Solidarietà a Manolo e Costantino

Il 18 Gennaio sono stati arrestati due compagni Manolo Morlacchi e Costantino Virgilio, con l'accusa di associazione finalizzata al terrorismo e partecipazione a banda armata. Questi arresti, chiesti dal Procuratore aggiunto di Roma Piero Saviotti e ordinati dal gip Maurizio Caivano, sono legati all'inchiesta del 10 Giugno, a causa della quale erano stati arrestati altri 6 compagni, di cui 5 attualmente rinchiusi nel carcere di Siano, ed uno agli arresti domiciliari. Come compagni e compagne dell’Assemblea contro il carcere e la repressione vogliamo ribadire la nostra solidarietà e vicinanza a questi compagni ed a tutti e tutte i prigionieri rivoluzionari.

Si può fare solo una cosa cioè far valere e sostenere con tutte le forze quello che nelle concrete situazioni sociali e politiche può condurre ad una società di uomini liberi. Se non si fa questo vuol dire che ci si rassegna a che l’uomo sia solo un pezzo di fango
J.P. Sartre

La sequela di inchieste che si stanno succedendo in Italia con una scadenza ormai semestrale testimonia la volontà dello Stato di sconfiggere l’opposizione manifesta ad un sistema sociale ed economico che ormai non ha da offrire che razzismo, sottomissione e disgregazione, andando a punire condotte reali o potenziali in qualche modo lesive dello stato di cose presenti.
L’inchiesta del 10 Giugno perfettamente si inserisce in questo panorama come tutte le altre che vedono coinvolti rivoluzionari sia anarchici che comunisti.
Quello che vogliamo ribadire è la nostra solidarietà ai compagni prigionieri in un percorso che, al di là delle sterili differenziazioni, senza vittimismo e commiserazione, sia capace di continuare e rafforzare le lotte nelle loro molteplici espressioni e modalità, e di sostenere quel filo che ci unisce ai compagni reclusi, che è lo stesso filo che unisce i compagni più esperti con quelli più giovani e volenterosi, tramandando la rivoluzione. Crediamo infatti che le lotte di questi compagni vadano tutte nel senso del rovesciamento di un dominio, di un intero sistema sociale, politico ed economico che ben conosciamo e tutto questo ci pone, noi e loro, dalla stessa parte della barricata.
In questo scenario l’unica solidarietà possibile è quella che si esprime come azione politica militante, è quella che dice agli arrestati che non sono dentro per nulla, che fuori non c’è il vuoto pneumatico, ma ci siamo noi che continuiamo la loro e la nostra lotta, consapevoli del prezzo che viene e verrà fatto pagare ogniqualvolta qualcuno alzi la testa.
È possibile sostenere i compagni prigionieri e dare prospettive alla nostra opposizione, arricchendola della coerenza, determinazione, dignità e coraggio di coloro che vengono colpiti dallo Stato, impedendo che spiragli di pratiche rivoluzionarie siano messi al bando.
E se la politica e la lotta entrano nel carcere allora la reclusione, che ha il solo obiettivo di isolare e disgregare, è resa inutile.
Solo affrontando la prigione da un punto di vista politico, e non con il codice di procedura penale in mano, gli si da la sua giusta dimensione, evitandoci anche di lottare inutilmente contro l’obiettivo sbagliato, come succede a garantisti e democratici.
Consideriamo quindi i nostri compagni semplicemente trasferiti in un altro settore di intervento.

E se è vero che il carcere è funzionale al mantenimento dell’ordine dato, allontanando dalla vista le contraddizioni del sistema ed imprigionando i rivoluzionari, sappiamo che esso, al pari di qualsiasi altro luogo di aggregazione e segregazione, può trasformarsi nel suo contrario e produrre rivoluzionari e liberazione, da George Jakcson a tutte quelle forme di organizzazione politica e di rivolte che hanno attraversato l’Italia dagli anni settanta in poi.

La rivoluzione è un fiore che non muore

Assemblea contro il carcere e la repressione

Per chi volesse scrivere l'indirizzo di Manolo Morlacchi e Virgilio Costantino è Carcere di San Vittore Piazza Filangieri 2, 20123 Milano

Sab, 23/01/2010 – 20:29

Continua la caccia al comunista, solito il copione

Lunedì 18 gennaio sono stati arrestati su mandato del procuratore Piero Saviotti e ordinati dal Gip Maurizio Caivano due compagni di Milano, Manolo Morlacchi e Costantino Virgilio, con l'accusa di associazione finalizzata al terrorismo e partecipazione a banda armata.

Questi arresti si collocano all’interno dell’inchiesta del 10 giugno 2009, che ha portato all’arresto di 6 compagni, 5 attualmente in carcere a Siano-Catanzaro e 1 agli arresti domiciliari.

Questo attacco repressivo mira a criminalizzare e colpire la possibilità di un cambiamento in senso rivoluzionario degli attuali rapporti di classe reprimendo quei compagni che si pongono in tale prospettiva. È stato attuato, come sempre, con i famigerati reati associativi ereditati dal codice fascista Rocco e fa parte della “guerra” contro “il nemico interno” che lo Stato dei padroni conduce attraverso gli apparati repressivi e giudiziari per far fronte alla crisi in cui versa il sistema della borghesia imperialista. Ne è uno degli aspetti principali.

E' una guerra non dichiarata, ma non per questo meno concreta di quella perpetrata ai danni dei popoli oppressi del tricontinente con le varie missioni militari per le quali, con un decreto legge, il governo italiano ha stanziato un totale di 224,8 milioni di euro.

E, mentre la crisi fa strage di posti di lavoro e offre solo miseria e sfruttamento, l'azione repressiva si articola e si dispiega contemporaneamente su vari fronti. Assistiamo alla caccia al comunista, all'anarchico o al ribelle come a quella all'immigrato o al rom. La caccia al comunista rivoluzionario è un obiettivo della controrivoluzione preventiva, insita nella natura stessa dello Stato, il quale per difendere il potere dei padroni, si adopera costantemente per contrastare ogni possibilità di cambiamento. In questo momento in cui si acuiscono il malcontento e le tensioni sociali, la demonizzazione e criminalizzazione dei rivoluzionari diventano punti indispensabili. Ma questo è anche un chiaro sintomo della debolezza dello Stato che ha bisogno di mettere in moto la macchina repressiva per prevenire sul nascere ogni possibile forma di opposizione al suo potere per la paura di essere messo in discussione visto che non può dare nessuna risposta positiva ai bisogni delle masse.

Il drastico peggioramento delle leggi e delle misure repressive è affiancato dall'indurimento del trattamento carcerario, dall'estensione della reclusione e della criminalizzazione a interi settori sociali, come succede con immigrati attraverso l'istituzione dei Cie. Il salto autoritario a cui nessuna democrazia occidentale si sottrae è accompagnato dalla spinta verso la mobilitazione reazionaria che ha avuto, nel caso dei fatti orribili di Rosario, la prima evidente manifestazione a livello di massa.

Le inchieste contro i compagni vengono costruite e portate avanti tutte con lo stesso copione: reati associativi, campagne mediatiche diffamatorie, trattamento differenziato e isolamento carcerario per indurre i compagni a rinnegare la propria identità. In genere i fatti specifici di cui vengono accusati non sono sostenuti da seri elementi probatori. Quello che agli inquirenti e ai loro mandanti interessa è che i comunisti appaiano come dei pazzi isolati, esterni al movimento di classe e li vorrebbero tutti ravveduti per poter dichiarare la vittoria politica della borghesia e del suo sistema come unico possibile ed eterno. Diversamente, verranno puniti esemplarmente a monito di tutti coloro che intendano mettere in discussione gli attuali assetti di potere.

Il nostro sostegno va a tutti i compagni imprigionati che resistono alla repressione e il nostro impegno a rivendicare la loro internità al movimento di classe.

Rafforziamo la solidarietà politica e di classe attorno a tutti i rivoluzionari in carcere organizzandola e praticandola.

Compagni e Compagne per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia

Gennaio 2010

cccpsri@gmail.com

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