Torino, raddoppiano i posti nel Cpt della discordia e la città si divide

tratto da lastampa.it
di Massimo Numa

massimo numa TORINO 24 APR - Il «Centro di Permanenza Temporanea» di Torino? Sembra destinato a diventare uno dei simboli della nuova legge sull’immigrazione, tra i più grandi e attrezzati del Nord. Costruito nel ‘99, in un quartiere residenziale, nell’elegante corso Brunelleschi. «Condomini con vista lager», diceva amara la gente. Containers con l’aria condizionata, reti altissime, cemento armato e tanta disperazione quotidiana. Da anni al centro di polemiche, di contestazioni, roghi dolosi, «evasioni» e rivolte, anche con feriti, da una parte e dall’altra. Scene tragicomiche, quando le ragazze nigeriane e dell’Est prendevano il sole nude, sdraiate sui tetti di lamiera. Sotto gli occhi degli inquilini, un po’ indignati e un po’ no. Il 5 marzo scorso gli anarchici della Fai-Federazione Anarchica Informale, hanno fatto saltare tre ordigni esplosivi nel quartiere chic della Crocetta. Nessuna vittima, ma la trappola era congegnata per far male. Obiettivo, secondo la rivendicazione della Fai-Rat, «far chiudere il Cpt di Torino». Che invece - a quanto pare - non chiuderà. Anzi, raddoppia. Entro due mesi, completata la prima fase dei lavori di «riqualificazione», sarà consegnato al prefetto. Qualcosa in realtà cambia: il nome, sicuramente. Destinato, almeno in teoria, a diventare uno dei più importanti e strategici «Centri di Accoglienza» italiani. E’ stato ingrandito e trasformato in una struttura modello, in linea con le nuove filosofie dell’immigrazione volute dal ministro Ferrero. E proprio ieri gli antagonisti torinesi hanno diffuso centinaia di volantini, anzi di flyer, una specie di cartoon con le foto di D’Alema, Bertinotti, Chiamparino che «festeggiano la Liberazione mentre i lager per i migranti restano». Fumetti irriverenti e anche cattivi; gli autonomi dei centri sociali, gli squatter e gli anarchici vogliono la cancellazione tout court dei vecchi Cpt. E basta. Il ministro Ferrero, per il movimento, da ieri è semplicemente «un traditore». Figurarsi Amato e gli altri leader del governo. Storia tormentata, quella dei lavori di ampliamento. Gli antagonisti e una parte della sinistra radicale non lo hanno mai accettato. Cortei, scontri con la polizia e slogan e i resoconti drammatici di parlamentari e politici, reduci dalle frequenti visite-controlli dei «lager». E di nuovo attentati. Primavera 2005: plichi esplosivi ai vigili urbani del quartiere multietnico di San Salvario. Esplode e un vigile resta ferito, poi un altro ordigno, destinato alla Coema di Torino, la società che sta, appunto, completando i lavori di ampliamento. Oggi, visto dai piani alti, si vedono i prefabbricati con il tetto rosso che prenderanno il posto degli odiati container, roventi d’estate e gelidi d’inverno. Il capitolato d’appalto prevedeva «casette con bagno per ogni unità abitativa, aria condizionata, tivù; servizio di lavanderia e vivanderia...». Non ci sarà la mensa, i pasti arriveranno dall’esterno. Come negli ospedali o in talune mense scolastiche. Infine una nuova infermeria, più grande e attrezzata; nuove sale di socializzazione per gli ospiti. Libero accesso ai media, ma solo dopo il «pass» della prefettura. Un sogno ad occhi aperti. Eppure, il Cpt era riuscito in un miracolo, quello di mettere d’accordo la gente, di destra o di sinistra, del quartiere. Tutti contrari. «Andava realizzato lontano dai quartieri residenziali - dicevano i residenti, compresi parlamentari e amministratori - sembra un carcere anche se non lo è, crea pericoli e disagi». Sembra passato un secolo. Adesso c’è una strana calma. I comitati spontanei, da qualche mese, tacciono. Chissà che faranno quando l’ex Cpt, con il nome nuove, sarà a pieno regime.

Gio, 26/04/2007 – 16:04
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