Attentato al progettista del Cpt
fonte lastampa.it
Le minacce scritte sul cofano dopo aver distrutto l'auto
ANGELO CONTI
Attentato intimidatorio, la scorsa notte, contro un geometra progettista della Coema Edilità Srl, l'impresa che sta terminando il raddoppio del Cpt di corso Brunelleschi. Ignoti, che carabinieri e polizia definiscono nei loro rapporti «anarco-insurrezionalisti», hanno preso di mira la Renault Clio di F. D., 28 anni. L'auto era parcheggiata a Collegno, in una strada vicina all'abitazione del professionista. I teppisti hanno scritto con un punteruolo, sul cofano, la frase «Al centro del mirino» ed hanno poi vergato sulle portiere le parole «Tic-Tac», cerchiando la A nel modo in cui è simboleggiata l'anarchia. Prima di andarsene, poi, i soliti ignoti hanno anche sfilato il nottolino da una delle portiere e strappato, con fini vandalici, i fili dell'accensione. In tutto un danno di un migliaio di euro. Non ci sono dubbi sulla paternità del gesto, da attribuire agli anarco-insurrezionalisti, non nuovi ad iniziative intimidatorie nei confronti della Coema. Anche se nessuno sembra avere notato nulla, considerato che la zona è abbastanza periferica e poco frequentata.
La Coema Edilità srl aveva vinto, nella primavera del 2006, un appalto del Ministero delle Infrastrutture da 11 milioni di euro per l'ampliamento del Cpt e le opere, in fase di ultimazione, sono iniziate l'anno scorso. L'ampliamento riguarda le aree fra via Monginevro e corso Brunelleschi, che passeranno da 88 posti a circa 170. Quando sarà inaugurato il primo lotto (quattro strutture realizzate ex novo tra via Monginevro e corso Brunelleschi), gli «ospiti» verranno trasferiti e il cantiere si sposterà nell’attuale Cpt. La parte nuova, infatti, occupa il settore sino a pochi mesi fa rimasto inutilizzato, dove una volta c’era il poligono di tiro della vicina caserma. Un’area con una storia: gli alberi tagliati avevano oltre mezzo secolo, ripiantumati dopo che quelli precedenti erano serviti ai residenti, durante la guerra, come legna da ardere per l’inverno. L’ingresso principale non sarà più in in corso Brunelleschi ma in via Maria Mazzarello. I vecchi muri sono stati sostituiti da una cinta di sicurezza, in cemento armato. Spariranno le reti e il cortile. Nelle strutture, stanze di due letti con bagno, aria condizionata e tv. I pasti arriveranno dall’esterno, forse con lo stesso catering che serve altri servizi pubblici. Infine l’infermeria, grande e attrezzata. I lavori sono ovviamente «top secret», classificati come quelli di una caserma militare; non ci sono cartelloni con le indicazioni delle caratteristiche tecniche. Il cantiere è seguito, passo dopo passo, dai tecnici del Demanio Pubblico.
Le opere sono state realizzate con buona solerzia nonostante il documento, recapitato l'anno scorso ai giornali, in cui gli anarco-insurrezionalisti consigliavano «calorosamente» alla Coema di sciogliere il contratto. Aggiungendo: «Non avremo alcuno scrupolo a colpire duramente chi collabori anche in maniera marginale con la Coema». Alla sede della ditta, in corso Unione Sovietica, era giunta esattamente un anno fa anche una bomba carta: l'ordigno non esplose grazie alle contromisure prese a difesa dell'azienda, la bomba fu fatta brillare in cortile dagli artificieri. Gli anarco-insurrezionalisti (che hanno firmato le rivendicazioni con la sigla Fai-Rat) non avevano dimenticato di prendersela anche con i giornali: in una lettera, giunta a La Stampa, avevano promesso «fuoco e piombo» a carceri, Cpt, sbirri e giornalisti («fomentatori di odio razziale»). E' la prima volta che, dopo quelle minacce, viene direttamente colpito uno dei dipendenti dell'impresa. Ed è anche la prima volta che, spedizioni di pacchi bomba a parte, si cerca di intimidire direttamente una persona fisica, in questo caso un professionista.
L'episodio dell'altra sera potrebbe comunque avere qualche attinenza con la denuncia, avanzata dalla Digos tre giorni fa alla Magistratura, di quattro anarchici accusati di avere scritto slogan sui nuovi muri del Cpt. I quattro - tre ragazzi e una giovane donna di nazionalità bosniaca - hanno agito in via Maria Mazzarello scrivendo «Questo è un lager della Croce Rossa» nonchè «Rivoltelle ai rivoltosi».
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