Coalizione contro la vivisezione nelle università

Nelle aule e nei laboratori delle università pubbliche e private si adoperano ricercatori, tecnici e studenti nella sperimentazione sugli animali. Un numero ormai incalcolabile di esercitazioni nei laboratori e nelle aule adibite all’insegnamento hanno comportato indicibili sofferenze a esseri viventi di tutte le specie. Cani, gatti, primati, roditori, anfibi, ecc… catturati negli habitat di provenienza o acquistati dagli allevamenti, successivamente rinchiusi in una scatola di plastica o in una gabbia metallica e messi a disposizione di una scienza senza scrupoli che tutto si concede. Privati della libertà e dei più elementari istinti naturali, spogliati della socialità, oscuratagli per sempre la luce del sole, una volta diventati un numero dell’industria della vivisezione per loro non esiste alcuna speranza. Infatti il bisturi di esimi professori che affermano di lavorare a fin di bene è ciò che li aspetta fuori dalla loro prigione.

Ci sono un’infinità di testimonianze di liberatori di animali, di attivisti infiltrati, di numerosi stessi vivisettori pentiti, di studenti inorriditi che hanno portato a galla quella che è una cruda, scomoda realtà. Ciò che conferisce un sapore ancora più aspro alle terribili immagini uscite dai segretissimi e blindatissimi stabulari di detenzione per animali sono le cifre dello scempio: oltre mezzo miliardo le vittime secondo le sole stime ufficiali e nell’arco di ogni singolo anno. L’atrocità dei fatti, l’ipocrisia degli addetti ai lavori, le enormi dimensioni di un fenomeno sistematico rendono la vivisezione un cancro della società.

Un tumore che anni di controinformazione pervenuta da disparati campi non sono riusciti ad asportare; si sono espressi come antivivisezionisti migliaia di medici tra i più illustri, persino dei premi nobel e numerosi personaggi che hanno fatto il bene della storia, che di fronte alla spietatezza degli animali umani sugli animali non umani rimasero sgomenti.

Le istituzioni sono fino ad ora riuscite a tenere sotto tono le indignazioni utilizzando tutte le armi a disposizione: hanno pilotato la disinformazione attraverso i media, hanno legiferato provvedimenti speciali per la tutela di coloro i quali eseguono i test sugli animali, hanno represso con i manganelli e i tribunali le forme di opposizione dirette.

Ciò che più tiene in piedi l’infausto meccanismo di tortura e morte è la pochezza di contenuti che riesce ad esprimere la mentalità odierna di fronte anche alle più grosse tragedie. La specie umana mette in campo le sue risorse principali ogni qual volta le si manifesti la necessità o l’opportunità di un cambiamento. La capacità più spiccata che ha imposto la presenza dell’uomo al regno vivente paradossalmente però ci ritorna contro come un boomerang per ridurci dei parassiti: l’adattabilità di cui potenzialmente disponiamo è ardua da attivare, perché richiede uno sforzo tale da comportare fissità nei periodi cosiddetti di mezzo. La paura di modificare gli stili di vita e le aspettative annesse trasforma progressivamente la maggior parte degli individui in malati cronici dai quali non è lecito aspettarsi una auto-guarigione.

Votati alla smania di sopravvivere, la valutazione della qualità dell’esistenza viene banalizzata in uno stato di superficialità, esimendosi, fino a livello collettivo, dal considerare le motivazioni etiche e i riscontri sociali dei gesti e delle scelte.

Si è generato un vuoto all’interno del quale nulla è deprecabile in sé: né la guerra alle popolazioni inermi, né l’avvelenamento indiscriminato del pianeta, né la tortura utile al conseguimento di specifici risultati. Quando il fine giustifica qualsiasi mezzo si perseguono fini sbagliati; omologati dalla nascita, abituati, adattati alla miseria in cui si sono ridotte le coscienze, ad un certo punto i più fortunati si trovano a chiedersi quali siano i propri obiettivi.

Ne deriva che quella rivoluzione personale che ad un certo punto si è determinata nel cammino preme per essere trasferita in direzione allargata al fine di potersi realizzare. Dobbiamo, ma soprattutto vogliamo, ridiscutere attitudini che si erano generate su altri piani; per fare un esempio ci chiederemo cosa si cela dietro la merce che consumiamo e soprattutto cosa comporta e se ne abbiamo davvero bisogno. Dobbiamo, e questo non lo vogliamo, subire i torti che i non ravveduti riserbano per i traditori della morale di massa; evitare di giustificarci e di conseguenza imparare a destreggiarsi nei confronti delle falsità dei conformisti.

La coalizione contro la vivisezione nelle università nasce con simili speranze e relative consapevolezze. Attraverso canali indipendenti ci facciamo portatori del messaggio antispecista che pone tutti gli esseri viventi senzienti sullo stesso piano.

Rompere gli schemi. Attraverso azione, pressione e sensibilizzazione intendiamo mettere i bastoni tra le ruote della potente macchina della scienza padrona, strumento primario del sistema per legare indissolubilmente a sé sfruttando la logica della dipendenza. Spezzare l’inganno dell’emergenza sanitaria è un passo per slegarci dall’ideologia del progresso. Aprire gli occhi su di una concatenazione di eventi che vedono la gente spettatrice all’interno di un ambiente reso insano proprio dalle multinazionali chimico-farmaceutiche che, dotandoci di uno sguardo ampio, hanno peggiorato e non migliorato le condizioni generali.

Un’aspettativa di vita più lunga, ma solo per i ricchi del mondo, al caro prezzo del sacrificio del tempo mai libero da condividere con gli affetti e per dedicarsi ai problemi che pur fanno parte dell’esistenza. Benessere ha perso il significato di “star bene”. Il concetto di possibilità che crea la speranza è ascrivibile esclusivamente a chi può dire <>.

Una risposta su tutte per prevenire la domanda più frequente che viene rivolta a chi si permette di mettere in discussione il ruolo dei baroni della civiltà: come risolvere allora la piaga della fame nel terzo e quarto mondo? Cessando di ergersi a eroi e salvatori provenienti da un universo superiore che ruba le energie della loro Terra ai “sottosviluppati”, in cambio di specchi per le allodole e intrugli magici. Vaccinazioni, organismi geneticamente modificati…: niente altro che una squallida storia di colonizzazione che si ripete!

Attraverso un intervento capillare sul territorio lavoriamo per insediare una partecipazione delle persone in modo da tornare ad avere la facoltà di interagire con il quotidiano. In Italia la situazione per quanto riguarda la ricerca pubblica è favorevole rispetto ad altre nazioni della comunità europea, infatti già i tre-quarti degli atenei hanno abbandonato il ricorso agli animali nella didattica ed è possibile usufruire di una legge che consente l’obiezione di coscienza. Inoltre esiste una contraddizione normativa che, se incalzata, può costituire la base sulla quale ottenere la totale abolizione della pratica vivisezionista nelle università.

Non ci resta che crederci e provare, ancora una volta. Dando forma al desiderio di felicità che non è successo ma equità e condivisione e dando costanza alla sete di autodeterminazione e rivalsa che ci anima e ci fa alzare dalla sedia sulla quale troppo spesso poniamo instabili vanità e certezze.

per informazioni: www.bastavivisezione.net

Gio, 13/12/2007 – 19:24
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