Genova - Sulla sorveglianza speciale

LA LIBERTA' NON E' UNA CONCESSIONE
LA LIBERTA' CI APPARTIENE, RIPRENDIAMOCELA !

NO ALLA SORVEGLIANZA SPECIALE

Lunedì 7 giugno presso il tribunale di Genova, Luca, anarchico, avrà l'udienza per l'assegnazione della sorveglianza speciale (art. 1). Riguardo agli aspetti tecnici di questo provvedimento molto già è stato spiegato su altri scritti; in questa sede mi è sufficiente rimarcare che esso è attinto dal codice penale Rocco del ventennio fascista, mantenuto e soltanto rivisto dalla Repubblica negli anni '50, e la sua funzione equivale a quella del confino utilizzato per mettere a tacere la dissidenza politica.

Ecco, la politica. E' largamente diffusa e condivisa la convinzione che la politica sia un mestiere, appannaggio di pochi, su cui tutti gli altri cittadini possono esprimere legittimamente la loro opinione col voto, gli applausi e i mugugni, ma certamente non possono esserne gli artefici. Talvolta è un hobby da coltivare dopo il lavoro e le lezioni in università; quattro slogan possono garantire una posizione affascinante all'interno dello scacchiere sociale. Nel migliore dei casi è considerata una passione per chi proprio non riesce a fare a meno di documentarsi e metterci il becco.
Per fortuna c'è ancora qualcuno che intuisce che gli aspetti delle nostre vite non possono essere separati gli uni dagli altri. Come gli altri, la politica è un aspetto fondamentale che ci riguarda direttamente; la politica determina le condizioni di vita che siamo destinati ad avere, l'ambiente sociale in cui ci troviamo e in cui sviluppiamo i nostri rapporti.
La politica non è cosa altra da noi, ci tocca profondamente, più che mai oggi dove il modello capitalista per sua stessa natura ed efficacia, come ogni altro totalitarismo, si infiltra in ogni aspetto del nostro quotidiano, dei nostri affetti e aspirazioni.

Luca fa parte di quest'ultimi, quelli che hanno capito che se vogliono un'esistenza dignitosa per sé e per chi gli sta attorno, se vogliono mettere un freno a ciò che trovano intollerabile e non concede serenità, devono agire in prima persona e lo devono fare con costanza e perizia.
E' per questo motivo che Luca sta correndo il rischio di essere soggetto alla sorveglianza speciale. Perché agire direttamente per la propria dignità e autodeterminazione significa combattere il sistema vigente nel suo complesso in quanto esso ci vuole soldatini inermi da sacrificare sull'asse produci/consuma; perché quello che ogni individuo mediamente lucido può ritenere intollerabile altro non sono che i pilastri del sistema: guerre “umanitarie”, campi di concentramento (C.I.E.), razzismo, classismo, militarizzazione, sfruttamento, morti sul lavoro.

Condividere una lotta contro questo sistema significa per prima cosa aver ritrovato la complicità e sperimentato nuovamente la solidarietà umana tra individui, ormai quasi scomparsa.
Privare Luca della possibilità di esprimersi, di ritrovarsi con tutti coloro sempre a fianco a lui nelle strade, nelle piazze durante le contestazioni, nelle assemblee durante le occupazioni, non vuol dire banalmente levargli il suo giocattolino preferito dalle mani. Prima ancora del tentativo di renderlo innocuo, la sorveglianza speciale rappresenta per lui l'impossibilità di essere se stesso.
Si, perché l'articolo 1, la cui applicazione si basa su criteri completamente arbitrari, quali la condotta e la mancanza di ravvedimento, ancora più di qualsiasi altro intervento repressivo che solitamente prevede un'indagine e un procedimento penale, non colpisce una persona per quello che ha fatto (consueto pretesto dello Stato per potere reprimere i più poveri, gli inutili e i ribelli), ma semplicemente per quello che è.
Ora colpisce solo uno tra noi, ma se l'utilizzo di questo strumento verrà avvallato anche qui a Genova diventerà un'importante arma in più per il potere poliziesco nei confronti di chi, volente o nolente, si ritroverà essere per sua stessa natura incompatibile con questa struttura sociale.

Nelle strade e nelle piazze a gridare il nostro disgusto contro le ronde degli alpini, i partiti xenofobi e le morti di Stato eravamo in molti. I giornali hanno detto che Luca sarebbe uno dei leader degli anarchici genovesi, la Digos (polizia politica) caldeggia questo teorema per poter esercitare più facilmente i suoi sporchi piani repressivi.
Come loro sanno bene, Luca non è e non sarà mai il leader di nessuno, semplicemente perché non lo vuole essere né noi vogliamo che lo sia. Lottiamo per un mondo senza gerarchia e sinceramente, fra noi, abbiamo già imparato a farne molto volentieri a meno, per quanto so non sia sempre rapidamente comprensibile.
Certamente, per ciò che condividiamo, è un importante punto di riferimento come vicendevolmente ciascuno di noi lo è verso altri. Un punto di riferimento di cui non abbiamo nessuna intenzione di privarci.

Con il contributo di tutte le persone che ancora hanno a cuore la libertà possiamo fermare l'applicazione del provvedimento di sorveglianza speciale, il cui solo tentativo di utilizzo crea un pericoloso precedente, una minaccia per tutti e per la libertà in quanto tale.

Questo sarebbe solo il primo passo necessario.

Se sentiamo pulsante il desiderio di dare la nostra solidarietà a chi subisce questa palese prevaricazione, l'unica strada da percorrere è quella che porta sul solco che la persona soggetta con altri ha già tracciato: continuare quello che aveva iniziato, continuare a combattere la militarizzazione della città, le ronde degli alpini coi loro usi ed abusi, la presenza dei razzisti, i rastrellamenti tra gli immigrati, le morti nelle caserme e nelle galere; trovare luoghi, occupandoli senza delega, dove ci si riappropri dei nostri rapporti umani, delle nostre emozioni di cui siamo stati spossessati, della solidarietà tra sfruttati e dai quali far partire l'offensiva.

Ai nostri nemici, i nemici della libertà, dico: potete anche mettere a tacere uno di noi, dieci di noi o anche più, potete anche toglierci il calore di uno di noi nella maniera che riteniate più opportuna, ma ogni volta che ci attaccate contribuite ad intensificare il legame che ci unisce, la relazione umana tra chi non riesce più a derogare il desiderio di una vita migliore.
Voi, nei secoli servi inanimati del potere, questo non lo potete comprendere e sappiamo che è ciò che vi spaventa di più.

A tutti gli altri rivolgo la più immediata delle riflessioni: a qualche settimana dalle ipocrite celebrazioni della Resistenza mi guardo attorno, mi fermo, provo a rivolgere lo sguardo più in là, ma niente, non trovo nessuna giustificazione. Pur non avendo vissuto gli anni della dittatura, mi chiedo appunto in cosa, di realmente decisivo, ci saremmo emancipati oggi, mi domando come chi conserva dentro di sé l'amore verso la libertà possa gioire di questo sistema sociale.

Se il fascismo significava sopruso, brutalità, sfruttamento, guerre coloniali, discriminazione, irregimentazione, militarizzazione, compartimentazione, allineamento emotivo, la democrazia non incarna altro che la sua prosecuzione più ovvia.

Come in passato, qualcuno anche oggi non rimarrà ad osservare dalla finestra; come altri prima di lui, Luca non l'ha mai fatto e rischia di pagarne le conseguenze.

Non è ancora troppo tardi. E' ora di riprendere le ostilità.

Un qualunque incompatibile

Mar, 18/05/2010 – 15:46
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