Ulteriori sentenze da parte del PM Massimo Numa

fonte la stampa

dopo le pentole esplosive di domenica notte continuano i verdetti da parte dei nuovi tribunali democratici. I quotidiani.

Ecco cosa scrive la Stampa di Torino il 7 marzo 2007

7/3/2007 (7:30) - LA MINACCIA «ABBIAMO PORTATO LA GUERRA TRA GLI SFRUTTATORI: CHIUDETE I CPT»

"Colpiremo i ricchi e lo faremo di giorno"

Violenta rivendicazione degli attentati alla Crocetta

MASSIMO NUMA
TORINO
«Iniziamo la campagna Fai Da Te con una serie di esplosioni nei viali della Crocetta. Questa volta abbiamo scelto il quartiere d’elezione degli sfruttatori e dei potenti, un quartiere d’elite dove certo non sorgeranno mai carceri o centri di detenzione per immigrati, destinati sempre alle periferie: gli esclusi tra gli esclusi. Questa volta abbiamo portato la guerra tra gli sfruttatori, oggi abbiamo programmato le esplosioni di notte, la prossime, se il Cpt di corso Brunelleschi non chiuderà, di giorno. Così la prossima volta la Croce Rossa potrà raccogliere nel mucchio dei privilegiati piuttosto che contribuire alla repressione degli sfruttati». Questo è l’inizio del lungo documento di rivendicazione degli attentati alla Crocetta, costituito da una prima parte, dove c’è la prova dell’autenticità: «2pentole a pressione + clorato, 1bombola del gas + dinamite». «Volevano uccidere - spiegano alla Digos - i poliziotti». Interessante il punto in cui gli anarchici della Fai (Federazione Anarchica Informale) usano queste esatte parole: «Abbiamo programmato». E’ un termine esatto, perchè i timer delle bombe, del tipo solitamente utilizzato per le centrali termiche, sono un altro sintomo del salto di qualità degli «artificieri».

Gli ordigni fatti esplodere a Fossano il 2 giugno 2006, rivendicati dalla Fai-Rat, erano simili ma decisamente più rudimentali. «Circostanze obiettive, che ci fanno riflettere - spiega il capo dell’Antiterrorismo di Torino, il vicequestore Giuseppe Petronzi - che ci portano, ovviamente, a lavorare in una direzione direi abbastanza precisa». Gli investigatori hanno in mano carti importante, persino il Dna di un gruppo di sospetti. Da comparare eventualmente con le tracce biologiche trovate dalla Scientifica sui reperti recuperati alla Crocetta, già affidati agli specialisti dell’Ert di Roma.

La seconda parte della rivendicazione, esaurito il tema delle minacce - in realtà molto preoccupanti - è costituita da una minuziosa ricostruzione degli attentati avvenuti dal ‘99 in tutta la penisola. Una drammatica sequenza di attentati esplosivi, di pacchi-bomba inviati a personalità politiche, come Prodi o destinate alle forze dell’ordine. Sotto l’ombrello della Fai si nascondono numerose sigle: Rat (Rivolta anonima tremenda); Narodna Volja (volontà del popolo); cellule metropolitane; Solidarietà Internazionale; NR Horst Fantazzini; Brigata 20 luglio (dedicata a Carlo Giuliani); Coop artigiana Ferro & Affini; Rivolta Animale. A Torino, la sigla dominante è la Rat. In un rapporto segreto del 2005, gli inquirenti avevano individuato, in relazione al pacco bomba inviato nel maggio 2005 ai vigili urbani (un ferito lieve) di San Salvario, un gruppo di militanti della Fai. Nomi e cognomi. Tra questi, anche il figlio di un noto magistrato.

Si riunivano al centro culturale «Il Porfido» di via Tarino 12c, che fu perquisito nel corso di un’inchiesta parallela. Tra i soggetti individuati come possibili militanti dell’area informale, c’è anche il «picchiatore» di un giornalista dell’Ansa - durante i funerali di Edoardo Massari - che fu a lungo latitante che è stato recentemente segnalato durante un presidio davanti al tribunale; un anarchico di Aosta, più volte denunciato negli scontri di piazza, la sua compagna e un cuneese, già indagato nell’ambito del processo di Roma (pm Marini) sulla galassia eversiva anarchica. Anche quell’attentato contro i vigili aveva come obiettivo la chiusura del Cpr di corso Brunelleschi. Fatto curioso: uno dei presunti autori dell’attentato, che all’epoca frequentava l’emittente torinese Radio Black Out, si presentò alla Digos con la rivendicazione. Un gesto provocatorio, quasi uno sfottò. Gli anarchici affermano nel documento di avere «portato avanti sette campagne rivoluzionarie» e di avere «effettuato con successo almeno trenta attacchi fra esplosivi e incendiari a cose e persone, senza discriminare gli uno o gli altri, alcuni miranti all’eliminazione di una manciata di manovali della repressione». Poi, un auto-elogia sull’impermeabilità dell’organizzazione terroristi, priva di vertici, di strutture para-militari, unita solo dall’individuazione «di strategie e obiettivi comuni...In questi 4 anni nessun gruppo è stato individuato e distrutto dal nemico». Gli errori: «Non siamo cresciuti come avevamo messo in conto, nè siamo riusciti, a parer nostro (e speriamo di essere presto smentiti), ad aprire una breccia consistente tra i nuovi arrivati all’idea anarchica».

Chiude il capo della Digos: «Chi ha studiato a fondo la dinamica degli attentati avvenuta all’alba di lunedì, non può non convenire che si è trattato di un “lavoro” accurato. Una trappola studiata bene. Il percorso obbligato, le strade dell’isola pedonale libere dall’auto; i poliziotti intervenuti dopo la prima esplosione, che sarebbero stati a stretto contatto con gli ordigni. Un salto di qualità che non ci coglie completamente di sorpresa. I segnali di una crescita criminale della Fai erano stati colti e analizzati da questo ufficio, già da tempo».

Così come i brigatisti di «Seconda posizione», infiltrati nella Cgil e nella società civile, comunque lontanissimi dagli ideologi della Fai-Informale, i terroristi sono molto attenti agli eventi politici e sociali. La battaglia per il Cpt e la campagna carceri, teorizzata, anni fa, dai tre giorni di studi - con anarchici insurrezionalisti accorsi a Torino da tutta Europa - del centro studi Fenix, nel centro sociale Alcova - è diventata il denominatore comune dell’azione terrorista. Nel nome dei clandestini morti tragicamente nel corso di operazioni contro l’immigrazione clandestina.


7/3/2007 (9:3) - GLI PSEUDONIMI
Se Pippo e Pluto progettano strategie di morte

M. NU.
TORINO
Proprio come quando sul web comparvero i commenti sul «che fare» dopo la chiusura di Indymedia. Gli stessi pseudonimi: Paperino, Pluto, Pippo, Archimede, Nonna Papera. Ma nella rivendicazione i terroristi discutono su obiettivi campagne dinamite e pistole «Ma - dice Paperina - senza uccidere, non perché non piacerebbe uccidere qualche porco, ma la repressione di scatenerebbe». E Quo: «Magari fossimo specialisti, siamo riusciti solo a fare un paio di sbirri feriti. Fanno di più allo stadio la domenica». Il riferimento all’ispettore Raciti a Catania è chiaro.


Chi è Massimo Numa? Chiediglielo: massimo.numa@lastampa.it
Ecco qualche indizio (si, sarà pubblicato questo mio scritto su un mezzo di informazione, quindi, queste e altre parole da PM posso usarle!):

italy.indymedia.org [1] [2] [3] [4] | tutto.squat.org

Un ribelle

Mer, 07/03/2007 – 13:27
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