Genova - Continua la rivolta nel carcere di Marassi e silenzio dei media su Rebibbia

Dalle testimonianze di un sindacalista dei secondini: "Ieri sera intorno alle ore 23 circa i detenuti della Casa
Circondariale Genova Marassi hanno dato vita ad una vera e propria rivolta. Con l’incendio di materassi, schiamazzi, urla e battitura delle stoviglie [...] nonostante le poche unità in servizio la Polizia Penitenziaria in servizio a Genova Marassi sia riuscita, comunque, a gestire la protesta e mantenere l’istituto in sicurezza".

"Ormai è anche un problema di ordine pubblico, di ciò sia consapevole chi ha diretta responsabilità nella gestione. A cominciare dal provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria a finire al Prefetto di Genova. Stanotte è andata bene, per così dire. Non si registrano feriti o contusi. Ma potrebbe non essere sempre così". "È pur vero  che quando si ammassano esseri umani in pochi centimetri quadrati dove manca pure l’aria per respirare occorre mettere nel conto questo tipo di reazione."

Oltre 63.300 detenuti, il governo continua imperterrito a sputare proclami securitari, allontanando ogni spiraglio per indulti o amnistie. Da un lato si continua ad innalzare di mese in mese la soglia di tollerabilità, che come per ogni nocività dalle radiazioni, alle contaminazioni OGM, alle emissioni di CO2, deve stare al passo con le esigenze del sistema, dall'altro si riduce il problema del sovraffollamento ad una questione di edilizia, con un piano carceri che mira principalmente a trasformare, con l'ingresso dei privati, la privazione della libertà in un grande affare per aziende e imprenditori. L'unico problema che il potere si pone su questo versante, è di come operare la carcerazione di massa e trarne in qualche modo profitto. In tutte le carceri italiane da Trieste dove è stato istituito un registro per la rotazione dei materassi a terra che consenta a tutti di coricarsi su una branda almeno per un paio di notti a settimana, a Favignana dove dai rubinetti esce acqua salata, lo stato Italiano tortura ogni giorno decine di migliaia di persone. Da Rebibbia a Marassi sta accendendosi una miccia, la tortura della carcerazione amplificata da condizioni di sopravvivenza disumane ne accellerano la combustione. Il sovraffollamento, che il capo del DAP Franco Ionta definiva "condizione fisiologica" dell'apparato sociale di digestione degli scarti umani del capitalismo, sta innescando la rabbia e il fuoco della lotta all'interno delle scatole di carne umana in ferro e cemento.

Solidarietà e supporto ai detenuti in rivolta
Amplifichiamo e diffondiamo la lotta contro le gabbie


fonte: adnkronos

Roma: la protesta parte da Rebibbia e i giornali non ne parlano

I benefici dell’indulto sono svaniti già da tempo e ora che l’estate avanza, il caldo peggiora la situazione nelle carceri italiane. I detenuti insorgono per il sovraffollamento dei penitenziari e secondo quanto riferisce il quotidiano genovese Secolo XIX, il seme della protesta si nasconde a Roma nel carcere di Rebibbia. I giornali romani
però non ne parlano, la notizia è arrivata fino a Genova, dove nel carcere di Marassi i detenuti sono in rivolta da martedì sera a causa dell’invivibilità delle celle.
Marassi, a differenza di Rebibbia, si trova in una zona molto abitata e la protesta delle gamelle è stata sentita dai residenti che vivono nelle case circostanti. I detenuti infatti hanno cominciato dalle 22.30 a sbattere contro le sbarre delle finestre che si affacciano su via Clavarezza, come unico modo per far sentire la propria voce
all’esterno. Inizialmente le guardie penitenziarie pensavano che, come ogni estate, le celle fossero in fermento a causa del caldo: in realtà era la risposta dei detenuti all’appello di Rebibbia.

 

Gio, 25/06/2009 – 21:36
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