLIDARIETA' AI DETENUTI IN LOTTA
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