Perché la salute dei cittadini torni ad essere un bene primario.
Bergamo – Il pool di inquirenti della procura di Bergamo ha firmato in questi giorni un decreto che ha permesso di effettuare delle acquisizioni nella sede della Regione Lombardia.
Il reato più grave fra quelli contestati è quello di “epidemia colposa aggravata dalla morte di più persone”. Gli indagati sono l’allora direttore generale del Welfare lombardo Luigi Cajazzo (col suo vice Marco Salmoiraghi), Aida Andreassi dell’azienda regionale dell’emergenza urgenza, il dg della ASST Bergamo Est Francesco Locati e l’ex direttore sanitario Roberto Cosentina.
Locati e Cosentina sono anche accusati di falso in atti pubblici: i PM cercheranno infatti di dimostrare insabbiamenti e menzogne sulla insufficiente sanificazione dell’ospedale di Alzano Lombardo, sull’assenza di percorsi separati per i pazienti sospetti Covid e sull’assenza di tamponi per personale, pazienti e contatti stretti.
Dallo scorso Maggio ogni sabato pomeriggio si tiene davanti all’ospedale di Alzano un presidio per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto successo in quel maledetto 23 Febbraio e nelle settimane successive, con l’intento di ridare dignità a una Val Seriana che non si è ancora ripresa da quel trauma collettivo, e che anzi ora teme di ripiombare di nuovo nello stesso incubo.
Come tutti i sabati anche oggi l’appuntamento sarà sempre lì: dalle 16 alle 17, con mascherine e distanziamento, armati solo di cartelli e testimonianze.
Un presidio in un luogo simbolo, per esprimere tutta l’indignazione sulla gestione dell’emergenza di inizio 2020: la frettolosa riapertura dell’ospedale, l’assenza di protocolli e misure precauzionali (anche in relazione a quanto approntato negli stessi giorni all’ospedale di Codogno), il dramma di medici ed infermieri mandati allo sbaraglio (diventati nel contempo vittime e diffusori del contagio), le persone morte soffocate in casa senza cure palliative, la diffusione dell’epidemia sul territorio dopo tragiche sottovalutazioni del pericolo da parte delle istituzioni.
Ed ancora: la lontananza della politica, governo-regione-sindaci incapaci di prendersi qualunque responsabilità accampando scuse e narrazioni di varia natura pur di cercare di salvare la faccia anche davanti all’evidenza, la mancata zona rossa per quello che è diventato uno dei focolai più letali del Mondo e la disastrosa gestione dei contagi e dei pazienti positivi nelle RSA.
Oggi, sabato 24 Ottobre, ci troviamo già nel pieno di una seconda ondata che coinvolge di nuovo pesantemente anche la Lombardia. Nella giornata di ieri si sono riscontrati sul territorio regionale 4.900 nuovi positivi, metà dei quali nella sola provincia di Milano. Al momento in Lombardia risultano in totale 184 pazienti Covid in terapia intensiva e duemila ricoverati.
La gestione dei tracciamenti è già resa impossibile da una tendenza in forte e preoccupante aumento, il tasso di positività e diversi altri indici sono oltre i livelli di guardia.
Il governatore regionale Attilio Fontana, colui che lo scorso Aprile aveva detto:“sono in pace con la coscienza e rifarei tutto quello che ho fatto”, in pochi giorni è passato dal dichiarare:“lockdown da escludere, non possiamo fermarci” all’affermare “se l’impennata di contagi dovesse continuare, il lockdown diventa possibile”.
Il tutto perdendo del tempo prezioso per la lotta all’epidemia con una ordinanza di coprifuoco notturno che ha il pregio di essere la meno dannosa a livello economico ed il difetto di essere fatalmente troppo blanda per limitare veramente la mobilità e gli assembramenti.
Come si temeva la lezione non è servita: la catena di comando della seconda ondata esprimerà ancora gli stessi interpreti della prima. A loro resta la pesante responsabilità di garantire la salute pubblica mentre ai cittadini ed al personale sanitario resta la raggelante sensazione di essere di fronte ad un film già visto.